Sony in procinto di rivoluzionare la fotografia con il sensore APCS

Ben due anni fa abbiamo pubblicato un articolo che spiegava come funzionano la maggior parte dei sensori fotografici. Generalmente questi utilizzano lo schema Bayer, nel quale ogni pixel cattura solo una delle componenti cromatiche della sintesi additiva RGB (ovvero rosso, verde e blu) ed è ripetuto con un pattern di tipo RGBG (quindi con due pixel verdi per ogni rosso e blu). Come è facile immaginare le informazioni così catturate non si traducono immediatamente in una foto a colori, c’è prima bisogno di un passaggio detto demosaicizzazione, nel quale ad ogni singolo pixel viene associato un colore “completo” ottenuto dalla mescolanza delle singole componenti cromatiche adiacenti.

Bayer_pattern

Per quanto questo sia il metodo più diffuso in fotografica non è certamente esente da difetti. In particolare non avere un’informazione completa per ogni singolo pixel crea una grana digitale che si evidenzia alle alte sensibilità. Fujifilm utilizza uno schema diverso nei suoi sensori X-Trans, dove il pattern è composto da un 3×3 invece che un 2×2, che si è dimostrato un po’ più efficiente del Bayer ma complessivamente afflitto dagli stessi limiti.

bayer-vs-xtrans

L’unico veramente diverso è il Foveon di Sigma, dove il sensore ha tre strati e su ognuno c’è una grigia completa di pixel in grado di catturare una componente cromatica. Questa tecnologia è decisamente più promettente perché non richiede demosaicizzazione ed offre una qualità migliore a parità di megapixel rispetto i sensori CMOS tradizionali, ma non è esente da difetti perché la luce nel superare i vari strati si affievolisce e anche in questo caso si genera del rumore digitale.

foveon

Sony Alpha Rumors ha scovato un’immagine di un manuale Sony in cui si fa riferimento ad un nuovo sensore con tecnologia Active-Pixel Color Sampling sensor (APCS) che potrebbe superare tutte queste barriere. Non c’è uno schema a descriverne l’esatto funzionamento, ma si fa riferimento ad un filtro colore mosso elettricamente che consente ad ogni singolo pixel di catturare tutte le componenti cromatiche con un unico strato. Le specifiche riguardano un sensore da 1,5″ con 4,8MP, che potrebbero sembrare pochi ma sono completi di tutte le informazioni colore, mentre con lo schema Bayer servono 4 pixel adiacenti per ottenere lo stesso risultato. In sostanza sulla carta i 4,8MP di un sensore del genere potrebbero essere teoricamente confrontati a 19,2MP ottenuti con un sensore Bayer. Inoltre si potrebbe dire addio al fastidioso effetto moiré e non sarebbero più necessari i filtri anti-alias aumentando la definizione dell’immagine. Non richiedendo la demosaicizzazione si velocizzerebbe notevolmente l’acquisizione di ogni singolo fotogramma e sarebbe possibile la registrazione 2K a 16000 fps e 4K a 240fps. Un sensore del genere sarebbe rivoluzionario e secondo la fonte è già pronto ad arrivare in un prossimo smartphone, potenzialmente lo Z4 atteso per il 2015. Più avanti la tecnologia potrebbe maturare e sbarcare anche sulle fotocamere di casa Sony, sia quelle APS-C che le Full Frame. È ancora presto per trarne delle conclusioni, ma l’immagine dimostrerebbe una tecnologia già realizzata e il rumor viene dato come quasi certo. Sulla carta sembra avere tutti i vantaggi del Foveon e del Bayer ma nessun difetto, tuttavia aspettiamo di vederlo all’opera prima di gioire perché potrebbero emergere aspetti negativi. Ad esempio muovere il filtro colore richiederà del tempo, che influenza avrà sui tempi di scatto più rapidi? Potrebbe essere difficile raggiungere 1/4000 che è un valore standard per una reflex.

apcs

Una piccola considerazione a margine è che Sony fornisce i sensori anche ad Olympus e Nikon, per cui se la tecnologia si dimostrasse effettivamente così valida come le premesse fanno immaginare, potrebbe diffondersi molto rapidamente e non rimanere vincolata ad un solo produttore.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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