Il cielo, tanto affascinante di giorno con le sue nuvole paffute e cariche di colori al tramonto, quanto misterioso e ipnotico durante la notte. Osservare oggetti ad anni luce di distanza è un passatempo a cui tutti, prima o poi nella vita, ci siamo dedicati. Alcuni di noi si cimentano nell’immortalare questi astri così distanti, affascinanti e mozzafiato. Purtroppo non siamo in grado di fotografare l’intera galassia, sia perché ci viviamo in mezzo, sia perché la terra ne oscura una porzione sensibile. In questo articolo cercherò di spiegarvi, in modo puntuale, quando e come fotografare la Via Lattea.

Suddividiamo i passaggi necessari in due sezioni: la programmazione, ovvero ciò che va fatto prima di catturare il momento, e la tecnica, che si intende invece l’insieme di impostazioni macchina e inquadratura da utilizzare.

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Programmazione

  • Trovare un cielo buio: sembra un ossimoro ma il cielo buio è il fattore più difficile. Purtroppo a causa dell’inquinamento luminoso le lunghe esposizioni tramutano il nostro amato “tetto blu” in una orrenda visione multicolor, spesso arancione. Il consiglio è quello di scattare in montagna, in zone che possibilmente non si affaccino su centri abitati, oppure al mare, ma sempre lontano da stazioni balneari e/o paesi.
  • La luna: la luna contribuisce moltissimo nell’illuminare il cielo, una luna piena particolarmente forte riesce ad oscurare il 90% delle stelle e soprattutto la Via Lattea. Per questo motivo è consigliabile tentare l’approccio alla via lattea solo in condizioni di luna nuova o comunque durante quelle ore della notte in cui la luna non è ancora sorta o è gia tramontata. A tal scopo ci vengono in aiuto applicazioni come PhotoPills.
  • ISO: la sensibilità è il nostro principale alleato in quanto ci permette di far risaltare (più di quello che possiamo vedere ad occhio nudo) la via lattea. Non sto dicendo che dovete tutti procurarvi una Nikon D3s (regina degli alti ISO) ma che non si può pretendere di catturare le stelle con una compatta o reflex entry-level senza incorrere nel rumore digitale.
  • F/stop: usate lenti molto luminose che vi consentiranno di contenere un po’ gli ISO perché il tempo non potrà essere alzato oltre un certo valore a causa della rotazione terrestre (che renderebbe le stelle delle scie e non puntini luminosi). Per limitare le problematiche derivanti della rotazione si prediligono obiettivi grandangolari.
  • Treppiede: strumento indispensabile dati i lunghi tempi di scatto. Preferite quelli solidi e non eccessivamente leggeri, bastano pochissime vibrazioni e le stelle non saranno più puntiformi.

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Tecnica

  • Live View: durante la notte, al buio, magari senza l’ausilio di una frontale perché siete in compagnia di altri fotografi che stanno scattando, la messa a fuoco è particolarmente ostica. Personalmente ho oramai fatto l’occhio su dove devo settare la MaF basandomi sull’indicatore presente sull’obiettivo ma se non riuscite allora provate con il live view alzando molto gli ISO. Ovviamente è un lento processo ripetitivo perché dopo ogni scatto dovrete andare a sistemare millimetricamente il punto di messa a fuoco al fine di ottenere la PdC ottimale.
  • ISO 3200: è una regola non scritta ma la maggior parte delle vie lattee viene scattata a ISO 3200 questo perché in molte macchine fotografiche è un valore ancora accettabile per il rumore ed è un valore abbastanza alto per far risaltare a sufficienza la galassia.
  • Lunga esposizione: come dicevamo in precedenza, per esporre correttamente la via lattea senza eccedere eccessivamente negli ISO bisogna scegliere un tempo di esposizione lungo ma non eccessivo. Per questo a causa della rotazione terrestre e in assenza di inseguitori bisogna affidarsi alla regola del 500 che non è altro dividere 500 per la lunghezza focale che stiamo utilizzando. Nel caso di un 14mm sarà 500/14 = 35,71s, anche se personalmente preferisco stare leggermente più abbondante e quindi al posto del 500 consiglio di usare 420.
  • Composizione: il nostro scatto dovrà avere un soggetto nel primissimo piano, altrimenti risulterà troppo piatto e non dinamico, per questo solitamente si inseriscono laghetti, alberi (anche se danno problemi di linee cadenti) o montagne di un certo calibro. È indubbio però che l’esposizione corretta per la via lattea non è corretta per il terreno, di conseguenza dovremmo andare a fare un secondo scatto per tutto ciò che non è cielo.
  • Post-Produzione: è arrivato il momento di giocare seriamente, la PP è fondamentale negli scatti notturni. Se abbiamo fatto una doppia esposizione come consigliato prima, conviene tentare di unire i due scatti con Photoshop e cercare di fondere bene il punto di contatto. I passi per far risaltare la galassia sono come sempre molto contrasto, recuperare le luci e alzare i bianchi, virare il cielo al blu (dato che l’inquinamento luminoso avrà ingannato il WB della macchina) e se vogliamo esagerare dare colpi di ALCE in zone localizzate. Per terminare una passata in Dfine per togliere il rumore ma senza piallare eccessivamente i dettagli.

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Le immagini riportate nell’articolo sono state tutte scattate nel nostro paese o nelle vicinanze. La prima è stata scattata a Zermatt, infatti possiamo notare la maestosità del cervino che fa da soggetto principale, ma anche il lieve inquinamento luminoso arancione. Unico appunto a questo scatto è l’esposizione, facendo un doppio scatto ed esponendo diversamente i piani si sarebbe ottenuto un effetto migliore. Per quanto riguarda la seconda immagine, oltre alla presenza della luna che affievolisce la lattea (che nel deserto dovrebbe essere molto più marcata), l’autore della foto ha purtroppo sbagliato la messa a fuoco, ottenendo così un cielo molto sfuocato. Infine arriviamo in Sardegna con uno scatto sul mare dove la città in lontananza la fa da padrona con il suo inquinamento, oscurando totalmente la parte terminale della galassia.

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Quest’ultimo scatto invece è mio, una notturna al Diavolezza (Canton Grigioni, CH a 2978 metri s.l.m.). Si può apprezzare quasi appieno la bellezza della via lattea. Purtroppo a causa dell’inquinamento luminoso, proveniente da dietro le montagne e dalla posizione non ottimale della galassia, viene a mancare una parte terminale molto interessante per le sue colorazioni intense.

Conclusione

Come si può notare dalle foto. l’inquinamento luminoso può giocare brutti scherzi. Seguendo i punti sopracitati possiamo cercare di far fruttare al meglio le nostre notti insonni in tenda nei posti remoti della nostra bella Italia.

N.B Non cimentatevi in avventure in alta quota al di fuori dell’estate se siete sprovvisti di attrezzatura adeguata (tenda invernale, sacco a pelo pesante, materassino, abbigliamento tecnico). La montagna di notte non perdona.

Gianmarco Meroni

Ingegnere per dovere, fotografo e viaggiatore per passione. Prediligo andare alla scoperta di posti insoliti e non convenzionali per conoscere i luoghi più remoti del pianeta attraverso gli occhi e i sorrisi della sua gente. La foto migliore è quella che non ho ancora scattato, il viaggio più bello il prossimo! Tutto il resto é su Ethnologies.it.

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