Quando ho iniziato a testare SSD nel mio MacBook Pro, mi è stata immediatamente chiara l’incredibile differenza di prestazioni che un computer può ottenere con dischi così veloci. E le recenti prove che ho effettuato sui MacBook Air 2010, sia 11″ che 13″, hanno confermato che nell’operatività generale un SSD è in grado di far ottenere traguardi inaspettati anche a macchine con hardware apparentemente sottodimensionato.

Dopo numerosissime prove ho trovato di recente un buon equilibrio tra spesa, capienza e prestazioni nell’OWC Mercury Extreme Pro da 240GB. E vi garantisco che non passa giorno in cui non benedica l’investimento fatto per l’acquisto. Il problema però, come già sottolineato diverse volte, è che dopo aver lavorato con gli SSD, ritornare sui computer con dischi classici procura un impatto devastante. Per farla breve non riesco più a lavorare con il mio iMac 27″ in studio. Incredibile come si faccia presto ad abituarsi al meglio, ma ora quando vedo quelle attese e la rotellina che gira mi sembra di fare un balzo indietro lungo almeno 5 anni. E chi è passato come me agli SSD capisce bene di cosa parlo.

Il mio modello è quello del 2009 con Intel Core 2 Duo da 3,06Ghz, sul quale ho solo eseguito un upgrade della RAM. Come sapete bene con il rinnovo del 2010, oltre a nuove CPU e GPU, è stata implementata la possibilità di prendere in opzione un secondo disco SSD, montato in un apposito adattatore non presente nel modello base. Qualcosa di simile è acquistabile anche aftermarket e l’operazione di montaggio non è troppo complessa per un tecnico o uno “smanettone qualificato”. Inoltre ciò permette di scegliere liberamente il modello di SSD, potendo quindi optare per quelli più recenti e con controller decisamente migliore sia sul piano delle performance che nella durata. Ma in tal caso si deve essere disposti a perdere la garanzia. Sull’attuale iMac si può anche montare un SSD, ma avendo l’Apple Care sono un po’ restio, anche perché si è costretti a mandare in tilt il sensore di temperatura per non avere le ventole che girano all’impazzata. Inoltre sul computer da lavoro ho bisogno di almeno 1TB di spazio di archiviazione, per cui dovrei poi dotarmi di dischi esterni sufficientemente veloci per non creare un ennesimo collo di bottiglia. E la firewire 800 è buona, ma non fino al punto di spostarci in sicurezza tutta la cartella home del mio utente (cosa che vorrei fare per tenere su un piccolo disco SSD solo OS ed applicazioni).

Insomma di opzioni ce ne sono tante quante ne ho valutate e forse anche di più, per cui non è così semplice scegliere. E pensate che di norma sono io a tentare di indirizzarvi nei vostri acquisti. In tutti i casi avevo da qualche tempo la certezza che anche sul desktop da ufficio sarei passato agli SSD, per cui ho iniziato a mettere soldi da parte vendendo alcune attrezzature in mio possesso in attesa di prendere una decisione.

Il mio assunto di base è che l’iMac è il computer più conveniente dell’offerta Apple, ma forse anche del resto del mercato degli all-in-one. Lo dimostra l’incredibile numero di vendite che non accenna a diminuire. Inoltre con le CPU Intel Core i7 Quad Core, l’iMac top di gamma si è avvicinato molto ai modelli base del Mac Pro. E non dimentichiamoci che in questo vi è anche incluso un monitor da 27″ (croce e delizia visto che la principale causa di reso pare essere il display).

Ipotizzando un paragone guardando solo allo score di Geekbench 2 riportato da Mactracker, si può notare come l’iMac i7 2,93Ghz Quad Core sia più veloce di un Mac Pro base con Xeon 2,8Ghz:

imacmacpro

E andando a vedere i prezzi il primo con 8GB di RAM costa 2.359€, mentre il secondo arriva, con Led Cinema Display 27″ annesso e stesso quantitativo di memoria, a 3.873€. Quindi ben 1.500€ di differenza. E questo senza considerare gli SSD. Per cui le cifre in ballo sono decisamente importanti e a grandi linee si potrebbe dire che il Mac Pro appare più indicato per configurazioni ancora più spinte, quelle sostanzialmente inarrivabili da qualsiasi iMac. Questa considerazione può sembrare inoppugnabile, ma in verità paragonare un all-in-one ad una workstation è quanto di più sciocco si possa fare.

L’architettura di base dei due computer è quanto di più diverso possa esistere, così come anche i processori e in generale ogni componente, compresa RAM ed HDD, sul Mac Pro sono di classe superiore. Sono macchine destinate a carichi di lavoro ben più elevati e possiedono un livello di configurabilità ed espandibilità eccellente: si alza una levetta sul retro (cerchiata a destra) e viene via il coperchio mostrando un interno assemblato con cura maniacale.

interno del macpro

I 4 alloggiamenti per i dischi SATA sono disposti in orizzontale e basta tirare per estrarli. Per aggiungerne uno nuovo si attacca alla slitta e si inserisce, senza nessun cavo. Addirittura anche la porzione di piastra madre che vedete in basso e su cui sono collegate CPU e RAM si può estrarre, senza vedere un solo filo ed agendo sulle due leve in basso. Eccezionale.

mac pro dettagli

Arrivati a questo punto lo avrete sicuramente capito: ho preso il Mac Pro, l’unico computer dell’intera gamma Apple che non avevo ancora avuto e provato in prima persona nel recente anno. Al momento posso affermare che ogni singolo modello è passato dal mio banco prova.

Caratteristiche scelte? Rimarrete probabilmente delusi perché ho sostanzialmente optato per il modello base con 1 sola CPU Intel Xeon quad-core “Nehalem” a 2,8 GHz. Quello che a me serve infatti non è tanto la potenza di calcolo (seppure quella non sia mai troppa), ma più che altro la flessibilità di modificare e strutturare a piacimento i 4 alloggiamenti per i dischi interni. Anche per semplificare futuri test di SSD che non mancheranno. L’unica opzione modificata è stata la RAM, portata da 3GB del base ad 8GB, con un prezzo aggiuntivo sul sito Apple di ben 375€ raggiungendo 2.774€. Infatti ho poi deciso di prendere questo Mac potenziato di BuyDifferent, il quale arriva già con 8GB di RAM ma costa 2.539€.

Non ho richiesto nessuna modifica sui dischi, dove preferisco scegliere liberamente marca e modello. All’interno ho trovato un ottimo WD Caviar Black 1TB (WD1001FALS), che ormai non si trova tanto facilmente visto che è stato praticamente sostituito dal WD1002FAEX, il quale possiede dimensioni del buffer doppie (64MB vs 32MB) e due piatti invece di tre, cosa che potenzialmente potrebbe significare anche maggiore densità e velocità. Qualcuno lamenta un po’ di rumorosità in più, ma ho comunque preferito quest’ultimo prendendone 2 su Amazon ieri a circa 70€ l’uno. Ed è proprio di questo ordine che vi parlavo, al quale ho aggiunto un SSD OCZ Vertex 2 da 60GB (98€) per il sistema operativo.

Appena avrò tutti i dischi inizierò a fare un po’ di test sulle varie configurazioni possibili e le performance ottenute. Il tutto tra le mura domestiche, perché penso di portarlo in studio e metterlo in produzione al posto del precedente iMac solo quando avrò definito tutto con precisione. Pensate che al momento non ho ancora preso neanche il monitor e lo sto usando collegato alla TV. Grande indecisione anche su questo perché avrei voluto risparmiare qualcosa, ma non esiste nulla di ugualmente valido sopra i 24″ e sotto i 1000€ come il Led Cinema 27″.

Comunque sia a livello memorizzazione/backup ho ipotizzato di tenere il sistema operativo sul SSD da 60GB clonato ogni giorno su disco esterno (o interno) con Carbon Copy Cloner. E di impostare con i 2 nuovi WD1002FAEX un RAID 0 (stripe) via software per ottenere maggiore velocità, il tutto poi in backup incrementale su NAS in mirror (il Maxtor che nel corso del 2011 vedrò di cambiare). Non ho preso il controller RAID per via del costo e perché probabilmente per le mie necessità anche quello gestito via software potrebbe essere più che sufficiente. Comunque farò tutti i test del caso appena avrò i dischi. Probabilmente potrei anche trovare un modo di usare il WD1001FALS che ho trovato all’interno in qualche modo…

Vi terrò aggiornati sui risultati, per il momento ho ottenuto un discreto 9861 con Geekbench 2.

macpro5,1

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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