Tim Cook da Goldman Sachs parla in merito ad acquisizioni, iPad e prodotti “low cost”

Abbiamo visto nel corso del suo primo periodo da CEO che Tim Cook non è uno da tirarsi indietro quando si tratta di concedere dichiarazioni pubbliche e/o interviste, inclusa quella fatta a BusinessWeek lo scorso dicembre. Qualche ora fa, ha presenziato alla conferenza annuale di Goldman Sachs toccando alcuni importanti aspetti in una sessione di domande e risposte.

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Non cercheremo volutamente di occuparci di casi spinosi e prettamente finanziari come la denuncia fatta da Greenlight in merito ai dividendi. Non essendo azionisti, vogliamo guardare perlopiù alle risposte che ci riguardano come consumatori. Detto ciò, è normale che susciti qualche curiosità l’argomento acquisizioni. In merito, Cook ha chiarito quello che è il mantra aziendale a riguardo: ciò che serve, quando serve. Apple effettua piccole acquisizioni su base mensile, al punto che molte passano inosservate perché si tratta di singoli progetti i cui team di sviluppo vengono assorbiti a Cupertino, in un’operazione di “acqui-hire” (crasi inglese tra acquire, acquisire, e hire, assumere), fenomeno che sta conoscendo uno sviluppo sempre più vasto. Uno degli esempi fatti da Cook riguarda PA Semi, società sviluppatrice di processori PowerPC inglobata principalmente per i suoi validi ingegneri, messi al lavoro sui processori Ax che sono cuore degli iDevices dal 2010 in poi. Tuttavia, a One Infinite Loop non si escludono a priori grandi acquisizioni: tutti i dossier vengono attentamente valutati, e finora non sembra essere stata trovata la vera “anima gemella” per Apple, almeno stando alle dichiarazioni del CEO. L’obiettivo non è semplicemente quello di aumentare le entrate, ma anche di disporre di prodotti competitivi che possano davvero rafforzare la posizione di Apple sul mercato.

Passando a questioni più materiali, molta enfasi è stata data ad iPhone e iPad. In particolare per quest’ultimo, Cook ha tenuto a ribadire come la pensa riguardo la potenziale cannibalizzazione dei Mac da parte del tablet iOS. L’obiettivo rimane quello di far entrare la gente nell’era post-PC, e per farlo Apple vuole colpire proprio il PC, il mondo Windows. Dati alla mano, i fatti sembrano darle ragione: come dichiarato dallo stesso Tim, la sola linea di iPad coi suoi 120 milioni di pezzi venduti ha superato tutta la gamma di computer HP. E le proiezioni vengono riviste continuamente al rialzo, vedendo così l’intero mercato dei tablet diventare predominante nel corso dei prossimi 4 anni. Il connubio tra hardware, software e servizi rende l’iPad e altri prodotti simili più invitanti e ideali per una larga fetta di utenza, in particolare nei paesi emergenti dove rappresenta proprio il punto di partenza all’interno del mondo Apple, spesso facendo da traino proprio per l’acquisto dei Mac. In sostanza, per quanto apparentemente non venga vista così, ogni prodotto beneficia del successo dell’altro. Incluso il Melafonino, anch’esso compreso nel cosiddetto “Halo effect” descritto da Cook seguente all’acquisto dell’iPad. L’iPhone non sembra conoscere un arresto di crescita, nonostante la forte posizione di Android, e nel lungo termine i margini per assistere a un’ulteriore presa sul mercato sembra esserci tutti, sempre riferendosi soprattutto ai Paesi in via di sviluppo.

Questa crescita, però, non avverrà tramite prodotti a basso costo, come molti ipotizzano. Non è nelle intenzioni di Apple creare delle versioni “light” dei propri dispositivi per diminuire i prezzi. L’azienda preferisce piuttosto intervenire sul loro posizionamento, come nel caso dei vecchi modelli di iPhone che vengono tenuti sul mercato con graduale passaggio a entry-level di gamma, oppure creare una nuova gamma con esperienza d’uso separata rispetto al resto, come nel caso dell’iPod shuffle o anche dell’iPad stesso, creato in risposta alla ricorrente richiesta di un computer Apple inferiore ai 500 $ e soddisfatta solo per un periodo relativamente breve dal Mac mini. Il discorso della user experience è proprio uno tra i fattori determinanti a Cupertino nel posizionarsi a confronto coi concorrenti, i quali spesso agiscono in base al prezzo o alla “forza bruta” nelle specifiche. Come afferma Cook, conoscere la frequenza operativa dell’A6 è un fattore di secondo piano quando l’ottimizzazione tra hardware e software riesce bene, così come la qualità dello schermo nei confronti delle sue dimensioni. In pratica, si potrebbe riassumere il pensiero di Apple col detto di una famosa pubblicità: la potenza è nulla senza controllo. E i dati di vendita sembrano esserle lusinghieri. Per chi spera si continui così, potrebbe essere rincuorato dalla volontà da parte dell’azienda di non creare mai “prodotti di m…”. Del resto, è quello che speriamo tutti.

Nel resto dell’intervista, traspare comunque una notevole fiducia nell’azienda e nell’operato svolto. La recente riorganizzazione interna non pare affatto aver indebolito l’azienda, anzi a parere di Tim l’ha rafforzata creando un team più solido e affiatato. Gli Store, sia online che offline, continuano a crescere in numero e dimensioni, proporzionalmente al pubblico che li visita annualmente. Il calo delle azioni e le preoccupazioni che sembra aver comportato non hanno intaccato l’ottimismo di Apple in un futuro ancor più roseo del presente. Non ci resta che nutrire la massima fiducia possibile in Cook e nei suoi uomini, consapevoli che si tratta di persone con grande esperienza e che hanno storia di lungo corso a Cupertino, così come nei prodotti che essi sapranno tirare fuori nei prossimi mesi.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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