Spesso, ancor più dei software che utilizziamo quotidianamente, è affascinante conoscere la loro genesi, i primi passi compiuti dal loro team di sviluppo. Questo vale anche per Safari, il famoso browser di Apple, che fu ufficialmente presentato il 7 gennaio 2003 al Macworld (a proposito, visto che cadrà a brevissimo, buon decimo anniversario!) e di lì a qualche mese sostituì Internet Explorer come browser su Mac, per il quale al contempo Microsoft cessò progressivamente lo sviluppo e il supporto.
Alcuni dettagli sono già emersi, ad esempio la volontà iniziale di Steve Jobs di chiamarlo Freedom (al lettore indovinare a quale liberazione si riferisse…), come scrisse lo scorso dicembre nel suo blog Dan Melton, tra i padri fondatori di Safari. Il buonsenso, a quanto pare, prevalse e si scelse di dargli un nome più iconico e soprattutto non associato a un dispenser per assorbenti. Nelle scorse ore, sempre Melton ha svelato nuovi dettagli sulla fase di crescita di Safari, in cui il browser, per così dire, veniva fatto giocare a nascondino.
Il contesto storico era il seguente: allora, il prodotto non era stato ancora svelato. In virtù del culto di segretezza che vigeva nella Apple dell’era Jobs (e vige tuttora con Cook, sebbene come abbiamo visto non con la stessa efficacia), era necessario fare in modo che i siti di notizie del settore non venissero in alcun modo a conoscenza di Safari prima del lancio. Il testing del prodotto avveniva principalmente all’interno dell’azienda, con i suoi indirizzi IP, e siccome ai fini della compatibilità bisognava visitare pagine sulla rete pubblica, ossia Internet, allora emerse la necessità di implementare una funzionalità che oggi gli sviluppatori web danno praticamente per scontata: l’uso di un falso user agent. Melton creò la parte di codice necessaria, rimasta anche nelle versioni odierne del browser, affinché si presentasse ai server remoti come Internet Explorer. Questo fino agli ultimi 6 mesi di preparativi, in cui invece finse di essere Firefox; un lascito è la dicitura “KHTML, like Gecko” che compare nello user agent ufficiale di Safari (Gecko è il motore di rendering di Firefox).
L’aneddoto racconta un curioso spaccato di vita sia nel ciclo di sviluppo di Safari sia all’interno della stessa Apple, a testimoniare ancora una volta quella voglia al limite del maniacale di non rovinare in alcun modo l’effetto sorpresa negli eventi di presentazione dei nuovi prodotti, creando il classico hype che li contraddistingue. Vista la copiosa quantità di leak che hanno preceduto l’arrivo dell’iPhone 5, a sentirne parlarne oggi sembra quasi diventata una pratica preistorica.