Recensione: Nikon D600, la Full Frame che vuole conquistare tutti

Si può dire molto a favore del formato APS-C come di quello Micro Quattro Terzi ma una Full Frame è pur sempre una Full Frame. Il sensore che equipara le dimensioni della pellicola 24×36 ci riporta finalmente a considerare un 50mm per come deve essere su una reflex: un normale. Oltre a ripristinare i canonici rapporti tra lunghezza focale, angolo e profondità di campo, un sensore più grande comporta importanti vantaggi nella resa fotografica e, nel digitale, ci siamo abituati ad associarlo anche alla presenza di altre caratteristiche “premium”. Con la pellicola tutte le SLR erano “Full Frame” e si differenziavano i modelli destinati alle diverse fasce di prezzo tramite corpo, esposimetro, motore AF, mirino e funzioni. Nell’era del digitale l’elevato costo di produzione dei sensori ha collocato naturalmente le fotocamere equivalenti al 35mm nella parte più alta della gamma ed è per questo che, di norma, vi si associano anche i corpi e le specifiche tecniche migliori.

dimensione sensori

Per le reflex digitali entry-level e mid-range (diciamo fino alla soglia dei 1000€) il sensore APS-C è lo standard ma tra queste e le full frame vi è un ampio ponte occupato dalle varie Canon EOS 7D, Sony A77 e Nikon D300s (quest’ultima piuttosto anziana), ovvero fotocamere con aspetto, dimensioni e funzioni simili alle professionali  (5D, A99, D800) ma con sensore APS-C. Questa zona del mercato è stata tra le più gettonate, sia tra gli appassionati che tra i professionisti, ma negli ultimi anni i produttori l’hanno completamente abbandonata per impegnarsi su modelli posti agli estremi della gamma: entry-level per alimentare l’area consumer e full frame per definire nuovi standard qualitativi di riferimento. Quando le indiscrezioni hanno iniziato a menzionare la possibilità di imminenti “full frame economiche” si è immediatamente pensato che queste andassero a sostituire proprio le APS-C semi-pro, specie considerando i prezzi cui si accennava ($1500). Purtroppo sia la 6D di Canon che la D600 Nikon si sono posizionate circa $500 al di sopra di quelle stime, per cui il vuoto tra le APS-C mid-range e queste nuove full frame continua ad essere molto sostenuto ed è auspicabile che nel 2013 si riprenda a lavorare sull’aggiornamento di 7D, A77 e D300s (ma al momento si parla di una imminente D7100). In tutti i casi si tratta di un passo molto importante quello dell’estensione della gamma full frame verso il basso, perché se anche i prezzi attuali continuano ad essere elevati, si stanno ponendo le basi per allargare la produzione, la distribuzione e la domanda di sensori digitali 24x36mm. Magari un giorno si ottimizzeranno i costi a tal punto che li vedremo anche nelle DSLR da $1000 e il fatto che sia Nikon che Canon si stiano dando un gran da fare per realizzare obiettivi full frame di classe economica potrebbe avvalorare questa ipotesi sul medio-lungo termine.

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Caratteristiche principali

La Nikon D600 è una DSLR di classe FX con sensore CMOS da 24.3 megapixel e sensibilità da 100 a 6400 ISO, espandibili a 50-25600 nelle modalità Lo/Hi. Non vi è una dichiarazione ufficiale in merito ma è fuor di dubbio che la manifattura sia di Sony, dato che i numeri coincidono con quelli delle recenti SLT-A99 ed RX1. La risoluzione è molto elevata ed è seconda solo a quella della D800 che continua a guardare tutte le altre DSLR dal Monte Olimpo dei suoi 36 megapixel. Le caratteristiche tecniche sono state sapientemente bilanciate, attingendo a piene mani dalle ottime esperienze sui corpi più recenti, in particolare la DX D7000 e la FX D800. Rispetto la sorella maggiore si riduce di 1/3 la risoluzione ed aumenta la raffica, da 4fps a 5,5fps. L’otturatore è garantito per 150.000 scatti contro i 200.000 della D800 e per le memorie i due slot sono entrambi per SD e non SD+CF. Quest’ultima caratteristica è ereditata dalla D7000 da cui la D600 prende anche l’esposimetro da 2.016 pixel ed il sistema autofocus a 39 punti di cui 9 a croce. Si tratta di un modulo pensato per lavorare su DX – quindi APS-C – e su Full Frame copre un’area un po’ più ristretta ma le sue prestazioni, lo vedremo, rimangono valide.

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Corpo ed ergonomia

Il passaggio dalla D700 alla D800 è stato caratterizzato da una riduzione di peso ma questa volta Nikon è andata oltre ed ha ristretto anche il corpo. L’impressione diffusa è che sia molto simile a quello della APS-C D7000 – molti dettagli la richiamano in modo evidente – ma l’ergonomia ed il feeling sono di classe superiore, fortunatamente. Nell’immagine superiore ho affiancato i tre modelli citati con le giuste proporzioni e si può facilmente notare che la D600 ha una struttura di controlli mista, con soluzioni simil-D800 ed altre simil-D7000. In particolare spicca la torretta dei modi, per la prima volta presente in una full frame di casa Nikon con tanto di metodo di scatto completamente automatico e le scene. Per quanto riguarda le dimensioni ci troviamo in una terra di mezzo, posizionati più o meno metà tra le due sorelle. È vero che il retro della D600 sembra lo stesso della D7000 (tranne il gruppo controlli a destra del display, identico alla D800) ma gran parte della similitudine è dovuta all’aspetto esteriore del mirino. Guardando con più attenzione si nota che c’è molto più spazio per il pollice e che anche l’impugnatura frontale riprende la dimensione ed il profilo sporgente di quella della sorella maggiore a cui l’ergonomia si avvicina molto.

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Il pannello posteriore e quello superiore sono in lega di magnesio e il corpo è costruito in modo impeccabile, restituendo un’ottima sensazione di solidità. È più leggera di 50 gr. rispetto la D800 ma è tropicalizzata con i medesimi accorgimenti e la stessa efficacia. Complessivamente la D600 cade bene in mano e si distingue ad occhi chiusi dalla D7000 di cui è anche 70 gr più pesante. È comunque iniziato un nuovo corso per le reflex FX di casa Nikon e lo abbiamo già visto con il passaggio dalla monolitica D700 alla più “morbida” D800 (recensione e confronto). I nuovi corpi, D4 inclusa, sono più sinuosi e leggeri a tutto vantaggio dell’ergonomia. Con la D600 si è andati ancora più in là e quasi si stenta a credere che dentro ci sia un sensore a pieno formato. Il risultato può piacere o meno, consiglio di provarla di persona se possibile, ma a livello di impugnatura è abbastanza comoda e con l’obiettivo 24-85 VR del kit si usa facilmente anche con una sola mano. Montando la triade di f/2.8 il baricentro si sposta verso la lente ma non molto di più di quanto non avvenga già con la D800 (dopotutto ci sono solo 50 gr. di differenza).

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Display e mirino

Il display posteriore è lo stesso 3,2″ da 921.000 presente su D800 e D4 ed esattamente come quelli presenta una leggera dominante giallo/verde. Ho approfondito l’argomento nella precedente recensione ricordando che, in sintesi, nessuno schermo presente su DSLR analoghe offre un corrispondenza cromatica davvero valida. Gli o,2″ in più rispetto i tradizionali 3″ comportano un allungamento di 5 mm della diagonale, non saranno tantissimi ma si notano e grazie al rapporto da 3:2 le foto ed i video sono più godibili. La luminosità può essere impostata su AUTO per adattarsi dinamicamente alla condizioni ambientali e il pannello LCD/TFT usufruisce degli ormai canonici espedienti per ridurre i riflessi, tuttavia la classica prova di giorno con il sole alto e forte evidenzia qualche problema di leggibilità. In queste circostanze ho trovato un netto miglioramento impostando manualmente il parametro “luminosità del monitor” nel menu impostazioni su +5 e togliendo – temporaneamente – l’utile protezione di plastica che Nikon include, come da tradizione, nella confezione.

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In cima si trova il display supplementare con i dati di scatto, sempre di grande utilità per la modifica e la visualizzazione rapida dei parametri. Ricco di informazioni ben raccolte risulta chiaro e visibile in ogni condizione di luce anche grazie all’illuminazione ausiliaria che si attiva spostando il selettore di accensione nella posizione successiva ad ON (rimane acceso per un breve periodo). La classica luce verdina che Nikon utilizza in tutte le fotocamere funziona bene al buio un po’ meno in penombra perché piuttosto delicata. Canon non fa nulla di meglio, cambia solo la tinta che vira sull’ambra, l’unica che ho trovato eccellente sotto questo aspetto è Pentax che nella K-5 (recensione) sfoggia una illuminazione forte, omogenea e di un bel verde intenso, visibile anche di giorno. Se si lavora in condizioni in cui il display secondario si usa continuamente si può attivare l’illuminazione continua con la personalizzazione d9.

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Il mirino della Nikon D600 è realizzato con un buon pentaprisma con il 100% di copertura ed ingrandimento 0,7x. La vista è ampia e confortevole, identica a quella offerta delle sorelle maggiori, e consente di comporre le inquadrature con estrema precisione. Anche le informazioni visibili in basso sono le stesse, manca solo il modo di scatto impostato (P, S, A, M). Con la personalizzazione d2 si può attivare la sovrimpressione del reticolo – io la trovo molto utile – mentre con f2 è possibile associare al pulsante frontale Fn l’attivazione dell’orizzonte virtuale. L’inclinazione del corpo macchina verrà così mostrata nel mirino, sfruttando le tacche della variazione di esposizione (al centro) per l’inclinazione orizzontale e gli indicatori di messa a fuoco (a sinistra) per quella verticale. Nella sostanza il mirino della D600 ha l’aspetto di quello della DX D7000 ma è sostanzialmente identico a quello delle altre, più costose, FX di casa Nikon. Gli manca solo la tendina che lo oscura per azzerare le possibili infiltrazioni di luce con lunghe esposizioni ed è quest’assenza la causa del diverso aspetto esteriore.

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Controllo, impostazioni, menu

Un rapido sguardo nell’area adiacente il display LCD superiore non è sufficiente per notare l’unica differenza rispetto D800/D4. C’è sempre il piccolo tasto dedicato alla registrazione video, quello per la compensazione dell’esposizione, la corona di accensione/spegnimento intorno al pulsante di scatto e, più avanti, la ghiera dei parametri. Ciò che cambia è che al posto del pulsante “MODE” che nelle FX senza ghiera dei modi serve per scegliere tra P, S, A, M, vi è un tasto che si utilizza insieme alle ghiere dei parametri per impostare la misurazione dell’esposizione su: matrix, ponderata centrale e spot.

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L’area che differisce pesantemente da tutte le altre FX Nikon è quella superiore sinistra, dove si nota la torretta che include i modi di scatto e i vari metodi di avanzamento, su due diversi livelli sovrapposti. Sia la struttura che le scelte disponibili sono quelle della più piccola D7000 con variazioni minime. Principalmente sulla D600 si guadagna in più il dispositivo di blocco per la ghiera superiore: per evitare modifiche accidentali si deve premere sul pulsante centrale prima di poterla ruotare. I professionisti potrebbero storcere il naso di fronte la presenza di metodi come auto, no flash e addirittura le scene, però la scelta non sembra veramente fuori luogo se si considera che Nikon l’ha pensata come modello d’ingresso per l’FX, destinandola più che altro agli amatori evoluti. C’è da dire che le buone caratteristiche tecniche della D600 la renderanno appetibile anche per il professionista, magari come secondo corpo, e per questo trovarsi di fronte ad un approccio fondamentalmente diverso rispetto le altre FX potrebbe rappresentare uno scoglio, più o meno evidente, nell’uso di tutti i giorni. Riepilogando abbiamo una ghiera dei modi che consente di selezionare: P, S, A, M, due metodi personalizzabili U1 ed U2, scene, no flash forzato ed auto. In basso si può impostare il metodo di avanzamento tra: [S] scatto singolo, [CL] continuo lento, [CH] continuo veloce, [Q] silenzioso, autoscatto, scatto remoto ed [Mup], ovvero il blocco specchio per esposizioni prolungate.

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Anche sul retro ci troviamo di fronte ad una configurazione piuttosto classica per Nikon ma con qualche piccola variazione sul tema. Generalmente si apprezza una struttura più consistente e curata rispetto la D7000 con tasti più comodi da localizzare e premere grazie ad opportune scanalature e prominenze. Il cestino ed il play, che consente l’accesso alla riproduzione, sono sempre nello stesso punto, così come la colonna di pulsanti alla sinistra dello schermo. Sono cinque come nella D800 ma le funzioni sono più simili a quelle della D7000 perché, come quest’ultima, la D600 non ha i pulsanti ISO, WB e QUAL in cima e quindi li troviamo in questa zona. Sempre per continuare il confronto con la più piccola DX c’è un pulsante in più sotto MENU, ovvero picture styles, e i tasti zoom + e – sono invertiti di posizione. Si tratta di una tendenza consolidata negli ultimi due anni da Nikon e che, presumibilmente, sarà ormai lo standard per tutti i nuovi corpi. Il motivo della scelta rimane tuttora ignoto…

Nella zona a destra dello schermo si trova il pad direzionale ad otto vie con il pulsante ok al centro ed il selettore di blocco “L” intorno. Il pad viene utilizzato di default per la selezione del punto AF in modalità spot, oltre che per muoversi nei menu, ovviamente. L’ok centrale è personalizzabile tramite la voce f1 ma con meno funzioni rispetto la D800: manca in particolare lo zoom rapido, comodo per verificare al volo la messa a fuoco. La forma e la disposizione dei controlli in quest’area prende le distanze rispetto la D7000 e ricalca quasi completamente la D800. Anche il pulsante per il Live View è ripreso da quest’ultima ed include un selettore per passare dal modo foto a quello video, dove l’anteprima diventa a 16:9 e si vedono anche i volumi di registrazione audio. Il pulsante info, in basso, attiva il display mostrando il riepilogo di tutte le informazioni di scatto al completo, mostrate con una grafica i cui colori cambiano a seconda della luminosità ambientale, alternando sfondo chiaro e sfondo scuro (volendo se ne può stabilire uno fisso tramite il menu di personalizzazione d8).

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Una seconda pressione del tasto info attiva la possibilità di intervento sulle 10 opzioni in basso, precisamente in senso orario: impostazioni filmato, NR su ISO elevati, D-Lighting, controllo vignettatura, funzione del pulsante anteprima, funzione del pulsante Fn, funzione del pulsante AE-L/AF-L, modo comando a distanza, NR su esposizioni lunghe e ruolo card nello slot 2. Ciò che manca qui alla D600 rispetto la sorella maggiore è il pulsante AF-ON posizionato a destra del blocco AE/AF, il quale con la D800 consente di mettere a fuoco senza ricalcolare l’esposizione.

Frontalmente, a sinistra dell’obiettivo, si trovano due pulsanti Fn, configurabili dall’utente tramite l’accesso rapido dal display info (appena visto) oppure tramite le personalizzazioni f2 ed f3. Di norma quello in alto esegue l’anteprima della profondità di campo con il diaframma impostato mentre l’altro attiva l’orizzonte virtuale. Andando a guardare le varie azioni alternative assegnabili si nota una ricca scelta e vi è anche la possibilità di utilizzarne uno dei due per recuperare la funzionalità del pulsante fisico AF-ON di cui ho segnalato l’assenza. Si noterà che nella D800 i due tasti sono molto più vicini, sottolineando la possibilità che hanno nel modo video di controllare il diaframma motorizzato, cosa non possibile con la D600.

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Ancora forti similitudini con la D7000 si trovano nell’area a destra dell’obiettivo dove fa capolino anche il quarto tasto di quelli presenti nella torretta della D800. Abbiamo già visto che WB, ISO e QUAL si trovano a sinistra dello schermo mentre in questa posizione si è ricavato lo spazio per l’ultimo: BKT. Il bracketing si configura facilmente tramite l’uso congiunto delle ghiere dei parametri, esattamente come avviene per gli altri tre. Questo tipo di approccio rende davvero facile ottenere configurazioni complesse della fotocamera riducendo al minimo l’accesso al menu.

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AF – Messa a fuoco

In basso vicino la sigla FX si trova il selettore per la messa a fuoco che include anche un pulsante opzione, come avviene ormai ovunque nelle DSLR Nikon di alta fascia, dalla D7000 fino alla D4. La soluzione ha ricevuto qualche critica in quanto si è persa, rispetto al passato, la terza posizione per l’impostazione diretta dell’AF continuo e posso ben capire il disappunto di chi si è abituato a lavorare in un determinato modo per anni con tutti i corpi precedenti. Tuttavia questa nuova soluzione offre molte possibilità in più al fotografo e non è, insomma, come l’inversione dei tasti zoom, apparentemente inutile. Il selettore ha solo due posizioni: AF ed M. Quando è in manuale il pulsante centrale non ha nessuna funzione mentre in AF si può usare con la ghiera posteriore per scegliere AF-A/AF-S/AF-C e con quella frontale per selezionare AF 39 punti, 21 punti, 9 punti, spot flessibile, auto e multi-area 3D. Risulta molto più chiaro ed organico rispetto il passato ed offre tutto il controllo di cui si può aver bisogno, basta abituarsi.

Nel progettare una FX dal costo più aggressivo c’erano molti aspetti su cui poter risparmiare ma, come avrete notato, finora non ce n’è nessuno che possa veramente definirsi sotto tono nella D600. Per quanto riguarda l’AF Nikon ha seguito una strada decisamente originale e riutilizzando il medesimo modulo della DX D7000 è riuscita a fare economia pur mantendo un buon AF con 39 punti di cui 9 a croce. Questo dato suggerirebbe una resa adeguata anche nello sport per l’inseguimento dei soggetti ma l’aspetto negativo è che sul più grande sensore FX copre un’area percentualmente inferiore e la rosa dei punti è più ristretta verso il centro. Per farla breve il tracking funziona abbastanza bene ma circa i 4/7 lineari del fotogramma rimangono sguarniti, in orizzontale e in verticale. Quanto ciò ne possa limitare l’effettiva efficacia sul campo va giudicato caso per caso però ci tengo a mostrare con una sovrapposizione tra i mirini di D600 e D800 che quest’ultima ha, più o meno, solo una fila di punti in più alle estremità (passate con il mouse sopra l’immagine per vedere la copertura AF della D800).

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In caso si necessiti di una copertura più estesa dell’AF si può modificare l’area immagine su DX e, con il relativo crop, la rosa di punti apparirà più estesa sul fotogramma ma si cattureranno immagini da soli 10,5 megapixel.

Il punto centrale nella D800 e nella D4 è capace di mettere a fuoco fino a -2EV mentre con la D600 ci si ferma a -1EV. Nell’uso naturale che ne ho fatto in queste due settimane di prova non mi è mai capitato che facesse “cilecca” ma con delle prove dirette realizzate abbassando progressivamente la luce ambientale fino a che fosse quasi completamente buio, ho potuto verificare che, in effetti, va in crisi un po’ prima della D800. Le prestazioni mi sono sembrate generalmente più che valide e, grazie al motore AF integrato, sulla D600 si possono usare in auto focus anche i vecchi obiettivi pre-AF-S. È anche disponibile la calibrazione fine AF per singolo obiettivo, in modo tale da correggere eventuali difetti di front/back focus.

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Flash

La D600 dispone di un lampeggiatore i-TTL integrato con numero guida 12 e tutte le classiche impostazioni per la riduzione occhi rossi, sincronizzazione lenta o sulla seconda tendina. È la stessa unità presente nella D800 ed offre quindi medesima copertura e funzioni con velocità di sincronizzazione di 1/250. Può essere utile in alcune circostanze, direi prevalentemente per un po’ di luce di schiarita sui soggetti in controluce, ma la cosa importante è che può controllare direttamente altri flash esterni via wireless. Il pulsante di rilascio, facilmente identificabile per la classica icona del flash, può essere utilizzato insieme alle due ghiere per impostarne modalità e compensazione, esattamente come abbiamo già visto per altre funzioni. La D800 ha una caratteristica in più che può essere determinante alcuni professionisti quanto inutile per l’amatore e per molti generi fotografici: la sincronizzazione flash via cavo.

Metering – Esposizione

La D700 aveva un esposimetro basato su 1.005 pixel, la D800 è saltata a 91.000 mentre la D600 ha un sensore da 2.016 pixel RGB. Le impostazioni possibili sono il matrix multiarea, lo spot centrale e l’area ponderata centrale la cui estensione può essere configurata con la personalizzazione b4 su: 8mm, 12mm (predefinito), 15mm, 20mm o media. Per gli utenti più esperti è disponibile con b5 la taratura fine dell’esposimetro con la quale è possibile regolare singolarmente ognuna delle tre tipologie di valutazione con valori da -1EV a +1EV a step di 1/6 (quindi molto precisi). Con i settaggi di base mi è sembrato un po’ conservativo rispetto le alte luci generando dei file RAW con colori vividi ma tendenzialmente scuri, specie con le scene ad alto contrasto. Provando ad attivare il D-Lightning ed analizzando il JPG della stessa foto, ci si trova di fronte ad una situazione molto diversa con ombre aperte ed un’istogramma più adeguato alla scena reale (e incide anche il controllo vignettatura qui impostato su N, normale).

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Ovviamente il file RAW offre maggiori informazioni e con la D600 ci si può davvero divertire in post produzione. La piccola FX di casa Nikon eredita infatti uno dei principali vantaggi della D800, ovvero il ridotto rumore nelle ombre. Grazie a questa caratteristica in cui supera altre DSLR full frame concorrenti, compresa la 5D mark III di Canon, partendo dal RAW si possono recuperare delle zone molte buie senza vedere apparire il classico rumore digitale. Prendendo dei crop 100% dall’immagine superiore ho confrontato il JPG con il RAW originale ed ho poi provato ad aumentare drasticamente l’esposizione in Aperture a +2EV ed il risultato parla da solo.

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WB – Bilanciamento del bianco

L’impostazione del bilanciamento del bianco si effettua tramite la pressione del tasto WB, a sinistra dello schermo, e l’azione contemporanea sulla ghiera posteriore. Le posizioni sono: auto, incandescente, neon, soleggiato, flash, nuvoloso, ombra, kelvin e pre. Fatta eccezione per le ultime due, in tutte le altre modalità automatiche l’uso della seconda ghiera frontale consente di affinare la valutazione utilizzando una scala di 13 valori. Ruotandola in senso antiorario si accentueranno i toni caldi, posizioni da A1 ad A6, mentre in senso orario quelli freddi, posizioni da B1 A B6. La soluzione appare utile ed efficace, un po’ come una compensazione sul bilanciamento del bianco effettuata senza accedere ai menu. Con i gradi Kelvin si può impostare una temperatura da 2500-10000K anche se non con la stessa incredibile precisione offerta dalla D800, dove gli step sono di soli 10K. Per quanto riguarda la modalità PRE (premisurazione manuale), l’utente ha a disposizione 4 personalizzazioni, da D1 a D4. Una pressione prolungata del tasto WB quando si è in questa modalità attiva la cattura immediata di una fotografia da usare per la rilevazione e tutto si esegue in un attimo e senza dove accedere ai menu. Sono molti anni che Nikon ha adottato questa ottima soluzione, oggettivamente ed indiscutibilmente pratica. Non capisco davvero perché Canon non abbia ancora seguito questa strada e continui a costringere il fotografo ad un processo ridicolo ed antiquato su tutte le sue DSLR, anche le più costose, in cui si deve fare tutto manualmente: scattare la foto neutra, accedere al menu, trovare la voce WB personalizzato e dare l’ok sull’ultima foto scattata.

Metodo Drive – Scatto continuo

Con la medesima capacità di calcolo della D800 ma con 1/3 di pixel in meno da elaborare, il processore Expeed 3 riesce ad offrire una maggiore rapidità, passando da 4fps a 5,5fps in formato FX. Con il più veloce metodo Ch questi sono garantiti con tutte le qualità. Utilizzando il solo JPG il buffer regge fino a 13 scatti prima di rallentare mentre ne bastano 11 con le impostazioni RAW e RAW+JPG. Al termine della raffica il buffer viene svuotato e la luce verde sul retro rimane attiva finché ciò non avviene. In questo frangente è possibile scattare immediatamente altre foto singole mentre per la raffica il rapporto scende a 2fps/1fps a seconda della qualità immagine in uso. Di seguito uno schema che espone tutti i dati citati:

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Qualità d’immagine

Se la D800 è stata acclamata per la sua risoluzione, l’ampia gamma dinamica e la profondità colore, la D600 viene immediatamente dopo. Nel ricco database di DxOMark che include anche le medio formato le prime tre posizioni sono tutte per Nikon con questo ordine: D800E (96 punti), D800 (95 punti), D600 (94 punti). È chiaro che un semplice numero non può essere considerato come un metro onnicomprensivo nel giudicare strumenti così complessi, tuttavia i test effettuati seguono un discreto rigore analitico che vi consiglio di approfondire nell’ottimo articolo di Alessio: come leggere i risultati di DxOMark: il punteggio dei sensori nelle fotocamere digitali.

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Grazie alle ottime qualità del sensore da 24 megapixel, la D600 ha una gamma dinamica eccellente che supera i 14 stop come solo la D800 aveva finora fatto. Su questa base di lavoro Nikon ha sviluppato al meglio il suo Active D-Lighting che nella modalità Extra High consente di sfruttare quasi tutta la gamma dinamica anche nei file JPG. In verità bisogna rilevare che la qualità dei JPG sviluppati dalla camera è molto elevata e con un minimo di profilatura tramite il Picture Control si riescono ad ottenere dei file già buoni per la stampa. Tra l’altro la D600 possiede un menu di ritocco incredibilmente ricco e potente che consente di elaborare quasi ogni aspetto delle immagini: D-Lighting, correzione occhi rossi, rifilo, effetto monocromatico, effetti filtro, bilanciamento colore, sovrapposizione immagini, ridimensionamento, ritocco rapido, raddrizzamento, controllo distorsione, fisheye, disegna contorno, bozzetto a colori, distorsione prospettica, effetto miniatura, selezione colore. Oltre alle possibilità di modifica ed agli effetti fin qui citati è presente anche un tool per modificare i filmati, con il quale si possono tagliare o salvare dei fotogrammi come immagine, nonché la nota funzione di elaborazione dei NEF (RAW) in camera.

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Per quanto i JPG stupiscano per il buon equilibrio e l’Active D-Lighting riesca ad estendere la gamma dinamica fino ad oltre 12 stop senza un minimo di fatica per il fotografo, i RAW continuano ad avere una marcia in più se ben elaborati, specie in tutte quelle scene dove vi siano contrasti netti. Lo abbiamo già visto parlando di metering ma lo rivediamo nuovamente con un semplice esempio. L’immagine di seguito è stata catturata in RAW+JPG (modalità P) con impostazioni standard. Essendoci un sole alto e forte a generare delle ombre particolarmente dure, il file sviluppato dalla fotocamera non è riuscito a recuperare i dettagli della testa del piccione. Con un minimo di elaborazione del RAW, senza aver qui valutato attentamente i risultati dal punto di vista estetico, si riesce a vederla piuttosto chiaramente.

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Resa ad alti ISO

Non è facile trovare una fotocamera che ad alti ISO si comporti meglio della D600. Le qualità di base sono molto simili a quelle già verificate nella D800 (recensione) ma con una conta dei pixel ridotta il rumore digitale ha una grana più sottile. È sempre difficile una valutazione della resa ad alte sensibilità basandosi sull’analisi al computer perché si rischia di verificare le immagini esclusivamente con vista al 100% e ciò può essere molto fuorviante, specie con le risoluzioni elevatissime cui ci stiamo abituando negli ultimi anni. Una stampa di qualità sarebbe decisamente più opportuna per vedere se e quanto il rumore digitale risulti visibile nel mondo reale ma, ahimè, ciò non è possibile in una pagina web e dovremo accontentarci di un confronto a suon di bit.

Le prove di seguito esposte sono realizzate sulla base di file RAW convertiti con Adobe Camera Raw senza riduzione del rumore.

Iniziamo col dire che tra 100 e 400 ISO è quasi impossibile apprezzare delle differenze perché sia la risoluzione che il dettaglio non subiscono riduzioni di sorta. Ad 800 ISO facendo un confronto al 100% di due foto identiche si può avvertire la minima presenza di un sottile rumore nella luminanza, ancora omogeneo e indistinguibile in stampa. I 1600 ISO rappresentano il primo step dove si inizia a perdere un po’ di dettaglio e la grana diventa visibile nelle zone d’ombra.

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Per iniziare a mettere un po’ in crisi la D600 si deve salire a 3200 ISO e di seguito li vedete in una fotografia niente affatto semplice visto che l’80% del fotogramma era quasi nero al momento della cattura ed è stato necessario schiarire tutto su Adobe Camera RAW con i parametri sotto elencati:

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Per “leggere” in modo corretto il crop superiore si devono considerare due aspetti ma il primo e più importante è che la piccola porzione vista al 100% fa riferimento ad una immagine che in proporzione sarebbe larga 2,12 mt. Se invece la si stampa su una larghezza di 40 cm le cose cambiano in modo drastico perché la grana sarebbe 5 volte più sottile, tendendo a sparire quasi completamente. La seconda considerazione dipende dal soggetto della foto: c’è un vetro – neanche tanto pulito – che in quella zona opacizza ciò che gli è dietro, eppure potete facilmente leggere “la coppola € 39” o “€ 42” sul cappello in primo piano.

La D600 arriva nativamente fino a 6400 ISO e vi posso garantire che con un pizzico di intervento in post produzione sulla riduzione del rumore, le immagini sono stampabili senza problemi sacrificando solo un po’ di dettaglio. Tra l’altro si parte da una base in cui la definizione è molto elevata per cui si perde poco se si fa il confronto con altre DSLR. Di seguito un interessante confronto tra Canon 5D Mark III, Nikon D600 e Nikon D800, sempre eseguito sulle immagini in RAW senza riduzione rumore.

Nota bene: le foto della mark III e della D600 sono state realizzate contestualmente mentre quelle della D800 risalgono a qualche tempo fa. L’illuminazione era leggermente diversa ed avevo pensato di non inserirle affatto, tuttavia ritengo più utile vederle per valutare l’incidenza della grana seppure con la consapevolezza che vi era un’illuminazione leggermente più diffusa che smorzava alcuni dettagli.

Obiettivi utilizzati:

  • Canon 5D Mark III: EF 24-105 f/4L IS
  • Nikon D600: AF-S 24-85 f/3,5-4,5 VR
  • Nikon D800: AF-S 24-80 f/2.8

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Seleziona ISO: 10020040080016003200640012800

ISO100

Live View e Video

Ho unito questi due aspetti dove si concentrano la maggior parte delle limitazioni riscontrate nella D600. La prima cosa che mi ha davvero stupito è l’impossibilità di visualizzare l’istogramma in fase di ripresa, sia per il video che per le foto. Altra limitazione risiede nell’impossibilità di modificare l’apertura, qualsiasi sia il modo di ripresa selezionato, costringendo l’utente a disattivare il Live View, modificare il diaframma e riattivare il Live View. Entrambe queste limitazioni potrebbero risiedere nel firmware, non mi risulta che vi siano motivazioni meccaniche per le quali risulti impossibile cambiare apertura con lo specchio sollevato ma tant’è che nella D600 non è possibile. L’AF per contrasto non si comporta troppo male, è sempre vistosamente inferiore a qualsiasi mirrorless entry-level ma questo è un difetto comune in tutte le DSLR Nikon e Canon, in qualsiasi fascia di prezzo. Continuando la carrellata di limitazioni c’è da segnalare che l’uscita video HDMI non compressa – una delle caratteristiche positive su cui le recenti Nikon stanno facendo leva nei confronti di Canon – è disponibile anche nella D600 ma con dei bordi neri intorno. In pratica copre circa il 94% del monitor e registrando quell’immagine si dovrà successivamente effettuare un upscaling non proporzionale che, di certo, inciderà negativamente sulla qualità del video. È comunque una caratteristica in più rispetto la sua concorrente Canon 6D ma averla con questa limitazione equivale, a mio parere, a non averla affatto.

[AGGIORNAMENTO] dopo un recente upgrade firmware l’uscita video via HDMI copre ora 100% del quadro.

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La qualità del video è buona considerando che il bitrate massimo non è comunque particolarmente elevato ed offre la possibilità di selezionare 24p, 25p o 30p in modalità FullHD mentre arriva anche a 50p e 60p in HD. Di seguito uno specchietto presente nel manuale della D600 che evidenzia tutte le varie combinazioni e la relativa lunghezza massima di registrazione:

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Diciamo che il comparto video è complessivamente buono ma si tratta di un risultato ottenuto alternando punte di eccellenza con aspetti decisamente poco professionali. Ingresso ed uscita audio per la cuffia rientrano sicuramente tra le caratteristiche positive.

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Collegamenti, memoria, batteria

Tutte le porte di connessione sono posizionate nella zona sinistra, dietro sportellini in gomma ben sigillati e con la possibilità di rimanere aperti per facilitare la gestione dei cavi. Invece di avere un’unica copertura come nella D800, qui i collegamenti sono divisi in comparti, così da tenere aperto solo ciò che serve. In cima si trovano ingresso ed uscita audio da 3,5mm, al centro l’USB 2.0 (non 3.0 come nella D800) e in basso l’uscita HDMI. Un po’ più avanti, separata dal resto del gruppo, si trova la porta per il GPS opzionale GP-1.

A destra il largo sportellino contiene i due slot per le memorie, entrambe in standard SD. Le compact flash sono indubbiamente più robuste ed affidabili ma volendo utilizzare le funzionalità di backup o riempimento in eccedenza ho sempre pensato che avere due memorie di medesima tipologia possa rappresentare un vantaggio anziché uno svantaggio. Per questo motivo preferisco questa soluzione piuttosto che la SD+CF presente nella D800: se proprio si voleva puntare alla piena soddisfazione dei professionisti non si sarebbe potuto optare, in quel caso, per 2 CF?

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La batteria, posizionata alla base della fotocamera, è la solita ed efficientissima EN-EL15. Ci si fanno tranquillamente 700/750 scatti misti ad un buon periodo di revisione foto e qualche breve cattura video. Secondo lo standard CIPA si raggiungono le 900 foto e non stento a crederci se si utilizza esclusivamente il mirino.

voto 4Conclusioni

Per capire la D600 si deve innanzitutto accettare che la finalità di Nikon non poteva mai essere quella di creare un doppione più economico della D800, perché così facendo avrebbe soltanto limitato le vendite dell’altra diminuendo i guadagni. Le limitazioni o carenze che potrebbe notare il professionista sono conseguenza naturale del giusto posizionamento della D600, subito sotto la sorella maggiore con l’obiettivo di interessare nuove fasce di utenti allargando il bacino di corpi ed obiettivi full frame. Certo il corpo è più piccolo di quel che si aspetterebbe, ma la robustezza e l’ergonomia ci sono tutte, così come la tropicalizzazione identica a quella della D800. La qualità fotografica è di altissimo livello e considerando complessivamente risoluzione, gamma dinamica e resa ad alti ISO la D600 può affrontare a testa alta qualsiasi DSLR full frame. Come funzioni c’è tutto quel che serve all’amatore evoluto ma sarà facilmente appetibile anche per il professionista che vuole viaggiare più leggero o come corpo di backup. Si usa con piacere grazie all’efficienza dei menu e dei controlli Nikon e con 24 megapixel di risoluzione soddisfa per ogni genere fotografico. Un plauso va fatto certamente alla casa giallonera che è riuscita a tagliare nei punti giusti, senza limitare in modo determinante nessun aspetto di questa DSLR FX. Il prezzo del solo corpo con garanzia Nital (che consiglio vivamente) è di circa 1.900€ e non può certo considerarsi “economico” in senso assoluto. Tuttavia questa è una fotocamera riuscita che guadagna senza difficoltà un giudizio di 4 stelle.

Ho tenuto per il finale un breve approfondimento riguardo un difetto noto della D600, ovvero la tendenza del sensore a sporcarsi. Secondo quanto si legge da numerose esperienze dirette di utenti in tutto il mondo, è facile che sul sensore si depositi della polvere e in alcuni casi anche una sostanza oleosa pur senza aver effettuato cambi obiettivo. Il problema sembra sia dipeso da una partita di componenti interni (presumibilmente lo specchio) con verniciatura imperfetta. Da quel che so Nikon lo ha prontamente risolto su tutti i nuovi modelli prodotti e provvede ad effettuare una completa pulitura professionale a chiunque capiti. La D600 che ho ricevuto io in prova aveva 2.000 scatti ed un granellino di polvere che è andato via con una semplice soffiata di una pompetta. Inoltre sugli esemplari vecchi che presentavano il problema sembra che questo si stia risolvendo autonomamente dopo qualche migliaio di scatti.

PRO
+ Qualità d’immagine eccellente, sia in JPG che in RAW
+ Gamma dinamica molto estesa di oltre 14 stop
+ Resa ad alti ISO ai migliori livelli della categoria
+ Mirino ampio, luminoso, ricco di informazioni e con il 100% di copertura
+ Compatta ma con una costruzione molto solida, ergonomica e tropicalizzata
+ Doppio slot SD utilizzabile in eccedenza o backup
+ Ricca dotazione di controlli manuali, efficaci e professionali
+ Flash integrato con la possibilità di controllare unità esterne wireless
+ La raffica da 5,5fps supera quella della D800
+ Menu vasto, ampiamente personalizzabile e con funzionalità di intervento su metering ed AF
+ Motore di messa a fuoco compatibile con i vecchi obiettivi pre-AF-S
+ Orizzonte virtuale a due assi
+ Uscita ed ingresso audio
+ Batteria di lunga durata

CONTRO
- Manca la sincronizzazione flash via cavo
- L’area AF è più ristretta del normale
- Non si può visualizzare l’istogramma in live view
- Non si può modificare l’apertura in live view
- In moltissimi esemplari il sensore si sporca facilmente

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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