Recensione: Panasonic G3, il Micro Quattro Terzi in continua evoluzione

Quando ho recensito la Panasonic G2 ho evidenziato le sue molte similitudini con la sorella maggiore GH2. Due fotocamere praticamente identiche nell’aspetto ma diverse per caratteristiche, al punto che la GH2 potrebbe essere considerata ancora oggi la micro quattro terzi più completa mai realizzata, sia da Panasonic che da Olympus.

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Con la G3 è stata presa una direzione leggermente diversa e, seppure questa sia notevolmente migliorata rispetto al modello che sostituisce, perde anche alcune delle caratteristiche che la contraddistinguevano, allontanandosi dalla GH2 in quanto a completezza. Il corpo è più snello, ma si sono ridotti anche i controlli manuali in favore di un touchscreen più reattivo ed un’interfaccia parzialmente riarrangiata su di esso (e mutuata dai modelli di rango inferiore come i GF). In sostanza la G3 è andata a colmare il divario di prestazioni con la sorella maggiore, perché ora acquisisce video in FullHD con audio stereo ed è migliorata per risoluzione e resa ad alti ISO, ma per certi versi se n’è allontanata non avendo un ingresso per microfono esterno, perdendo alcuni controlli fisici, con un’ergonomia leggermente più sacrificata e per l’assenza del sensore di prossimità per il cambio rapido display/mirino.

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Inutile dire, viste le premesse, che non ero troppo entusiasta delle scelte di Panasonic per il futuro di questo modello. Ho usato ed apprezzato la G2 proprio per la sua completezza e speravo che la 3 fosse solo un miglioramento dei pochi aspetti che la distaccavano dalla GH2. E invece l’azienda ha puntato a creare un modello dall’approccio più semplice, probabilmente per non intimidire i meno esperti. Tutto sommato la differenziazione delle linee si è sempre rivelata una scelta vincente, Apple lo insegna, ma le attese per una superdotata top di gamma ora si spostano interamente sulla futura erede della GH2, una fotocamera che, per ora, è poco più che un rumor.

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Caratteristiche tecniche
Il nuovo Live MOS da 16,6 milioni di pixel è lo stesso presente nella recente GX1 e pur essendo in formato 4:3 permette di scattare in altri formati, compreso il classico 3:2. Il range di sensibilità è piuttosto esteso e va da 160 a ben 6400ISO. Miglioramenti rispetto alla G2 ci sono anche nel comparto AF, ora più rapido e preciso e con il tracking attivo durante la registrazione video, la quale ora è in FullHD e con audio stereo (nella G2: 720p / mono). Display e mirino si mantengono invariati, ma fortunatamente erano già piuttosto validi. La disponibilità di molte colorazioni per il corpo, oltre ad essere una tendenza del momento, conferma la vocazione user-friendly del prodotto.

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Corpo ed ergonomia
I gusti sono gusti ed ognuno conosce le sue mani. Io non apprezzo più di tanto la corsa alla miniaturizzazione nelle fotocamere, la G2 era già sufficientemente piccola ed al tempo stesso insolitamente comoda per via di una generosa impugnatura. Il lifting della G3 è gradevole sul piano estetico e le dimensioni sono state ridotte molto, una cosa positiva nel complesso. Quello che davvero non capisco è l’esigenza di accorciare così tanto l’impugnatura quando poi anche il più compatto degli obiettivi fuoriesce quasi 2 cm dal corpo. Alla fine la profondità complessiva aumenterà comunque, tanto vale optare per una migliore ergonomia.

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Per le mie mani, che ritengo essere medie per un’uomo adulto, sarebbe stato meglio avere un mezzo centimetro in più, ma tutto sommato l’ergonomia non è troppo sacrificata grazie ad una scanalatura che segue abbastanza bene le dita della mano. Sul retro si trova un’insenatura per il pollice che sembra altrettanto risicata, almeno finché non si capisce che è studiata per ospitare il collegamento delle due falangi, trovandosi con il polpastrello proprio sopra la ghiera dei parametri posteriore, sempre pronti ad intervenire. Nel complesso, pur non essendo immediatamente comoda come la G2, la G3 si comporta abbastanza bene, specie considerando le sue ridotte dimensioni. Resta di fatto che sembra realizzata su misura per le mani asiatiche o per quelle di una donna. La qualità costruttiva è rimasta su standard alti, con un giusto mix di plastica ed alluminio. La sensazione è che il corpo sia molto robusto e sicuramente ben assemblato.

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Display e mirino
Come già accennato non ci sono variazioni di rilievo su questo fronte, non che questa sia una brutta notizia. Lo schermo è il già noto 3″ TFT da 460.000 punti, completamente articolato ed abbastanza luminoso. La risoluzione è più che sufficiente ed è migliorata notevolmente la risposta del touchscreen. Rimane sempre di tipo resistivo, per cui è lontano da un iPhone dove basta sfiorare, ma rispetto la G2 è molto più comodo da usare anche per merito di una maggiore velocità operativa della fotocamera. Complete e personalizzabili le informazioni visibili, che comprendono tutti i parametri di scatto, diverse griglie, l’istogramma live della luminosità ed i livelli di registrazione audio. Alcuni elementi possono finanche essere riposizionati sul display a piacimento e si può decidere tra una visualizzazione fullscreen con i dati a margine oppure una riquadrata con le informazioni sotto e sopra. Ovviamente il menu ospita anche i vari menu di sistema.

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Anche il mirino è rimasto pressoché invariato, una unità LCD da 1.440.000 pixel molto ampia e comoda. Come tutti i mirini elettronici non offre quella limpidezza tipica delle reflex con pentaprisma, ma c’è da dire che ormai sono molto usabili anche questi. Non si avrà certamente lo stesso piacere di visione, e la fluidità in penombra ne risente un po’ per la naturale riduzione del refresh-rate, ma continuo a pensare che sia meglio un buon EVF rispetto ad un piccolo pentaspecchio come quello delle DSLR entry-level (ad esempio quello della Canon 1100D). Inoltre essendo un display ha anche qualche vantaggio come la previsualizzazione del bilanciamento del bianco calcolato, le informazioni al completo, la copertura del 100%, la gestione dei menu, ecc.. Non sono molte attualmente le mirrorless in questa fascia di prezzo ad essere dotate di mirino, anzi è difficile trovarne. Viene a mancare rispetto la G2 il sensore di prossimità per lo switch automatico tra display e mirino, una strada intrapresa anche da Canon nel passaggio dalla 550D alla 600D. Il passaggio è ora affidato ad un tasto laterale, molto semplice da raggiungere con il pollice della mano sinistra. Per molti questo è un fastidio mentre personalmente non mi disturba affatto, anzi, spesso mi capitava con la G2 di oscurare il display involontariamente avvicinando la fotocamera al corpo (cosa che ci si può trovare a fare frequentemente articolando lo schermo sull’esterno).

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Menu e controllo
La G3 non è una reflex, ma non è neanche una compatta. Sul corpo si trova un mix di tasti e funzioni che permette sia un buon controllo manuale che un uso totalmente automatico. C’è una sola ghiera dei parametri, in alto sul retro, ma può essere premuta per cambiare funzione. Ciò significa che in modalità M si passerà da aperture a diaframmi e che nelle semi-automatiche, ad esempio A, oltre a modificare l’apertura con una pressione si potrà intervenire direttamente sulla compensazione d’esposizione. Dal punto di vista funzionale è ottima ed ha anche un passo piuttosto deciso, con scatti pronunciati, ma per raggiungere la perfezione il feeling al tatto dovrebbe essere leggermente migliorato perché sembra un po’ povera.

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Il tasto QuickMenu, in basso, permette di accedere ad un nutrito elenco di modifiche sui parametri di scatto. Ve ne sono molti di predefiniti ma la cosa interessante è che sono ampiamente personalizzabili dall’utente che può letteralmente “riempire” la riga inferiore con le icone che preferisce, con un semplice drag&drop. Tramite il menu principale (accessibile dal tasto centrale del pad posteriore) si può anche personalizzazione la funzionalità del QuickMenu, assegnandone una diversa: poiché questo è anche accessibile con una icona dedicata sul display touchscreen, può in effetti non essere essenziale. Un secondo tasto personalizzabile è quello siglato con DISP./Fn1, subito sopra il pad. Di base alterna le visualizzazioni possibili sul display ma dal solito menu principale gli si può assegnare un’altra funzione. Ci sono quindi due tasti personalizzabili dall’utente, che su un corpo macchina così compatto e già dotato di altre scorciatoie, sono un’ottima cosa.

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In cima si trovano il pulsante per entrare nella modalità di riproduzione e quello rosso dedicato alla registrazione video, la quale è sempre attivabile con ogni modalità di scatto. Il pad direzionale include quattro scorciatoie per l’accesso alla sensibilità, bilanciamento del bianco, avanzamento e metodo AF. C’è tutto quel che serve, insomma, e l’unico aspetto negativo è che la maggior parte dei tasti sono veramente piccoli e quello DISP./Fn1 è addirittura a filo con il corpo. Certo lo spazio è risicato, ma si poteva fare di meglio con i tasti.

Il menu serve relativamente, giusto per le impostazioni generali della camera, ma all’occorrenza si dimostra veramente utile in quanto è completissimo di personalizzazioni. La suddivisione è abbastanza razionale e comprensibile (registrazione immagini, video, personalizzazioni, setup e riproduzione), di contro non include una guida, per cui sarà necessario far riferimento al manuale per alcuni aspetti più avanzati. C’è invece una guida per il touchscreen che spiega dove e quando si può utilizzare, utile le prime ore ma noiosa subito dopo: per fortuna si può disattivare.

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La zona superiore della G3 è stata particolarmente semplificata rispetto il modello precedente. Rimangono solo la ghiera dei modi, il selettore on/off, il pulsante di scatto e l’intelligentAuto (una modalità in cui la fotocamera tenta di determinare le caratteristiche della scena inquadrata nel tentativo di superare i limiti del classico modo automatico). La G2 aveva ben 3 selettori manuali aggiuntivi, ereditati dalla GH2, per impostare direttamente l’avanzamento, il metering e le modalità AF. Seppure almeno due di queste ora hanno una scorciatoia diretta sul pad direzionale, preferivo decisamente la vecchia impostazione. Anche in questo caso le modifiche sono da imputare al corpo ridotto ed all’evidente scelta di semplificarne l’uso.

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AF / Metering / Drive
Le impostazioni saranno anche un po’ meno dirette nella G3, ma dal punto di vista funzionale ci sono miglioramenti evidenti rispetto la G2. La messa a fuoco nelle micro quattro terzi non beneficia del rilevamento di fase, come avviene nelle piccole Nikon 1, ma la rapidità è veramente eccellente pur basandosi sul contrasto. È stata introdotta anche una modalità di tracking attivo che si può utilizzare durante la registrazione video: una volta attivata si seleziona il soggetto con il touchscreen e l’AF lo manterrà costantemente a fuoco. Molto interessante anche la modalità ibrida, dal momento che si può andare a perfezionare manualmente la messa a fuoco agendo sull’anello dell’obiettivo. La fotocamera offre la possibilità di ottenere un ingrandimento a pieno schermo dell’area interessata, oppure un riguardo centrale. Il fattore di ingrandimento si può definire con la ghiera dei parametri sul retro e il tutto risulta piuttosto pratico.

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Il metering può essere impostato su spot, bilanciato al centro e multiplo (che agisce sull’intera scena). Lavora bene e in ogni caso può essere agevolmente corretto, anche nei metodi a priorità, utilizzando la compensazione d’esposizione. Non c’è un tasto di blocco AEL/AFL ma si può assegnare tale funzione su quello Fn1. È anche presente una modalità di bracketing sull’esposizione a 3, 5 e 7 fotogrammi con step di 1/3 o 2/3, utile per l’HDR in post-produzione o per limitare i problemi di esposizione su scene con illuminazione complessa. La Panasonic G3 raggiunge i 4 fps in scatto continuo (modalità H), che scendono a 3 utilizzando il Live View (modalità M). Riducendo la qualità a 4 megapixel si possono catturare anche 20 fotogrammi al secondo (modalità SH). Il buffer contiene 7 fotogrammi (RAW+JPG) e poi richiede una breve pausa per lo svuotamento, ma si è già pronti a scattare appena dopo pochi istanti. È generalmente molto rapida nella risposta, senza lag avvertibili allo scatto.

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Flash
Il flash a popup integrato si sblocca con un tasto laterale. Ha un numero guida di 10.5, abbastanza buono per la sua categoria. Ci sono tutte le impostazioni che ci aspetta: compensazione, sincronizzazione sulla prima o seconda tendina, occhi rossi, ecc.. con la slitta superiore si ha la possibilità di collegare delle unità esterne più performanti, tra cui il potente FL500.

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Qualità d’immagine
I sensori Micro Quattro Terzi offrono ormai risultati che ben competono con le reflex APS-C. Dove la differenza è percepibile è con le alte sensibilità e già a 1600ISO la vecchia generazione (tra cui la G2) presentava un livello troppo elevato di rumore. A bassi ISO la qualità è eccellente, con una dinamica dei colori valida ed un’ottima nitidezza, che migliora notevolmente utilizzando un’ottica di qualità (che per fortuna non mancano). Con la G3 (e la GX1) le cose sono cambiate, e in meglio. Ora il divario con le APS-C si è ridotto a meno di uno stop nella zona calda, cioè a 1600ISO la G3 produce immagini paragonabili (se non leggermente migliori) ad una Nikon D3100 a 3200ISO. Certo, a seconda delle abitudini e necessità questa differenza potrebbe essere determinante, ma le Micro Quattro Terzi offrono in cambio molti vantaggi. I più evidenti sono peso e dimensioni, ma anche chi non è interessato a questi aspetti dovrebbe considerare le maggiori funzionalità nel campo video, le possibilità offerte dallo schermo articolato o la presenza di un mirino molto ampio con copertura del 100% (che nelle DSLR si ottiene solo nella gamma semi-pro). Inoltre il touchscreen, che per chi fa foto da anni può sembrare quasi blasfemo, in alcuni passaggi offre un’immediatezza impareggiabile, ad esempio nella determinazione rapida del punto AF.

Per gli amanti dei crop confrontiamo di seguito la stessa porzione di un’immagine ottenuta con tutti i valori ISO disponibili, da 160 a 6400. Lo sviluppo dal RAW è stato fatto direttamente con Aperture, senza aumentare il contrasto o modificare altri parametri, per questo l’immagine potrebbe sembrare un po’ “soft”.

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Crop 100% RAW: 160 ISO200 ISO400 ISO800 ISO1600 ISO3200 ISO6400 ISO

Cliccare sulle immagini per aprire il file JPG completo a qualità massima ottenuto dal RAW.
ISO160

In JPG le immagini hanno anche minor rumore ma il filtro di riduzione è troppo aggressivo e si perdono parecchi dettagli, consiglio di utilizzare prevalentemente i RAW, specie con alti valori di ISO. Interessante però la possibilità di recuperare bene ombre e alte luci in JPG con la modalità I.DINAMICO. Alla fine dei conti per ottenere sempre il massimo da ogni situazione è meglio impostare il RAW+JPG ad alta qualità con I.DINAMICO su High.

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Batteria, memoria, collegamenti
Il vano batteria è sempre in basso, insieme a quello per la memoria (sono supportate SD/SDHX/SDXC). L’autonomia media è di 270 scatti (secondo lo standard CIPA), ma utilizzando molto il display ed abusando del video si rimane a secco poco sopra i 200. Anche sotto questo aspetto perde qualcosa rispetto la G2 ed ancora una volta a causa della riduzione del corpo. L’attacco per il treppiede, in metallo, è centrale rispetto l’ottica ed è distante dallo sportellino quel tanto che basta a poterlo aprire anche con la piastra di aggancio collegata.

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Sul lato destro si trovano l’uscita HDMI, l’uscita video composita (che diventa anche USB con il cavo in dotazione) e la porta per il controllo remoto via cavo.

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Registrazione video
Un tempo era un aspetto secondario, ma ormai non esiste fotocamera che non faccia video, dalle compatte alle reflex professionali. Personalmente trovo che la combinazione offerta dalle Micro Quattro Terzi in questo ambito sia una delle migliori, specie per i modelli come la G3. Il corpo è leggero e si riesce a tenere senza stancarsi, il display articolato offre una incredibile praticità (anche per l’autoripresa), la qualità d’immagine è piuttosto elevata anche con scarsa luminosità, ci sono molti controlli manuali, l’impostazione del punto AF con il touchscreen è pratica, esistono numerosissime ottiche fisse di qualità e, rispetto la stragrande maggioranza delle DSLR, la messa a fuoco per contrasto funziona molto meglio. E oltretutto rimane comunque una buona macchina fotografica ed a buon prezzo. La cosa spiacevole della G3 è che acquisisce audio stereo e video FullHD ma perde il collegamento del microfono esterno. Onestamente non l’ho mai usato sulla G2, ma dispiace comunque che venga a mancare tale possibilità proprio in relazione alle buone doti di registrazione video. Riguardo l’audio vi sono 4 livelli di registrazione e la possibilità di attivare la riduzione del vento su 3 livelli.

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Di seguito un esempio di cattura in FullHD realizzata a mano libera con l’obiettivo in kit 14-42mm (sopra al centro). Agendo sull’anello di zoom manuale non si ha fluidità, problema che si può aggirare evitando di zoomare durante le registrazioni oppure acquistando separatamente l’obiettivo motorizzato con powerzoom Lumix G X Vario 14-42 (che vedete sopra a destra). L’AF automatico e l’esposizione sono ben gestite. Il rollingshutter è presente, come nei modelli precedenti e come per tutte le fotocamere prestate al video (a meno di non andare sulle DSLR professionali).

voto 4Conclusioni
In molti passaggi ho evidenziato aspetti per i quali la precedente G2 faceva meglio, almeno in quanto a possibilità offerte al fotografo. Ciò non deve però indurvi a pensare che la G3 non sia un’ottima fotocamera o che la vecchia G2 sia migliore. Semplicemente Panasonic ha preso una strada leggermente diversa con questo modello, andando a soddisfare maggiormente le esigenze dei meno esperti. Di contro in quanto a funzionalità non fa altro che migliorare la G2 su tutti i fronti, eccezion fatta per la mancanza del collegamento per un microfono esterno. La qualità d’immagine è migliorata e non solo in quanto a risoluzione ma anche per la resa ad alti ISO. La Panasonic G3 offre in un corpo compatto tutto quello che generalmente si può desiderare. C’è un ottimo mirino, un display efficiente e con tanto di touch screen, controlli manuali, qualità fotografia molto valida, corpo elegante e robusto ma al tempo stesso leggero, ma, sopratutto, un’ottima dotazione di ottiche. Le Micro Quattro Terzi stracciano senza mezzi termini tutte le altre mirrorless esistenti sotto questo aspetto, con un parco di obiettivi vastissimo, plurimarche e con lenti fisse di pregievole fattura. L’obiettivo in kit è già abbastanza nitido per essere un plasticotto, molto simile a quello delle DSLR entry-level di tutte le marche, mentre nel campo delle mirrorless devo dire che gli obiettivi base Sony NEX, Samsung NX e Nikon 1 sembrano più robusti. Nulla da dire invece sulla qualità costruttiva delle altre ottiche, come il 20mm f/1.7 o il Lumix G X 14-42 Powerzoom che potete vedere nelle immagini superiori. In sostanza, se vi serve una fotocamera compatta ad ottiche intercambiabili, completa di tutto (mirino, flash, ecc..), con numerose possibilità di espansione, un vasto parco ottiche e che sappia sfornare immagini di pregievole qualità, la Panasonic G3 potrebbe essere la vostra migliore scelta.

Costi
Il prezzo della versione marrone – che io ho scelto – con obiettivo in kit 14-42mm è di 530€ spedizione inclusa su Amazon. Ma per gusti più classici c’è anche la variante nera al medesimo prezzo. Il fatto che valga ciò che costa è, secondo me, fuori da ogni dubbio. Il problema è: perché non optare per una mirrorless con sensore più grande (come la NEX C3)? Ovviamente non si può rispondere in modo assoluto ma c’è da considerare che rispetto le NEX qui c’è il mirino ed il flash integrato, un display più pratico (incernierato all’esterno) ed un parco ottiche che vince a mani basse. E se dovessimo fare un confronto anche con una reflex entry-level, ritengo che la G3 avrebbe tutte le carte in regola per vincere anche quello.

PRO
 Corpo compatto e robusto (forse anche troppo)
 Qualità d’immagine molto buona, specie sotto i 1600ISO
 Semplice da usare, ma ricca di funzionalità avanzate
 Mirino integrato grande, fluido, di buona qualità e ricco di info
 Display completamente articolato e con pratico touchscreen
 Ben due tasti funzione personalizzabili che si sommano alle scorciatoie del pad direzionale
 Slitta per il collegamento di flash esterni (ce ne sono per tute le tasche)
 AF rapido, ottimo il nuovo tracking anche nel video
 Sempre molto reattiva
 Grande quantità di ottime lenti disponibili (in assoluto la migliore mirrorless in questo)

CONTRO
Pro Corpo e tasti sono piuttosto piccoli, mentre il mirino sporge
Pro Non c’è più la possibilità di collegare un microfono esterno
Pro In condizioni di scarsa luminosità l’AF perde efficacia

IMMAGINI DI PROVA

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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