Apple starebbe spingendo le case discografiche contro la versione gratuita di Spotify

Se Atene-Google piange, Sparta-Apple di certo non ride, per quel che riguarda le cause antitrust. Già da diverso tempo anche l’azienda di Cupertino è sotto il mirino per pratiche contro la libera concorrenza; celebre è la condanna dello scorso anno a pagare 450 milioni di $ per il cartello sugli ebook, accordandosi con le case editrici per mettere in difficoltà Amazon costringendola ad aumentare i prezzi. La vertenza non si è ancora chiusa, dal momento che è attesa la sentenza dalla Corte di Appello di New York nel corso dei prossimi mesi. Ma questo rischia di essere solo il primo fronte attivo.

Più di recente è infatti lo streaming musicale a preoccupare la Commissione Europea, con Apple che utilizzerebbe la sua forte posizione nel mercato digitale per intavolare con le case discografiche trattative a suo favore. Sembrava una mossa fin troppo preventiva, contro un servizio che non è stato ancora effettivamente lanciato nella sua forma finale (in questo periodo transitorio potremmo definire Beats Music una sorta di Beta ristretta ai soli USA), e peraltro sempre all’apparenza le discussioni non vedevano il duo Tim Cook/Eddy Cue così in vantaggio, dovendo lasciar perdere prezzi inferiori ai $9,99 mensili. Eppure, stando alle fonti di The Verge i sospetti di Bruxelles non sarebbero infondati, richiamando anche l’attenzione del Dipartimento di Giustizia americano.

Apple-beatsmusic

In un certo senso si starebbe configurando proprio la medesima situazione vista nell’editoria, con Apple intenta a spingere le case discografiche contro le sue più dirette concorrenti e loro determinati modelli di business, come Spotify col suo piano base gratuito. Qualora i sospetti fossero fondati, si potrebbero spiegare le affermazioni negative di alcuni dirigenti Universal Music verso il famoso e apprezzato servizio di origini svedesi. Sempre Universal sarebbe la principale “corteggiata” dall’iniziativa di Apple, che ha proposto la cessazione del caricamento di canzoni su YouTube in cambio di un compenso monetario equivalente alle royalties finora riconosciute da Google. L’obiettivo finale è l’ottenimento di contenuti esclusivi al fine di rendere sin da subito appetibile agli occhi dell’utenza il nuovo prodotto a marchio iTunes, abbassando al contempo qualità e quantità delle proposte rivali.

Il quadro che ne emerge dalle brevi dichiarazioni di una delle fonti di The Verge non è proprio lusinghiero all’esecutivo di One Infinite Loop: <<A partire da Tim Cook, quelli lì sono dei tagliagole.>> E non è solo la testata online ad aver fatto degli approfondimenti, dato che il Dipartimento di Giustizia ha già effettuato colloqui con numerosi discografici. Ciò non andrà automaticamente a significare che si apra un procedimento nei confronti di Apple, come lo stesso DoJ aveva deciso di fare per il caso ebook; certo è che si tratta di una situazione spinosa soprattutto a livello d’immagine, in un momento preparatorio fondamentale antecedente al lancio previsto per il WWDC del prossimo giugno. Come prevedibile in queste situazioni, per ora le pubbliche relazioni Apple hanno deciso di optare per il no comment. Vedremo in che modo proseguirà questa vicenda, dando per buono che non si esaurirà oggi.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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