Quando ancora si andava avanti collezionando pile di CD e DVD, ero solito entrare in un negozio di elettronica (gli store online in Italia erano poco quotati) e chiedere dei Verbatim. È proprio con i supporti ottici che ho conosciuto ed apprezzato questa azienda, ma negli anni successivi l’ho sentita nominare sempre meno. Ho continuato a considerare positivamente i suoi prodotti, tant’è che ho acquistato pendrive, memorie ed anche hard disk veramente riusciti come lo Store’n’Go per Mac doppia interfaccia che continua a darmi molte soddisfazioni giorno dopo giorno (e forse anche in futuro visto la predisposizione USB 3.0).

Data la mia passione per gli SSD, non potevo che essere contento leggendo che anche Verbatim si sarebbe impegnata a realizzare le proprie soluzioni in questo settore. Sono ormai anni che testo dischi allo stato solido e sono ben consapevole delle loro complessità e problematiche, espresse in decine di articoli differenti, ma è certo che sono destinati a soppiantare gli hard disk meccanici nella stragrande maggioranza delle applicazioni. Senza addentrarci per l’ennesima volta nell’elencazione di pregi e difetti delle unità disco basate su memorie Flash NAND, ci preme ricordare che il nostro banco di prova è volutamente ristretto all’ambito Mac, dove per i dischi non installati direttamente da Apple non vi è il supporto nativo per il TRIM, funzionalità utilissima per mantenere elevate le prestazioni di lettura e scrittura nel tempo.

Nel 2010 dicevo che il TRIM su OS X sarebbe potuto non arrivare mai, ma sono stato smentito dalla stessa Apple che lo ha introdotto nei mesi successivi, anche se solo parzialmente, limitandolo ai suoi dischi. Tuttavia rimango fermamente convinto fino a prova contraria che un sistema che richiede la concertazione e partecipazione attiva del sistema operativo per far funzionare bene un componente, rappresenti il passato e non il futuro. È molto più pratico ed intelligente creare unità autosufficienti, con sistemi di manutenzione integrati a livello locale, interamente decisi da controller e firmware. Ecco perché ho sempre scelto unità con elaborati algoritmi di Garbage Collection ed evitato le applicazioni che abilitano forzatamente il TRIM sui dischi non-Apple. Ed anche quando ho deciso di provare ad usare GC e TRIM Enabler non ho notato miglioramenti ma, anzi, delle strane pause di riflessione del Mac normalmente non presenti.

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Quando ho ricevuto l’SSD Verbatim SATAII da 128GB per i miei test, avevo pochissime informazioni al suo riguardo. La scheda tecnica del produttore elenca qualche dato numerico riguardo le velocità di lettura e scrittura, ma non elenca nel dettaglio i suoi componenti. Ragione per la quale ero particolarmente curioso.

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L’upgrade kit comprende il disco, nel classico form factor da 2,5″, un case USB esterno per collegarlo e clonare l’installazione precedente di OS X (nel caso si voglia procedere per questa via), nonché una staffa per l’adattamento negli slot da 3,5″, delle viti ed i cavi di collegamento. La maggior parte di queste cose non serviranno sui nostri Mac, compreso il software di backup NTI Echo che possiamo felicemente sostituire con il fidato Carbon Copy Cloner, ma il case esterno può risultare davvero utile per chi possiede iMac e MacBook / Pro. Essendo una unità SATAII (3Gb/s) si può installare tranquillamente su tutti i Mac degli ultimi anni, sia su quelli SATA (1,5Gb/s) che nei più recenti SATA3 (6Gb/s): la velocità negoziata sarà limitata dal controller nel primo caso e dal disco nel secondo. Ma andiamo a vedere cosa ho scoperto al suo interno.

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Le 16 unità di memoria, 8 per lato, sono NAND MLC di Toshiba da 8GB, la cache da 128MB è realizzata da hynix ed il controller è un Phison PS3105-S5-I che, tramite google, scopro essere presente anche nel Patriot Torqx. Trovare informazioni specifiche in merito il suo funzionamento non è stato per nulla semplice, non essendo un componente diffuso, ma i miei entusiasmi sono stati raffreddati quando ho scoperto che supporta il TRIM ma non possiede un Garbage Collector autonomo. Con un po’ di innegabile dispiacere ho proseguito con i miei classici test.

Il primo step è stato clonare l’attuale sistema operativo installando l’SSD nel case USB. L’operazione di copia può richiedere anche mezz’ora, a seconda della quantità di dati, ma si è svolta senza alcun problema. Successivamente si deve smontare il case inferiore del portatile, in questo caso un MacBook Pro del 2011, ed installare l’SSD al posto dell’HDD. Come sempre si può decidere anche di sostituirlo al SuperDrive con uno dei tanti adattatori disponibili. Io l’ho posizionato sul canale principale da 6Gb/s, anche sapendo che la velocità negoziata sarebbe stata di 3Gb/s.

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Prima di eseguire test numerici ho usato il Mac come faccio di solito, lanciando le mie applicazioni preferite, scaricando la posta, navigando un po’, modificando qualche foto, ecc.. l’impressione è stato decisamente positiva ed il disco ha risposto molto bene. Il tempo di avvio ha subito un lieve rallentamento, dai 35/40 sec del mio OWC 6G (installato sul canale SATAII) a 45/50 sec: un nonnulla.

DiskSpeedTest

Le velocità medie di lettura/scrittura evidenziate da Disk Speed Test sono abbastanza elevate per una unità SATAII. I risultati sono sovrapponibili a quelli del Vertex 2, il quale ha stabilito primati di velocità prima del passaggio al SATA3. Andando più nel dettaglio con QuickBench si evidenziano dei picchi che superano i 270 MB/s nella lettura continua e sfiorano i 260 MB/s nella scrittura, andando anche a superare i dati dichiarati dalla casa.

quickbench

Il Verbatim SSD 128GB SATAII (manca stranamente un nome proprio) è simile al Vertex 2 anche nei valori di IOPS che si attestano su 4000 operazioni al secondo con i blocchi random da 32K. Sono numeri dimezzati rispetto i più recenti e prestanti dischi che viaggiano sui 6Gb/s del canale SATA3, ma sono solo i Mac dopo il passaggio a Sandy Bridge a poterne giovare. Questa unità è invece pensata come upgrade sostanziale ed al tempo stesso economico per i Mac meno recenti.

voto 3Conclusioni
Il mercato degli SSD è legato in larga parte al prezzo delle memorie flash e per questo motivo si avvertono importanti oscillazioni di prezzo (un po’ come accade anche per le RAM). Capita anche che dischi più recenti abbiano prezzi più bassi di quelli vecchi, ma anche questo è un sintomo chiaro di questo specifico mercato. Se provate ad acquistare espansioni di memoria piuttosto datate è facile che abbiano prezzi più alti di quelle in voga nel momento che rientrando nel canale mainstream, con altissima richiesta, produzione e distribuzione, raggiungono rapidamente l’ottimizzazione dei prezzi. Dopo aver provato moltissime unità e spaccato il capello analizzando differenze prestazionali dell’1%, sono giunto alla conclusione che l’upgrade più importante per i Mac non sia un SSD specifico ma, semplicemente, un SSD. Lo dimostra il fatto che dopo aver lavorato con i migliori e più costosi dischi, questo Verbatim mi è sembrato comunque validissimo nell’uso quotidiano, pur con prestazioni praticamente dimezzate rispetto quello che usavo fino al precedente riavvio. Quel che voglio dire è che il passaggio rispetto gli HDD tradizionali è molto più determinante ed evidente di quello che c’è tra il peggiore ed il migliore SSD che possiate trovare. È proprio la tecnologia ad offrire il vero salto di qualità e seppur condivida la ricerca del prodotto più valido sul mercato quando si programma un upgrade, si deve avere la consapevolezza che solo un benchmark ci evidenzierà le differenze realistiche tra varie unità di pari livello attualmente reperibili. In quest’ottica il Verbatim 128GB SATAII sembrerebbe interessante ed in effetti lo è per soluzioni lowbudget in ambiente Windows, ma per gli utenti Mac c’è un limite importante: il controller non possiede nessun algoritmo di ottimizzazione nativo e si appoggia solo al TRIM per il mantenimento delle prestazioni. Dopo averlo lasciato per alcune ore in scrittura continua non ho notato riduzioni delle prestazioni, ma alla lunga verranno fuori inevitabilmente. Senza una GC per usarlo su OS X è davvero consigliabile l’utilizzo di TRIM Enabler. Tuttavia per le ragioni di mercato già citate, il prezzo non è poi così basso da giustificarne la scelta rispetto altri concorrenti, specie considerando questa versione con l’upgrade kit che fa lievitare ulteriormente il costo.

Costi
Il Verbatim 128GB SSD SATAII si riesce a trovare anche a 100€, un prezzo decisamente interessante vista la resa effettiva di questo upgrade su qualsiasi Mac. Scegliendo l’upgrade kit il prezzo sale di circa 25€ ed arriva davvero vicino alle più recenti unità SATA3, risultando poco allettante. Gli utenti Windows potranno giovare maggiormente di tale unità, la quale si presenta con un prezzo di mercato livellato sul vecchio Vertex 2 ed anche inferiore al costo di $1/1GB, ma quest’ultimo rimane più indicato per l’ambiente Mac dal momento che il suo controller include un Garbage Collector che può sopperire alla mancanza del TRIM su OS X. In tutti i casi sapere che un Vertex 3 da 120GB si trova a 139€  ed un Corsair Force 3 della stessa capienza a 132€ non è certo un incentivo all’acquisto di questo Verbatim.

PRO
più Upgrade kit completo con utile case esterno per l’installazione e riutilizzo del precedente disco
più Prestazioni medio-alte per un SATAII
più Prezzo di mercato interessante

CONTRO
meno Non c’è un Garbage Collector che possa sopperire su Mac OS X all’assenza del TRIM
meno Il mercato ci propone alternative decisamente più ghiotte con soli 20/30€ in più

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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