Durante il Consiglio Dei Ministri tenutosi ieri, infatti, e più in particolare durante il cosiddetto question time il Ministro Maroni ha finalmente ammesso che il decreto Pisanu è ormai antiquato e che si è reso necessario adottare metodi nuovi per garantire la sicurezza in Italia. Maroni ha infatti dichiarato: “La prossima settimana verrà portata in Consiglio dei Ministri una proposta che supera la norma Pisanu, in scadenza il 31 dicembre”.
“C’e’ stata un’evoluzione tecnologica che ci consente di superare le restrizioni previste dal decreto Pisanu del 2006 e di contemperare le esigenze di sicurezza e l’attività investigativa con lo sviluppo dell’accesso alla rete internet” ha poi continuato.
Questi “metodi nuovi” verranno, si spera, annunciati al prossimo Consiglio Dei Ministri anche se non ci sono indiscrezioni a riguardo. Ciò che è certo è che finalmente un decreto vecchio di 4 anni (che in Internet equivalogono a 4 decenni) è stato dichiarato obsoleto dal Ministro dell’Interno che, tra l’altro, si è da sempre dimostrato attento alle problematiche della Rete.
Ricordo ancora come qualche mese fa Maroni fermò con decisione alcuni altri deputati che avrebbero voluto censurare Facebook in seguito alla creazione di molti gruppi che inneggiavano all’oramai tristemente celebre aggressione da parte di un “Duomo volante” a Berlusconi. In quell’occasione Maroni infatti riuscì a comprendere che non erano necessarie misure eccessivamente drastiche ma che sarebbe bastata una collaborazione con i moderatori del social network.
Il decreto Pisanu, peraltro, era nato in modo del tutto analogo in quanto la votazione della manovra Pisanu aveva seguito di poco la scoperta del fatto che i brigatisti autori degli omicidi Biagi e D’Antona avevano organizzato gran parte degli spostamenti relativi al crimine sfruttando punti d’accesso pubblici (e quindi anonimi) alla rete. Il decreto Pisanu introduceva infatti l’obbligo, da parte degli ISP e dei gestori dei punti d’accesso pubblici, di identificare tramite documento gli utilizzatori di questi servizi. La manovra nella pratica avrebbe poi bloccato il proliferare di hot spot WiFi pubblici i quali avrebbero potuto in questi anni rendere l’Italia un paese molto più avanzato sotto questo profilo.
Non resta adesso che verificare che lavoro riuscirà a portare a termine il Consiglio Dei Ministri e se, finalmente, potremo vedere anche da noi Internet distribuito gratuitamente tramite WiFi nei luoghi pubblici delle nostre città.