iPhone, un progetto da “dentro o fuori” e dai prototipi non proprio portatili

Come sappiamo, sia attraverso i vari reportage nel corso degli anni sia dalla biografia di Jobs, il processo di creazione dell’iPhone si è svolto nel corso di svariati anni, partendo dal progetto inizialmente destinato all’iPad. Ogni tanto emergono ulteriori dettagli su quel periodo frenetico in casa Apple, un piccolo scorcio in quel muro di segretezza dietro il quale solitamente opera (al di là dei rumors, ovviamente). Si avvicina una nuova, ennesima battaglia in tribunale con Samsung ed ecco che l’azienda stessa, forse motivata dal fatto che tali dettagli sarebbero fuoriusciti comunque, ha deciso di “confessarsi” al Wall Street Journal attraverso l’ingegnere Greg Christie, al lavoro sull’iPhone sin dall’inizio.

prototipoiphone2006

Nell’immagine sopra, possiamo vedere uno dei prototipi di iPhone del 2006. Decisamente poco portatile, ma del resto non era il suo scopo: si trattava di una piattaforma di prova pensata soprattutto per iPhone OS. Uno schermo multitouch, nome in codice “Wallaby”, incastonato in una custodia bianca di plastica, collegato a un vecchio Mac scelto per simulare il più possibile le basse velocità previste all’epoca per uno smartphone. Ciò permetteva al gruppo dedicato al software di non dover attendere per forza l’hardware, che poteva essere nel frattempo completato in tranquillità anche a livello estetico nel laboratorio di Jonathan Ive, dove si succedettero decine di modelli prima di decidere quello finale. L’ambiente di test non era certo dei più confortevoli: Christie lo descrive senza finestre, con luci fluorescenti, segni d’infiltrazione d’acqua sulle pareti dovute a una perdita dal bagno vicino, un poster proveniente dalla campagna pubblicitaria “Think Different” e uno piuttosto inquietante di un pollo senza testa che corre.

Ma probabilmente non era la stanza a preoccupare di più il team. Come racconta nell’intervista pubblicata sempre dal WSJ, Christie fu incaricato di costituirlo nel 2004, su richiesta di Scott Forstall che stava cercando personale esperto per il progetto “Purple”. Il vero capo fu però Jobs, coinvolto a pieno fino all’ultimo dettaglio; due volte al mese richiedeva che gli venissero mostrati gli sviluppi proprio nel luogo descritto poco fa. Qualsiasi elemento, dallo scorrimento alla visualizzazione dei messaggi, doveva risultare perfetto. Nel 2005 tale obiettivo sembrava lontano dal compiersi, e l’insoddisfazione di Jobs si espresse come al solito in modo brusco: o in due settimane Christie riusciva a trovare soluzioni di qualità superiore a quelle proposte o lui e la sua squadra sarebbero stati estromessi lasciando ad altri il compito di proseguire. Ancora una volta, l’allora CEO ottenne ciò che voleva, con un risultato che fu soddisfacente pure per Ive e Bill Campbell. Da lì in poi divenne questione di migliorare sempre più il software in vista del rilascio commerciale due anni dopo.

Idee, persone, tempo ed energie furono abbondantemente impiegati per rendere realtà l’iPhone. Una realtà le cui origini sono ancora ben riconoscibili nelle generazioni moderne del prodotto e anche nel sistema operativo, profondamente rivisto a livello grafico ma poco mutato sotto il profilo dell’esperienza d’uso. Difficile dire se ciò basterà tra pochi giorni a convincere la giuria su una nuova sentenza contro Samsung (proprio nelle scorse ore ne ha ottenuta una in Giappone). Per quanto da tanto auspichiamo un termine per queste guerre di brevetti, forse non tutto il male viene per nuocere, se può regalarci dettagli interessanti sulla storia dell’iPhone e altro ancora.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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