job-vs-cook-apple

La madre dei rumor è sempre incinta, si potrebbe dire. Alcuni sono poco più di assurdità ma coperti da un mantello di fonti, spesso autorevoli, e con uno sguardo astutamente serio nel tentativo di darsi una certa aria di autorevolezza. Le notizie presumibilmente vere esistono da sempre, tant’è che le si identifica con un’antica parola latina. In ogni settore ci possono essere indiscrezioni, tante di più quanto elevato sia l’interesse dei media in quello specifico ambito. E la tecnologia, l’informatica o comunque si voglia identificare questo crescente mondo legato ai bit è ormai ovunque.

I rumor riguardo Apple ed i suoi prodotti corrono all’impazzata. Un tempo si muovevano altrettanto rapidi ma non riuscivano a raggiungere i fiumi in piena della comunicazione globale, rimanendo confinati nel recinto dell’informatica per gli informatici. La Rete con il suo successo ha buttato giù il muro ed oggi queste notizie non confermate circolano dovunque, perfino sulle TV. È così che il nonno sa bene di quell’iPhone 6 che Apple sta per lanciare e conosce perfettamente la data in cui l’iPad 4 diventerà vecchio, sostituito da un fiammante e “nuovo iPad” di quinta generazione. I “se” e i “ma” abbondano nella bocca del saggio ma non si può dire la stessa cosa per chi vuole – o deve – fare lo scoop.

Sarà davvero realizzato un iPhone di fascia economica? Così dicono in molti e già da qualche tempo ma solo oggi che ne parla anche il Wall Street Journal (ma non Walt Mossberg) finisce anche sui media più generalisti, come radio e televisione. Il classico “2+2” ci sta tutto, avrete sentito parlare di quella Apple che senza Jobs non ha più identità e che cerca di salvare il salvabile aumentando la proprie quote di mercato, finché può. Dopotutto han già fatto l’iPad mini, alla faccia del Mr. CEO per eccellenza, figurarsi se si vergognano di fare anche un iPhone lowcost. Queste ed altre parole sentiremo e forse qualcuno le ha già pronunciate a voi stessi.

Tra le tante riflessioni che mi è capitato di leggere me ne viene in mente una che trovai particolarmente valida. Mi capitò per caso nel browser, stai a vedere se per un feed rss, un tweet o una mail, tanto ormai non si capisce più nulla. L’autore e qui mi è doverosa un’ulteriore scusa dal momento che non ho memoria di chi fosse o dove scrivesse, ragionava sul perché Apple faccia sicuramente bene a mantenere i prezzi alti. Anzi, ipotizzava che sarebbero dovuti salire ulteriormente nel tempo e che ciò sarebbe stato utile, insieme alla qualità reale dei prodotti, per distinguersi “dal resto”. Un po’ come una Ferrari dell’informatica, l’azienda di Cupertino avrebbe un futuro roseo nell’Olimpo dell’Hi-Tech di nicchia, quello che solo una minoranza si può permettere.

Caso vuole che i fatti degli ultimi mesi sembrino poter avvalorare entrambe le tesi e così non va bene. Apple può creare iPad mini, maxi e medium ed affiancarli a tanti iPhone quanti il mercato ne richiede ma questo contribuirà a far crescere i numeri non certo il prestigio. I prezzi continuano a salire, specie in Italia dove evidentemente lo Stato pensa che siamo abbastanza ricchi da poter sopportare una pressione fiscale massacrante che schiaccia ogni e qualsiasi stimolo di creatività ed impresa. Pensate sia possibile motivare l’elevato posizionamento dei propri prodotti con il prestigio, la qualità e l’esclusività se poi si battono tutti i marciapiedi disponibili? Se Tim Cook ha un compito, uno che non sta rispettando, è quello di capire e far capire l’identità furura di Apple. Perché se siamo arrivati fin qui è perché ne ha sempre avuta una con Jobs, anche quando era scomoda e non universalmente accettata. Anzi, forse ancor di più in quei frangenti.

Di fianco a me ho un iPad mini e mi piace. L’ho preferito al fratello maggiore con molta sicurezza e non tornerei indietro per il momento. Magari potrei preferire anche un iPhone lowcost a quello attuale, per cui non credo che il punto sia quello di chiedersi se piacerebbe o meno. E ad assere sinceri non c’è proprio un punto su cui né io né voi abbiamo voce in capitolo direttamente, se non quello che ha ogni consumatore: la scelta. Ma è proprio questa ad aver fatto la fortuna di Apple, la scelta emozionale che è riuscita a motivare con la propria immagine ed i propri prodotti. Per cui il punto di domanda più pesante che vedo è quello che grava sulle spalle di Cook e degli alti dirigenti che lo circondano. Quelli che, probabilmente, stanno più o meno segretamente iniziando a chiedersi se hanno o meno la forza di mantenere immutati target e prodotti della Apple che fu oppure se allargare le braccia ed espandersi, numericamente, quanto più possibile.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

Commenti controllati Oltre a richiedere rispetto ed educazione, vi ricordiamo che tutti i commenti con un link entrano in coda di moderazione e possono passare diverse ore prima che un admin li attivi. Anche i punti senza uno spazio dopo possono essere considerati link causando lo stesso problema.