Libertà di scelta delle app predefinite nel futuro di iOS? Interessante, ma difficilmente accadrà

Anche questa volta arriva un interessante spunto di riflessione da Cult Of Mac, in seguito alla famosa vicenda Mappe con tanto di lettera di scuse da parte di Tim Cook, le quali troviamo siano state un bel gesto, al di là comunque della possibilità di evitarle con una transizione più graduale, di cui abbiamo già discusso in precedenza. Il CEO di Apple, nel rassicurare riguardo prossimi miglioramenti per il servizio, ha intanto consigliato di affidarsi a soluzioni di terze parti qualora vi fosse necessità di maggior accuratezza. Ed è proprio da qui che l’autore dell’articolo sopra linkato, John Brownlee, ha lanciato la sua idea: e se con iOS 7 arrivasse maggior libertà di scelta per quanto riguarda le applicazioni predefinite?

In una mossa alquanto curiosa, Apple non solo ha consigliato servizi alternativi (anche via web, e sul sito viene infatti spiegata la rapida procedura per aggiungere un sito alla pagina home, da caricare quasi come fosse una app a sé stante), ma ha addirittura creato una sezione apposita sull’App Store per indicare agli utenti quelli migliori. Nella categoria “App di mappe” sono incluse applicazioni sia gratuite che a pagamento, con differenti funzionalità e ambiti, per coprire tutte le esigenze.

I “privilegi”, per così dire, ottenuti dalle applicazioni cartografiche non sono stati finora ottenuti da nessun’altro settore dell’App Store. Browser e client di posta alternativi, ad esempio, non godono di sezioni dedicate, né tantomeno di incoraggiamenti ufficiali. E a complicare la loro situazione sovvengono anche ulteriori limitazioni, ad esempio quella sul motore JavaScript. Una situazione apparentemente destinata a non cambiare. Ma, vista proprio la decisione presa nell’ambito mappe, Cult Of Mac sembra intravedere una possibilità per iOS 7 e per i futuri aggiornamenti dell’App Store di dare maggiore importanza alle applicazioni di terze parti, potendole rendere predefinite per i loro compiti al posto delle app già incluse da Apple. Con relativamente pochi sforzi, Brownlee la considererebbe per l’azienda la soluzione ideale per evitare “uova in faccia” (per dirla nel loro stesso modo) in futuro nel caso di false partenze come quella appena accaduta.

L’opportunità, effettivamente, è interessante. Nel mondo jailbreak è già realtà, dato che da tempo esistono hack a disposizione in modo da impostare, ad esempio, Chrome o altri browser come predefiniti al posto di Safari, in modo da aprire qualsiasi link dall’app scelta. Portare una feature del genere in iOS 7 significherebbe certamente dare all’utente maggiore libertà d’azione. In qualsiasi momento avremmo la possibilità di utilizzare l’app che più ci aggrada per quelle determinate operazioni, dimenticandoci di quella integrata che non soddisfa del tutto le nostre esigenze.

Ma, a conti fatti, un simile scenario varrebbe la pena per Apple? A essere sinceri, diremmo di no. Ogni azienda deve cercare sempre il miglior compromesso tra i suoi interessi e quelli dell’utente. E, per quanto diamo assoluta preferenza a tutte le scelte che portino vantaggio a noi consumatori, comprendiamo anche la necessità dal punto di vista commerciale di stabilire alcuni paletti. iOS è un ecosistema, non solo un semplice sistema operativo base, fatto di app e servizi, sviluppati da Apple stessa e fatti con la migliore integrazione possibile tra loro in modo da massimizzarne l’uso. Più si usa ciò che viene fornito da iOS o dalle applicazioni aggiuntive preparate dall’azienda nell’App Store, più l’ecosistema ne trae vantaggio, ed è per questo che la user experience viene strettamente controllata come ben sappiamo. Un modello che per le sue implicazioni appena scritte non a tutti piace, infatti è uno tra i tanti motivi per cui Android ha fatto presa, ma ha garantito finora un buon numero di utenti soddisfatti nonché guadagni costanti e in crescita.

A Cupertino, dare la possibilità ad altri di impostare le proprie app come predefinite al posto di quelle di sistema sarebbe visto come un danno. Per quanto piccolo, pur sempre un danno, perché in quel momento l’utente non contribuirebbe all’ecosistema proprietario, ma a uno concorrente. E i danni piccoli, sommati uno con l’altro, finirebbero per farne uno potenzialmente molto grande. Prendiamo una situazione d’esempio, in cui iOS 7 consentisse di impostare liberamente applicazioni di terze parti al posto di quelle predefinite di sistema. Guardiamo la presenza di Google nell’App Store: avrebbe praticamente quasi tutto ciò che serve per fare una sostituzione in blocco. E ciò potrebbe rivelarsi un notevole assist per l’azienda di Mountain View. Se si finisse per usare solo app e servizi Google, in futuro si potrebbe essere invogliati a passare ad Android, dato che non vi sarebbe più convenienza alcuna a rimanere su iOS. Uno scenario disastroso, mettendosi nei panni di Tim Cook, e la cui rappresentazione teorica da sola dà buone garanzie sulla poca fattibilità pratica della soluzione di Cult Of Mac.

Certo, non siamo a One Infinite Loop, non possiamo sapere cosa stanno pensando e proprio per questo abbiamo fatto forte uso del condizionale. Potrebbero anche sorprenderci e dare la possibilità di cui abbiamo discusso, e in quel caso vorrà dire che avranno fatto dei calcoli e considerato dei fattori, da noi non analizzati, che consentono loro di permetterselo. O potrebbero invece, com’è molto più probabile, migliorare le applicazioni più in difficoltà come quella Mappe al punto di non rendere ulteriormente necessario rivolgersi ai servizi concorrenti, a meno di esigenze particolari dei singoli utenti. Ogni opzione è in campo, perciò, chi vivrà vedrà.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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