Recensione: LaCie Mobile Disk P’9220 1TB Porsche Design, portabilità di lusso

Tra i produttori di sistemi di archiviazione, LaCie è l’azienda che si trova probabilmente più vicina all’ambiente Mac. Molti dei suoi prodotti sono espressamente pensati per il mondo Apple ed anche la cura per il design li accomuna. Il fatto che i primi dischi Thunderbolt presentati siano proprio a marchio LaCie, come il Little Big Disk (recensione), non è affatto un caso.

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Il P’9220 Mobile Disk è il modello portabile da 2,5″ della linea Porsche Design ed è disponibile nel taglio da 500GB e nel più capiente 1TB (qui recensito). Come tutti i modelli di questo tipo non necessita di alimentazione dedicata e basta il semplice collegamento al computer. La porta è USB 3.0 e gli garantisce un’ottima velocità di trasferimento in confronto alla precedente 2.0. Purtroppo nessun Mac attuale può sfruttare questo miglioramento ed anche se è perfettamente retrocompatibile viaggerà sempre al di sotto delle sue reali possibilità. Le differenze in gioco sono piuttosto elevate come mostra questo semplice grafico:

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In pratica ciò che richiede 25 sec per essere trasferito via USB 2.0 (a prescindere dalla velocità di rotazione dei piatti) con l’USB 3.0 ne richiede solo 8 con dischi da 5400 rpm (come questo del P’9220) ed addirittura 6 con quelli a 7200 rpm. Un utente Mac che sceglie questo disco oggi lo potrà dunque sfruttare al di sotto delle sue reali possibilità, solo con il 2012 e con Ivy Bridge le cose cambieranno. Appena collegato al computer si scopre poi che LaCie non ha ancora aggiornato il proprio software per Lion ed un messaggio d’errore ci avvisa che, per via del mancato supporto della vecchia architettura PowerPC, non è possibile utilizzare il setup assistant.

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Di norma tendo ad inizializzare i dischi per utilizzarli “nudi e crudi” e non mi è mai capitato di sfruttare le applicazioni fornite in bundle dai produttori, in in tutti i casi dispiace un po’ che proprio un’azienda così attenta al mondo Mac non abbia ancora aggiornato il proprio software. Nello specifico sarebbero: LaCie Private-Public, Backup Assistant, Eco Mode e Wuala.

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Il P’9220 ha dimensioni leggermente più grandi rispetto i più recenti dischi da 2,5″, in particolare per via della solida struttura esterna in alluminio che ricopre tutta la struttura ed è spessa ben 3mm nella zona più stretta (nell’immagine si vede vicino ad un Air 11″). L’altezza del modello da 500GB è di 15mm mentre per quello da 1TB sono 18mm. Dai profili e spigoli vivi si nota la precisione con cui è realizzato ed il design è sicuramente un punto a suo vantaggio.

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Una luce led mostra l’attività del disco attraverso una sottile feritoia che consente di vederla sia dall’alto che frontalmente. La presa USB è posta sul lato lungo, soluzione che preferisco in quanto lo trovo più comodo da affiancare al computer. Le fasi di scrittura/lettura sono sufficientemente silenziose ma i test di velocità su Mac purtroppo non gli rendono giustizia.

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Conclusioni
Per quanto riguarda l’archiviazione esterna, in questo periodo storico la scelta per l’utente Apple/Mac è un po’ complicata. Ci troviamo con l’USB 2.0 che è già ampiamente superata, con la Firewire che si comporta meglio ma porta a costi superiori dei dispositivi ed all’incompatibilità attuale con gli Air ed i MacBook (dove non è presente) ed il dubbio legittimo per il futuro e, infine, la Thunderbolt che potrebbe essere il futuro ma è ancora in cerca di una identità e, sopratutto, di dispositivi abbordabili e diffusione. Volendo tracciare delle sommarie direttive potremmo dire che l’USB 2.0 risulta ancora valida solo per l’archiviazione generale di tipo “statico” o comunque in caso di prezzi convenienti. La Firewire per usi pro e semi-pro è ancora una scelta valida a patto di avere Mac che la possiedono e di usufruire veramente di quel po’ di velocità in più con trasferimenti piuttosto frequenti. E poi c’è la Thunderbolt che per il momento fa gola solo ai professionisti, sia per costi che per prestazioni. L’USB 3.0 rappresenta la soluzione migliore in termini di costi/prestazioni e può soddisfare un po’ tutti in termini di qualità ma rimane il problema dell’utilizzo su Mac dove non viene sfruttata a dovere. Si potrebbe anche pensare di sceglierla ora vista la perfetta retrocompatibilità con la 2.0, vedendola un po’ come un “investimento” per il futuro. In effetti se il prezzo d’acquisto rispetto a modelli USB 2.0 non subisce variazioni degne di nota, come d’altronde spesso sta accadendo, allora è un di più che comunque sarà ben gradito. In caso di prezzi sensibilmente più elevati conviene fermarsi a riflettere: dal 2012 arriveranno i Mac con la USB 3.0, ma abbiamo in programma di cambiare computer?

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voto 4Per quanto riguarda il Mobile Disk P’9220 siglato Porsche Design ci troviamo di fronte ad un prodotto che a nostro giudizio meriterebbe 4,5 stelle: bello, resistente e dalle grandi qualità. Ci fermiamo però a 4 stelle dal momento che su queste pagine abbiamo sempre avuto l’abitudine a giudicare i prodotti il più oggettivamente possibile ma sempre in ottica mac-user.

Costi
Il prezzo del modello da 1TB è orientativamente di 160€. Chiaramente esistono prodotti meno costosi in circolazione, in particolare se ci si accontenta della USB 2.0. Le motivazioni per scegliere il P’9220 sono comunque molteplici, dall’USB 3.0 (potendola sfruttare già ora o in futuro) alla resistenza e qualità dei materiali. Inoltre trattandosi di prodotti siglati Porsche Design non c’è da stupirsi se verrà considerato anche il fattore puramente estetico.

PRO
ico.piu.png Costruzione impeccabile e molto resistente con una scocca di 3mm di alluminio
ico.piu.png Silenzioso
ico.piu.png Esteticamente riuscito (la sigla Porsche Design è una garanzia)
ico.piu.png Veloce con l’USB 3.0

CONTRO
ico.piu.png Il prezzo elevato ma in linea con le qualità del prodotto

DA CONSIDERARE
ico.piu.png Per gli utenti Apple c’è il limite della USB 2.0 ed anche un software non aggiornato per Lion

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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