Conoscere gli obiettivi parte 4: meglio la stabilizzazione o la luminosità?

Appena qualche minuto fa pubblicavo un articolo per segnalare l’ottima offerta di Amazon per uno dei migliori obiettivi zoom standard per APS-C. A dispetto di una buona e costante luminosità di f/2.8 su tutte le focali, il  Tamron AF 17-50mm 2,8 XR Di II LD Aspherical non ha però una caratteristica ormai gettonatissima: la stabilizzazione.

La maggior parte di voi sa di cosa si tratta e quali sono i suoi benefici ma tanti altri vorrebbero avere le idee più chiare. Per essere affrontato in modo organico, l’argomento richiederebbe un testo piuttosto approfondito, con il rischio di risultare poco comprensibile proprio a quegli utenti che si trovano alle prime armi e a cui questo articolo è invece dedicato. Mi limiterò pertanto a fare alcune considerazioni di massima, lasciando all’interessato la possibilità di approfondire ognuno degli aspetti accennati.

La fotografia è luce; e la condizione inderogabile per ogni scatto è la corretta esposizione. L’ambiente si presenta con determinate caratteristiche e la camera digitale deve rispondere ad esse con le giuste impostazioni di scatto, rappresentate dalla tripletta: apertura, tempo, sensibilità. Qualsiasi sia il modo in cui scattate (automatico, manuale, priorità, ecc..) l’esposizione è data sempre e comunque dal bilanciamento dei tre valori indicati, che siate voi a sceglierli o la camera. Giusto per fare un breve cenno identifichiamoli così:

  • Diaframma o f = apertura del “foro” attraverso cui passa la luce
    scala di esempio: f1.4 – f2 – f2.8 – f4 – f5.6 – f8 – f11 – f22
    valori più piccoli corrispondono ad un’apertura maggiore e viceversa
  • Tempo o t = durata dell’esposizione alla luce (intervallo dell’otturatore)
    scala di esempio: 1″ – 1/2 – 1/4 – 1/8 – 1/15 – 1/30 – 1/60 – 1/125
    valori più piccoli corrispondo ad un tempo di posa più rapido e viceversa (1/2 = 0,5 secondi)
  • ISO = sensibilità della pellicola (o del sensore digitale)
    scala di esempio: 50 – 100 – 200 – 400 – 800 – 1600 – 3200 – 6400 – 12800
    valori più bassi corrispondono ad una sensibilità minore alla luce e viceversa 

Nel grafico seguente ho supposto che in una data condizione di luce, con la camera impostata ad ISO 100, l’esposizione corretta sia data dall’apertura f/4,0 con il tempo di posa su 1/60 di secondo.

esposizione-iso100

Mantenendo invariate le medesime condizioni ambientali, risultano ugualmente valide anche tutte le altre combinazioni proposte, spostandosi a sinistra o a destra nella scala di un passo (detto stop). Ovvero: chiudendo il diaframma di uno stop (f/5,6) e raddoppiando il tempo di posa (1/30) l’esposizione rimane corretta. E ancora: raddoppiando la sensibilità e portandola ad ISO 200, possiamo chiudere di uno stop il diaframma o dimezzare il tempo di esposizione. Supponendo di scegliere questa seconda strada ecco come varia il grafico:

esposizione-iso200

A questo punto rimane da chiedersi: se ci sono tante combinazioni corrette, su quali basi sceglierne una piuttosto che un’altra? Le considerazioni da fare, anche mantenendo un approccio sintetico, sono numerose. Vediamo di organizzarle in modo più chiaro possibile analizzando per punti.

Sensibilità ISO
Ogni camera ha un valore base (di norma ISO 100) con il quale il rumore digitale risulta maggiormente contenuto. Si aumenta il valore ISO solo quando la luminosità ambientale scarseggia perché questo ci permette di chiudere il diaframma o diminuire i tempi di posa (sempre con il rapporto 1 stop : 1 stop). Salendo nella scala delle sensibilità aumenta la fastidiosa grana che deteriora la qualità delle foto ed ogni camera ha una propria resa ed un valore di ISO massimo. Le conseguenze derivanti dal diminuire il tempo di posa o chiudere il diaframma le vedremo di seguito.

iso

Apertura del diaframma
Il massimo valore possibile per l’apertura corrisponde al valore più piccolo che l’obiettivo ci consente. Questo può variare sulla lunghezza focale negli obiettivi zoom e, in tal caso, viene rappresentato con due valori. Un 24-70mm con f/3,5-5,6 significa che a 24mm l’apertura massima sarà f/3,5 e a 70mm f/5,6, con valori intermedi lungo tutta la scala. Solitamente gli obiettivi migliori hanno apertura costante ed ampia, ad esempio f/2,8 per gli zoom e f/2 (o superiore) per i fissi. La conseguenza diretta sull’esposizione aumentando l’apertura sarà quella di riuscire a catturare più luce, per cui 1 stop in più sul valore di f ci permette una sensibilità ISO dimezzata (il vantaggio lo abbiamo spiegato sopra: rumore contenuto) o un tempo di scatto dimezzato (i vantaggi li spiegheremo di seguito). Non finisce qui però, modificare l’apertura ha anche conseguenze sulla fotografia perché valori più aperti, come f/2,8, riducono la profondità di campo (distaccando il soggetto a fuoco dal resto, tipicamente adatto ai primi piani) mentre quelli più chiusi, al contrario, la aumentano (particolarmente indicato per paesaggi o fotografia architettonica).

diaframma

Tempo di posa
Il più semplice da capire dei tre parametri è sicuramente il tempo. Se teniamo l’otturatore aperto per un tempo maggiore cattureremo più luce e, in questo modo, potremmo chiudere di più il diaframma (sempre che ci interessi aumentare la profondità di campo) o abbassare la sensibilità (ottenendo un rumore più contenuto). Anche il tempo di posa ha una influenza diretta sulla fotografia, in quanto i soggetti in movimento possono essere catturati immobili, con tempi tanto più rapidi quanto più veloce sia il movimento, o si può volerne catturare la dinamica con un effetto scia. Di norma sceglieremo un tempo veloce per ottenere immagini ferme, cercando di compensare il movimento dei soggetti, e tempi lunghi per ottenere un creativo effetto scia per le auto in corsa, l’acqua di torrente, ecc.. La velocità dell’otturatore ha comunque un limite che dipende dalla camera ed è importante conoscerlo per i motivi che vedremo in seguito.

I problemi del fotografo
Fermandoci a queste considerazioni sembrerebbe che il fotografo abbia totale libertà di scelta; ma non è affatto così. Se c’è troppa luce ambientale la giusta esposizione potrebbe richiedere il tempo più veloce di cui la camera dispone (ad es. 1/2000 di sec.) con ISO al minimo (100) e diaframma parzialmente chiuso (f/8). In tali condizioni il margine operativo del fotografo si riduce e sarà impossibile* usare tempi più rapidi per catturare il movimento o un’apertura maggiore per ridurre la profondità di campo in un primo piano (*in realtà è possibile usare dei filtri ND che attenuano la luce). Il caso più frequente però è un altro, ovvero quello in cui la luce ambientale non sia sufficiente. Se l’esposizione corretta in una stanza chiusa è data dai valori f/3,5 – 1/30 – ISO 1600, le scelte del fotografo si riducono drasticamente. Il valore di ISO è già piuttosto elevato e vorremmo ridurlo per contenere il rumore digitale. Per portarlo a 800, riducendolo di uno stop, e mantenere la stessa esposizione potremmo compensare solo in due modi:

  • portare il tempo ad 1/15
  • portare l’apertura a f/2,8

Purtroppo però a 1/15 di secondo i movimenti della nostra mano ci potrebbero portare ad una foto mossa, specie se la lunghezza focale è dopo la normale di 50mm (in tele i movimenti si amplificano). Ci sarebbe l’opzione del cavalletto, però questo è utile solo per tenere ferma la camera con tempi lunghi ma non blocca i movimenti del soggetto che fotografiamo. Allora pensiamo ad aumentare l’apertura e ci accorgiamo che f/3,5 è il valore massimo di cui dispone l’obiettivo. E anche se avessimo la possibilità di arrivare a f/2,8 (o maggiori) non necessariamente ci farà piacere (dipende dal tipo di foto) ridurre la profondità di campo. In queste condizioni l’unica possibilità è quella di aumentare la luce dell’ambiente o aiutarsi con il flash…

La stabilizzazione
Un obiettivo stabilizzato o un corpo macchina con stabilizzazione sul sensore (vedi differenza tra i due tipi) può venirci in aiuto ma solo parzialmente. Questo riesce a compensare i movimenti della macchina fotografica concedendoci la possibilità di scattare con tempi più lenti, catturando quindi più luce. A seconda dell’efficienza del meccanismo di stabilizzazione, possiamo guadagnare 2, 3 o 4 stop sul tempo. Per cui se a mano libera otteniamo foto nitide fino a 1/30 di secondo, con una stabilizzazione a 2 stop potremmo scendere fino a 1/8. Si tratta sicuramente di una possibilità importante ma ha più di un limite. Il più importante è che questa compensa solo i movimenti del fotografo e non quelli del soggetto. Per cui se vogliamo fotografare dei soggetti immobili tutto il vantaggio è valido ma se si tratta di persone o animali scattare a 1/8 porta sicuramente ad una foto mossa, se non del quadro allora del soggetto.

La luce è regina
Nel caso critico considerato precedentemente, se avessimo avuto un obiettivo più luminoso avremmo potuto tranquillamente aprire il diaframma a f/2,8, catturando più luce e tenendo il tempo di posa entro il limite necessario per non avere una foto mossa. Gli obiettivi più luminosi offrono una strada più efficiente rispetto alla stabilizzazione in condizioni di scarsa luce ambientale o di scatto con teleobiettivo, con questi possiamo ridurre i tempi di posa compensando non solo i movimenti del fotografo ma anche quelli del soggetto. Ma non è solo questo però, perché si aprono anche maggiori possibilità creative con la ridotta profondità di campo che si può ottenere (vedi fotografia Depth of Field).

Chi è meglio di cosa
Ovvio che il massimo sarebbe avere un obiettivo luminoso e stabilizzato ma i costi aumentano così come la complessità costruttiva e, quasi sempre, ci si trova a scegliere l’una o l’altra condizione. Per decidere cosa sia meglio è sempre necessario considerare il tipo di foto che si intende realizzare. Di norma è più consigliabile optare per la luminosità rispetto la stabilizzazione, in quanto questa offre un più ampio margine di operatività e creatività (come descritto in precedenza). Inoltre, seppure non sia sempre così, si può genericamente dire che gli obiettivi luminosi offrano maggiore qualità, per risoluzione, costruzione o bokeh. Ci sono comunque alcuni casi in cui è più utile la stabilizzazione. Se c’è poca luce e volete fotografare a mano libera un monumento (quindi un soggetto statico), un obiettivo stabilizzato vi permetterà di aumentare di qualche stop il tempo di posa senza il rischio di mosso e, di conseguenza, di poter chiudere il diaframma se volete ottenere una profondità di campo maggiore.

Ci sarebbero tante altre cose da dire e molti punti andavano probabilmente spiegati più approfonditamente, tuttavia siamo già andati piuttosto oltre lo scopo che mi ero prefissato, con un articolo piuttosto lungo. Il problema è che non si può dare per scontato che tutti conoscano determinati argomenti e quindi parlando oggi del Tamron AF 17-50mm 2,8 XR Di II LD Aspherical c’era chi si chiedeva se la mancanza di stabilizzazione fosse opportunamente compensata dalla maggiore luminosità. Ho cercato di affrontare l’argomento per fornirvi gli strumenti utili ad una valutazione più personale e, con la scusa, abbiamo potuto riprendere una serie di concetti utili sulla fotografia che avevamo in parte già accennato con il post Frullato di fotografia: controllare lo scatto. La prossima volta, spero, non sarete impreparati di fronte a questo genere di domanda: meglio la stabilizzazione o la luminosità?

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

Commenti controllati Oltre a richiedere rispetto ed educazione, vi ricordiamo che tutti i commenti con un link entrano in coda di moderazione e possono passare diverse ore prima che un admin li attivi. Anche i punti senza uno spazio dopo possono essere considerati link causando lo stesso problema.