Recensione: The Lightning Dock per iPhone 5, iPad mini ed iPad 4

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Con l’avvento della nuova connessione Lightning, Apple ha deciso di non aggiornare alcuni degli accessori storici dell’iPhone, come il Dock da scrivania. Senza il prodotto ufficiale si sono sviluppate alcune soluzioni di terze parti ma ancora poche per la verità, prevalentemente limitate dalla scarsa conoscenza tecnica della porta. Uno dei primi dock che si è conosciuto è stato il “The Lightning Dock” che ha potuto anticipare gli altri proprio perché non conteneva nulla di elettrico e richiedeva l’utilizzo di un cavo Apple originale.

Si può acquistare direttamente sul sito del produttore e si può scegliere una delle cinque finiture, se aggiungere un cavo ed il supporto posteriore. Per essere accoppiata con l’iPhone 5 la versione più “in tinta” è quella di alluminio nero spazzolato, alla quale abbiamo scelto di aggiunge il supporto (che si paga a parte) ma non il cavetto perché non era al tempo disponibile.

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I componenti arrivano separati gli uni dagli altri e ci vuole un pizzico di lavoro manuale per montare il tutto. La base di alluminio è solida e tagliata molto bene, si apre con un cacciavite piatto e vi si infila all’interno un cavo Lightning/USB. Il foro è dell’esatta dimensione del cavo originale per cui se ne volete impiegare uno compatibile dovete accertarvi che sia praticamente identico a quello Apple.

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Con la chiave in dotazione si ferma il cavo nella giusta posizione, trovata semplicemente attaccandovi l’iPhone e poggiandolo sulla base. Bisogna stringere bene ma senza esagerare, altrimenti si rischia di rompere la testa del cavo. Alla fine si richiude la base con il disco di metallo ed avvitando le due viti inferiori. Il tutto è un po’ artigianale, va detto, ma il risultato è molto pulito.

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I due supporti posteriori non sono strettamente necessari per il funzionamento ma li consigliamo per una maggiore stabilità, per evitare di far troppa leva sul piccolo connettore Lightning e per consentirvi di appoggiare anche gli iPad. Una volta tolta la patina protettiva questi sono di plexiglass trasparente e sono forniti due gommini adesivi, anch’essi trasparenti, che fungono da distanziatori. Installandoli o meno si ha la possibilità di usare l’iPhone 5 con o senza cover, risultando abbastanza flessibile. Segnaliamo però che i supporti vanno spinti con moltissima forza per essere inseriti (noi abbiamo usato un martello) e toglierli senza romperli non è affatto semplice.

Di seguito un video che ne mostra tutte le caratteristiche:

voto 3,5Conclusioni
Molti rimpiangono ancora il vecchio Dock Apple, semplice ed efficiente. The Lightning Dock va a ruba, è quasi sempre sold out, ma non rappresenta nulla di particolarmente innovativo. Si tratta semplicemente di un pezzo di alluminio scavato e con differenti finiture (ora c’è anche quello in legno). Si pagano circa $35 solo per il materiale ed il taglio, $20 per un cavo e $8 per i supporti (fortemente consigliati). Alla fine si spende molto e la spedizione in Italia, nel nostro caso, ha richiesto oltre un mese. Il risultato finito è bello e anche abbastanza pratico ma il voto complessivo è solo sopra la sufficienza perché ci obbliga ad impegnare un cavo Lightning in forma quasi definitiva (a meno che non si voglia smontare e rimontare ogni volta), il dispositivo viene posto un po’ troppo in verticale, il prezzo è elevato e ci costringe ad un po’ di fai-da-te non previsto.

PRO
+ Materiale robusti e di qualità
+ Ben si accosta ad iPhone 5, iPod touch ed iPad mini

CONTRO
- Richiede un cavo Lightning originale dedicato
- Per non fare troppa leva sul connettore è meglio acquistare anche i supporti posteriori ($8)
- Complessivamente molto costoso ($35+$8+$20 di cavo)
- Sarebbe stato meglio prevedere una maggiore inclinazione del dispositivo
- I supporti non si inseriscono e tolgono facilmente (c’è voluto un martello)

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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