PayPal contro Apple Pay: sarà davvero un sistema sicuro?

Nel presentare Apple Pay l’azienda di Cupertino ha ben sottolineato l’attenzione alla sicurezza dei dati delle nostre carte di credito, avendo sviluppato un sistema di pagamento che non prevede la comunicazione in chiaro dei dati al POS ma di un token pre-autorizzato di pagamento che sarà valido per una sola volta. L’idea è che se anche un malintenzionato riuscisse in qualche modo a “catturare” queste informazioni, non avrebbe comunque i dati della carta di credito e non sarebbe in grado di effettuare altri acquisti a nostra insaputa. Sembra un sistema a prova di hacker, anche se non potremo dirlo fintanto che non si sarà effettivamente diffuso. PayPal non è stato incluso come metodo di pagamento possibile in Apple Pay, che accetterà solo carte di credito, e l’azienda di proprietà di Ebay non sembra aver gradito questa scelta. Durante una intervista su TechRadar il direttore della comunicazione di PayPal, Rob Skinner, ha sottolineato che Apple possiede un enorme potenziale negli Apple ID, ma realizzare un sistema di pagamento è complesso, sicuramente più che creare uno streaming live (facendo riferimento ai problemi avuti da Apple durante il recente evento). Con questa affermazione Skinner intende sottointendere che in Apple non abbiano le risorse e le capacità per creare un metodo di pagamento efficace e sicuro. In perfetta sintonia con questa dichiarazione PayPal è uscita con una pubblicità sul New York Times in cui dice: “Noi siamo il popolo, vogliamo i nostri soldi al sicuro, come i nostri selfie. PayPal protegge l’economia delle persone.” Anche questa è una vera e propria frecciatina ad Apple, riferita al recente caso di fotografie trafugate dagli account iCloud di alcuni VIP. Tuttavia ricordiamo che non sono stati bucati i server di Cupertino, ma che gli hacker sono riusciti ad entrare negli account grazie al fatto che utilizzavano password troppo semplici.

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Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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