Recensione: Nikon D3200, piccola ma senza rinunce è la DSLR entry-level giallo nera

Dopo l’ottimo lavoro svolto sulla D3100, da noi considerata come la migliore entry-level del 2011, Nikon ha continuato a migliorare il proprio modello di ingresso ed anche la successiva D3200 si è guadagnata la nostra considerazione, vincendo il podio di SaggiaScelta 2012 per il segmento reflex APS-C entry-level.

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Caratteristiche principali

Si fa subito notare il nuovo sensore CMOS di manifattura Sony, capace di memorizzare ben 24 megapixel con una scala di sensibilità che si estende da 100ISO a 6400ISO (12,800 in modalità Hi-1). Migliora un po’ tutto al cuore della D3200, compreso il processore Expeed 3, la risoluzione del display (da 230.000 a 921.000 punti), la raffica (da 3fps a 4fps) e le possibilità di registrazione video (guadagnando i 25p oltre ai precedenti 24p).

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Corpo ed ergonomia

Strutturalmente Nikon è stata molto più più conservativa e le modifiche rispetto la D3100 si possono riassumere in un paio di tasti aggiuntivi ed un design leggermente più curato e moderno. Le dimensioni rimangono molto compatte ed il corpo in policarbonato è leggero: meno di 500gr per il solo corpo, compreso di batteria. Pur se realizzata con plastiche economiche, si apprezza la sensazione di qualità dovuta essenzialmente ad una costruzione precisa e senza incertezze. Al contrario l’obiettivo del kit, il classico 18-55 VR, appare piuttosto povero e presenta qualche scricchiolio. La presa è stabile, anche con una mano sola, con un punto d’appoggio scavato per il pollice ed una sagomatura frontale, proprio sotto il baffo Nikon. Con mani medio-grandi il mignolo finisce inevitabilmente giù, anche se per pochi millimetri, il pollice può premere inavvertitamente il tasto destro del pad direzionale e, più in generale, la punta delle dita preme contro il corpo. Insomma un uomo “taglia media” la può usare comunque, ma ci deve fare un po’ l’abitudine: la Nikon D3200 è perfetta per le donne e per chiunque abbia mani tendenzialmente piccole.

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Mirino e Display

Il pentaspecchio non appare modificato, la dimensione è sempre in linea con la categoria di appartenenza e la copertura al 95% del fotogramma. Difficilmente la porzione d’immagine in più che si cattura rispetto a ciò che si vede rappresenta un problema, ma si può sempre “tagliare” successivamente.

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Il display LCD mantiene la medesima diagonale di 3″ ma la risoluzione sale notevolmente, passando da 230 mila punti a 921 mila. In pratica la D3200 eredita lo schermo dei modelli di più alta gamma e, grazie al sensore di luminosità, si adatta automaticamente all’ambiente in cui si lavora. Si è dimostrato efficace in quasi tutte le circostante anche se piuttosto incline ai riflessi e con un angolo di visuale ristretto prima di penalizzare un po’ la piena leggibilità. Sono precisazioni che è opportuno fare dal momento che il pubblico è sempre più esigente, ma rispetto la classe di prodotto sia il mirino che il display appaiono ampiamente sufficienti, superiori alla concorrenza ed assolutamente in grado di svolgere il loro dovere.

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Menu, impostazione e controllo

La Nikon D3200 può essere usata in manuale, ma la strada che la casa giallo nera le ha tracciato passa per il modo Guida. A differenza del classico “Auto”, comunque presente, questo fornisce all’utente la possibilità di decidere, in modo davvero semplice, il tipo di fotografia che vuole ottenere. Attraverso un paio di schermate si sceglie la scena di riferimento, coadiuvati da illustrazioni e testo, e si è pronti a scattare. Il modo Guida comprende anche un menu “Impostazione” particolarmente semplificato e graficamente “sfizioso”: ci sono pochi settaggi, giusto quelli più importanti, così da non confondere le idee al fotografo in erba.

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I controlli manuali, però, ci sono tutti e per questo la D3200 soddisferà anche gli utenti più navigati. La ghiera dei modi comprende i classici PASM, nonché Guida, Auto e sette scene. Sceglierle da qui o dal modo guida è indifferente, seppure in quello ve ne siano di aggiuntive, come “volti addormentati” che riduce al minimo i rumori. Il pulsante di scatto è in posizione comoda ed è circondato dal selettore di accensione. Sempre a portata di indice si trovano il tasto “info” che attiva la vista della schermata sul display, il tasto compensazione di esposizione e quello per la registrazione video.

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Sul retro troviamo l’unica ghiera dei parametri, che va usata insieme al tasto di compensazione esposizione per modificare l’apertura nel modo M, ed alla sua sinistra il blocco AE/AF. Poco più in basso si trova il pulsante che attiva la modalità LiveView e poi il pad direzionale a quattro vie con tasto OK al centro. Questo non serve come scorciatoia per altre funzioni, ma abilita semplicemente il movimento del punto di messa a fuoco (quando non impostato su AF Auto). Facendo un confronto con la disposizione dei comandi della D3100, l’intervento più evidente riguarda l’abbandono del precedente selettore LiveView, che includeva anche il pulsante di registrazione video al centro, in favore dei due tasti separati LV e Rec. È sparito però anche il comodo commutatore fisico dei modi di scatto (si trovava in cima, a destra della ghiera dei modi) sostituito da un semplice pulsante sotto il pad direzionale.

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Invariati i tasti in verticale, a sinistra del display, il cui ultimo è molto importante in quanto abilita la modifica di tutti i parametri presenti nel riepilogo sullo schermo: qualità immagine, bilanciamento del bianco, ISO, modo avanzamento, modo AF, tipo AF, metering, compensazione esposizione e flash. Il tasto Fn, posto lateralmente, di base modifica la sensibilità ma può anche essere personalizzato dall’utente. Ben fatto il pulsante del flash che oltre a sbloccare il lampeggiatore può essere adoperato insieme alla ghiera per modificarne il comportamento (seconda tendina, occhi rossi, ecc..). Premendo anche il pulsante di compensazione ed agendo sulla ghiera si può incrementare o ridurre la potenza del lampo. È un’unità con numero guida 12 che si comporta mediamente bene ma non possiede, ovviamente, la possibilità di controllare flash esterni via wireless, funzionalità presente solo nei corpi più costosi.

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Due suggerimenti:

  • disattivate lo scroll animato tra le foto in modalità riproduzione: rallenta troppo e senza apportare nulla di positivo nell’esperienza d’uso
  • attivate la vista riepilogo nelle opzioni di riproduzione, altrimenti non vedrete nessun dettaglio utile sulle foto appena catturate: la vista base comprende solo data, nome e dimensione

Messa a fuoco ed avanzamento

Per la messa a fuoco a rilevamento di fase ci si basa su 11 punti ben spaziati il cui centrale è a croce, per una maggiore sensibilità. La Nikon D3200 non possiede un motore AF interno, per cui la resa in termini di velocità e silenziosità dipende in modo particolare dagli obiettivi che si utilizzeranno. Se si sceglie il 18-55VR del kit si viaggia sulla sufficienza, come da prassi per entry-level e mid-range. Utilizzando il mirino (non il Live View) l’area può essere impostat su: spot centrale, spot flessibile, Tracking 3D e Auto.

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Abbiamo trovato molto valido lo spot centrale, davvero preciso anche in condizioni di bassa luce. Il punto è rapidissimo da spostare con il pad direzionale (alle volte accidentalmente), ma anche in Auto si sopperisce abbastanza bene alle più comuni esigenze. Il tracking 3D c’è, e in linea di massima funziona anche. Non è precisissimo dal momento che si basa su una rosa di soli 11 punti, ma è pur sempre un corpo entry-level, difficilmente le si potrebbe chiedere di più! C’è anche un illuminatore ausiliario che aiuta in caso di bassa luce, cosa che non troviamo nelle concorrenti. Nelle Canon, ad esempio, si solleva il flash ed emette dei rapidi e fastidiosi lampi ravvicinati per sopperire a questa mancanza.

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In Live View si passa alla messa a fuoco per contrasto, la quale possiede alcuni settaggi per dare priorità ai volti o per il tracking dei soggetti, ma l’AF-F permanente, quello che dovrebbe servire per trasformare la D3200 in qualcosa di simile ad una videocamera, continua ad essere una profonda delusione. È lento e certamente non preciso, inoltre con l’obiettivo in kit è anche rumoroso. Ecco un rapido esempio:

Per quanto riguarda lo scatto in sequenza i 4fps dichiarati sono rispettati al 100% e in tutte le modalità, quello che varia è il buffer. Si passa dai 10 fotogrammi continui in RAW+JPG ai 15 in RAW, mentre in JPG la raffica va quasi all’infinito con una Secure Digital rapida (UHS-1). Ottime possibilità anche per l’autoscatto, impostabile su 2, 5 o 10 secondi, disattivabile automaticamente dopo un certo numero di esposizioni e controllabile con il telecomando (acquistabile separatamente).

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Qualità d’immagine

24 megapixel sono tanti per un sensore APS-C? Potrebbe sembrare, ma già la Sony NEX 7 (recensione) ha dimostrato che si tratta di una strada percorribile. Siamo nel segmento dove i numeri contano, anche per il marketing, e la scelta di Nikon potrebbe essere assolutamente centrata. DxOMark conferma le sue buone doti, assegnandogli un punteggio complessivo di 81, ben maggiore del 67 ottenuto dalla D3100. L’attuale equivalente di casa Canon, la 1100D, si ferma solo a 62, ma va detto che i sensori della storica rivale di Nikon non vengono quasi mai premiati dai test di DxO.

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L’obiettivo del kit si dimostra incapace di sfruttare pienamente le potenzialità dell’ottimo sensore della D3200 e spesso le immagini appaiono un po’ “soft” viste al 100%. Va molto meglio con obiettivi di classe superiore e questo conferma il trend degli ultimi anni che vede sensori sempre più performanti ed economici dietro ad ottiche che migliorano, ma più lentamente, e senza mai scendere veramente di prezzo.

Le immagini presentano colori vividi ma naturali e la gamma dinamica è particolarmente estesa per una fotocamera entry-level. Scattando in JPG ed attivando l’Active D-Lighting, si riescono ad ottenere risultati ancora migliori in controluce, recuperando le aree d’ombra. La funzione, già nota e presente su tutte le fotocamere Nikon, non fa miracoli ma la differenza si vede in alcune circostanze. Ad esempio nell’angolo in basso a sinistra di questa foto:

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A proposito di JPG, non sono proprio da consigliare sopra gli 800 ISO. Oltre a perdere dettaglio non presentano neanche una riduzione rumore efficace, tant’è che il RAW convertito su Apple Aperture senza alcun intervento manuale, non solo contiene più informazioni ma evidenzia molto meno rumore cromatico. Insomma, gli algoritmi di sviluppo on-camera non reggono il confronto con le applicazioni per computer, per cui il RAW diventa altamente consigliato.

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Per quanto riguarda la resa ad alti ISO, ormai anche le entry-level offrono risultati inarrivabili pochissimi anni fa dalle top di gamma. Nel nostro solito test in studio a circa 5000 lux, prendendo in considerazione i RAW sviluppati da Aperture senza alcuna modifica, abbiamo riscontrato che: i 100 e 200 ISO sono praticamente esenti da rumore digitale; a 400 ISO solo un occhio allenato può notare una leggerissima grana al 100%; salendo ad 800 ISO le immagini sono ancora abbastanza pulite; i 1600 ISO presentano del rumore ed iniziano a perdere qualità le aree in ombra e un po’ di dettaglio, ma in stampa A4 ci hanno soddisfatto; 3200 ISO sono una soglia che si può raggiunge senza troppi scrupoli, specie se si applica un minimo di riduzione rumore in fase di sviluppo; a 6400 ISO il rumore c’è, è inevitabile, ma le immagini conservano ancora molti dettagli; la modalità Hi-1 (12800 ISO) è un’ancora di salvezza per casi estremi, genera immagini piatte e con rumore evidente, da usare solo se obbligati o se la foto andrà pubblicata su internet e non stampata a piena risoluzione.

Registrazione video

Iniziamo con una cosa un po’ strana: impostando nel menu di preferenze filmati la modalità manuale su ON, non si riesce più a modificare l’apertura in Live View. Abbiamo provato più volte senza trovare una soluzione e ci viene da pensare che siano stati invertiti gli effetti di ON ed OFF. Superato questo primo scoglio abbiamo provato ad utilizzare un monitor esterno via HDMI ed a collegare un microfono esterno, tutto con buona soddisfazione. Per essere un’entry-level la qualità è davvero valida e i file MOV a 1080p ora possono essere registrati sia a 24fps che con un più versatile 25fps. Un aspetto negativo è che l’anteprima Live View non mostra gli effetti sulla profondità di campo della modifica del diaframma, per cui la MAF manuale diventa un po’ “rischiosa” senza poter prevedere il risultato e sull’AF automatico abbiamo già evidenziato importanti limiti, comuni alla maggior parte delle DSLR. Ad oggi le mirrorless offrono un miglior connubio foto/video rimanendo intorno ai 500€ di spesa.

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Collegamenti, Batteria, Memoria

Sul lato sinistro troviamo uno sportellino gommato che copre tutti i vari collegamenti. C’è il già citato ingresso da 3,5″ per il microfono – una rarità sulle DSLR entry-level – una porta USB, l’uscita HDMI e la porta per il controllo remoto o per l’accessorio opzionale WU-1a che aggiunge le funzioni Wi-Fi alla Nikon D3200. Il vano batteria è in basso, la EN-EL14 è piuttosto piccola ma davvero efficiente con 540 scatti di autonomia secondo lo standard CIPA. Con un utilizzo sul campo siamo arrivati poco sotto i 500, ma il risultato è sempre molto positivo.

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Molto pratico lo sportellino per la SD sulla destra, separato dal vano batteria. Sono accorgimenti che non si trovano facilmente sulle DSLR di ingresso e ci fa piacere che Nikon mantenga alta l’attenzione per la qualità anche in questi che possono sembrare “dettagli”. Sono supportate tutte le memorie recenti, comprese le secure digital UHS-1 (ideali per coadiuvare il buffer nello scatto continuo).

voto 4Conclusioni / Costi

Andando a guardare altre entry-level, in particolare la diretta concorrente Canon 1100D, ci si accorge che Nikon ha posizionato il suo punto di ingresso per le DSLR un po’ più in alto (circa 520€ con obiettivo). Questo influenza l’aspetto economico, ma non soltanto, perché anche le caratteristiche tecniche e l’attenzione alla qualità salgono di pari passo. Con la priorità sul budget e volendo una reflex “vecchia scola”, allora ci sentiamo di consigliare la 1100D (che si trova a 350€), ma se si guarda ai contenuti la Nikon D3200 è di un’altra pasta. Tutto sommato è la reginetta delle entry-level con la sua buona costruzione, buona qualità d’immagine, buona resa ad alti ISO, buone funzionalità, buon display, mirino, ecc.. insomma, la parola d’ordine è buono ed il voto lo rispecchia: 4 stelle.

PRO
+ Costruzione leggera ma curata e ben assemblata
+ Dimensioni compatte ma ergonomia curata: meglio con mani medio-piccole
+ Buona risoluzione, ma richiede obiettivi validi per sfruttarla
+ Buona la resa ad alti ISO usando i RAW
+ Gamma dinamica abbastanza ampia
+ Utili funzioni del “modo Guida” per chi inizia
+ Molti tasti e controlli manuali per una entry-level
+ Buona velocità nello scatto a raffica 4fps reali con buffer accettabile
+ AF per rilevamento di fase dalle buone prestazioni in relazione alla fascia di prezzo
+ Ricca dotazione di collegamenti
+ Slot dedicato alla memoria

CONTRO
- AF per contrasto in Live View lento, AF-F permanente inutile
- Obiettivo del kit ormai indietro rispetto le possibilità dei moderni sensori
- Output in JPG penalizza un po’ la resa reale ad alti ISO (meglio usare il RAW)
- Prezzo più elevato rispetto altre entry-level

DA CONSIDERARE
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Si posiziona un po’ sopra le normali entry-level per prezzo e qualità

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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