Apple vuole mantenere il vetro zaffiro tutto per sé, ecco come ci riuscirà

Ho appena finito di leggere un articolo molto interessante su The Verge che evidenzia alcune ripercussioni che le scelte progettuali di Apple hanno avuto, e continuano ad avere, sulla produzione di dispositivi elettronici. Come esempio è stato preso l’alluminio, materiale che un tempo era molto più complesso lavorare in unico blocco e che oggi, invece, è utilizzato molto frequentemente. La scelta di Apple di realizzare un computer unibody non era affatto scontata all’epoca del primo MacBook in alluminio (2008) e tecnicamente rappresentava un vero incubo. Richiedeva nuovi macchinari, capacità di estrusione, anodizzazione e riciclo di grosse quantità di metallo che Apple ha reso possibili grazie alla sua domanda. Da quel momento in poi le cose sono rapidamente cambiate ed il know-how creatosi nell’industria ha fatto sì che i costi si riducessero e la tecnologia fosse poi disponibile anche per gli altri produttori. In sostanza se oggi vediamo facilmente prodotti tecnologici in alluminio il merito è di Apple.

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Se avete letto la biografia ufficiale di Jobs vi ricorderete che una cosa del genere è avvenuta anche con il vetro Gorilla Glass. Al tempo l’azienda che lo produceva era una piccola realtà che sembrava non avere un florido futuro, ma Apple ha deciso di utilizzare quel materiale per la copertura del suo smartphone, li ha finanziati e da lì è partita la catena di eventi che li ha portati a diventare il riferimento per tutta la categoria. Ancora una volta le scelte progettuali di Apple si sono ripercosse sull’intero mercato.

A fare da apripista si guadagna un certo anticipo rispetto gli altri, ma quando ci si affida a terzi per la produzione e questi sviluppano un dato know-how poi lo possono anche rivendere. Inoltre quando si parla di Apple e dei suoi numeri, il cambiamento diventa una tendenza e si ripercuote su tutto un settore, come è stato nel caso dell’alluminio, al punto che sul sito Aluminium.org c’è una pagina dedicata ad un ringraziamento diretto a Steve Jobs: The Man Who Made Aluminum Cool Again. Alla fine utilizzando tecnologie aperte e condivise, i vantaggi derivanti dall’essere il primo non sono così duraturi e rischiano di essere facilmente dimenticati anche dai consumatori. Dopotutto se oggi abbiamo smartphone e tablet così fatti è tutto merito di Apple, eppure Android domina il mercato e Samsung vende un numero maggiore di terminali.

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La lezione deve essere servita in qualche misura ad Apple che sembra stia seguendo un percorso diverso per il vetro zaffiro. Ormai da tempo le indiscrezioni suggeriscono che sarà questa la copertura del prossimo iPhone 6, ma questa volta Apple sta tentando di mantenere solido il suo vantaggio competitivo. Ha stretto accordi con GT Advanced Technologies ed hanno aperto insieme un impianto tecnologico in Arizona destinato alla produzione di questo materiale. Per ora abbiamo visto l’impiego del vetro zaffiro nella copertura della fotocamera dell’iPhone e nel Touch ID del 5s, ma tutto l’impegno ora è stato dedicato alla produzione di elementi più importanti, come l’intera copertura di uno smartphone o il vetro protettivo di un ipotetico iWatch. L’esperienza qui sviluppata rimarrà in casa e se il vetro zaffiro si dovesse rivelare utile, come le sue proprietà antigraffio sembrano suggerire, Apple manterrà per sé questo vantaggio competitivo per un tempo maggiore. Si tratta dell’ennesima scommessa sui materiali condotta in quel di Cupertino, ma questa volta con la precisa intenzione di non aiutare l’intera industria a seguirla pedissequamente.

Per sapere come si concluderà questa storia non abbiamo che da aspettare, ma non sempre le cose riescono perfettamente. A quanto pare alcuni rumor suggeriscono che il vetro zaffiro sia così pesante da non andare bene per l’iPhone da 5,5″ che si suppone possa essere presentato entro la fine dell’anno. E scavando nella memoria non può non venirci in mente anche l’accordo per il Liquid Metal, che doveva dare frutti analoghi in termini di esclusività, ma che poi non è stato mai implementato praticamente se non per la graffetta togli-SIM degli iPhone.

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Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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