I giganti della Silicon Valley interverranno nel giudizio fra Samsung ed Apple

Hp, Google, Facebook, Dell, eBay ed altre aziende operanti nel settore tecnologico e correnti nella Silicon Valley hanno presentato un’istanza per poter intervenire nel processo di appello promosso da Samsung avverso la sentenza che, in primo grado, l’aveva vista soccombere contro Apple. La società coreana, infatti, era stata condannata a corrispondere l’importo di $930 milioni in favore della società di Cupertino a titolo di risarcimento danni per la violazione di alcuni suoi brevetti (oltre al pagamento di $60 milioni di dollari agli avvocati). Peraltro, lo scorso maggio, la somma era stata ridotta a $548 milioni di dollari. I giganti della tecnologia vorrebbero intervenire nel giudizio come amici curiae (istituto che non ha un effettivo corrispettivo nel nostro codice di procedura civile), ossia non come parti effettive del processo, ma come soggetti esterni interessati alle sorti dello stesso che si dichiarano sin d’ora disposti a collaborare con la Corte di Appello al fine di consigliarla al meglio sugli effetti che una eventuale conferma della sentenza di primo grado potrebbe avere: la cordata di società, infatti, sostiene che ogni dispositivo elettronico è composto da diversi competenti, per ognuno dei quali si svolge una intensa attività di ricerca, sviluppo e design che per gli operatori del settore è un costo di fondamentale rilevanza nei bilanci aziendali.

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Dunque, secondo gli amici, il risarcimento danni che Samsung deve corrispondere ad Apple non può essere calcolato sulla singola unità venduta, bensì solo sui componenti che hanno violato i diritti di privativa di Cupertino: ad esempio, la Corte, ai fini del calcolo del risarcimento, dovrà tenere in considerazione solo il case del telefono o la UI del launcher di Android, piuttosto che il chip 3G che sfrutta brevetti altrui (per i quali Samsung paga le dovute royalties ai detentori). Come sostengono i ricorrenti, se dovesse passare il principio del calcolo del risarcimento del danno sulla scorta del valore dell’intero prodotto considerato nella sua unità, per le società della Silicon Valley potrebbe iniziare un duro periodo di battaglie legali che le vedrebbero soccombere vicendevolmente. I timori, del resto, non sono del tutto infondati: come si può facilmente intuire dalle immagini in allegato a questo post, quasi tutti gli amici hanno i propri scheletri nell’armadio. Ad ogni modo, l’intervento del gruppo di società potrà essere ammesso dalla Corte solo se tutte le parti del giudizio saranno d’accordo sul punto.

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Una curiosità: Apple ha causato danni maggiori a Samsung puntando più sull’innovazione e sulla conquista dei mercati che con la richiesta di risarcimento danni. Infatti, solo negli ultimi due trimestri fiscali, Samsung ha subito perdite pari a $6.2 miliardi di dollari a causa del successo di iPhone 6 e iPhone 6 Plus, molto più diffuso del fratello minore nei mercati orientali, nei quali i phablet incontrano i favori del pubblico. La battaglia in tribunale, dunque, serve solo a rafforzare la propria posizione per ciò che concerne le proprietà intellettuali ed assicurarsi che nessun altro operatore del settore possa commercializzare dispositivi di chiara ispirazione cupertiniana.

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Elio Franco

Editor - Sono un avvocato esperto in diritto delle nuove tecnologie, codice dell'amministrazione digitale, privacy e sicurezza informatica. Mi piace esplorare i nuovi rami del diritto che nascono in seguito all'evoluzione tecnologica. Patito di videogiochi, ne ho una pila ancora da finire per mancanza di tempo.

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