Come si fa: spostare una partizione BootCamp da un Mac all’altro

Una cosa che ho sempre trovato ottima di OS X è la possibilità di spostare una installazione da computer a computer (meglio se dello stesso tipo: notebook/desktop). In linea di massima acquistando un nuovo Mac si può usare il disco del precedente (o clonarlo) e trovarsi già tutto pronto, come se non avessimo cambiato computer. Un reset PRAM, un paio di riavvii e siamo a posto. Ma non è sempre così facile e ancor meno consigliabile. Ad esempio gli ultimi MacBook Pro hanno hardware profondamente diverso rispetto ai precedenti e sono arrivati con una build di Snow Leopard 10.6.6 leggermente più avanzata, contenente nuovi driver. In questo caso portandoci dietro una installazione precedente di 10.6.6 non avrebbe funzionato. Mentre ora che è stata unificata per tutti la 10.6.7, il problema non si pone.

Considerando però l’ottima funzione assistente migrazione, questo passaggio non è quasi mai necessario. A meno che non si voglia proprio spostare fisicamente il proprio disco. Ad esempio io ho portato il mio SSD da 240GB dal MBP2010 al MBP2011 (solo dopo upgrade a 10.6.7) senza alcun problema. In questo caso si risolve automaticamente anche il problema di una eventuale partizione BootCamp, che continua a funzionare regolarmente. Mentre chi non si porta dietro il disco e usa l’assistente migrazione per recuperare i propri dati, si deve porre il problema di come recuperare la propria installazione di Windows.

Come sapete esiste Carbon Copy Cloner per effettuare una copia speculare di un disco, ma questo non funziona sui drive formattati in NTFS, per cui bye-bye BootCamp. In questi casi però, si può usare l’utility gratuita WinClone. Vediamo come si procede.

1. Creazione dell’immagine
Scaricate ed installate l’applicazione sul computer che contiene la partizione Windows ed avviatela. Verrà richiesto il download di NTFSProgs, necessario per operare su NFTS. Proseguite senza timore e poi lanciate nuovamente WinClone.

ntfs

Nel primo tab “Image” selezionate la partizione corretta nel campo “Source” e poi cliccate su “image…” in basso per avviare la procedura. A questo punto viene richiesta la destinazione dell’immagine “.winclone” che conterrà tutta la vostra partizione Windows. Fate attenzione al valore in “Total Size” perché dovrete avere quello spazio libero nel volume di destinazione.

seven

Una volta avviata la procedura sembrerà che non stia succedendo nulla, purtroppo l’applicazione non ha un indicatore di progressione. Premendo però cmd+L si attiva la finestra di Log e si riesce a seguire la procedura. Una volta concluso spostate il file su un disco esterno o direttamente sul computer di destinazione (se raggiungibile via rete)

2. Preparazione della partizione
A questo punto però, bisogna creare la partizione adatta ad ospitare il ripristino. Per farlo si può usare normalmente Assistente BootCamp, che trovate nella cartella Applicazioni / Utility. Saltate il passaggio per il download dei driver e quando vi verrà richiesto di partizionare il disco per Windows, ricordatevi di assegnarli almeno lo spazio che aveva prima. Anche un singolo bit in meno renderà impossibile eseguire il ripristino (mentre quelli in più non saranno un problema). Attendete il termine dell’operazione e quando vi verrà richiesto di inserire il CD di Windows e riavviare, scegliete di rimandare l’operazione e chiudete BootCamp.

3. Ripristino
Ora che la partizione è creata, basterà installare anche sul computer di destinazione WinClone ed avviarlo. Questa volta andrete però nel tab “Restore”. Scegliete “Select Image” e localizzate l’immagine precedentemente creata. Selezionate BootCamp in “Destination” ed avviate la procedura cliccando su “Restore”. Anche in questo caso vi consiglio di attivare la finestra di Log altrimenti non avrete modo di controllare il progresso dell’operazione.

restore

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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