Uno dei fattori determinanti per la riuscita di una buona fotografia è la “scelta” della Profondità di Campo (meglio nota con la sigla PDC o DOF, dall’inglese Depth Of Field). Non si tratta però di un parametro che si imposta sulla fotocamera ma viene fuori in base all’ottica, la lunghezza focale e l’apertura, senza considerare anche le variazioni dovute ad un eventuale FOV crop su formati inferiori al 35mm (alias Full Frame). A seconda del nostro corredo fotografico la possibilità di variare alcuni parametri che influiscono sulla PDC sarà più o meno ridotta, considerando che i migliori obiettivi fissi consentono aperture maggiori. Di norma è indirettamente proporzionale all’apertura ed alla lunghezza focale, per cui usando dei medio tele, come un 85mm, molto luminosi, ad esempio f/1.4, la profondità di campo si potrà ridurre a meno di 1cm. Questo non è necessariamente un bene chiaramente, tutto dipende dal tipo di immagine che si desidera catturare. Per un paesaggio, all’opposto, cercheremo la distanza iperfocale per avere il fuoco tendente all’infinito. Una ridotta PDC è molto usata in fotografia, e ancor di più nel cinema, per concentrare l’attenzione sui s/oggetti in primo piano, facendoli stagliare sullo sfondo sfuocato (bokeh permettendo).
Su clickblog qualche giorno fa ho trovato un bel video, in lingua inglese ma interamente figurativo, che spiega con dovizia da cosa dipende e come si “gestisce” la profondità di campo. Ne consiglio la visione a tutti gli interessati.