Nuove indiscrezioni sulle caratteristiche dell’Apple Watch: potente processore, bassa autonomia

La macchina dei rumor torna a colpire con la sua “arma” più potente: Mark Gurman di 9to5Mac. Autore negli ultimi anni di un’importante serie di indiscrezioni esclusive quasi tutte tramutatesi in realtà agli eventi Apple, anche in questo inizio 2015 non sta facendo mancare interessanti dettagli su prodotti non ancora presentati oppure solo parzialmente. Nel primo caso ricade l’estetica del futuro MacBook Air da 12″, con tanto di mockup molto ben fatti; nel secondo, invece, l’Apple Watch, su cui si riaccendono oggi i riflettori.

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Iniziamo dalle note positive: abbiamo a disposizione un quadro un po’ più chiaro sulle capacità del System-on-Chip S1 presente nello smartwatch di Cupertino. Le prestazioni sarebbero infatti vicine a quelle dell’A5, al cuore di molti iDevices a cavallo tra il 2011 e il 2012. Può sembrare scarso appaiarsi a un processore ormai datato, ma occorre considerare che il prodotto su cui sarà implementato l’S1 ha scopi differenti rispetto a un iPhone o un iPad, nonché applicazioni ben più semplici. Il lavoro da questo punto di vista risulta quindi, almeno per questa prima generazione, più che buono, probabilmente pure sovradimensionato, come fa intendere lo stesso Gurman quando definisce sorprendente il livello delle performance. A riprova di ciò le animazioni verrebbero riprodotte sul piccolo schermo, definito di alta qualità, dell’Apple Watch a 60 frame al secondo, garantendo fluidità. Il sistema operativo Watch OS risulterebbe essere una versione di iOS opportunamente modificata e alleggerita, nome in codice “SkiHill”, su cui verrebbe eseguita la particolare interfaccia che abbiamo già avuto modo di conoscere in via ufficiale.

La potenza ha però un prezzo da pagare, purtroppo, e qui si viene alle note, anzi, alla nota dolente, ossia l’autonomia. Oggetto di infinite discussioni prima e dopo la presentazione settembrina, con l’approssimarsi del debutto commerciale anche in questo caso da 9to5Mac arrivano nuove indicazioni. Quando Apple affermò che vi era necessità di ricaricare il Watch ogni notte, non scherzava: la combinazione spinta di processore e schermo rende lontano il dispositivo dagli obiettivi iniziali. Già nel 2014 il giorno intero internamente previsto per l’uso cosiddetto misto, con brevi momenti di attività e lunghi di standby, si era ristretto a 19 ore, mentre per l’uso intenso continuativo si prevedeva dalle 2,5 alle 4 ore a seconda delle app coinvolte; infine, in modalità pressoché esclusivamente a basso consumo avrebbe dovuto permettere di portare la durata totale su singola carica tra i 3 e i 4 giorni. Tutti questi dati sembrerebbero essersi ridotti ulteriormente: l’uso misto potrebbe essere inferiore alle 19 ore, mentre si scenderebbe a 3,5 per il solo uso attivo senza interruzioni e 2-3 giorni tenuto in quasi costante standby. Solo in modalità fitness avrebbero ottenuto progressi, attestandosi sulle 4 ore totali di esercizi. Qualora invece uno volesse utilizzarlo come fosse un semplice orologio ma tenendo lo schermo sempre acceso dovrà accontentarsi di 3 ore. Per quanto sarà difficile che gli utenti si mettano ad adoperarlo con costanza come se fosse uno smartphone, facendo di conseguenza prevalere l’uso misto, e per quanto la concorrenza non faccia molto di meglio, proprio perché l’Apple Watch entrerà nel settore dopo gli altri ci si aspetterebbe numeri migliori. Finché non arriveranno certezze con le prove sul campo, però, meglio mantenere il condizionale.

A proposito di prove sul campo, Apple pare non aver badato a spese per perfezionare la sua novità durante la progettazione, distribuendo ben 3.000 prototipi ai tester scelti. La maggior parte delle unità risulterebbe essere nella versione in alluminio. Oltre alla batteria, uno degli aspetti più critici sarebbe stata l’alimentazione, a carica induttiva sviluppata sulla base della MagSafe utilizzata nei Mac. I tempi di ricarica sarebbero superiori a quelli previsti e si spera di aver risolto il problema in tempo per l’arrivo sugli scaffali. Una prima generazione che non mancherà di far parlare di sé sia nel bene sia nel male. La speranza di Apple, tanto per assicurarsi i potenziali clienti quanto per far cambiare idea agli scettici, è che i pregi possano nel giro di poco essere sensibilmente superiori ai difetti, velocizzando la successiva maturazione come già visto per altri suoi prodotti in passato.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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