E anche un altro keynote è andato. Con il suo carico di note positive e di note negative. A caldo, ha come sempre suddiviso in due categorie: chi è rimasto deluso e chi invece è risultato soddisfatto da ciò che hanno presentato. Per quanto siano opinioni, il fatto stesso di definirle “a caldo” le rende non definitive. Non di rado, infatti, a mente fredda il pensiero cambia, e si trova spiegazione ai nuovi prodotti, alle loro caratteristiche e anche alle loro mancanze. Proprio per questo, infatti, abbiamo preferito aspettare, lasciar passare il “post-partita” per proporre il nostro spunto in una situazione più tranquilla e meno confusa.

Partiamo da una tesi di fondo: l’iPhone 5 non ha rivoluzionato, e per certi versi non ha apportato innovazioni di notevole rilievo viste nei precedenti modelli. La sensazione di molti, infatti, è che Apple abbia fatto il “compitino”, quanto necessario per tenersi al passo coi concorrenti, in certi ambiti non riuscendoci. Il riferimento qui, in particolare, va all’NFC, che tanti pronosticavano come prossimo sull’iPhone, ancor di più con l’introduzione di Passbook in iOS 6, e invece è rimasto fuori dalle specifiche. Poi vi sono altre critiche, come quelle relative al sistema operativo, giudicato ormai stantio per la sua interfaccia grafica mai realmente ridisegnata, ma solamente aggiornata a spizzichi e bocconi. Su questo stato generale di apparente delusione vi sono state non solo discussioni, ma anche siparietti divertenti come quello di Jimmy Kimmel in cui un iPhone 4S viene spacciato per il nuovo modello e i passanti a cui viene chiesto di provarlo ne rimangono favorevolmente impressionati, ignari dell’inganno.

Insomma, gli ingredienti per una delusione cocente nelle vendite sembrerebbero esserci tutti. E invece, i preordini iniziati poche ore fa hanno già fatto slittare i tempi di consegna previsti. Impossibile credere siano tutti fanboy: sicuramente ce ne sono, così come ci sono anche gli early adopter che non resistono al fascino di essere tra i primi ad avere i nuovi prodotti. Ma tra essi c’è anche gente normale, chi magari è al suo primo smartphone e preferisce l’iPhone, chi invece proviene dalle versioni precedenti ed è rimasto sufficientemente soddisfatto dall’esperienza d’suo che ha deciso di restare nel mondo iOS. Gente che, in ogni caso, avrà sicuramente ponderato sia i pro e i contro sia la non indifferente spesa. Che non sia poi così malaccio, questo nuovo iPhone? Tre sono i punti fondamentali per i quali, secondo noi, la risposta a questa domanda può essere un sì.

1 – Il marketshare
La quota di mercato di Apple è buona, e ciò di cui dispone l’iPhone 5 basta per tenerla o quantomeno per gestire senza troppi problemi una discesa controllata verso il 15-20%, cosa che difficilmente sarà evitabile, soprattutto se Microsoft con Windows Phone 8 tornerà ad essere davvero della partita; ad ogni modo, una percentuale che va benissimo all’azienda dato che i profitti saranno molto alti e l’ecosistema di servizi continuerà a rendere. A chi ancora pensa che la guerra termonucleare contro Google sia realizzabile non intendiamo togliere la convinzione, tutto è possibile. Ma le forze in campo hanno proporzioni troppo differenti perché Apple possa seriamente pensare di mettere fuori gioco Android. Per farlo non dovrebbe esserci un solo iPhone, ma praticamente uno per ogni step da 50 € nel mercato, cosa assolutamente impossibile e nemmeno concepibile secondo la filosofia dell’azienda.

La chiave di competizione, nella fascia alta, è più sull’esperienza d’uso, ambito in cui sappiamo bene che a Cupertino tengono molto. Apple sa bene che il suo smartphone non è tecnicamente il migliore, o quantomeno che non è il più completo sulla piazza: l’importante è che sia a livello hardware sia software lo risulti per chi vuole espressamente un iPhone o ne ha già uno e intende rimanere sulla piattaforma. L’azienda cerca di corteggiare sicuramente gli utenti indecisi, che ancora non sono certi su che piattaforma scegliere, ma non sono la loro fascia preferenziale. L’importante è una base solida, costante, soddisfatta e remunerativa; qualsiasi altra cosa in più che arriva, naturalmente, è solo oro colato.

2- L’hardware
Per quanto abbiamo visto quest’anno, non si può dire che ci sia un vero innovatore, uno che a livello hardware sappia differenziarsi sensibilmente rispetto agli altri. C’è quello con il quad-core Cortex A9, che però magari soffre contro quell’altro con un dual-core Snapdragon S4. C’è l’altro ancora dotato di display da oltre 4.5″, ma che alla fine proprio a causa di ciò non riesce ad accontentare chiunque. Insomma, nessuno è esente da pregi e difetti. Sull’iPhone 5 pesa la mancanza dell’NFC, vero, ma per il resto Apple il compito l’ha svolto come previsto, lavorando sui materiali, che hanno portato a dimensioni più sottili e a una minore preoccupazione per gli urti (il vetro sul retro degli iPhone 4/4S se lasciato senza bumper è praticamente un invito a cercarsi guai alla prima caduta), migliorando alcuni aspetti come a livello video il display da 4″ e a livello audio l’HD Voice, nonché implementando l’LTE. Fatti tutti i conti, si è assistito a un livellamento per quanto riguarda le caratteristiche hardware. Apple, come gli altri produttori, sa bene che la vera sfida non è lì. Ci arriviamo ora col prossimo punto.

3 – Software ed ecosistema di servizi
Diciamocelo: iOS 6 non è un aggiornamento così massiccio, rispetto alla versione 5. Contiene molte novità, sia utili sia un po’ meno utili, ma a livello grafico anche stavolta non vi sono state grandi variazioni. Contrariamente ad Android, che ha ricevuto spesso corposi ritocchi nell’interfaccia grafica, includendo nel computo anche quelle personalizzate dei vari produttori, esempio la TouchWiz di Samsung o la Sense di HTC, iOS da questo punto di vista può risultare stagnante. Guardandola in modo squisitamente tecnico, è sicuramente vero, ma bisogna però considerare due aspetti fondamentali, qui strettamente legati tra loro: le differenti filosofie tra i due sistemi e la tendenza all’abitudine. Non tutti, infatti, sono disposti ad accettare profondi cambiamenti tra una versione e l’altra. Gli utenti che scelgono l’iPhone e vi rimangono sono soddisfatti di iOS, la piattaforma è stabile, ha evoluzioni graduali e controllate, non richiede nuove periodiche curve di apprendimento. A completare il tutto vi è l’ecosistema attorno, quello formato dalle tantissime applicazioni, mediamente di buona qualità, e dai servizi appositamente pensati per gli iDevice come iCloud. Tutti fattori che hanno garantito un notevole successo, destinato a proseguire.

La parte rivoluzionaria Apple l’ha già fatta, aprendo realmente l’allora quasi inesistente mercato degli smartphone e sviluppando la sua piattaforma; ora che il tutto si è stabilizzato può permettersi pure di stare su un percorso di evoluzioni più graduale. Jobs stesso disse ai tempi del primo iPhone: si tratta di una piattaforma che avrebbe dato all’azienda cinque anni di vantaggio sui concorrenti. Così è stato, forse un po’ meno di cinque anni, ma comunque per un cospicuo periodo di tempo. Adesso, considerato anche come si sia ristretto il margine innovativo, non c’è più l’esigenza sentita di spingere a fondo sull’acceleratore, basta premerlo quel che è sufficiente a garantire un’andatura costante. E finché gli utenti sono contenti dei prodotti presentati, e finché tale contentezza si tramuta in laute vendite per l’azienda, i discorsi del tipo “la Apple senza Jobs è finita”, “la caduta di iOS è in arrivo” o simili la toccano solo relativamente.

Vediamo il futuro degli iDevice simile alla storia dei Mac: una percentuale piccola del mercato, ma dall’alto rendimento e dall’alto grado di soddisfazione. Ciò di certo non significa che Apple potrà dormirsene tra due guanciali, pensando che ha fatto ciò che doveva fare: la concorrenza è molto migliorata e in particolare abbiamo visto una Amazon molto agguerrita, la quale probabilmente ha solo bisogno di un po’ di tempo ancora per farsi sentire nel mercato smartphone allo stesso pesante modo in cui si è fatta sentire in quello tablet. Bisognerà dunque ponderare bene questo livello di evoluzione graduale, in modo da tener sotto controllo la situazione. Questa sarà la vera sfida di Apple nel futuro: capire quando sarà il momento di innovare, e capire quando invece sarà tempo di concedersi più tranquillità. Ma non è una cosa che vedremo dall’oggi al domani. Si tratta di un impegno a lungo termine, i cui risultati potranno vedersi solo tra qualche anno. Nel frattempo, gli iPhone continueranno a vendersi bene, con buona pace dei più pessimisti.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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