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A settembre ho messo a confronto le più interessanti compatte a largo sensore del 2014. Delle quattro fotocamere prese in esame tre le ho già recensite e sto parlando di Sony RX100 M3, Canon G1 X Mark II e Panasonic LX100. L’unica che mancava all’appello era la Canon G7 X, che ho avuto modo di testare in questi giorni e che andremo ad analizzare oggi.

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Caratteristiche principali

A primo sguardo ha l’aspetto di una classica Powershot economica, distaccandosi dall’approccio prosumer della G1 X. All’interno monta un largo sensore da 1″ con 20MP, che molte fonti asseriscono essere stato realizzato da Sony. La cosa che la rende particolarmente interessante, oltre alla compattezza simile alla RX100 Mark III, è la presenza di un’ottica molto luminosa e al tempo stesso più estesa rispetto ad altre rivali, ovvero un 24–100mm f/1,8–2,8. Solo la G1 X Mark II fa meglio in tele (120mm), ma di contro possiede minore luminosità (f/2–3,9). Con un occhio alle specifiche tecniche si nota che Canon non apporta nessuna innovazione con la G7 X, ma è riuscita a confezionare un prodotto in cui non manca niente, ad eccezione del mirino. Possiede un buon sensore, un’ottica luminosa e stabilizzata, schermo inclinabile touchscreen, controlli manuali, filtro ND integrato, Wi-Fi ed NFC.

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Corpo ed ergonomia

Se la G1 X Mark II è tra le compatte prosumer più voluminose del mercato, la G7X aspira ad essere una delle più compatte. Il corpo è molto simile a quello della Sony RX100 Mark III, quindi non possiede un’impugnatura sul frontale, che è completamente liscio ad eccezione dell’obiettivo sporgente. Tenendola in mano il dito medio tende a poggiarsi sul barilotto e con il pollice ben saldo sulla sporgenza posta sul retro, la presa non è così scomoda come si potrebbe immaginare. Inoltre è abbastanza leggera con i suoi 300 grammi, per cui si riesce a tenere anche per lungo tempo senza affaticarsi. La costruzione è molto buona ed appare particolarmente solida e compatta. Lo spessore complessivo è di 4cm, di cui 1,5cm sono occupati dal barilotto dell’obiettivo. Non sono tanti, ma contribuiscono a renderla difficile da trasportare nella tasca dei pantaloni, mentre è perfetta per le giacche e spesso si riesce a portare con sé senza dover utilizzare una borsa. La maggior parte delle ghiere e dei pulsanti si azionano comodamente ed anche quelli posti sul retro, solitamente troppo piccoli, sono invece ampi e sufficientemente sporgenti.

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Display

Lo schermo posteriore è da 3″, ha 1 milione di punti ed una nitidezza davvero ottima. La luminosità si può impostare su 5 livelli e di default è posizionata sul valore intermedio (3). Già così si vede abbastanza bene alla luce del sole, ma volendo si può portarla al massimo per avere una visibilità migliore. L’unico aspetto negativo è che non c’è un sensore per la regolazione automatica e bisogna agire manualmente.

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Il display è incernierato in alto e può ruotare di 180° fino a posizionarsi sopra la fotocamera per poter scattare un selfie perfetto. Questa soluzione consente anche di scattare facilmente delle foto dal basso, sollevando lo schermo di 90°, ma non aiuta per le inquadrature dall’alto perché non si può inclinare verso il basso.

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Grazie al touchscreen possiamo agevolmente modificare il punto di messa a fuoco oppure muoverci nei vari menu. L’interfaccia non è perfettamente ottimizzata per l’uso delle dita come quella delle reflex Canon dalla 100D (recensione) in poi, ma si riesce comunque a selezionare i vari parametri.

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Per il display ci sono due diverse impostazioni, alternabili con la pressione del tasto DISP (freccia in basso). Dal menu principale, sezione Display Pers., possiamo decidere cosa vedere in ognuna delle due, scegliendo tra informazioni di scatto, griglia, livella elettronica a due assi ed istogramma della luminosità.

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Controllo, impostazioni, menu

Visto il ridotto spazio a disposizione Canon ha fatto un lavoro abbastanza buono con i controlli. Abbiamo due ghiere per l’impostazione dei parametri, una sul retro ed una sul barilotto, una per la compensazione di esposizione e quella per la scelta del modo di scatto.

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Lavorando in manuale si usa la rotella posteriore per la velocità di scatto e quella intorno all’obiettivo per l’apertura, mentre nei metodi a priorità il controllo del parametro principale è sempre delegato alla ghiera sul barilotto. Questo è il tipico compartamento in modalità STD (standard), ma si può anche assegnarle un’altra funzione come ISO, Zoom, Fuoco Manuale o altro. Tuttavia l’avanzamento a scatti la rende perfetta per i parametri ma molto meno pratica per controllare quegli aspetti dove la fluidità è importante, come lo zoom o la messa a fuoco manuale (lo vedremo più avanti).

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La rotella sul retro può anche essere usata come un pad direzionale, il quale consente di avere accesso a 4 diverse funzioni: metodo di avanzamento in alto, flash a destra, display in basso e messa a fuoco a sinistra. Purtroppo le scorciatoie non sono personalizzabili dal menu e l’unico tasto a cui si può assegnare una funzione a scelta è quello “Ring Func”, posizionato in alto a sinistra del pad direzionale. Io ho scelto di adoperarlo per l’impostazione dell’ISO, uno dei più importanti parametri di scatto a cui ho la necessità di accedere molto spesso. Il livello di personalizzazione dei controlli è in effetti piuttosto risicato ed anche il pulsante del Wi-Fi, posto a destra del corpo. non può essere utilizzato per altro.

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Il menu principale è accessibile dal pulsante menu posto in basso a destra ed è piuttosto semplificato. Ci sono solo tre sezioni: impostazioni di scatto, impostazioni della fotocamera e menu preferiti. Si può controllare agevolmente con l’uso delle dita, ma vista la minima quantità di sezioni ci sono molte pagine da scorrere.

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Per i parametri principali c’è invece un menu veloce, attivabile con il tasto al centro del pad direzionale. Questo attiva un elenco di parametri sulla sinistra, come ISO, bilanciamento del bianco, bracketing, autoscatto, metering, filtro ND, formato e qualità delle foto, qualità di registrazione video.

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La ghiera dei modi è posizionata in cima, subito sopra quella per la compensazione di esposizione. Abbiamo i classici metodi PASM (precisamente, P, Av, Tv, M) e poi auto ibrida (che crea anche un breve video precedente alla cattura della foto), auto, scatto creativo (la fotocamera crea diversi scatti applicando degli effetti e propone la scelta all’utente), scene (ritratto, otturatore al sorriso, stelle, notte senza treppiedi, subacqueo, neve, fuochi d’artificio), HDR (che combina tre scatti per creare un JPG con maggiore gamma dinamica), filmato e un metodo C personalizzabile dall’utente.

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AF – Messa a fuoco

La messa a fuoco nella Canon G7X avviene per ricerca di contrasto su 31 zone ed è generalmente veloce, ma non sempre precisa. Durante il periodo di prova mi è capitato tante volte che segnasse la corretta archiviazione del fuoco mentre il soggetto inquadrato era completamente sfocato. Ho ripetuto più volte le prove per accertarmi del problema ed ho notato che succede più frequentemente in modalità macro oppure al massimo tele (dove per altro diventa un po’ più lento). In definitiva la velocità non è affatto un problema, mentre l’affidabilità sì. Una cosa positiva è la presenza di una luce di assistenza alla messa a fuoco, che si attiva in caso l’ambiente sia particolarmente scuro e consente di focheggiare con discreta efficacia anche in condizioni critiche.

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Schiacciando la freccia a sinistra si può scegliere una delle tre modalità: macro, normale o manuale. Nel primo caso ci si può avvicinare al soggetto fino a 5cm a 24mm, nel secondo si ha tutto il range a disposizione e nel terzo si passa alla messa a fuoco manuale. Come già anticipato la ghiera frontale va impostata manualmente per il controllo del fuoco e muovendosi a scatti non è particolarmente adatta allo scopo. Lasciandola in modalità standard (STD) per la MAF si utilizza la rotella sul retro. Ruotandola cambia la distanza di fuoco, che viene visualizzata sul display con una scala, ma il controllo è poco intuitivo. Abbiamo il focus peaking che evidenzia di rosso le aree a fuoco, ma l’escursione è troppo lunga e bisogna girare e girare tante volte per passare da un soggetto in primo piano ad uno sullo sfondo.

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Per passare dalla modalità completamente automatica, con riconoscimento dei volti, a quella spot singolo, si deve necessariamente accedere al menu principale (attivabile con il tasto in basso a destra). Inoltre solo dal modo automatico si attiva il tracking dei soggetti, il quale ha un’efficacia che definirei nella media per una compatta. Complessivamente il comparto AF della Canon G7X non mi ha entusiasmato, sia in termini di impostazione e controllo che di efficacia sul campo.

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Flash

Il piccolo flash a popup è posto sulla sinistra, dove si trova anche un pulsante di sblocco meccanico. La potenza è abbastanza buona, offrendo una copertura fino a 7m alla sensibilità base (che è di 125 ISO). Dico buono perché è tra i più potenti della categoria, ma ovviamente è sempre nel range tipico delle compatte ed offre poco più che una luce di schiarita di giorno o l’illuminazine di un piccolo ambiente. Premendo il tasto a destra del pad direzionale si attiva un menu veloce da cui scegliere semplicemente on/off, mentre premendo il tasto menu si accede ad una schermata in cui poter selezionare le varie impostazioni.

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Da qui possiamo decidere la modalità automatica o manuale, la compensazione del flash, l’otturatore sulla prima o sulla seconda tendina, la riduzione occhi rossi e il funzionamento legato al blocco fuoco/esposizione (funzione che si può assegnare al tasto “Ring Func”).

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Metering – Esposizione

L’esposizione si cambia rapidamente dal menu veloce ed ha le classiche posizioni: valutativa, media ponderata al centro e spot. Utilizzando la prima si riescono a catturare immagini generalmente ben esposte e solo quando nello stesso fotogramma ci sono aree molto buie ed altre fortemente illuminate si può incorrere nel clipping delle alte luci. Il sensore offre comunque una discreta gamma dinamica e la fotocamera dispone anche di funzioni per il recupero automatico delle aree sovraesposte e delle ombre. Purtroppo queste sono disponibili esclusivamente scattando in JPG, mentre già attivando il RAW+JPG risultano disabilitate. Sappiamo tutti che hanno effetto solo sul JPG, ma non si capisce perché non sia possibile attivarle se si vuole anche il RAW. In sostanza chi preferisce avere anche il file grezzo non potrà usufruire di tali funzioni e dovrà ricorrere esclusivamente alla lavorazione in post-produzione. Peccato.

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WB – Bilanciamento del bianco

Per accedere all’impostazione del bilanciamento del bianco bisogna entrare nel menu rapido con la pressione del tasto centrale. Qui abbiamo le impostazioni: automatico, luce diurna, ombra, nuvoloso, tungsteno, fluorescente, fluorescente di giorno, flash, subacqueo più due posizioni personalizzabili dall’utente. Il bilanciamento automatico si è comportato sempre piuttosto bene, ma la cosa per me interessante è che Canon qui supera uno dei suoi tradizionali limiti. Infatti la misurazione del bianco personalizzato si può effettuare in tempo reale premendo il pulsante “ring func”, senza dover prima scattare la foto neutra e poi selezionarla manualmente come succede nelle sue reflex.

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Metodo drive – scatto continuo

Premendo in alto sul pad direzionale si attiva la selezione del metodo di avanzamento. Abbiamo lo scatto singolo, scatto continuo e scatto continuo con messa a fuoco. Per qualche strana ragione l’autoscatto è stato invece posizionato nel menu rapido, dove si può selezionare un timer di 10, 2 o un numero personalizzato di secondi. Non è la prima né l’ultima volta in cui ho notato delle impostazioni mal strutturate in questa fotocamera. Per quanto riguarda la raffica la scheda tecnica asserisce che si possono raggiungere i 6,5fps, velocità che in effetti sono riuscito anche a superare con una SanDisk Extreme Pro visto che ho archiviato 7 scatti al secondo. Purtroppo la raffica è così rapida solo in JPG, perché passando al RAW e al RAW+JPG si scende a circa 1fps.

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Il tempo di scatto più veloce è di 1/2000, come la Sony RX100 Mark III. Non è molto elevato, ma grazie al filtro ND integrato da 3 stop (che si attiva dal menu rapido) sarà come poter raggiungere 1/16000. In pratica si riesce tranquillamente a scattare con massima apertura anche di giorno, avendo la possibilità di ottenere un discreto sfocato. Non c’è una posa Bulb per i tempi molto lunghi e il tempo massimo disponibile è di 250 secondi, ovvero poco più di 4 minuti.

Qualità d’immagine e resa ad alti ISO

Di norma Canon non ottiene punteggi elevatissimi nei test del sensore effettuati da DxOMark, mentre la G7 X si è comportata ottimamente. Questo aspetto sembra confermare l’ipotesi che il sensore non sia stato realizzato da Canon ma da Sony, che di norma li fornisce già a Nikon e Olympus. Messa a confronto con la Sony RX100 Mark III, che ha uguale dimensione del sensore, e con la Panasonic LX100, dove è più grande essendo Micro Quattro Terzi, la Canon ottiene risultati migliori su tutti i fronti. Lo si vede nel punteggio finale (71 contro 67), ma anche andando ad analizzare i singoli aspetti come profondità colore, gamma dinamica e resa ad alti ISO. Grazie anche all’elettronica, Canon è riuscita ad ottimizzare al meglio il sensore da 1″ che esce a testa alta nel confronto con le migliori compatte prosumer e arriva molto vicino a quello delle reflex APS-C.

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La qualità è immediatamente visibile nelle immagini, che appaiono definite e con colori vibranti. L’obiettivo offre un’escursione molto valida con un rapporto di ingrandimento di 4,2x partendo dalla lunghezza focale base di 24mm equivalenti. Non lo si può definire un vero tutto fare, però il tele da 100mm è sicuramente meglio di quello di 70 e 75mm delle principali rivali. In alcuni casi si potrebbe volere qualcosa in più, ma vista la compattezza e luminosità di f/2,8 non ci si può davvero lamentare. Inoltre con i 20MP del sensore c’è anche spazio per un crop in post-produzione.

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L’obiettivo presenta distorsioni contenute con un leggero barilotto a 24mm e soffre anche poco di flare. Provando a scattare contro sole si noterà la tipica stella con il diaframma chiuso, ma pochissima decadenza di nitidezza anche nelle zone limitrofe alla sorgente di luce.

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Complessivamente il giudizio sull’obiettivo è buono, con una resa ottimale nell’area centrale. Purtroppo la nitidezza scende abbastanza rapidamente verso i bordi, specie in grandangolo, restituendo minor dettaglio ed un’immagine meno incisiva e più morbida. Tuttavia è bene ricordare che quelli che vi mostro sono dei crop al 100% di un’immagine da 20MP, quindi nella stampa a 200/300dpi si nota molto meno.

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Già ad 800 ISO c’è presenza di rumore digitale, ma in una misura molto contenuta nel JPG e facilmente ripulibile nei RAW in post-produzione. A 1600 ISO il disturbo diventa più pronunciato e l’algoritmo di riduzione del rumore entra in gioco in modo piuttosto invasivo per preservare la pulizia dell’immagine. Otteniamo dunque colori abbastanza omogenei ma si perde un po’ di dettaglio. Nell’esempio di seguito potete vedere un crop in area chiara, quello sopra, ed uno in area scusa, sotto. Dal primo si nota come lo sfondo del dipinto appaia completamente offuscato nel JPG, ma il volto del santo è abbastanza pulito e riconoscibile.

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In basso c’è il crop nell’ombra, dove il rumore è ancora più pronunciato, ma vista la minor quantità di dettagli la camera riesce a produrre un JPG più che accettabile. Considerate però che la parte relativa al RAW è ottenuta con Lightroom azzerando completamente la riduzione del rumore, sia quella sulla luminanza che sulla crominanza. Se invece li settiamo su un valore minimo di 30 allora il RAW offre un livello di dettaglio superiore al JPG. C’è un po’ di rumore residuo, che è quasi invisibile in stampa, ma vengono preservati maggiormente i dettagli.

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Salendo a 3200 ISO ovviamente il disturbo aumenta, ma il JPG continua ad essere molto pulito. I dettagli più fini vengono persi durante lo sviluppo on camera a causa dell’algoritmo di riduzione del rumore, ma i file risultanti sono ancora validi sia per il web che per la stampa. Come sempre per ottenere il massimo si può partire dal RAW ed applicare una riduzione del rumore più mirata, la quale generalmente consente di ottenere un maggiore equilibrio nel rapporto segnale/rumore. In sostanza spesso mantenere una grana sottile visibile solo al 100% è conveniente quando si sale con il valore di ISO, perché in stampa non si noterà ma l’immagine manterrà meglio le informazioni apparendo più ricca di contenuti.

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La Canon G7 X arriva fino a 12800 ISO, ma il valore che consiglio di non superare per avere immagini ancora usabili è quello di 6400 ISO. A questa sensibilità la perdita di gamma dinamica è abbastanza evidente e i dettagli più fini vengono completamente persi durante lo sviluppo del JPG. C’è da dire che anche con poca luce grazie all’ampia apertura dell’obiettivo sarà difficile dover salire così tanto con gli ISO, ma se dovesse capitare consiglio come sempre l’utilizzo del RAW. Come si può notare nell’immagine seguente, partendo dal file grezzo ed applicando la riduzione del rumore in post produzione si riesce a mantenere molto più dettaglio. Le lettere VA, ad esempio, sono molto più visibili nel crop di destra, così come le righe sulla corona. Certo un po’ di rumore rimane sempre, ma considerando che siamo a 6400 ISO con un sensore da 1″ non abbiamo da lamentarci.

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Complessivamente tra sensore ed obiettivo luminoso, che offre anche un’ottima stabilizzazione su 5 assi, con la G7 X si riesce a scattare in quasi ogni circostanza senza rimpiangere una reflex. Il corpo e le funzioni sono più limitanti, ma la qualità dei risultati non deluderà.

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Connessioni, memoria, batteria

Le connessioni della Canon G7 X sono poste sotto un piccolo sportellino sulla destra. Ci sono essenzialmente due porte, una è una multi-formato che consente di avere microUSB ed uscita audio/video analogica, l’altra è una microHDMI per la connessione ad un TV per la riproduzione di foto e video.

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In basso abbiamo invece uno sportellino che comprende la memoria SD e la batteria. Si tratta di una piccola unità da 1250mAh e 4,5Wh, precisamente il modello Canon NB–13L. Fornisce autonomia per circa 210 foto che è quella più bassa riscontrata nelle compatte a largo sensore oggetto di confronto. Di norma consente di sopperire ad una giornata di scatti durante un’escursione, a patto di non abusare troppo delle funzioni video. È stata comunque prevista una modalità ECO (attivabile dal menu di impostazioni della fotocamera) che consente di raggiungere i 300 scatti spegnendo rapidamente lo schermo quando non in uso (cosa che però risulta un po’ noiosa).

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La fotocamera è anche dotata di connettività wireless. C’è un tasto dedicato sul lato destro che consente di attivare una rete Wi-Fi ad hoc, oppure di collegarsi alla stessa rete in cui si trova lo smartphone o il computer (da notare che supporta solo quelle sui 2,4GHz e non quelle sui 5GHz). Una volta effettuata la prima configurazione la pressione del tasto fisico attiverà automaticamente l’ultima connessione, rendendo l’operazione molto veloce anche con l’iPhone dove non si può sfruttare l’NFC (che è posto sulla base). L’app per il controllo remoto si chiama Canon CameraWindow ed ha la funzione di scatto, visualizzazione delle foto e geotag per aggiungere le coordinate GPS alle immagini. Il lato positivo è che la preview è rapidissima, quasi senza lag, ma purtroppo ci sono pochissimi controlli, in pratica solo lo zoom e lo scatto, tutto il resto lavorerà completamente in automatico.

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Video

Canon è famosa per aver realizzato alcune delle reflex più utilizzate dai videomaker, ma non ha fatto lo stesso lavoro di qualità anche sulla G7 X. La registrazione video arriva fino al formato FullHD 50/60fps, e questo è un bene, tuttavia il bitrate ed i controlli sono ridotti al minimo. In pratica possiamo solo cambiare la compensazione di esposizione utilizzando il touchscreen, per il resto lavora tutto in automatico. La qualità è accettabile, ma con le funzioni così ridotte può essere adatta solo ad un uso strettamente amatoriale, giusto per qualche ricordo occasionale. Un aspetto positivo è che l’AF automatico funziona abbastanza bene.

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Conclusione

Canon è già attiva da qualche tempo nel settore delle compatte a largo sensore perché la prima G1 X è stata presentata a gennaio del 2012, praticamente in contemporanea con la Sony RX100 Mark I (che non è quindi la prima in senso assoluto). Con la G7 X si è abbandonato il sensore 4:3 da 1,5“ per passare alla dimensione di 1”, resa popolare proprio da Sony con la serie RX100. La qualità fotografica è molto buona, complice un obiettivo particolarmente riuscito per escursione, luminosità, nitidezza e che possiede anche un’eccellente stabilizzazione a 5 assi. Gamma dinamica, profondità colore e resa ad alti ISO sono tra le migliori della categoria, tant’è che non fa rimpiangere affatto il sensore più grande della G1 X Mark II. Insomma di certo le foto che potrete fare con la G7 X saranno all’altezza delle aspettative, mentre qualche incertezza c’è sul fronte del controllo e delle funzionalità. Il menu potrebbe essere suddiviso meglio, le ghiere sfruttate con un approccio più professionale, la batteria dura relativamente poco e l’AF non si comporta sempre perfettamente. Inoltre lavorare in RAW rende tutte le operazioni piuttosto lente, non solo la raffica ma anche la memorizzazione della singola foto. L’ergonomia è quella che ci si può aspettare da una compatta senza impugnatura, ma su questo aspetto c’è poco da recriminare se si vuole mantenere al minimo l’ingombro. Infine i comparti video e controllo wireless sono entrambi piuttosto scarni. Un aspetto che (forse) possiamo considerare interessante è il costo. Non che l’attuale prezzo su Amazon.it di 590€ si possa considerare economico (ci si compra una reflex entry-level senza problemi), tuttavia le sue coetanee come RX100 Mark III e Panasonic LX100 costano in media 100€ e 200€ in più (ma hanno anche il mirino). In definitiva la Canon G7 X è una compatta a largo sensore dalle buone doti e dal prezzo stuzzicante, che raggiunge un voto complessivo compreso tra 3,5 e 4 stelle, probabilmente più vicino al primo.

PRO
Ben costruita, solida e compatta
Sensore dalla buona gamma dinamica e con una valida resa ad alti ISO
Display luminoso, nitido e touchscreen
Schermo snodato con possibilità di essere ribaltato per i selfie (vedi contro)
Obiettivo dall’ottima escursione e luminosità, con stabilizzazione a 5 assi
Pratico controllo manuale con la doppia ghiera
Molte modalità di scatto, manuale e creativo
AF abbastanza veloce (vedi contro) e con luce di assistenza alla messa a fuoco
Presenza del focus peaking per l’assistenza alla MAF manuale
Modulo Wi-Fi con NFC (vedi contro)
Prezzo interessante

CONTRO
Non c’è un sensore per la luminosità automatica del display
Lo schermo non può essere inclinato verso il basso
La ghiera sul barilotto procede a scatti e non è adatta per zoom e fuoco manuale
Poca personalizzazione dei controlli
Menu e impostazioni a tratti confusi
Manca lo scatto panoramico
Messa a fuoco non sempre precisa
Messa a fuoco manuale difficile da controllare
Funzioni per il recupero di luci ed ombre non disponibili in RAW+JPG
Raffica molto lenta in RAW e RAW+JPG
Tempo massimo di scatto di 250″ (non ha la posa Bulb)
Batteria dalla ridotta autonomia
Funzioni di controllo remoto via Wi-Fi ridotte al minimo
Qualità e funzioni video molto ridotte

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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