A distanza di svariati mesi il dibattito su Siri e sulla sua efficienza inizia ad entrare nel vivo, con i primi bilanci sul servizio, che a tutt’oggi rimane in Beta e solo per un numero limitato di lingue. Spinta da Apple anche nei più recenti spot pubblicitari americani, l’assistente virtuale non sembra ancora aver fatto breccia nel cuore di molti. E a quanto pare, questo pensiero potrebbe non essere limitato solo all’esterno di Apple, come riporta AppleInsider.

Viene citato in particolare un nuovo report di Adam Lashinsky, autore del libro “Inside Apple” uscito qualche mese fa. Una sua fonte, ex-dipendente Apple, ha riferito di un generale senso di imbarazzo all’interno dell’azienda riguardo Siri, che si sarebbe rivelato al di sotto anche delle aspettative degli ingegneri stessi. Un prodotto per cui Jobs avrebbe addirittura perso il lume della ragione, fosse stato ancora vivo.

Pur sapendo che Lashinsky ha certamente tanti contatti nel mondo Apple, consentendogli così di avere una notevole conoscenza dell’ambiente, queste affermazioni vanno comunque prese con beneficio d’inventario, in quanto non è possibile davvero sapere se questa fonte è un ex-dipendente Apple, è un dubbio che solo Adam e appunto la sua “gola profonda” possono chiarire e che per motivi di privacy con grande probabilità rimarrà irrisolto. Detto ciò, però, qualche fondo di verità sembra esserci. Negli scorsi mesi le critiche su Siri non sono state poche, al punto da arrivare in certi casi addirittura a vere e proprie cause legali contro Apple perché il servizio non onorava quanto promesso dall’azienda nel suo materiale promozionale. Ad aggiungere ancor più dubbi i più recenti spot, i quali non mostrerebbero situazioni d’uso reali: la richiesta di Samuel L. Jackson a Siri di segnare un promemoria sul gazpacho da mettere sotto ghiaccio entro un’ora non riesce a essere riprodotta dai “comuni mortali”, come riporta John Gruber di Daring Fireball. Paul Kafasis, colui che ha tentato di replicare il comando dello spot nella realtà, non è riuscito a far memorizzare il reminder all’iPhone, nemmeno usando la voce stessa di Jackson dalla pubblicità precedentemente registrata. Non proprio una bella figura per Apple, quindi, ma del resto nemmeno è una novità creare situazioni negli spot non perfettamente attinenti alla realtà dei fatti, lo si è spesso fatto e si continuerà a farlo.

Al di là di tutto, poi, va fatta una doverosa osservazione, già fatta peraltro nelle prime righe dell’articolo: parliamo di una Beta, di un prodotto ancora in sviluppo. Le imperfezioni e i bug sono più che previsti in uno stadio di questo genere, ben lontano dalla versione finale del prodotto. Ad Apple si può più che altro dare la colpa di darci troppa enfasi commerciale, creando aspettative esagerate su qualcosa che sostanzialmente non è ancora pronto e che come ovvia conseguenza porta insoddisfazioni e percezioni negative. Ma dall’altra parte va detto pure che l’indicazione “Beta” è visibile e ripetuta nella pagina di presentazione, perciò bocciare già del tutto il prodotto e addirittura prendere la situazione come un esempio della qualità in calo dell’azienda è esagerato. Francamente, sono più inconvenienti come quelli del riscaldamento molto marcato del nuovo iPad o dei suoi lunghissimi tempi di ricarica a preoccuparci di ciò, in proporzione, ammesso e non concesso che sin da ora ci sia il bisogno di crucciarsi seriamente. E anche pensare a un Jobs inferocito suonerebbe strano, considerato come abbia sicuramente avuto molta voce in capitolo durante lo sviluppo dell’iPhone 4S e delle sue funzionalità; se davvero avesse avuto di che arrabbiarsi, Siri (che, ricordiamo, ha anche un passato come app a sé stante, prima dell’acquisizione dell’azienda produttrice da parte di Apple nel 2010) non sarebbe mai uscito dalle stanze di Cupertino. In ogni caso, una lezione può sicuramente essere tratta da Apple per il futuro: le Beta vanno trattate e promosse come tali, e mai come prodotti finiti. Gli errori, alla fine, hanno sempre un loro prezzo.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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