Ivy Bridge: un primo sguardo alla piattaforma futura di Intel

Come anticipato in parte ieri nell’articolo sulla USB 3.0, oggi diamo una prima occhiata a quanto ci aspetta nel 2012 da parte di Intel: parliamo dunque di Ivy Bridge. Non si tratta di un articolo definitivo: ci ritorneremo nel corso dei prossimi mesi, con maggiori informazioni e dettagli. Tuttavia, ciò che già si sa o quantomeno si mormora è piuttosto interessante da valutare. Vediamo un po’ cosa Ivy Bridge ci porterà, o potrebbe portarci, nei Mac del prossimo anno.

Ivy Bridge

Partiamo da una cosa certa: Ivy Bridge avrà un nuovo sistema di produzione. Innanzitutto vi sarà un passaggio ai 22 nanometri, contro i 28 di Sandy Bridge, passaggio perfettamente cadenzato secondo la “ritmica” Tick-Tock di Intel: dopo un tock, nuova architettura, avviene un tick, un perfezionamento con passaggio a tecnologia produttiva migliore. In questo senso, il tock è avvenuto con Sandy Bridge, mentre il tick arriverà con Ivy Bridge. Ma non è solo questione di nanometri. Intel ha calato il suo asso nella manica per il futuro di tutte le sue CPU: i transistor tridimensionali. Cerchiamo di capire quali benefici possono portare. I transistor tridimensionali sono una vera e propria nuova concezione nel modo di produrre i transistor, proprio grazie alla loro struttura in tre dimensioni che va a sostituire quella utilizzata sino ad oggi. Questa struttura particolare consente di ottenere diversi vantaggi in termini di consumi, con un miglior controllo della corrente fornita ai transistor e più rapidi passaggi dallo stato a riposo a quello in attività e viceversa. I transistor tridimensionali, o tri-gate, come li chiama Intel, necessitano inoltre di minore tensione rispetto ai “vecchi”, garantendo consumi più bassi con prestazioni più alte. Intel stima che Ivy Bridge avrà un incremento prestazionale fino al 37% rispetto a Sandy Bridge. Ma non solo: la necessità di passare a un nuovo modello di transistor è stata anche dettata dal dover continuare a rispettare la famosa legge di Moore, secondo la quale ogni 18 mesi il numero dei transistor dei processori raddoppiano, duplicando altrettanto le prestazioni e riducendo i costi. In verità, su quest’ultimo punto il tri-gate è contrastante con questa legge: si parla di possibili incrementi di costi di produzione nell’ordine del 2-3%. Un incremento piuttosto basso, comunque, rispetto a tutti i benefici che porterà con Ivy Bridge e successivamente con architetture ancor più evolute.

Parlando invece in termini di caratteristiche tecniche della architettura Ivy Bridge, ci troviamo davanti a una evoluzione dell’attuale Sandy Bridge. Nulla di stravolgente, dunque. Più che nei processori, che dovrebbero superare l’attuale scoglio dei quattro core di Sandy Bridge per arrivare ad avere versioni da sei e otto core, le novità si concentrano nel comparto grafico e nei chipset. Per quanto riguarda la grafica, dovrebbero arrivare dei buoni miglioramenti rispetto alle HD Graphics 2000/3000. Le soluzioni presenti in Ivy Bridge saranno in grado di offrire un supporto di tutto rispetto alle più recenti tecnologie, quali le DirectX 11 in ambito gaming/Windows e le OpenCL 1.1 in ambito Mac. Purtroppo le OpenGL sembrano essere destinate a fermarsi alla versione 3.1, ma a riguardo non vi è nulla di ufficiale. Dotate di 16 unità di esecuzione rispetto alle 12 presenti nella HD Graphics 3000, porteranno in dote miglioramenti ulteriori nelle operazioni di codifica e decodifica video, ambito già toccato da Sandy Bridge con Quick Sync, nonché godranno di un più veloce accesso alla memoria RAM grazie al supporto dei processori di Ivy Bridge per le DDR3 1600. L’incremento prestazionale totale rispetto alle attuali soluzioni dovrebbe attestarsi sul 30%, ma non è un dato definitivo, perlopiù una stima preliminare data da Intel a riguardo, in attesa di maggiori dettagli.

Sul fronte chipset, l’azienda di Santa Clara è al lavoro sulla serie 7, composta sia da un chip per Sandy Bridge, l’X79, in arrivo nel corso di quest’anno che da altri, Z75, Z77 e H77, in preparazione con Ivy Bridge nel mirino. Oltre all’USB 3.0, di cui abbiamo già parlato e per il quale bisogna precisare che l’X79 non lo supporterà, questi chipset porteranno in particolare la nuova versione 3.0 del PCI Express, che offrirà prestazioni decisamente superiori all’attuale, con una larghezza di banda fino a 1 GB/s che darà grandi benefici alla prossima generazione di schede video. Oltre a ciò, non ci è per ora dato sapere alcunché, probabilmente nel corso dei prossimi mesi Intel svelerà maggiori informazioni.

L’aspetto più interessante, però, è la retrocompatibilità con le soluzioni Sandy Bridge. Di fatto, i processori Ivy Bridge potranno essere utilizzati sia su soluzioni con i chipset dell’attuale serie 6 che su quelle con cchipset della serie 7 dedicata. Al contempo, i processori Sandy Bridge potranno essere riutilizzati anche con la serie 7. Naturalmente, usando processori nuovi con chipset vecchi o processori vecchi con chipset nuovi si perderanno alcune delle novità: nel caso della prima soluzione, si beneficerà delle prestazioni dei nuovi transistor tri-gate ma non si potrà disporre dell’USB 3.0; nel secondo caso, si avrà il supporto all’USB 3.0 ma non si potrà andare oltre alle memorie DDR3 1333 in termini di frequenze. Il tutto è comunque interessante, alla luce del fatto che sia l’iMac 2011 che anche probabilmente il Mac Pro 2011, se sarà dotato di Xeon su base Sandy Bridge, potranno essere portati a Ivy Bridge. L’unico scoglio potrebbe però essere il firmware dei Mac, che potrebbe non riconoscere i nuovi Ivy Bridge perché necessita di un aggiornamento, la cui fornitura da parte di Apple non può certamente essere prevista o garantita ad oggi. Pollice verso, invece, per i portatili, la cui CPU è saldata alla scheda logica e non è sostituibile: se si vorrà passare ad Ivy Bridge, si dovrà prendere un MacBook Pro che ne sia dotato. Anche il Mac Mini potrebbe seguire la stessa sorte, ma finché non esce il modello con Sandy Bridge non possiamo sapere se magari Apple torna ai tempi dei primi Mini del 2006-2007 in cui il processore era sostituibile.

Insomma, Ivy Bridge, almeno in base ai dettagli che ora abbiamo, è una evoluzione, che però nasconde una rivoluzione futura nell’uso dei transistor tridimensionali. Ogni giudizio al momento sarebbe inopportuno: nei prossimi mesi, qualora uscissero nuove informazioni, torneremo sull’argomento e potremo farci una idea più compiuta sui lavori in corso in quel di Santa Clara. Ma occhio a non pensare troppo a Ivy Bridge: Haswell non è poi così lontana nel tempo…

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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