Pagheremo di più per un Mac made in U.S.A.?

Qualche giorno fa è circolata l’immagine del retro di un nuovo iMac con la dicitura “Designed by Apple in California. Assembled in USA”. La mia memoria suggeriva, così come alcune dichiarazioni lette di sfuggita per la rete, che non fosse una novità assoluta. Non ho dato troppo peso alla notizia dal momento che ricordavo di aver avuto uno dei primi portatili (modificato in fase d’acquisto) con quella dicitura.

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Nelle ultime ora stanno continuando a spuntare le etichette di altri modelli assemblati in USA. Non lo sono tutti ma è presumibile che vi sia un’intera linea di assemblaggio anche negli States. L’informazione, di per sè interessante, diventa ancor più significativa se intrecciata con le dichiarazioni che Tim Cook ha rilasciato nella lunga intervista apparsa questa mattina su Businessweek. Se masticate un po’ l’inglese ed avete un po’ di tempo libero, vi consigliamo di leggerla perché vi sono molti spunti interessanti ed è un passaggio in più verso la conoscenza del nuovo CEO. Tra i tanti argomenti di discussione è venuto fuori anche quello del ritorno alla manifattura statunitense. Cook ha immediatamente sottolineato che sia i processori degli iDevices che i vetri provengono dal territorio americano, precisamente dal Texas e dal Kentucky.

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Ma non finisce qui, perché Apple ha investito la considerevole cifra di 100 milioni di dollari sul territorio, affinché una parte della produzione dei Mac possa arrivare dagli U.S.A. già nel 2013. In un momento di crisi economica globale, dove la stragrande parte della manifattura è spostata in Asia o Brasile, sembra una mossa decisamente in controtendenza. Sappiamo bene quanto le pessime condizioni lavorative nelle fabbriche Foxconn siano state pesanti per Apple e non è un mistero che i prodotti disegnati a Cupertino siano decisamente ambiziosi, alle volte un po’ troppo. Basti pensare alla complessità dell’iPhone 5: “il dispositivo più difficile che la Foxconn abbia mai assemblato”. Produrre ed assemblare elettronica di consumo negli U.S.A. sembra quasi impossibile con i tempi che corrono, ma Apple potrebbe essere l’unica azienda ad avere i margini adatti per fare un passo così importante per l’immagine e la qualità dei propri prodotti così come per l’economia Americana.

C’è però un’ultima considerazione che vorrei aggiungere. Stando così le cose, non v’è dubbio che eventuali prodotti con manifattura degli U.S.A. otterrebbero maggiore “considerazione” dagli utenti finali. Quanti di voi ci penserebbero un solo secondo trovandosi a scegliere tra un Mac made in CHINA ed uno made in USA? E su quali basi Apple deciderà a chi e dove mandare tali prodotti? Magari li dedicherà solo alla domanda interna? Mentre mi faccio queste domande guardo la mia Fender made in U.S.A. – pagata circa 4 volte il prezzo di quella identica ma made in Mexico – e mi chiedo: pagheremo di più per un Mac made in U.S.A.?

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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