Recensione: Fujifilm X10, una perfetta macchina dei ricordi

Se ci siamo interrogati sul futuro delle compatte prosumer è perché sia i fotografi che i produttori sembra si stiano dirigendo verso altri lidi. Un esempio lampante è quello di Canon che nel classico aggiornamento annuale della serie G ha pensato bene di creare qualcosa di profondamente diverso inserendo un largo sensore e dando vita alla G1X. Ma anche Nikon, approdando nel settore delle mirrorless con le Nikon 1, ha implicitamente confermato che alla base della propria gamma, subito dopo le compatte e le bridge, serve ormai maggiore qualità.

Ci sono mirroless con sensori APS-C che costano anche meno delle più avanzate compatte ed offrono una qualità fotografia impareggiabile, specie quando la luce inizia a scarseggiare. Certo sono soluzioni differenti, quasi sempre più ingombranti, ma la maggior parte di queste continua a poter essere trasportata nei tasconi di una giacca. Tra le più compatte mirrorless c’è la Sony NEX c3 che con circa 400€ si prende con il luminoso pancake grandangolare ed occupa meno di una Nikon P7100 (recensione). Pur non potendo mettere sullo stesso piano una compatta top di gamma ed una EVIL, quando i prezzi iniziano ad equivalersi diventano automaticamente rivali: se con la stessa cifra si può comprare qualcosa di migliore allora fermarsi a riflettere mi sembra naturale.

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Seppure in questo momento storico le mirrorless attirino più interesse delle migliori compatte, Fujifilm è riuscita a creare un prodotto in grado di appassionare i fotografi con contenuti di qualità ed uno stile riuscito. Questo risultato è in gran parte dovuto anche al successo della sorella maggiore X100 che Fujifilm ha opportunamente sfruttato con la X10, la quale ne richiama il nome e ne riprende in gran parte lo stile ed i controlli.

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Caratteristiche primarie
Il sensore della X10 non è un APS-C come nella X100 ma è comunque più grande di circa il 20% rispetto quello delle altre fotocamere della propria categoria. Si tratta di CMOS da 2/3″ che produce immagini da 12 megapixel sfruttando la tecnologia proprietaria EXR, la quale prevede una diversa organizzazione dei pixel al fine di ottimizzare gamma dinamica, risoluzione e sensibilità. Altrettanto interessante è il comparto ottico, con un obiettivo da 28-112mm equivalente, stabilizzato e con una eccellente luminosità su tutte le focali: f/2-2,8. A completare il quadro positivo un corpo robusto dallo stile senza tempo e controlli manuali.

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Display e mirino
Sul retro della Fuji X10 il protagonista è lo schermo TFT da 2,8″ e 460.000 punti. Risoluzione non da primato ma comunque più che sufficiente per la corretta visione delle immagini e la gestione del menu. Anche l’ingrandimento effettuato durante la messa a fuoco manuale risulta chiaro, seppure ci si debba affidare solo ai propri occhi perché non vi sono conferme sonore o visuali quando la messa a fuoco è corretta. Questo può essere impostato su differenti modalità e in quella di default vengono mostrate solo le informazioni di scatto al completo ed i punti AF, senza anteprima live dell’immagine. L’idea sarebbe quella di affidarsi al mirino ottico per inquadrare, cosa che ho voluto provare.

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A differenza della X100 il mirino della X10 non è ibrido ma è di tipo tradizionale, questo vuol dire che non mostra alcuna informazione. Segue fedelmente lo zoom e sulla sinistra vi è la correzione delle diottrie. È abbastanza ampio e chiaro, sicuramente migliore rispetto il minuscolo forellino presente nelle Nikon P7100 e Canon G12, per cui risulta usabile. All’atto pratico, però, questo approccio non è così utile sia perché rimangono presenti i normali errori di parallasse, sia perché si deve comunque staccare lo sguardo e verificare il display per controllare i parametri di scatto. Inoltre nell’angolo in basso a destra si vede chiaramente una porzione dell’obiettivo che invade la scena, specie quando questo viene esteso in tele. Molto più pratica è la classica visione con liveview ed informazioni, le quali risultano abbastanza complete. Quella che ho trovato migliore è però la modalità personalizzata nella quale si possono aggiungere altri elementi, come ad esempio le indicazioni della livella elettronica e l’istogramma.

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Corpo, ergonomia e controlli
Ho portato con me la piccola – neanche tanto – Fuji ad una serata con amici e più di una persona mi ha chiesto se fosse una fotocamera a pellicola o digitale. In questa osservazione è contenuta un po’ l’essenza della X10 che racchiude un cuore moderno in un vestito decisamente tradizionalista. E non si tratta solo di una questione di stile perché dietro l’apparenza si trova davvero una struttura solida e ben assemblata, con le parti superiore ed inferiore in lega di magnesio ed il resto diviso tra metallo e plastiche “rugged”, piacevoli al tatto e incredibilmente solide. La sensazione è che sia veramente indistruttibile ed i 350 gr lo confermano appena impugnata.

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Tolto il tappo, anch’esso in metallo, basta ruotare lo zoom in senso orario dalla posizione OFF fino a raggiungere la prima focale disponibile (28mm) per avviare la fotocamera. Non c’è quindi un tasto dedicato all’accensione e basta riposizionare l’anello di zoom su OFF per ritrarre l’obiettivo e spegnerla. La soluzione è banale quanto utile e fortunatamente in Fuji hanno pensato anche ad un’avvio rapido della modalità riproduzione con la pressione del tasto play sul retro, perché non avrebbe senso togliere il tappo e tirar fuori l’obiettivo solo per visionare qualche foto già catturata.

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Nella zona superiore si trovano già un buon numero di controlli: oltre al pulsante di scatto c’è la ghiera dei modi, un tasto Fn personalizzabile ed il selettore con la compensazione d’esposizione con posizioni da -2 a +2 ad avanzamenti di 1/3. Insieme ai metodi PASM vi sono due posizioni personalizzabili dall’utente (C1 e C2), la modalità filmato, le scene programmate, advanced (che include panorama, migliora nitidezza, ecc..), automatico ed EXR (priorità risoluzione, basso rumore, ecc..). La slitta permette di collegare un flash esterno, come il piccolo EF-20 o il più potente EF-42. Quello interno, a popup, è mediamente poco utile, anche se Fuji sembra pensarla diversamente visto che lo chiama “super intelligent flash”.

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Posteriormente la disposizione è praticamente identica a quella della X100 ed appare abbastanza razionale e ricca di accessi diretti. Nell’angolo in alto a sinistra si trova lo sblocco per il flash mentre più in basso, a fianco il display, quattro tasti danno accesso diretto alla modalità di riproduzione, modo esposizione, selezione AF e bilanciamento del bianco, in ordine dall’alto verso il basso. AE ed AF hanno anche la funzione di zoom in e out durante la riproduzione, come evidenziato dalle relative icone. Vicino alla scritta MADE IN JAPAN, volutamente in evidenza, c’è il LED che indica l’attività della fotocamera: una lucetta arancione che impareremo ad odiare (più avanti ne parleremo).

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Sulla destra, in alto, si trova la ghiera di impostazione dei parametri, azionabile facilmente con il pollice. Per la verità è anche  troppo leggera e non è difficile azionarla anche inavvertitamente. Complice di questo potenziale “incidente” è un’ergonomia per certi versi migliorabile, dal momento che l’impugnatura frontale è poco pronunciata e sagomata per essere stabile e l’alloggiamento posteriore per il pollice, identificato da un piccolo inserto in plastica morbida, è posto troppo esternamente. In sostanza per avere una presa sicura con una sola mano, istintivamente il pollice cerca un appiglio sicuro più verso l’interno, proprio sulla ghiera dei parametri. Se invece si utilizza anche la seconda mano sotto l’obiettivo, si può scaricare il peso su di questa e mantenere così il pollice nella zona prevista da Fuji. La ghiera è unica ma, operando in modalità Manuale, si può premere per passare alternativamente sul tempo o sull’apertura (ed una freccia gialla sul display indica il parametro attivo).

Il pad direzionale include una seconda ghiera rotante, ancora più leggera della prima, con passo così morbido da sembrare quasi “liscia”, come se girasse a vuoto. Comunque si usa molto poco, per lo più nel controllo manuale della messa a fuoco, dove risulta tutto sommato efficiente. Nelle quattro direzioni vi sono altrettante scorciatoie per metodo drive (in alto), modo flash (a destra), autoscatto (in basso) e macro (a sinistra). Il tasto centrale attiva il menu che è diviso essenzialmente in due aree: ripresa e set-up. In entrambe si trovano lunghi elenchi di opzioni con qualche traduzione zoppicante (come lo “spazio colore” che diventa “espacios color” in un guizzo ispanicità).

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Il menu non è tra i punti forti della X10 e spesso ci si perde tra le 5 o 6 pagine di opzioni alla ricerca di qualcosa. Per fortuna la maggior parte dei controlli primari sono diretti e con tasti dedicati, per cui ci si accede molto di rado. Rimangono da menzionare il classico blocco AE/AF, il pulsante che controlla le modalità di visualizzazione del display (come descritto precedentemente) e il tasto RAW. Quest’ultimo serviva solo per attivare/disattivare la modalità di scatto con file grezzi, ma l’ultimo aggiornamento firmware 1.03 ha introdotto la possibilità di personalizzarne la funzione con una pressione prolungata. Tuttavia una volta impostata la sensibilità ISO su Fn c’è già praticamente tutto a portata di “dito” per cui questa ulteriore possibilità diventa quasi superflua. La compensazione dell’esposizione è molto utile nelle modalità semi-automatiche ed il suo effetto è immediatamente visibile nello schermo.

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Velocità operativa
La X10 eredita un piccolo ma fastidioso difetto della X100. Si accende piuttosto rapidamente, lo scatto è esente da ritardi e la navigazione nei menu avviene rapidamente… tuttavia le operazioni di salvataggio in RAW o con alcune delle modalità di scatto avanzate, come l’EXR, richiedono alcuni secondi. Durante questo tempo vedremo lampeggiare il già citato led arancione e seppure il display non rimanga “congelato” non potremo accedere ad altri controlli. Provando a premere il tasto Fn (dedicato agli ISO) non accadrà nulla finché la fotocamera non terminerà la scrittura e lo svuotamento del buffer. Sono 4-5 secondi, non di più, ma ci si deve fare l’abitudine.

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Obiettivo
Lo zoom, una volta sbloccato, fuoriesce di qualche cm e si controlla esclusivamente agendo sulla ghiera, la quale appare molto robusta e dal movimento fluido e preciso. Non vi è un anello per la messa a fuoco che, come anticipato, avviene con la ghiera dei parametri sul pad direzionale (peccato). L’escursione è interessante dal momento che ha un discreto grandangolo (28mm) ed arriva anche ad un buon medio tele (112mm), tuttavia un 24mm sarebbe stato più apprezzato, anche a discapito di qualcosa sull’estremo opposto. Il rammarico però viene spazzato via immediatamente quando si legge il valore di massima apertura f/2-2,8. Anche alla massima escursione (che per i fan delle moltiplicazioni equivale ad un 4x) si ha una luminosità ottima di f/2.8. Questa caratteristica ci aiuta a non salire troppo con i valori ISO in caso di luminosità ridotta ed al tempo stesso ci permette di avere un po’ di controllo sulla profondità di campo.

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La distorsione a barilotto sui 28mm è un po’ pronunciata (serve un +5 su Camera RAW per correggerla), ma diminuisce rapidamente verso i 32/35mm. Le aberrazioni cromatiche sono presenti in misura abbastanza contenuta e la caduta di definizione sui bordi è minima, anche a massima apertura. La X10 non delude sotto questo aspetto con l’unica eccezione del problema denominato “white disc” che si manifesta con dei piccoli cerchi di luce bruciati nelle forti luci, che appaiono però solo in alcune condizioni di forte contrasto. Un problema analogo si aveva con i sensori CCD e non i CMOS, ad ogni modo Fujifilm ha già rilasciato un firmware che attenua la problematica ed è a lavoro per eliminarla completamente.

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Il mio più grande rammarico con la X10 è quello di non aver avuto modo di portare a casa degli scatti esteticamente gradevoli durante il periodo di prova, anche a causa di condizioni climatiche particolarmente avverse, ma nella pagina del minisito a lei dedicato si trovano alcune foto che fanno apprezzare meglio le sue doti.

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Qualità d’immagine, resa ad alti ISO
L’ottima luminosità dell’ottica ci viene in aiuto in molti casi per limitare il ricorso ad alti valori di sensibilità, ma non può fare miracoli. In ambienti chiusi con illuminazione artificiale, è facile arrivare a 1600 ISO e le immagini così generate in formato RAW presentano un livello di rumore troppo elevato, fino ad arrivare ad un 3200 ISO praticamente inservibile se non per la visualizzazione a monitor:

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Bisogna però ricordare che il sensore, pur essendo molto ampio per una compatta, è pur sempre da 2/3″. Inoltre da numerose prove effettuate ho potuto verificare che il sensore viene sfruttato al meglio scattando in JPG nelle modalità EXR, sfruttando la riduzione del rumore in-camera. Si perde qualcosa a livello di dettaglio, anche perché la dimensione si riduce a 6 megapixel, ma gli scatti così ottenuti sono largamente migliori di quelli in RAW, anche applicando correzioni in post-produzione. In effetti in questo modo diventano accettabili per una stampa, non troppo ampia, anche i 3200 ISO.

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In tutti i casi fino ad 800 ISO le immagini presentano una grana omogenea e non troppo invasiva, come dimostra questa ulteriore immagine tratta sempre dal minisito della X10.

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Le foto ottenute con la X10 hanno colori naturali e un buon senso di profondità. Ad ISO 100 le immagini sono veramente ben dettagliate per una compatta (apri esempio) ma ho come l’impressione che il pattern di pixel sul sensore EXR crei una certa granulosità che, vista al 100%, può sembrare sgradevole. Fortunatamente le fotografie non vanno analizzate al microscopio, ma stampate. E su carta i 12 megapixel della X10 rendono bene anche fino al formato A4.

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Il bilanciamento del bianco automatico è mediamente buono, seppure all’imbrunire nell’area portuale mi abbia stupito con immagini dai toni troppo violacei. L’esposizione calcolata tramite il metering a 256 zone è sicuramente sopra la media per la propria categoria: decisamente buona.

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Messa a fuoco / Drive
Nella zona frontale, vicino l’obiettivo, si trova il selettore per impostare la messa a fuoco automatica, continua e manuale. La velocità dell’AF in condizioni di buona luminosità è buona ed è anche piuttosto preciso. Inizia ad essere un po’ difficoltosa quando il soggetto è buio o non troppo contrastato, e l’illuminatore ausiliario non può fare miracoli. Per la sua categoria di compatta prosumer è comunque più che valida ed anche la messa a fuoco manuale risulta abbastanza usabile (ma sarebbe stato più opportuno avere un segnale di fuoco corretto). C’è il riconoscimento dei volti, per chi lo preferisce, e si può attivare la modalità spot che permette, dopo la pressione del tasto posteriore AF, di definire il punto di messa a fuoco con i tasti direzionali. Valida anche la raffica che in JPG raggiunge i 10fps, ma anche in questo caso c’è da tenere in conto un periodo di scrittura che interrompe le funzioni per alcuni secondi (scegliete SD veloci).

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Collegamenti, batteria, memoria
Uno sportellino, nella zona destra, nasconde l’uscita HDMI e la porta USB per il collegamento al computer. In basso vi è il vano per la memoria (SD/SDHC/SDXC) e la batteria. Questa zona è veramente molto robusta essendo in lega di magnesio come quella superiore. Le viti a vista sottolineano una costruzione realizzata per durare nel tempo ed è particolarmente apprezzabile l’aver decentrato l’attacco a vite per il treppiedi, in modo da poter comunque aprire lo sportellino ed accedere alla memoria. Si riescono a fare più o meno 250 scatti con “un pieno” ma è meglio uscire sempre carichi perché l’indicatore tende a scendere troppo velocemente verso la fine.

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Modalità video / extra
Ammetto con estremo candore che l’area “video” sulla X10 non ha catturato il mio interesse, quasi come se fosse quel di più non richiesto che intacca l’immagine austera di questa compatta che, con distaccata superiorità, stuzzica e conquista i palati più fini. Tuttavia non rimane indietro neanche su questo fronte con la possibilità di cattura in FullHD H.264 (1920 x 1080 @30fps) ed audio stereo. Da segnalare anche la modalità che simula lo sfondo sfocato ed il panorama guidato (entrambi solo in JPG). Non ci sono particolari effetti in camera, ma si possono simulare differenti pellicole ottenendo tonalità naturali molto belle. I file RAW non sono gestiti al momento dalle applicazioni Apple, per cui non si possono usare con iPhoto o Aperture, mentre con Lightroom o Adobe Camera RAW si possono aprire e convertire. Nel CD in dotazione c’è solo un software Lion-like (gli altri sono PowerPC), l’interfaccia è pulita ma l’usabilità non è il massimo, bisogna studiarselo un po’ per ottenere buoni risultati. Il manuale in dotazione affronta tutto ma con superficialità ed alcune informazioni si trovano più facilmente su internet paradossalmente.

voto 4,5Conclusioni
La Fujifilm X10 non è perfetta, ma ha carattere e sostanza. Pur facendo ottenere buoni risultati nel punta-e-scatta, la vedo più come un’amica che bisogna imparare a conoscere nel tempo. Dopo un po’ si comprenderanno i suoi limiti e come aggirarli per massimizzare la resa. Non bisogna dare niente per scontato con la X10, tant’è che parlando con l’amico Fabio, dopo i primi giorni di utilizzo, gli avevo evidenziato una certa delusione per il prodotto. Di norma scatto sempre in RAW e solo più avanti ho scoperto, impostando il RAW+JPG, che i file sviluppati dalla camera sono quasi sempre migliori di quelli che riesco ad ottenere elaborando il grezzo. Tra i tantissimi modi di scatto disponibili alcuni sembrano inutili ad un primo approccio. Sicuramente se ne prediligeranno alcuni piuttosto che altri, ma anche in questo caso sarà l’esperienza a guidarci. L’ho detto e lo ripeto: la X10 non è perfetta. L’ergonomia potrebbe essere migliorata, ad esempio, e speriamo che un aggiornamento firmware renda possibile l’uso della camera anche durante la scrittura dei file. Tuttavia offre un mix per il momento unico tra le compatte, con qualità costruttiva, ottica e fotografica, nonché un look inossidabile. Non è stato amore a prima vista nel mio caso ma si riconosce da subito che dietro quell’aspetto retro’ si nasconde un classico contemporaneo. Se il vostro obiettivo è scattare ad alti ISO, si può trovare di meglio spostandosi sulle EVIL. Se avete bisogno di una tascabile, ve ne sono sicuramente di più compatte come la Canon s100. Se deve essere la vostra unica macchina fotografica, allora forse è meglio un reflex. La Fujifilm X10 si sceglie in ragione delle sue doti, senz’ombra di dubbio, ma sono sicuro che chiunque la acquisterà lo farà anche per una questione sentimentale. Il voto complessivo è di 4,5 stelle: le perdoniamo senza troppi rimorsi quasi tutti i suoi difetti, perché non sempre i nei rovinano un bel viso.

Costi
Al momento si può prendere la Fujifilm X10 su Amazon a poco più di 430€ inclusa la spedizione. A questo prezzo è un’acquisto caldamente consigliato se cercate qualità e al tempo stesso un prodotto da tenere con voi nel lungo tempo. Certo, ormai con il digitale si tende a cambiare fotocamera molto più spesso, e non c’è dubbio che la tecnologia dei sensori continuerà a migliorare, ma la X10 non perderà neanche un granello del suo fascino e sarà per voi quel che deve essere un fotocamera: una splendida macchina dei ricordi. Mi rendo conto di aver attribuito alla piccola Fuji tanto valore sul piano emozionale, ma vi consiglio di recarvi in un negozio e di guardala un po’, impugnarla, sentirne il peso e la robustezza, probabilmente ne rimarrete stregati anche voi. In tutti i casi è più un prodotto da amatori che da geek alla ricerca dell’ultimo gadget.

PRO
 Design ricercato e senza tempo
 Struttura molto robusta, con superiore ed inferiore in lega di magnesio
 Plastiche “rugose” piacevoli al tatto e resistenti
 Obiettivo luminosissimo (f/2-2.8) e piuttosto esteso (28-112mm)
 Molti controlli manuali e due tasti personalizzabili (Fn e RAW)
 Accensione e spegnimento istantanea con l’apertura dell’obiettivo
 Molto rapida nelle operazioni e nello scatto (lag quasi inesistente)
 Metering a 256 zone affidabile e compensazione sempre a portati di mano
 Bilanciamento automatico del bianco generalmente buono
 Slitta a caldo per flash opzionali
 L’attacco a vite decentrato consente l’accesso alla memoria anche quando è sul treppiedi
 Colori naturali, buona gamma dinamica
 Modalità EXR con riduzione del rumore particolarmente efficiente ad alti ISO
 JPG sviluppati piuttosto bene già in camera
 Ottimo controllo manuale dello zoom
 Mirino ottico (non è il massimo, ma è sempre un di più apprezzato)
 Tantissimi modi di scatto utili, tra cui due personalizzabili dall’utente
 Video FullHD 1080p con audio stereo

CONTRO
Pro File RAW troppo rumorosi da 1600 ISO in su (meglio scattare in RAW+JPG)
Pro Nel mirino si vede un angolo dell’obiettivo
Pro Durante la registrazione su scheda non si può agire su altri comandi
Pro L’ergonomia è un po’ forzata per la posizione del pollice, ma ci si abitua
Pro Il problema “white disc”
Pro Il menu ha troppe pagine, andrebbe suddiviso e riorganizzato

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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