Tim Cook ha stuzzicato Google e Facebook, che rispondono alle accuse

Alcune settimane fa sono state trafugate molte foto personali di VIP tramite i loro account iCloud. Tim Cook ci ha tenuto a precisare che non sono stati bucati i server dell’azienda, ma che sono state individuate le password degli account che erano, probabilmente, troppo semplici. In una nota sulla privacy pubblicata sul sito ha anche scritto: “A few years ago, users of Internet services began to realize that when an online service is free, you’re not the customer. You’re the product.”. Questa frase voleva sottolineare che il business model di Apple è vendere prodotti e che quindi non ha interesse nel collezionare informazioni personali. D’altro canto può anche essere letta come un’accusa a tutte quelle aziende che sfruttano i dati degli utenti per guadagnare. Indirettamente Cook ha quindi puntato il dito su realtà come quelle di Facebook o di Google, che offrono servizi gratuiti agli utenti ma guadagnano in base alla loro profilatura e lo sfruttamento delle informazioni personali e le abitudini di navigazione.

markzuckerberg

I vertici delle due aziende “incriminate” non hanno ignorato queste accuse indirette ed hanno risposto tono su tono. TheVerge segnala che Eric Schmidt ha detto che evidentemente Cook è male informato, perché Google utilizza le migliori tecnologie crittografiche per proteggere i dati degli utenti. Non ha però detto quali e quanti ne raccoglie e, soprattutto, che cosa se ne fa. È stato invece più esplicito Mark Zuckerberg, il quale ha detto in una intervista sul Time che non bisogna pensare che solo perché i prodotti Apple si pagano l’utente sia in sintonia con l’azienda. Per esserlo veramente i suoi prodotti dovrebbero costare meno. Anche questa seconda dichiarazione secondo me è discutibile, perché sarebbe come dire che per rispettare il cliente si dovrebbe sempre ricercare il prezzo di vendita più basso, mentre i migliori brand mondiali basano i propri valori sulla qualità e lo stile. In tutti i casi la dichiarazione di Cook sembra avere urtato la suscettibilità di Schmidt e Zuckerberg, i quali hanno aspettato la prima occasione disponibile per rispondergli pubblicamente.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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