So per certo, perché ho già tastato il polso sui social, che la maggior parte di voi ha già un’idea ben radicata sul Samsung Galaxy S6 Edge. Brutto, innovativo, inutile, bellissimo, costoso, geniale… sono solo alcuni degli aggettivi con cui ho visto giudicare questo smartphone. Anche chi non segue da vicino il mondo Android si è fatto un’idea, magari leggendo qualche recensione, provandolo per qualche minuto in un centro commerciale o semplicemente basandosi sul proprio istinto. Nel bene o nel male, è difficile che un appassionato di tecnologia sia rimasto completamente indifferente verso l’S6 Edge che, almeno in una caratteristica, è certamente unico. A questo punto vi chiedo lo sforzo di mettere da parte i vostri preconcetti – non nel senso negativo del termine, ma semplicemente riferendomi ai giudizi già consolidati – per leggere quanto segue nel modo più neutrale possibile. Proviamo a far finta che sulla scocca non sia impresso il logo Samsung (e non è facile, visto che sta scritto sia davanti che dietro) ed analizziamo insieme questo smartphone, il suo design, l’ergonomia, le caratteristiche, le prestazioni.

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Il primo a rompere questo accordo dovrò essere io stesso, ma solo per un attimo. Giusto il tempo necessario ad anticiparvi che quello che vedete in questa pagina non è un esemplare di prova ricevuto dalla casa coreana, ma, al contrario, il mio S6 Edge. Insomma, mi dichiaro colpevole di una cosa: a me, questo smartphone piace. Sono anni che utilizzo due SIM – una per il lavoro, l’altra per la vita privata – ed ho trovato un perfetto equilibrio affiancando uno smartphone iOS ad uno Android. iOS è il mio preferito, per una serie di ragioni che non sto ad elencare per non annoiarvi, ma li adopero entrambi, apprezzando i pregi e criticando i difetti di entrambi gli ecosistemi. Sempre in tema di premesse, non ho intenzione di intavolare interminabili discussioni relative a chi copia chi o cosa. Penso che con un minimo di oggettività si debba riconoscere che gli smartphone come li conosciamo oggi esistano solo grazie al cambiamento radicale apportato con l’iPhone nell’ormai lontano 2007, ma che, al contempo, ormai i produttori siano tutti nella stessa barca e tendano a sfruttare le idee degli altri contribuendo alla progressiva maturazione di tutto il mercato. Gli smartphone “grandi” li ha fatti prima Samsung, il sensore d’impronte “one touch” l’ha implementato prima Apple, la stabilizzazione ottica credo sia stata HTC con One, ecc.. Detto questo, riguardo alle scelte progettuali presenti in S6 ed S6 Edge, Samsung ha portato a compimento un percorso iniziato con l’Alpha (e la successiva serie A) andando a creare degli smartphone che, pur non perdendo il family feeling, si distaccano dai precedenti top di gamma per una serie di caratteristiche determinanti. Il fatto è che la casa coreana sta subendo un duro attacco da parte di aziende come Xiaomi, Huawei e Lenovo, che in Cina sono cresciute rapidamente rubandole importanti quote di mercato, e ci si è messa anche LG che ultimamente ha riacquistato smalto. Le stime del primo trimestre del 2015 dimostrano che Samsung sia riuscita ad assorbire egregiamente il colpo, ma l’anno scorso la prospettiva appariva più incerta. Proprio in quel periodo si progettava l’S6 e la casa coreana ha deciso di seguire un percorso di rinnovamento che l’ha portata a rinnegare alcuni punti cardine degli anni precedenti. Per farla breve: non abbiamo più la plastica, la batteria removibile dall’utente e l’espansione di memoria tramite microSD. Questi tre aspetti avranno forse allontanato alcuni fan storici del marchio, ma hanno consentito un approccio più aggressivo al design, con la conseguenza che S6 ed S6 Edge stanno piacendo anche a chi, fino a ieri, non aveva particolarmente apprezzato gli smartphone di Samsung.

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Quando nel titolo ho scritto “le curve della discordia”, non mi riferivo solo a quelle dello schermo, ma anche a questo cambiamento di rotta della casa coreana, che ad alcuni è piaciuto ad altri meno. Io sono tra quelli che lo approvano pienamente, anche perché usando iPhone ho già da tempo digerito l’assenza dell’espansione di memoria e la batteria non removibile, che non mi sembrano dei problemi particolarmente incombenti. Tra l’altro sostituire la batteria in un S6 costerà $45, mentre Apple per l’iPhone 6 ne richiede $79 (uso i dollari per avere un riferimento coerente visto che la cifra in Euro non è stata ancora annunciata da Samsung). Andando finalmente a parlare di questi due smartphone, io ho deciso di provare il modello Edge per via della sua originalità, tuttavia questo ha lo stesso identico hardware dell’S6 Flat. La maggior parte della recensione, quindi, vale per tutti e due, fatte salve le considerazioni derivanti dallo schermo curvo e dal suo impatto sull’ergonomia e le funzioni. Samsung ha infatti dotato la versione Edge di alcune caratteristiche aggiuntive nel software, cose che, nella maggior parte dei casi, potevano essere inserite anche nel Flat. Lo schermo curvo sembra quasi esca fuori dal vetro e crea un effetto piacevole quando ad esempio si scorre tra le pagine della home, dove le icone “girano” arrivando ai margini dello schermo. In parte è l’animazione grafica del cambio pagina che lo enfatizza (si nota molto passando su Flipboard), ma l’effetto diventa più realistico in virtù della curva del display. In tutti i casi il risultato finale è molto “sfizioso”, non saprei definirlo altrimenti.

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Allontaniamoci per un attimo dall’esperienza d’uso, per approfondire meglio il design di S6 Edge. Ho già anticipato che la plastica è stata bandita, al suo posto troviamo metallo e vetro, più precisamente un frame di alluminio 6013 (comunemente utilizzato nelle fusoliere degli aerei) e copertura frontale e posteriore di Gorilla Glass 4. La “faccia” è quasi identica a quella del precedente S5, ma la costruzione non potrebbe essere più differente. Ovviamente nel modello Flat si avverte di più l’aria di famiglia, mentre l’Edge si distingue nettamente per via del display curvo su entrambi i lati. Qualcosa del genere era stata già fatta con il Note Edge, dove l’interfaccia ne era influenzata maggiormente, ma il risultato estetico era di dubbio gusto visto che la curva era solo sul lato destro. Quello che dalle foto potrebbe non notarsi, è che il bordo di alluminio è piatto sopra e sotto, ma ha una leggera inclinazione sui lati, dove si allarga verso l’alto per contenere il vetro.

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Lateralmente lo spessore del metallo è di soli 3mm, mentre complessivamente lo smartphone arriva a 7 (6,8 per il modello Flat). Da precisare che queste dimensioni non tengono conto della fotocamera posteriore, che fuorisce per un ulteriore millimentro e mezzo. Nel palmo della mano si avverte che il bordo è particolarmente acuminato, ma onestamente non lo trovo fastidioso. In tutti i casi il Flat può risultare leggermente più comodo da tenere. Entrambi gli S6 appaiono solidi e costruiti con una precisione maniacale fin nei più piccoli dettagli. Inoltre il peso di soli 132 grammi (138 per il Flat) gli conferisce una leggerezza che li rende molto piacevoli da maneggiare.

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Sul lato sinistro troviamo i tasti volume e sul destro quello di accensione, tutti molto sottili per inserirsi nel frame di alluminio di 3mm ma con un clic molto preciso. La loro posizione è stata studiata in modo perfetto, perché impugnando lo smartphone con la mano sinistra il pollice cade proprio sui pulsanti volume e l’indice su quello di accensione. Inoltre sono disallineati, quindi è difficile schiacciare erroneamente quelli dall’altro lato mentre ci si appoggia per far leva.

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In alto si trova il microfono per la riduzione del rumore ambientale, al centro il sensore infrarossi e lo sportellino per la nano SIM (che nell’S6 Flat è di lato). La zona inferiore è quella che ha suscitato qualche polemica per la sua somiglianza con l’iPhone 6 (recensione) e vede il jack da 3,5mm dell’uscita audio a sinistra, al centro la porta micro USB e a destra i fori per il microfono e l’altoparlante. Altro elemento a cui Samsung dice addio è la resistenza all’acqua, che era stata un cavallo di battaglia nell’S5 ma si è scelto di non riproporre nei nuovi S6. Non penso dipenda dai materiali, perché sono simili rispetto a quelli di altri smartphone certificati contro polvere ed acqua, come i top di gamma Xperia, per cui è stata una scelta progettuale legata ad altri fattori.

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La zona posteriore in vetro Gorilla Glass 4 è molto elegante e vede come protagonista la fotocamera, sporgente e quadrata con angoli arrotondati e bordo metallico come lo era nell’S5. I sensori biometrici e il flash LED dual tone sono inseriti in un cornice verticale posta a lato, mentre sul precedente modello stavano sotto la fotocamera. In realtà l’obiettivo è un piccolo cerchietto al centro, grande più o meno come quello presente su iPhone 6, ma si è scelto di inserirlo in quest’area più ampia che lo enfatizza. Io ho il modello sapphire black, ma la colorazione è cangiante e con la luce acquisisce delle tinte blu molto belle. Come nel vecchio iPhone 4/4S, il vetro è particolarmente incline a sporcarsi con le impronte.

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Frontalmente l’unica differenza rispetto l’S5, vetro curvo dell’Edge a parte, è la maggiore altezza del pulsante centrale, il quale ha un sensore per l’impronta digitale che – finalmente – non richiede di strisciare il dito. Basta premere e mantenerlo appoggiato per qualche istante per sbloccare lo smartphone, in modo analogo a quanto succede sull’iPhone dal modello 5s. Questo piccolo ma significativo dettaglio modifica completamente l’esperienza d’uso e rende lo sblocco del terminale rapido e preciso. Non dico che sia perfetto, perché bisogna avere un minimo di cura nel posizionare il polpastrello su tutta la superficie e qualche volta risponde con un pizzico di lentezza in più, ma il salto di praticità rispetto la versione precedente è di qualche decina di anni luce. Si possono memorizzare fino a quattro impronte diverse, alcuni ne inseriscono anche più di una nella stessa registrazione, ma io preferisco averne quattro più efficienti possibile, contemplando tutte le possibili angolazioni e altezze di appoggio. Alla fine dopo aver messo pollice ed indice di entrambe le mani si fa fronte a tutti i possibili utilizzi.

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Prima di passare a parlare un po’ dello schermo e di come il vetro curvo influenzi l’esperienza d’uso, soffermiamoci per un attimo sulle prestazioni. Per il Galaxy S6 Samsung ha deciso di realizzare in casa il processore, un Exynos 7420 64bit octa-core, composto da un Cortex A57 quad-core a 2,1GHz per le massime prestazioni ed un Cortex A53 quad-core a 1,5GHz per il lavoro meno impegnativo, associati a 3GB di memoria RAM DDR4. Complessivamente si tratta di una scelta particolarmente indovinata, anche perché lo Snapdragon 810 di Qualcomm ha dimostrato di essere particolarmente incline al surriscaldamento. AnandTech ha riscontrato nell’HTC M9 una temperatura massima di ben 45°C, mentre durante le mie prove l’S6 Edge non ha mai superato i 34°C, anche nei momenti di maggior stress. Su Geekbench 3 ho ottenuto uno score di 1448 in single-core e 4774 in multi-core, andando ben oltre i 3332 punti del Galaxy Note 4 (recensione) e superando nettamente i 2893 punti dell’iPhone 6.

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Questi numeri, uniti all’interfaccia TouchWiz profondamente rivista e semplificata, comportano un’ottima fluidità del sistema. Solo di rado capita qualche incertezza, come ad esempio un’app che non si chiuda immediatamente premendo il pulsante home. Per gli utenti Android si tratta di uno dei terminali meglio riusciti su piazza, sicuramente il più godibile di tutti i Samsung provati finora. Tuttavia va precisato che gli HTC continuano ad essere leggermente più fluidi nelle animazioni di sistema, differenza che anche gli utenti iOS probabilmente noteranno. Insomma, gli manca ancora un pizzico di ottimizzazione, per cui saltuariamente si può vedere qualche ritardo nel refresh della home o una risposta meno reattiva allo scorrimento, ma nulla che influenzi in modo particolarmente negativo l’esperienza d’uso. Quello che è certo è che la potenza non gli manca.

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Sul fronte grafico troviamo una Mali-T760 MP8 octa-core, che regge bene il carico dello schermo con 2560 x 1440 pixel. Con GFXBench ho riscontrato che a parità di risoluzione con il Note 4, l’S6 ottiene prestazioni analoghe su Manhattan ma vince con un certo distacco con il test T-Rex. Benchmark a parte, gli ottimi risultati sono abbastanza evidenti con i giochi e il classico Real Racing 3 gira al massimo della qualità in modo davvero fluido, senza drop frame anche nelle scene più impegnative con molte auto.

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Il display Super AMOLED QHD da 5,1″ raggiunge una impressionante densità di 577 ppi, quasi il doppio del Retina di iPhone 6 (326 ppi). Nell’uso quotidiano, a normale distanza di visione, è davvero difficile apprezzare la differenza rispetto ad un Full HD, però va detto che l’S6 nasce per essere sfruttato anche come schermo per il nuovo Gear VR, dove la risoluzione non è mai abbastanza per simulare un ambiente 3D a dimensione reale. Pur avendo una matrice Pentile la qualità è davvero molto elevata ed anche le scritte più piccole e sottili sono renderizzate alla perfezione se si va ad analizzarle da molto vicino.

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Per quanto riguarda la resa dei colori ci sono le classiche possibilità di regolazione dalle preferenze “Modalità schermo”, potendo scegliere: Schermo adattivo, Cinema AMOLED, Foto AMOLED e di base (quest’ultimo è particolarmente spento). Il modo adattivo è nativamente compatibile solo con le app di sistema, ma è risultato essere ben bilanciato. I colori tendono ad essere un po’ troppo vividi e il bianco particolarmente freddo, ma l’ho trovato più godibile rispetto ad altri Samsung e la regolazione cambia da sola per rendere al meglio con le app Galleria e Video. Alla luce solare il display si adatta perfettamente, con colori squillanti che risultano visibili anche nelle giornate più luminose. Pur tenendolo al 50% con luminosità automatica, ho sempre avuto una buona visuale, sia al buio che alla luce, e i neri assoluti dell’AMOLED contribuiscono a creare un contrasto ottimale in ogni circostanza. Inoltre la visibilità dai lati è eccezionale e non ci sono variazioni di colore. Complessivamente direi che è tra i migliori display che io abbia mai visto su uno smartphone.

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In questo ambito il vetro curvo dell’Edge ha la sua influenza, con aspetti positivi e negativi. A parte il lato puramente estetico, la curvatura crea un effetto ottico strabiliante: sembra quasi che il display esca fuori dal vetro. Di contro la zona in cui inizia ad arrotondarsi riflette particolarmente e, in alcuni casi, all’aperto e con luce diretta, si possono creare delle strisce luminose ai lati. Vi faccio vedere una foto così che possiate giudicare da soli l’entità del problema che, a mio modesto parere, è totalmente ininfluente sulla visibilità dello schermo e l’esperienza d’uso (anche perché frontalmente si nota meno). Vi dirò di più, anche se mi rendo conto di andare contro-corrente, l’effetto brillantezza che ne scaturisce a me piace.

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Guardando una foto a pieno schermo, invece, sembra quasi che questa vada a girare lungo i bordi, come se fosse avvolta intorno al vetro. C’è una minima decadenza di luminosità verso la piega, che può essere vista come un difetto in termini di fedeltà della riproduzione, ma è uno smartphone e non un monitor professionale calibrato destinato alla correzione fotografica. Quel che voglio dire è che non vedo proprio i presupposti per cui questo originale e gradevole effetto ottico possa trasformarsi in un problema. Io l’ho utilizzato molto anche per i video e la resa è bellissima.

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Andiamo ora a vedere le funzionalità software specifiche del modello Edge, che poi sono in tutto quattro. La prima e più evidente è People edge, un pannello a scomparsa presente nella schermata home che si attiva con uno swipe dall’esterno nella zona superiore e consente di avere accesso ad un massimo di 5 contatti prioritari, ognuno con il proprio colore (personalizzabile dalle preferenze). Cliccando su un contatto si apre un menu che ci consente di avviare una telefonata, mandare un SMS o un’email. Inoltre, se quella persona ci contatta con uno dei tre metodi elencati, apparirà una piccola striscia del suo colore a bordo schermo, che si può aprire con uno swipe per vedere le notifiche. Il vero limite di questa funzione è che risulta compatibile solo con le app native di Telefono, Messaggi ed Email. Sarebbe stato molto meglio poter selezionare un’app specifica per ogni attività, ad esempio Viber per le telefonate, Telegram per i messaggi e così via. Magari questa possibilità arriverà con un futuro aggiornamento, comunque già così mi è risultata utile in alcune occasioni.

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La seconda “funzione” è legata in parte a People edge ma è per lo pià un gingillo estetico. In pratica se teniamo lo schermo rivolto verso il basso, quando ci arriva una chiamata vedremo una striscia luminosa che scorre avanti e indietro lungo il lato curvo. Questa può essere bianca oppure del colore assegnato in People edge per i contatti che abbiamo inserito tra i 5 prioritari. È una trovata molto bella da vedere e Samsung ne è consapevole visto che è parte integrante dei suoi spot relativi al Galaxy S6 Edge, ma l’utilità è prossima allo zero. Di rado si tiene lo smartphone faccia in giù, perché è molto più pratico poter cliccare sul tasto home e vedere le notifiche sullo schermo o sbloccarlo. Comunque se deciderete di prendere questa abitudine al solo scopo di vedere quel curioso effetto, sappiate che mentre il telefono squilla potrete poggiare il dito sul sensore d’impronte per rifuitare la chiamata.

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La terza funzionalità si chiama Flusso di informazioni e sfrutta lo schermo curvo per mostrarci ora, data, meteo, batteria residua e notifiche. In realtà dalle preferenze si possono attivare anche altri feed, come quello finanziario e sportivo, ma sono pochi e non particolarmente utili. Me ne sarebbe piaciuto uno per Feedly, ad esempio, per vedere le segnalazioni dei nuovi articoli postati sui siti che seguo. A parte tutto, questo Flusso di informazioni è gradevole da vedere, ma migliorabile. Intanto la gesture per attivarlo è proprio stramba, perché bisogna “accarezzare” il bordo curvo, scorrendo ripetutamente con il dito sopra e sotto (o sinistra e destra se si tiene in orizzontale). Poi è un po’ lento ad apparire e, se si scorre verso il basso per vedere le notifiche, non si può più tornare indietro alla vista con le informazioni di stato. Non era più semplice un banalissimo doppio tap sullo schermo? Per come è fatto si fa prima a cliccare sul tasto home per vedere l’ora e le notifiche: sarà meno cool ma è più immediato.

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La quarta ed ultima funzione si chiama Orologio notte, che si può decidere di attivare in una specifica fascia oraria, ad esempio dalle 21 alle 7. Con lo schermo spento rimarrà sempre visibile l’ora sul bordo curvo, ma con una luminosità minima in modo da non disturbare nel buio della notte. Se tenete lo smartphone in ricarica sul comodino (cosa che alcuni non fanno per timore di problemi sulla salute, ma questo è un altro discorso), vi basterà uno sguardo per leggere l’ora. È una banalità, e ci sono tante app che fanno la stessa cosa da millenni, ma sfruttando lo schermo curvo la scritta è visibile anche di lato, senza dover tenere lo smartphone in verticale con uno stand di supporto. Infine va sottolineato che dalle Impostazioni / Schermo curvo, si può decidere se sfruttare tutte queste opzioni sul lato destro o sinistro, così da non discriminare i mancini.

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Come già anticipato precedentemente, non c’è una ragione concreta per cui People edge o Flusso di informazioni non siano presenti anche su S6 Flat, mentre Illuminazione bordo e Orologio notte hanno senso proprio in virtù dello schermo curvo. Quanto queste funzionalità siano utili dipende da caso a caso, dalle proprie abitudini e preferenze. Personalmente sto usando spesso People edge (anche se migliorabile) e sto apprezzando giorno dopo giorno Orologio notte, mentre le altre due funzioni potrebbero anche non esserci. Di certo queste piccolezze non giustificano il prezzo aggiuntivo dell’Edge, ma ne parleremo meglio nelle conclusioni. Su cos’altro incide il bordo curvo? Alcuni pensano che renda più difficoltoso digitare le lettere più a lato della tastiera, in particolare Q e P, 1 e 0. In realtà si tratta di una sciocchezza bella e buona, perché queste sono leggermente distanziate dal bordo e rientrano quasi completamente nella zona piatta prima della curvatura. Insomma, si preme sulla P nello stesso modo in cui lo si fa su qualsiasi altra lettera al centro della tastiera. Digitando in orizzontale, invece, i tasti in basso (come lo spazio) finiscono un po’ di più sulla curva: cambia un po’ la sensazione sotto le dita, ma si usano tranquillamente.

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Sulla tastiera predefinita realizzata da Samsung ho qualche perplessità. A parte l’estetica, che non mi è mai piaciuta, la correzione ortografica sbaglia frequentemente. Inoltre il feedback alla pressione è troppo leggero e se teniamo premuto sul punto per mettere rapidamente un altro simbolo, il popup rimane aperto e bisogna chiuderlo manualmente premendo nuovamente sul punto, rendendo l’operazione inutilmente lunga e scomoda. Ha però aspetti positivi, come i numeri in prima funzione, il supporto per la scrittura a scorrimento, l’ingrandimento dei tasti premuti, ecc.. Non è inusabile, intendiamoci, ma alla fine ho preferito una tastiera alternativa come SwiftKey.

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Per quanto riguarda la TouchWiz, la sua rinnovata semplicità è stata come una ventata di aria fresca. Inoltre la maggior parte delle app di sistema è migliorata tantissimo con il Material Design, per cui anche SMS e Email sono finalmente guardabili senza subire danni permanenti alla retina. In generale la vecchia tendenza ad usare il nero come sfondo è stata completamente accantonata in favore del bianco, come Lollipop vuole. È vero che aveva un senso visto che l’AMOLED usa meno energia per il nero, ma l’effetto finale faceva un po’ anni ’80. Nella schermata home c’è finalmente l’opzione per una griglia più fitta 5×5, che consente di sfruttare meglio il generoso spazio offerto dallo schermo da 5,1″. Questa mancanza l’avevo già segnalata nella recensione del Note 4 ed è stata una piacevole sorpresa su S6. Inoltre si è rivelata quasi una necessità per organizzare tante app sulla home dal momento che il drawer rinnovato non ha né l’ordinamento alfabetico né la ricerca. È vero che consente di organizzare tutte le app a piacimento, ma questa è una cosa che ha più senso fare nella home con quelle più usate, mentre le altre sarebbe più comodo trovarle con una ricerca o in base all’ordinamento alfabetico. Si potrebbe far scendere il centro notifiche ed utilizzare S Finder, che cerca anche tra le app installate, ma non lo trovo altrettanto intuitivo. Alla fine ho preferito creare un paio di schermate nella home con tutte le app che uso, alcune delle quali organizzate in cartelle (che finalmente si possono creare con un semplice drag&drop di un’icona sull’altra). Per una strana scelta di design, le cartelle non hanno lo sfondo trasparente come su Android Stock e si deve scegliere un colore tra ciano, arancio, giallo, verde e grigio. Ne può venire fuori un’accozzaglia variopinta di dubbio gusto, infatti io ho scelto il grigio per tutte (ma la trasparenza sarebbe stata migliore).

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Ho provato ad utilizzare Briefing di Flipboard, a sinistra della home, ma continua ad essere poco utile. Le fonti sono quelle mainstream con contenuti di qualità discutibile e il livello di personalizzazione minimo. Inoltre spesso diventa lento nell’aggiornarsi e nello scorrimento. Se avessero messo Feedly (almeno in opzione), ognuno si sarebbe potuto agganciare al proprio account con sottoscrizioni mirate, ed avrebbe avuto un senso. Così, non lo so proprio, equivale più o meno a farsi un giro su Facebook e vedere le notizie che girano. Un plauso va invece a Samsung per le nuove app di sistema, quasi tutte nettamente migliorate. Ad esempio la Galleria è finalmente veloce e chiara ed il Lettore musicale elegante e funzionale.

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Continuando la rapida carrellata delle app di sistema, il browser nativo è abbastanza buono, anche se alla fine gli preferisco Chrome per la sincronizzazione con il desktop (preferiti e tab aperte). L’Email ha un’interfaccia più gradevole (con prevalenza di bianco), legge bene l’html, consente di gestire molte caselle senza problemi, supporta lo swipe per spostarsi da una mail all’altra ed ha la posta in arrivo generale, anche se con un difetto: cliccando sulla notifica di una nuova email ci sposta su quell’account e poi si deve riselezionare manualmente la posta in arrivo generale. Altra cosa un po’ limitante è che non consente di gestire manualmente le cartelle IMAP per indesiderata, inviata, cestino, ecc.. per cui con caselle non standard (come ad esempio iCloud o quelle sul server del proprio dominio), finisce che si crea le sue cartelle facendo confusione. È stata finalmente inserita la modalità non disturbare programmabile a livello di sistema e reintrodotto il silenzioso con un tap sull’icona del volume nel centro notifiche. Stranamente si è persa la possibilità di decidere il timing per la retroilluminazione dei tasti touch per multitasking e indietro, che si accendono solo quando ci si preme sopra e si spengono dopo pochi istanti. È vero che è impossibile non sapere dove trovarli, però l’opzione per averli accesi con schermo attivo la trovavo più efficace. Non c’è molto da dire sulle varie funzionalità multi-finestra, che sono quelle già viste sul Note 4. Possiamo eseguire due app affiancate verticalmente, oppure ridurle in una finestrella flottante o ad icona. Ne regge davvero tante senza problemi, ma ammetto di non aver mai usato davvero queste funzionalità, che trovo utili solo fino ad un certo punto. Comunque ci sono e l’implementazione migliora di generazione in generazione, anche grazie alla sempre maggiore potenza hardware e al crescente quantitativo di RAM.

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Un rapido focus lo vorrei fare anche sulle funzionalità di controllo remoto dovute al sensore infrarossi. Nelle versioni precedenti l’app era molto inferiore alla corrispettiva trovata sugli LG, mentre ora è stata completamente rivista ed è molto migliorata. È decisamente più semplice creare gli ambienti e rinominarli, così come avere diverse opzioni di visualizzazione nella stessa stanza, ad esempio: TV da Sky, Lettore Blu-Ray, ecc.. Inoltre supporta nativamente la Apple TV e quando si aggiunge un amplificatore capisce da solo di dover gestire il volume con quello. Se riuscissero ad implementare anche l’accensione automatica di tutti i dispositivi legati ad una attività e l’impostazione della sorgente sulla TV, saremmo di fronte ad un potenziale competitor anche per i vari Logitech Harmony.

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Nel centro notifiche ci sono i classici toggle di impostazione rapida, alcuni dei quali danno accesso anche alla pagina delle impostazioni con un clic prolungato (ad esempio su Wi-Fi e Bluetooth). Le icone sono personalizzabili nella disposizione e le prime 10 si vedono con uno scorrimento orizzontale, tutte le altre si raggiungono cliccando su “modifica” (c’è anche la torcia). Da qui si accede anche alle impostazioni di sistema, si interviene sulla luminosità dello schermo, si attiva S Finder per cercare in tutto lo smartphone oppure si usa la Connessione rapida per localizzare dispositivi collegabili senza fili nelle vicinanze. S Voice è presente come app nella cartella Tools, ma è sempre meno integrata nel sistema, infatti con doppio clic sul tasto home si attiva la fotocamera e con uno prolungato si lancia Google Now. Quest’ultimo ha ancora una sintesi vocale poco naturale, ma in termini di funzionalità si è evoluto anche in lingua italiana e si integra abbastanza bene con il sistema. Per farla breve non ci sono problemi a dettare messaggi, fissare appuntamenti, fare una chiamata vocale, far partire un timer e cose di questo tipo. Inoltre, dopo averlo lanciato, si può dire “Ok, Google” e parlare, senza dover premere sul pulsante del microfono a destra del campo di testo. Tra le opzioni di S Voice si può scegliere di avviarla con una frase (tipo Ciao Galaxy) e c’è anche l’impostazione per farla partire da schermo bloccato, tuttavia nelle mie prove non ha mai funzionato. Quindi bisogna prima sbloccare lo schermo, poi tenere premuto il pulsante home e infine dire “Ok, Google”. Troppo lungo.

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A proposito di fotocamera, la sua app è stata rivista e semplificata. Intanto si avvia molto più rapidamente, anche da schermo spento con il doppio clic, e poi l’interfaccia è molto più organica. Con la modalità PRO si modificano le varie impostazioni manualmente, perfino la distanza di messa a fuoco.

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Ci sono tantissime funzioni, come i filtri, la panoramica, la messa a fuoco selettiva, ecc.. E si possono scaricare altre modalità dallo store Samsung, come ad esempio la Clip animata che crea un GIF da un breve video, pronta per essere condivisa sui social. Una novità è lo scatto virtuale, che consente di riprendere un soggetto da diverse angolazioni da scorrere poi con il dito. È una cosa simpatica, ma ovviamente limitata allo smartphone perché quando poi si condivide esce come foto o come video, quindi si perde l’interattività.

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La qualità delle fotografie è molto buona, con una gamma dinamica elevata che consente di catturare anche scene ad alto contrasto senza problemi. Alle volte si “aiuta” con l’HDR automatico, ma i risultati sono molto naturali. Grazie ai 16MP il livello di dettaglio è elevato e anche i crop al 100% sono ricchi di informazioni.

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La stabilizzazione ottica e l’apertura fino ad f/1,9 permettono di scattare foto di buona qualità anche quando la luce non è ottimale, contenendo l’aumento della sensibilità. Salendo con gli ISO, però, il sensore da 1/2,6″ non può fare miracoli e le immagini appaiono impastate e particolarmente rumorose (ma non più degli smartphone rivali).

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La messa a fuoco non è particolarmente prestante e al chiuso inizia ad avere qualche difficoltà. In alcune occasioni proprio non riusciva a focheggiare, anche se la stanza era discretamente illuminata. In macro si possono ottenere immagini davvero godibili, dettagliate e vibranti. Di seguito vi lascio qualche esempio:

Per quanto riguarda il video abbiamo la modalità moviola (che funziona più o meno come su iPhone, potendo scegliere l’inizio e la fine del rallentatore) e la risoluzione fino a 4K 30fps. Con quest’ultima, però, viene disattivata la stabilizzazione software e quella ottica non è sufficiente a compensare bene i movimenti. Diciamo che può dare delle soddisfazioni in termini di qualità, ma è consigliabile l’uso di un cavalletto. In modalità 1080p (fino a 60fps) la nitidezza è comunque buona e la stabilizzazione elettronica aiuta molto. Di seguito potete vedere un confronto al passo con iPhone 6 Plus, anch’esso dotato di stabilizzazione hardware più software. Nella parte finale noterete anche come la messa a fuoco automatica dell’S6 sia più lenta a passare dallo sfondo al primo piano.

Sopra la media anche la fotocamera frontale, con 5MP, Auto HDR e filmati fino al QHD. Questa scatta in 4:3, invece che a 16:9 come la fotocamera principale. Si possono applicare anche diversi filtri in tempo reale.

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Sul fronte dell’audio non siamo magari ai livelli HTC BoomSound, ma il volume dallo speaker è molto forte e per uno smartphone offre un’ottima qualità. Inoltre il posizionamento in basso, e non più sul retro, evita l’offuscamento della cassa quando poggiamo il telefono sul dorso. In dotazione ci sono degli auricolari in-ear di discreta qualità, con un design molto simile agli Earpods di Apple. Con le cuffie l’S6 si comporta molto bene e ci sono anche diverse modalità di ottimizzazione del suono. Ad esempio ho apprezzato l’Audio personalizzato che sistema automaticamente l’equalizzazione in base alle cuffie che stiamo utilizzando e al nostro udito, attraverso un procedimento a step in cui dovremo dire quando sentiamo e quando non sentiamo un beep intermittente.

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In quanto a ricezione siamo sicuramente di fronte ad un peso massimo. Non eseguo test scientifici in questo ambito, ma muovendomi frequentemente negli stessi luoghi, riesco a verificare le differenze da modello a modello. L’S6 si è dimostrato eccellente, con una linea stabile anche dove la copertura non è ottimale. L’audio in chiamata è abbastanza chiaro, forse un tantino metallico, e il vivavoce è davvero molto forte. Ottime prestazioni generali anche per il modulo dati, sia in 3G che 4G, seppure dalle mie parti non si viaggi troppo veloce. Per il Wi-Fi sono supportati gli standard 802.11 a/b/g/n/ac dual band, ma ho notato un comportamento bizzarro della funzionalità “Rete Intelligente”. In pratica quelle volte in cui computer ed altri dispositivi sfruttano molta della banda disponibile, lo smartphone trova Internet lento e si scollega automaticamente dalla rete Wi-Fi passando al 3G/4G. Se uno non se ne accorge rischia di scialacquare un bel po’ del proprio pacchetto dati essendo convinto di sfruttare l’ADSL/fibra. Consiglio vivamente di disattivare subito questa funzione da Impostazioni / Wi-Fi / Altro / Rete Intelligente, tanto se dalla rete a cui si è agganciati si naviga lenti e si ha necessità di fare qualcosa si può sempre spegnere temporaneamente il Wi-Fi. Molto meglio compiere questa operazione consapevolmente.

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Per quanto riguarda il Bluetooth faccio solo una piccola precisazione che può essere d’aiuto a qualcuno. Dopo aver collegato l’S6 all’auto, potevo effettuare telefonate ma non funzionava la riproduzione musicale, ad esempio da Spotify o Pocket Casts. Per risolvere bisogna andare nelle impostazioni del dispositivo associato dalla pagina del Bluetooth ed attivare manualmente “Audio multimediale”.

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Nessuna segnalazione invece per la navigazione satellitare, dove con il supporto A-GPS, GLONASS e il cinese Beidou, si copre praticamente tutto il territorio mondiale. La risposta è anche molto veloce già a freddo e Google Maps continua ad essere uno dei più completi software di navigazione.

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L’opera di rinnovamento della TouchWiz UI si è estesa anche ad S Health, che ha ora una grafica a schede molto più elegante e chiara da consultare. Grazie ai vari sensori si riesce ad avere un quadro molto completo della propria attività e dello stato fisico, monitorando passi, corsa, frequenza cardiaca, stress, ossigenazione del sangue. Dalle opzioni si possono attivare altre attività, come ciclismo ed escursionismo, ed è anche possibile monitorare altre cose con inserimenti manuali: peso, pressione arteriosa, assunzione di acqua, caffeina, cibo, ecc.. Tuttavia ho notato che il sistema di Samsung non dialoga completamente con le varie app in circolazione. Ad esempio io utilizzo la bilancia di Withings per il peso e questa non registra i dati in S Health (mentre lo fa con Salute su iOS).

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La batteria non è sostituibile dall’utente, l’ho già detto, e la capacità è anche scesa leggermente rispetto ad S5, con 2600 mAh invece che 2800. Il nuovo SoC dovrebbe essere relativamente parco di consumi, ma lo schermo QHD è chiaramente più avido di risorse. Il risultato è un’autonomia solo sufficiente, che ci porta a stento a fine giornata. E neanche sempre. L’ho impiegato come smartphone principale con il mio classico “uso medio”, ovvero 5 caselle di posta, una mezz’ora di chiamate, un’oretta di ascolto podcast/musica, tante app social (Facebook, Twitter, Messenger, Telegram, Whatsapp, Skype, ecc..), una discreta quantità di messaggi in entrata e in uscita, un po’ di navigazione web e ci ho messo anche una breve sessione di gaming per chiudere il cerchio. Dalle 9 di mattina sono arrivato alle 20,20 con solo l’1% di batteria e per il 90% del tempo sono stato sotto copertura Wi-Fi. Qualche giorno dopo Samsung si è accorta che c’era qualcosa che non andava ed ha aggiornato il Samsung push service, che pare andasse ad erodere esageratamente la batteria. Purtroppo non ho riscontrato miglioramenti degni di nota e, quando mi è capitato di rimanere per 5 ore senza Wi-Fi, la batteria è arrivata al 10% già alle 18,30. Poi ho provato un giorno a usare molto poco lo smartphone, giusto il minimo necessario, e così sono riuscito a raggiungere le 21,30 con ancora l’11% di carica residua, ma evidentemente consuma molto anche in standby.

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Tutte queste prove le ho fatte senza utilizzare il risparmio energetico, il quale, va detto, contempla una serie di funzionalità molto efficaci. Quello base va a ridurre le prestazioni e a limitare i consumi generali, quindi lo smartphone rimane ancora usabile, quello avanzato lo rende un po’ una barzelletta, con schermo in bianco e nero ed un massimo di 6 app utilizzabili. Le prime 3 sono Telefono, Messaggi e Internet, altre 3 sono a scelta tra una ridotto ventaglio che include Facebook, Whatsapp, Calcolatrice, Google+, Orologio, Promemoria e Registrazione vocale. Fa un po’ sorridere vedere uno smartphone moderno così conciato, però, in caso di emergenza, può essere utile.

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Complessivamente la batteria non l’ho trovata pienamente soddisfacente per il mio utilizzo come smartphone principale. Infatti, dopo questa prova, sposterò nell’S6 Edge la SIM secondaria – quella che sfrutto di meno – e riprenderò ad utilizzare come primo dispositivo l’iPhone 6 (che con iOS 8.3 ha riacquistato l’autonomia sufficiente che aveva prima di iOS 8.2). Comunque mi aspetto miglioramenti con i prossimi aggiornamenti di Samsung, dopotutto è un dispositivo ancora giovanissimo ed è normale che richieda manutenzione. In tutti i casi c’è il caricabatterie Fast Charger in dotazione, che in una mezz’ora ricarica la batteria del 50% e raggiunge il 100% in un’ora e 15 minuti. Per dargli un colpetto di ricarica a metà giornata, si può sfruttare anche un’altra funzionalità che personalmente adoro, ovvero la ricarica wireless. Funziona con tutte le basette in standard QI, ma c’è anche quella realizzata da Samsung appositamente per l’S6. Questa ha una elegante forma circolare ed una striscia in basso che si illumina di blu durante la ricarica. L’effetto estetico è davvero molto bello, ma bisogna considerare due cose: la prima è che ovviamente la ricarica wireless è più lenta e la seconda è che l’S6 si sposta facilmente e interrompe il processo. In effetti il retro in vetro è scivoloso su una superficie con poco attrito (non in mano, fortunatamente) e anche se la basetta ha un inserto gommato, con il tempo lo smartphone si muove quel tanto che basta ad interrompere la ricarica. Non sempre, ovviamente, ma su 4 notti in cui ho utilizzato la ricarica wireless, per due volte l’ho trovato la mattina seguente al 60/70% e con la luce spenta sulla basetta (sintomo che non stava ricaricando). La cosa strana è che io disattivo completamente la vibrazione sullo smartphone, perché non la sopporto, per cui non sono riuscito a capire cosa lo porta a spostarsi. Probabilmente è sufficiente il comodino non perfettamente orizzontale e, con il passare delle ore, l’S6 si muove di quei 2/3mm che lo fanno uscire dal raggio d’azione della basetta. Per fortuna è poco, quindi non casca, ma trovarsi la mattina già con lo smartphone al 70% è una rogna e bisogna subito metterlo in ricarica Fast Charger per uscire di casa al 100%.

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Pur avendo già anticipato la questione, ritengo doveroso un ulteriore cenno sul design e l’ergonomia di S6. Al netto di particolari ispirati o meno da altri prodotti, sono due dispositivi molto riusciti, che vanno visti dal vivo per essere apprezzati completamente. I dettagli costruttivi sono davvero belli in entrambi i modelli, ma gli angoli dell’Edge, dove l’alluminio scivola gradualmente verso il fondo avvolgendo il vetro, sono stati disegnati e realizzati con una cura ineccepibile. In quanto alle dimensioni, per fortuna Samsung si è fermata ai 5,1″, che offrono un buon equilibrio tra spazio sullo schermo e compattezza. Dalla scheda tecnica l’Edge risulta essere 4mm più alto e 3mm più largo di un iPhone 6, ma la differenza dal vivo non è così marcata (vedere foto di seguito). Rimane uno smartphone in cui per raggiungere l’angolo più estremo è necessario adoperare due mani, ma ormai è una cosa con cui bisogna scendere a patti visto che anche l’iPhone, l’ultimo baluardo dell’usabilità ad una mano, è passato a schermi più grandi con 6 e 6 Plus.

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Conclusione

Il contatore di Byword, applicazione con cui ho scritto questa recensione, mi dice che al momento sono arrivato a 6770 parole, che sono davvero tante anche per una recensione delle mie. C’è un’introduzione abbastanza lunga e mi sono soffermato, seppur rapidamente, a parlavi dei dettagli del software che magari non interessano a tutti o sono già noti, però ci tenevo a fornire un quadro il più completo possibile dell’S6. Quello che ancora non ho detto è che la capacità parte da 32GB (per fortuna non 16 come su iPhone 6), per un prezzo di 739€ per il Flat e 889€ per l’Edge (mi riferisco al listino). Di quella memoria il 78% è disponibile per l’archiviazione dell’utente, ovvero circa 24GB. I colori disponibili sono nero, oro e bianco per entrambi, mentre ci sono due colorazioni esclusive dei singoli modelli: turchese sul Flat e verde sull’Edge. Per i 64GB si passa a 849€ per il primo e 999€ per il secondo. Sono stati annunciati anche tagli da 128GB, ma al momento non li ho visti in commercio. I costi sono elevati, ma comunque in linea con i recenti top di gamma. L’Edge è quello più dispendioso, in larga parte per via della difficoltà produttiva del vetro curvo, ed è inutile sottolineare che il Flat rappresenta la scelta più razionale. Considerando le versioni da 32GB li dividono ben 150€ che, a conti fatti, non sono minimamente giustificabili da quelle 4 funzioni in più del software. Inoltre il modello Flat da 64GB costa 40€ in meno dell’Edge da 32GB, quindi bisogna essere proprio stregati dal suo design a da quel vetro curvo per preferirlo. Infatti è quello che è successo a me, che ho scelto e sceglierei ancora l’Edge senza riserve.

PRO
Design raffinato e convincente
Materiali e costruzione al top
Prestazioni eccellenti
Display semplicemente incredibile
Buon sensore di impronte digitali
Ottimo comparto Foto / Video
Audio di buona qualità e volume
Ricchissimo di sensori per la salute e il fitness
Porta infrarossi per usarlo come telecomando universale
Ottimo comparto telefonico
TouchWiz UI nettamente migliorata
Funzione Fast Charging
Supporto per la ricarica wireless

CONTRO
Durata della batteria migliorabile
Messa a fuoco in difficoltà con poca luce
Prezzo elevato (specie nell’Edge)
Ancora qualche incertezza sulla TouchWiz

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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