Vale ancora la pena fotografare luoghi famosi?

Versione corta dell’articolo: sì.

Per la versione lunga voglio iniziare descrivendo quello che per me è un “luogo famoso”. Subito ci vengono in mente il Colosseo, Piazza San Pietro, il Big Ben, la Torre Eiffel, lo skyline di New York o Tokyo con la fioritura dei ciliegi. Questi sono luoghi tipici del turismo internazionale, ma con l’attuale diffusione della fotografia è difficile trovare uno scorcio che non sia stato già immortalato e caricato su 500px, Flickr, Panoramio o altre piattaforme. Personalmente sono appassionato di fotografia di paesaggio da circa 7 anni e oggi è parte del mio lavoro. Nonostante il paesaggio fosse gia un tipo di fotografia molto popolare da tempo, oggi lo è ancora di più. Viaggiando abbastanza, o cosí mi piace pensare, mi trovo spesso a pianificare le mie mete fotografiche accorgendomi di quanto è facile trovare foto, anche belle e non solo “snapshot”, in praticamente qualsiasi posto. Ogni volta che pubblico uno scatto di una destinazione conosciuta è normale che il pubblico si chieda “ma ancora uno scatto in quel posto?”. Questa reazione porta il fotografo a pensare se vale ancora la pena fotografare luoghi famosi, cioè i panorami che diventano un simbolo di una regione, quei luoghi che ci spingono ad intraprendere il viaggio.

Il pubblico

Un’ovvia e fondamentale parte dell’equazione porta ad analizzare il tipo di pubblico a cui ci rivolgiamo. Gli amici su Facebook che ho aggiunto negli ultimi anni sono quasi tutti fotografi, così come sulle piattaforme di condivisione più indirizzate alla fotografia. Questo porta a mostrare le proprie foto ad un pubblico specializzato che è letteralmente “bombardato” di immagini. Sembra lecito chiedersi se quando un fotografo esclama “ecco l’ennesima foto di quel luogo” una persona non del settore possa semplicemente godere dello scatto. Qui entra in gioco il fotografo che ha la possibilità di scegliere, parzialmente, il proprio pubblico. Non ho mai frequentato molto forum o gruppi fotografici perché avevo – ed ho – la convinzione che in quel caso le foto rimangano “rinchiuse” in circolo ristretto da cui difficilmente escono. Per questo preferisco escludere la maggior parte dei fotografi dal target di pubblico. Così ci ritroviamo a rispondere alla domanda considerando un punto di vista più ampio. Sì, vale la pena fotografare luoghi famosi, perché c’è sempre qualcuno che non li ha ancora visti e il pubblico è molto più vasto di quello che si possa pensare.

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Probabilmente la vista piú famosa del Big Ben e del Palazzo di Westminster, Londra, UK.

Il luogo

Ovviamente il luogo famoso è quasi sempre bello. Se ci troviamo in Scozia, in Bretagna, in Liguria o in Islanda è perché abbiamo sognato quei luoghi guardandone le foto delle città, delle scogliere, dei fari e dei vari scorci. Ovviamente la fotografia di paesaggio non è solo relativa alla famosa spiaggia o montagna, possiamo anche puntare ai dettagli, al minimal. Però, parere personalissimo, non mi sembra di rendere giustizia al paesaggio in questo modo. Dobbiamo distinguere tra fotografi, tra stili e soprattutto tra finalità personali, ma prima rispondiamo ancora alla domanda: vale ancora la pena fotografare luoghi famosi? Sì, perché questi sono probabilmente i luoghi più belli e più significativi.

Il fotografo (e la Natura)

Ora entra in gioco la variabile fondamentale, quella umana. Ho aggiunto anche la Natura senza fare un paragrafo separato. Natura intesa come condizioni atmosferiche, il passare delle stagioni, le maree, le piogge, neve e ghiaccio. Tutte queste, combinate insieme, creano un numero di combinazioni incredibile che difficilmente mostrano un luogo nello stesso modo in due scatti diversi. Senza neanche parlare di come la luce cambia durante l’anno, il giorno e da un anno all’altro a causa delle condizioni meteorologiche e della posizione del sole. Anche nella poco probabile situazione in cui un luogo rimanga pressoché simile al variare delle stagioni c’è sempre l’opera del fotografo. Come la composizione, un concetto basilare, in parte oggettivo e in larga parte soggettivo. L’occhio del fotografo è talmente allenato che piccole differenze possono stravolgere una foto, scelte che un giorno sembrano assurde diventano ottimali al variare del meteo e le impostazioni di scatto sul luogo e in post produzione creano differenze non trascurabili. Quindi per me vale la pena fotografare paesaggi famosi perché si può sempre dare un tocco personale, non importa quanto famoso o “standardizzato” esso sia.

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Neist Point, Scozia, UK. Questo affascinante luogo é tra i luoghi piú conosciuti dell’Isola di Skye in Scozia.

Motivazioni strettamente personali

Ho scelto 3 (+1) motivazioni relativamente oggettive, ma spesso le più forti sono quelle soggettive. Per me vale la pena fotografare location famose perché lo voglio fare e mi piace farlo. Trovo soddisfazione a mettermi in gioco dove grandi fotografi hanno fatto capolavori, vedere se riesco a fare meglio, migliorare ciò che sembra non migliorabile. Forse non ci riesco nel 99% dei casi, ma quando ricevo commenti come “mi piace come hai interpretato questo luogo molto famoso” mi sento in qualche modo soddisfatto. Questo ha spinto a considerarmi una sorta di “fotografo di paesaggio e viaggio” o del “paesaggio in viaggio” se mi passate il termine. Parte della mia esperienza fotografica mi ha tenuto legato ad un territorio (le Marche) che ho cercato di fotografare il più possibile. È qui che ho capito che quello che volevo fotografare era in giro per l’Europa, cercando di concentrare in pochi giorni l’essenza di un luogo puntando alla qualità massima che i miei limiti permettevano. Sacrificare la quantità per la varietà e qualità. Mi sono sorpreso realizzando che nonostante un’enorme quantità di foto è difficile trovare 4-5 scatti di un luogo famoso che avrei voluto scattare io. Probabilmente dipende da me e dalla mania, quasi ossessiva, di analizzare le linee, la composizione, l’esposizione di ogni scatto, alla fine non trovo mai ciò che mi piace. Decido così che vale la pena ricercare il mio scatto. Infine voglio dare un consiglio a chi si è appassionato di fotografia di paesaggio: non date per scontato che un viaggio in un luogo molto bello vi regalerà sicuramente una buona foto. Spesso viaggiando il tempo è limitato, l’organizzazione cruciale e le condizioni meteo difficili da prevedere. Secondo il parere di alcuni, fotografare i paesaggi famosi in viaggio è scegliere la via facile, per me no (e ne vale sempre la pena).

Comparazione

Mostrare un esempio è sempre molto interessante e formativo secondo il mio punto di vista. Prendiamo la Bretagna (Francia), in particolare la zona nord-ovest, vicino alla cittá di Brest. Se siamo appassionati di fotografia o di natura in generale è d’obbligo visitare il Faro di Petit Minou, troverete tantissime fotografie del luogo e visitando il posto di persona è facile rendersi conto come i punti di ripresa siano molto limitati. Eppure, secondo me, queste tre foto sono molto diverse:

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Credit: Wim Denijs – Francesco GolaAlessio Andreani

La prima differenza che noto è la composizione e il tagli. La prima e l’ultima sono tagli panoramici, mentre la seconda nel classico formato 3:2. Un’altra scelta diversa dei fotografi è stata la focale. La prima, più lunga, ha permesso di schiacciare i piani (la costa sullo sfondo sembra più vicina) e rendere delle proporzioni realistiche. Le altre due sono chiaramente scatti grandangolari. Le linee di fuga della prima immagine non sono molto nette, il faro è centrale e la strada non molto utile nel guidare l’occhio. Nella foto di Francesco, la seconda, le linee guida sono fortissime, è impossibile evitare di percorrere con la mente e l’occhio quel percorso fino al faro. Anche nel mio scatto, in basso, ho cercato di utilizzare la strada come linea guida, ma da un’angolazione di meno impatto e più ampia di Francesco. Le condizioni meteo hanno influito sicuramente sia nella scelta della focale e composizione sia nella resa finale dello scatto. La marea è molto più alta nel primo scatto (probabilmente circa 2 metri in più), quindi la focale più lunga che non esclude il mare e l’acqua che passa sotto al ponte è molto interessante. Negli altri scatti la stessa focale avrebbe incluso poca acqua nel frame, con un risultato poco d’impatto considerando le caratteristiche del luogo. Infine la post produzione, con tre interpretazioni molto differenti e tre situazioni di luce diverse. Gli esempi potrebbero essere molti altri, ma ho deciso di limitarmi ad uno per evitare un articolo troppo lungo. Non posso che consigliare a tutti i fotografi (di qualsiasi livello) di confrontarsi con chi ha avuto possibilità di visitare un luogo prima di loro, comprendere il perché di uno scatto e le motivazioni che hanno portato il fotografo a fare delle scelte. Personalmente cerco di confrontarmi con il “chi” e il “come” di uno scatto, non il “dove” e il “quanto”, cioè considero molto più importante studiare le foto di fotografi che stimo e come hanno interpretato un luogo, invece che contare il numero di tutte le persone che mi hanno preceduto.

Alessio Andreani

Special Editor - Sono nato a Loreto, nelle Marche. La fotografia occupa gran parte del mio tempo, sia per lavoro che per passione, due aspetti che a volte coincidono. Vivo a Milano. Pagina Facebook

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