Le cose criticate di Lion che, alla fine, ci piacciono

Qualche giorno fa mi è capitato di utilizzare il MacBook Air di mia moglie che, per sua scelta, è rimasto ancora su Snow Leopard. È stato — ed è — un ottimo OS, con il quale mi sono trovato veramente bene, anche se ricordo con più trasporto il momento del passaggio da Tiger a Leopard, quando mi recavo continuamente sulla pagina del sito Apple che ne mostrava le caratteristiche con dei brevi filmati, per ammirare cose come le Pile, Quick Look e le altre meraviglie che sarebbero state introdotte, di lì a poco, con l’arrivo del Leopardo: OS X 10.6.

Usando per un po’ Snow Leopard, dopo mesi di Lion, ci si scontra inevitabilmente con lo scorrimento inverso. Se ricordate questa fu una delle caratteristiche che mi diede più da pensare e sulla quale scrissi un approfondimento dal titolo “il paradigma dello scroll inverso, dal quadro al soggetto“. Per farla breve sui desktop per scendere giù in una pagina si è sempre spostato il “quadro” di visualizzazione nella stessa direzione. Con iOS prima e con Lion dopo ci si trova a muovere il “soggetto” che deve essere perciò spostato in direzione opposta (ovvero verso l’alto) per mostrare i contenuti più in basso. Può sembrare contorno da spiegare ma chiunque abbia mai usato uno smartphone dell’era post-iPhone sa bene a cosa mi riferisco.

Ho sempre pensato (e scritto) che prima o poi mi sarei abituato. L’uomo si abitua pressoché a qualsiasi cosa. Quello che non credevo è che sarebbe accaduto così velocemente e, sopratutto, che mi ci sarei trovato così in sintonia. Gli unici scogli si incontrano usando programmi vecchiotti. Con QuickTime 7 lo scorrimento non andrebbe invertito perché se vuoi andare avanti in un video continuerai a voler andare verso destra (giustamente), invece ci si deve muovere al contrario, verso sinistra. Cosa che non accade con QuickTime X, naturalmente. Escludendo questi particolari, lo scorrimento “naturale”, come lo chiama Apple, è paradossalmente più intuitivo di quello sempre usato in passato. E ci scommetto quello che volete che, presto o tardi, se ne accorgeranno anche “gli altri”. Magari non subito con Windows 8, perché di solito in Microsoft partono dicendo che qualsiasi cosa faccia Apple è male, ma alla fine, secondo me, finiranno per adottarlo anche loro.

Altra cosa che di Lion mi aveva lasciato molto perplesso è la grafica delle applicazioni rubrica e calendario. Molti si lamentano anche delle icone del finder monocromatiche, ma a me son piaciute fin da subito. Tutto quel multicolor poteva anche essere più immediato nel riconoscere gli elementi ma alla fine mi stancava la vista.

Quando a suo tempo passai da Windows ad OS X ricordo di essere stato piacevolmente colpito dalla coerenza delle interfacce nelle applicazioni. Si notava che anche quelle di terze parti, quasi sempre, si conformavano allo stile Apple in un linguaggio estetico lineare ed organico. Seppur con qualche eccezione tutto è rimasto così per molto tempo, almeno fino all’arrivo di iOS. Gli iDevice sono forse l’incarnazione più riuscita delle idee di Jobs. Parliamo di idee ataviche che affondano le radici ai tempi dell’Apple II. Mentre tutti si affannavano a vendere informatica agli informatici, Jobs fu il primo a pensare che i computer sarebbero “piaciuti” e sarebbero stati utili a qualsiasi persona creativa. Il suo obiettivo è stato sempre quello di rendere i dispositivi amichevoli e comprensibili, cercando di far coesistere la complessa ed astratta natura informatica con interazioni semplici, così semplici da non richiedere nemmeno la lettura di un manuale. Ecco perché la metafora di scrivania vista alla Xerox lo colpì fin da subito e fu scelta per il primo Macintosh: raffigurando un elemento noto, come una scrivania, gli utenti avrebbero già saputo di conseguenza come comportarsi, spostando le finestre su diversi livelli come fossero fogli. Con iOS le app hanno iniziato ad essere realizzate con GUI differenti ed al momento sono pochissime quelle Apple che hanno mantenuto gli elementi standard che si trovano ad esempio in Mail. Anche nelle le recentissime Trova gli amici, Promemoria e Cards si fa uso di grafica concreta che abbandona gli stilemi classici degli elementi informatici per cercare di riprodurre la fisicità degli oggetti. Iniziando dal primo iCal e della Rubrica per iPad, piano piano questo approccio è arrivato fino al Mac.

Noi che abbiamo a che fare con le GUI del computer da lunghissimi anni siamo abituati a ragionare con cose come barre laterali, menu a tendina ed altri elementi che non hanno un corrispettivo nella realtà. Ormai le troviamo così naturali che ci sembra paradossalmente più estranea una interfaccia che riproduce un libro reale, cosa che invece conosciamo da più tempo. Gli informatici amano il loro mondo e sono sempre restii a vederlo cambiare così drasticamente trasformandosi in qualcosa di meno “puro”. Ma è così che vanno le cose. A distanza di qualche mese quella che mi sembrava una GUI al limite del cattivo gusto ora mi appare naturale e gradevole.

Come ho già anticipato, l’uomo si abitua a qualsiasi cosa e, quando lo ha fatto, diventa ostile al successivo cambiamento. Ma in questo caso credo che le implicazioni siano di più largo respiro. Si tratta di capire se l’informatica deve rimanere fedele a sé stessa e costruire un livello di interazione “diverso” da quello che l’uomo già ha con il mondo reale o se debba conformarsi ad esso, così da risultare trasparente e naturale nella sua artificiosità. Secondo me la prossima frontiera sarà proprio quella del ritorno alla fisicità, ora possibile con l’incredibile grafica di cui i computer ed i dispositivi tascabili possono giovare.

A distanza di qualche tempo dico: benvenuto Lion. E benvenuti anche scroll ed interfacce naturali.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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