Quickoffice vs iWork: l’evoluzione dell’ufficio mobile a confronto

Lo scorso 10 settembre, durante la presentazione dei nuovi iPhone, Tim Cook ha annunciato che iWork per iOS sarebbe diventata gratuita per tutti i futuri acquirenti di iDevice targati Apple, con non poco rammarico di quanti li avevano precedentemente acquistati. Qualche giorno fa, in risposta al colosso di Cupertino, Google ha reso gratuita Quickoffice, acquistata lo scorso anno, una suite da ufficio mobile che sfrutta Google Drive per lo storage e la sincronizzazione dei documenti. Entrami le proposte rappresentano una pratica soluzione per il lavoro in mobilità, anche grazie alla comodità dei rispettivi servizi cloud. Dal momento che tali app sono diventate gratuite (nel caso di iWork solo per i nuovi acquirenti) sono passate da “nice to have” a “must to have”, tanto da chiedersi quali sono le principali differenze tra le due suite e quale sia la più comoda da usare.

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Il primo aspetto da considerare è che Quickoffice nasce per essere usata al di fuori dei confini di iOS / OS X, quindi anche su Android e desktop Windows tramite Google Drive e il browser. D’altra parte la suite iWork ha da poco implementato l’utilizzo dei suoi software sul sito iCloud.com e, così facendo, si è di fatto aperta a qualsiasi piattaforma dotata di un browser di recente generazione, offrendo la possibilità di gestire i propri documenti su ogni dispositivo.

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Andando ad analizzare i software, la suite offerta da Google è composta da una sola app che permette la modifica e la creazione di fogli di calcolo, documenti, presentazioni multimediali e, inoltre, di visualizzare i file .pdf. iWork, al contrario, è composta da tre app da scaricare separatamente: Numbers per i fogli di calcolo, Pages per i documenti di testo e Keynote per le presentazioni multimediali; quindi, oltre a richiedere più memoria (circa 800mb contro i 57mb di Quickoffice), gestisce i contenuti in maniera totalmente differente. La soluzione di Google permette di organizzare i file a piacimento, anche quelli di diverso formato nella stessa cartella, mentre i documenti di iWork sono divisi alla radice dalle varie app.

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Fogli di calcolo

L’app Numbers di Apple si presenta con un interfaccia molto semplice da cui ci è concesso gestire i file che abbiamo salvato in iCloud o crearne di nuovi, potendo scegliere anche da simpatici modelli precaricati. Una volta impostato il layout possiamo cominciare a lavorare sul nostro foglio di calcolo. Creato il file, tappando due volte su una cella, in alto appare la barra dove inserire il comando tramite il tastierino dinamico che cambia in base a ciò che dobbiamo inserire (numeri, date, testo o formule) e, una volta soddisfatti, possiamo confermare il comando cliccando sul segno di spunta in verde sulla destra.

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Tramite l’app possiamo creare nuove schede o anche inserire nuove tabelle, foto, grafici e forme utilizzando l’icona “+” in alto a destra, inoltre premendo il pennellino possiamo gestire la formattazione del testo, delle tabelle e dei grafici. Modificare la grandezza delle celle è molto intuitivo e il design offerto dall’applicazione è pulito e rende il tutto più semplice ma allo stesso tempo completo.

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Quickoffice chiede all’avvio di effettuare l’accesso con il nostro account Google e, successivamente, ci presenta una schermata dove possiamo decidere se lavorare in locale sul nostro dispositivo o creare un file direttamente su GDrive. Una volta scelto dove vogliamo posizionare il file, creiamo un nuovo foglio di calcolo o ne apriamo uno salvato in precedenza e possiamo iniziare.

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Aperto il foglio di calcolo troviamo la barra per inserire le funzioni in alto e in basso cinque pulsanti opzione per gestire le celle, le righe e le colonne, le schede e per annullare l’ultima azione effettuata (cosa che su Numbers si fa molto più scomodamente agitando il dispositivo). La navigazione è meno fluida rispetto alla controparte Apple, modificare la grandezza delle celle può risultare scomodo e non è possibile inserire nuove tabelle, grafici e forme (non vengono neanche visualizzati). Inoltre le funzioni da inserire richiedono necessariamente la lingua inglese e non vengono riconosciute quelle scritte in italiano.

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Altra differenza sta nello zoom, quello minimo offerto in Quickoffice non permette una visualizzazione ottimale dell’insieme dei dati su cui si sta lavorando, mentre il massimo zoom è finanche eccessivo, visto che non sempre è necessario visionare una sola colonna per volta.

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Per quanto riguarda la condivisione, Numbers permette di inviare i file per mail o semplicemente di aprirli con applicazioni terze, esportando il file in formato .pdf/.xls/.numbers (formato che però può essere letto solo tramite iWork, per Mac o su iCloud); Quickoffice non permette di aprire il file con applicazioni terze, l’unico modo per condividere è tramite mail, in compenso permette di creare archivi .zip di più file.

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Per concludere riguardo i fogli di calcolo le due offerte sono simili e allo stesso tempo molto differenti. Nell’uso Quickoffice è risultata più limitata rispetto Numbers per la creazione di nuovi fogli, non potendo inserire e visualizzare grafici, formattare una tabella, inserire frecce e riquadri anche di un foglio già impostato. È un’app da utilizzare quasi esclusivamente per effettuare piccole modifiche su fogli creati in precedenza da computer, per la gestione di un grosso carico di lavoro sarebbe richiesta almeno la versione per iPad, che appare in ogni caso limitata, visto che non aggiunge alcuna funzione rispetto alla versione per iPhone. Il suo grande punto di forza è, per alcuni, la compatibilità con Android e l’integrazione con GDrive. D’altra parte Apple ha fatto un grosso passo avanti con la sua suite da ufficio, infatti la già buona Numbers con l’arrivo di iWork per iCloud è diventata ancor pià completa, perché compatibile anche con il mondo Windows, utilizzando in fluidità e semplicità gli strumenti che il touchscreen ha in più rispetto al mouse e alla tastiera fisica: un grosso passo avanti per chi vuole staccarsi sempre di più dal sistema desktop in favore del mondo mobile, riferendoci in modo particolare ai tablet.

Documenti di testo

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L’app Pages si presenta con la stessa interfaccia vista in precedenza, si va a selezionare il documento desiderato o si passa a crearlo da zero sfruttando uno dei vari modelli. Aperto il documento ritroviamo in alto a destra l’icona con il pennellino (la quale permette di decidere lo stile, la disposizione o il layout dell’elemento selezionato, sia esso immagine, testo o grafico) e il tasto “+” (che ci da la possibilità di inserire foto tabelle grafici e forme).

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La possibilità di modifica è molto ampia e curata in ogni aspetto: abbiamo a disposizione 71 font tra i più disparati (contro i 12 di Quickoffice), possiamo decidere la spaziatura della linea, modificare i margini, configurare le intestazioni e i piè di pagina del documento. Inoltre si possono conteggiare le parole, dividere il testo per colonne (fino ad un massimo di 4) e, infine, copiare lo stile di una parola selezionata per incollarlo poi in un altro paragrafo:

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Aperto un documento di testo in Quickoffice abbiamo in basso i pulsanti per una formattazione di testo e paragrafi molto elementare, con la possibilità di cercare e/o sostituire le parole e anche l’inserimento di commenti all’interno del documento.

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Manca purtroppo la possibilità di inserire immagini o altri elementi grafici, inoltre le immagini inserite da computer non possono essere modificate, ciò rende quasi impossibile creare un valido documento di lavoro partendo da zero. Un aspetto interessante è il resizing del testo che questa applicazione effettua a seguito di un pinch-to-zoom(su iPad non accade), il testo viene reimpaginato in tempo reale (un po’ come accade nei browser di alcuni Android)), ciò può risultare molto comodo se abbiamo un documento da leggere ma poco produttivo ai fini della valutazione dell’impaginato e della formattazione.

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Le distanze delineate tra i due software analizzando i fogli di calcolo si vanno pesantemente ad ampliare usando entrambe le app per modificare e creare i documenti di testo: l’app offerta da Apple è notevolmente più completa e produttiva rispetto la rivale, la quale paga la totale mancanza di gestione quanto meno delle immagini, inoltre l’inserimento della funzione (non disattivabile) del resize del testo fa percepire la voglia di Google di finalizzare la sua offerta solo alle veloci modifiche dei contenuti, senza tanto preoccuparsi della formattazione e dell’aspetto; Apple invece offre un applicazione che, anche in uno schermo di dimensioni ridotte come quello dell’iPhone, fornisce tutti gli strumenti necessari per saziare anche i palati più esigenti.

Presentazioni multimediali

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Keynote si presenta, come nei casi precedenti, con la solita interfaccia proposta da Apple: apertura di file e creazione nuovi bianchi o basati sui tanti modelli. La prima differenza che si nota subito è che il dispositivo (iPhone o iPad che sia) può essere disposto solo in modalità landscape.
 Sulla sinistra abbiamo le varie miniature che possono essere spostate tra loro in maniera molto semplice e intuitiva, sotto di esse un pulsantino ci permette di aggiungerne di nuove in base al modello scelto per la presentazione. Sulla destra ritroviamo i pulsanti che abbiamo imparato a conoscere nelle altre app della suite di Apple (il pennellino, il tasto “+” e le impostazioni), con l’aggiunta del tasto play per avviare la riproduzione della presentazione.

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Le impostazioni di modifica degli elementi tramite il pennellino sono pressoché le stesse viste per le applicazioni precedenti, con l’aggiunta della possibilità di spostare indietro e in avanti di livello gli elementi nella diapositiva; per quanto riguarda invece la possibilità di aggiungere file multimediali troviamo la piacevole sorpresa di poter aggiungere alle presentazioni perfino i video salvati nel rullino fotografico.

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Tramite le impostazioni possiamo gestire le animazioni di diapositive e media, utilizzare linee guida per disporre questi ultimi al meglio, numerare le diapositive e volendo si può abilitare un altro dispositivo da usare come telecomando remoto tramite l’apposita applicazione presente nello store.

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Inoltre abbiamo la possibilità di aggiungere delle note, che però non sono visibili assieme alla diapositiva e non sono segnalate in alcun modo, quindi sta a noi ricordarci di aver appuntato qualcosa e andarlo a leggere (tutto ciò ne rende la fruizione piuttosto scomoda).

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Altro piccolo neo dell’app di Apple è la poca scelta di forme, esse sono le stesse presenti in Numbers e Pages mentre in questo caso poteva essere utile avere a disposizione una maggiore varietà di frecce e diagrammi, cosa che è invece presente nell’app di Google. Inoltre non è possibile aggiungere una traccia audio (come è possibile fare su Powerpoint o Keynote per Mac). Per il resto il tutto funziona bene e rende semplice le creazione delle più varie presentazioni.

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In Quickoffice la prima cosa che notiamo dopo aver utilizzato Keynote è che mettendo l’iPhone in landscape scompaiono i pulsanti per gestire la formattazione dei vari elementi, cosa che accade anche sui fogli di calcolo e sui documenti di testo, ma con essi viene più naturale lavorare in portrait (ovviamente l’iPad è escluso da questo discorso).

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Costretti quindi a e tenere il dispositivo in orizzontale, al contrario delle aspettative la grafica si presenta in modo pulito ed è comodo arrivare a tutti gli elementi. Le miniature sono in basso e possiamo eliminarle premendo sull’icona “x” (su Keynote dovevamo tenere premuto sulla miniatura e cliccare elimina dal menù a comparsa). La navigazione tra di loro ci è parsa abbastanza fluida su iPhone e solo leggermente più scattosa su iPad mini (sarà per iOS 7 non ancora ottimizzato?). Non abbiamo, ahimé, la possibilità di inserire delle transazioni, però sì possono inserire e modificare le immagini – finalmente! – tant’è che viene spontaneo chiedersi come mai abbiano omesso tale funzione da documenti di testo e fogli di calcolo. Abbiamo infine la possibilità di inserire una grande varietà di forme e diagrammi, i quali possono essere utili per creare mappe concettuali dei generi più vari.

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Le modifiche del testo e del paragrafo sono le stesse viste per i fogli di calcolo e i documenti e anche in questo caso troviamo la possibilità di spostare indietro e avanti di livello gli elementi della diapositiva.
 Il vero punto di forza di quest’app sono invece le note, a cui ci si arriva tramite uno slide dal basso e sono visualizzabili insieme alla diapositiva. Inoltre le diapositive a cui abbiamo aggiunto delle note sono riconoscibili tramite l’icona con la matita visibile in basso (la quale è diversa rispetto a quando non ci sono note).

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Questa volta l’impressione è che Quickoffice sia nettamente più valida rispetto a ciò che offre nella creazione di documenti di testo e fogli di calcolo. Nonostante manchi la possibilità di inserire audio e video, transazioni ed effettuare modifiche avanzate. Apple era uscita vincente dalle due precedenti sfide ma non ha convinto altrettanto con Keynote che non risulta all’altezza della versione desktop.

Conclusione

Riassumendo, le due offerte presentano alcuni punti in comune e molte differenze, entrambe con i propri vantaggi rispetto l’altra. L’app di Google pesa molto meno anche di una sola delle tre di iWork, è compatibile con Android ed offre la gestione dei pdf, la riproduzione e visualizzazione di file audio, immagini o video contenuti in Google Drive. Apple offre una suite che per molti aspetti eguaglia le offerte che ci sono per PC, grazie anche alla praticità della tecnologia touch sul mouse e sulla tastiera. Il fatto che sia gratuita solo per chi acquista un nuovo iPhone/iPad è un vero peccato, anche se l’acquisto dell’intero pacchetto (circa 30€) non è un prezzo esagerato in relazione all’esperienza utente e alla completezza offerta. In pochi anni sono stati fatti passi da gigante nell’esperienza d’uso delle app di lavoro sui dispositivi mobile, tanto che non mi stupirei più di tanto se prima o poi soppiantassero i comuni “PC” anche nelle scrivanie degli uffici.

SaggiaRedazione

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