Intel Smart Response Technology: performante combinazione SSD+HDD, davvero utile?

C’è qualcosa che sicuramente molti di voi non sapranno: l’iMac nuovo ha un chipset che ufficialmente è stato rivelato solo oggi. Si tratta dello Z68, un quasi-top di gamma nella famiglia di chipset per Sandy Bridge (il vero top di gamma dovrebbe essere l’X79, in uscita nel corso della seconda metà dell’anno). La cosa non era sfuggita a iFixit, che nel suo teardown aveva chiaramente mostrato la presenza di questa piccola esclusiva, rimasta tecnicamente “sotto embargo”, ossia da non poter divulgare eventuali recensioni e/o benchmark, fino alla data odierna. Ora che non è una esclusiva, lo Z68 è stato oggetto di approfondimenti e test, in particolare per quanto riguarda una novità che porta con sé: Smart Response Technology.

La slide è già piuttosto esplicativa: in pratica, questa nuova tecnologia sfrutta una combinazione di SSD e hard disk meccanico. Al posto delle più “classiche” combinazioni che prevedono sistema e applicazioni sull’SSD e dati sull’hard disk, Smart Response Technology prevede che sistema, applicazioni e dati stiano nell’hard disk, utilizzando l’SSD come una velocissima cache per le operazioni più frequenti, come il caricamento dell’OS o di programmi utilizzati quotidianamente. Il lato più vantaggioso della tecnologia è che, a parte il requisito del chipset Z68, non c’è bisogno di cambiare SSD per sfruttare l’SRT: tutto avviene via software. Sarà il driver Intel a preoccuparsi di destinare fino a 64 GB dell’SSD (la quantità sarà personalizzabile dall’utente) alle operazioni di caching. In caso di spazio ulteriore nell’SSD, sarà utilizzabile normalmente a piacimento da parte dell’utente.

Come se la cava questa tecnologia? I primi test di Anandtech, fatti su un PC, sembrano essere lusinghieri: con la nuova tecnologia, accoppiati a SSD di piccolo taglio vecchi hard disk riescono a raggiungere prestazioni superiori del 41% rispetto a un mostro sacro tra gli hard disk meccanici quale il VelociRaptor di Western Digital. Un incremento che rende l’SRT superiore anche alle tecnologie di HDD ibridi come quella offerta dal Seagate Momentus XT, soprattutto in virtù del maggior spazio di caching destinabile (il Momentus XT ha una soluzione fissa da 4 GB). Tuttavia, rimane non paragonabile a una soluzione pura SSD+hard disk, dove sistema e applicazioni sono caricati sul drive a stato solido direttamente. Questo anche perché, essendo una soluzione che prevede l’uso come cache, SRT ha bisogno di una sorta di “periodo di apprendimento”, per capire le applicazioni più utilizzate dall’utente e precaricarle sull’SSD in modo da renderne più veloce l’avvio.

In conclusione, questa Smart Response Technology è davvero utile? Dipende dal caso. Perlopiù si tratta di una soluzione economica, con SSD di piccolo taglio affiancati ad hard disk tradizionali. Se il vostro SSD è uguale o inferiore a 64 GB, SRT potrebbe darvi una buona spinta. Al di sopra di questa misura, da 128 GB in poi, la soluzione preferibile torna ad essere quella “classica”: SSD per sistema e applicazioni, HDD per i dati. Da precisare comunque una cosa: attualmente, benché i nuovi iMac presentino il nuovo Z68 con tecnologia SRT annessa, manca il supporto software. Attualmente, per poter disporre di questa tecnologia è necessario Windows 7. La palla per l’eventuale supporto passa dunque ad Apple, che probabilmente agirà in uno dei prossimi aggiornamenti di Snow Leopard o direttamente in Lion. Del resto, avendo un chipset che la implementa, sarebbe un po’ stupido non supportarla lato sistema operativo.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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