Il marketing del congedo: Steve Jobs non è più il CEO Apple

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Quella che vedete in apertura è la lettera di dimissioni apparsa tra i comunicati stampa Apple delle ultime ore, pubblicata insieme ad un’altra che certifica la successiva nomina a CEO di Tim Cook, con alcuni incarichi secondari per Jobs. La risposta sul NASDAQ in pre-apertura è un tonfo di circa il 5% ma, dopo l’apertura, il titolo AAPL potrebbe recuperare molto e navigare in acque più chete. In effetti in Europa, a Francoforte, dopo la perdita del 4% ora il titolo apre in ripida salita. Questa risposta del mercato è piuttosto comprensibile. Non possiamo prevedere come andrà nelle prossime ore ma, personalmente, dopo qualche secondo di sbigottimento ho realizzato che, rispetto la condizione precedente, non cambia nulla. È da gennaio che Jobs ha richiesto il suo congedo passando il timone ad interim a Cook. Perciò mi chiedo: quand’è che percepiamo il cambiamento? Quando i continui mutamenti del mondo ci risultano improvvisamente visibili e degni di nota? Di norma succede solo con le modificazioni repentine mentre tendiamo ad assimilare con più naturalezza ciò che accade lentamente, diluito attraverso il tempo.

Riguardando il percorso che negli ultimi mesi ha portato fino alle dimissioni di oggi, ci si accorge che si è seguito un progetto fatto di piccoli passi. Una lenta sfumatura ha trasformato il bianco della presenza nel nero dell’assenza, attraversando numerosi toni di grigio. Pensate per un’attimo se uno o due anni fa Jobs si fosse dimesso all’improvviso. Non sarebbe bastata la Fossa delle Marianne per contenere lo sprofondamento del titolo Apple. E invece assistiamo soltanto a qualche balletto. Certo la salute di Jobs ha giustamente dettato le regole in più di una occasione, ma un progetto esisteva, tant’è che nella lettera di dimissioni egli afferma

As far as my successor goes, I strongly recommend that we execute our succession plan and name Tim Cook as CEO of Apple

facendo chiaramente riferimento ad un piano di successione preesistente che vede Tim Cook come futuro CEO di Apple. E ancora non è finita: Jobs rimane, come da sua esplicita richiesta, Chairman of the Board (Presidente del consiglio di amministrazione). Con molta probabilità, finché la salute e la volontà glielo permetteranno, continuerà ad essere il volto dell’azienda nei prossimi Keynote. Apple e Jobs sono percepiti quasi come una unica entità. Si usano alternativamente come sinonimi, sottolineando il sentire comune che immagina ogni azione di Apple come l’emanazione diretta della volontà di Jobs; come se nulla, neanche la più piccola modifica ad una interfaccia grafica, avvenga senza il suo benestare. Ma ormai non è così già da qualche tempo e Jobs stava seguendo solo le attività più importanti.

Gli appassionati di tutti il mondo ammirano l’uomo dietro l’azienda. La figura carismatica e capace che Jobs ha dimostrato di essere in ogni passaggio importante della sua vita. Anche in questa sua lenta e programmatica uscita di scena che sembra essere studiata per minimizzare gli effetti negativi della sua futura assenza. Per questo sono in molti a credere che Apple, senza di lui, non sarà mai più la stessa. Ma non è questo il momento per gufare sulla sua salute, speriamo di vederlo sul palco ancora per tanti Keynote a riempirci di quelle divertenti esclamazioni di soddisfazione mentre presenta l’ultimo prodotto designed in Cupertino.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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