Sin dall’annuncio del nuovo MacBook si vocifera che gli ingegneri di Apple siano stati gli sviluppatori “occulti” dello standard USB-C: infatti, dopo aver sviluppato la tecnologia dietro il connettore Lightning, l’obiettivo di Apple sarebbe stato quello di uniformare le connessioni con i dispositivi esterni rendendo, da un lato, più semplice l’inserimento dei cavi nelle porte sfruttando il doppio verso di inserimento, dall’altro, invece, portare i produttori di accessori a supportare un unico standard.
Dai disegni industriali sottoposti alla richiesta di brevetto, infatti, si può notare come nelle intenzioni di Apple ci fosse la realizzazione di una porta capace di comunicare con accessori che supportano diversi standard, quali Display Port, DVI, USB, Thunderbolt, Lightning, HDMI, JTAG, DARP e altri. I cavi, inoltre, sono stati progettati per supportare i diversi voltaggi necessari al fine di essere compatibili con tutti i dispositivi degli standard supportati e, inoltre, sono stati dotati di un connettore reversibile da uno o da entrambi i capi.
Apple, quindi, avrebbe potuto creare (o, forse, creerà) uno standard per domarli tutti. Cosa poi abbia spinto la società a collaborare con il consorzio USB non è ancora chiaro: infatti, cedere la tecnologia sviluppata non può portare guadagni immediati nelle casse di Cupertino, che, ancora una volta, farebbe da apripista per un nuovo standard, sperando nella sua massima diffusione per rendere i propri Mac ancora più sottili e performanti.
Dunque, perché brevettare una tecnologia offerta poi gratuitamente al consorzio USB? Credo che Apple abbia voluto semplicemente tutelare i propri sforzi dalla concorrenza, oppure, abbia voluto riservare per sé nuove funzioni alle porte USB-C dei futuri Mac. Del resto, mutatis mutandis, anche Twitter qualche anno addietro brevettò il “pull down to refresh”, dichiarando che non avrebbe mai richiesto royalties a chiunque lo avesse implementato nei propri software. Se, quindi, lo standard USB-C sarà in grado di dialogare con dispositivi diversi, il merito sarà anche di Apple che, nonostante l’ampio uso di tecnologie proprietarie, dimostra di avere ancora una volta a cuore lo sviluppo e l’innovazione del settore generale dell’informatica.