Recensione: Canon G3 X, la bridge a largo sensore con super zoom da 600mm

Il mercato delle bridge tradizionali è sempre meno interessante, ne vengono prodotte poche rispetto al passato e raccolgono un limitato interesse sia nelle riviste di settore che da parte dei consumatori. Il problema di queste fotocamere è che per avere uno zoom molto esteso di solito sacrificano la qualità d’immagine adoperando sensori di piccolo taglio, spesso nell’ordine di 1/2,3“. Negli ultimi anni, invece, la tendenza del mercato fotografico è in netta contrapposizione, in quanto per un uso da punta e scatta tutti utilizzano lo smartphone e chi acquista una fotocamera pretende un netto salto di qualità. Per questo motivo è esploso il nuovo settore delle compatte a largo sensore, ambito in cui Canon ha di recente presentato l’interessante Powershot G7 X (recensione). Con un sensore da 1” la resa fotografica è già molto buona, solo leggermente inferiore alle reflex APS-C, ma per mantenere una struttura da compatta bisogna sacrificare lo zoom (un 24-100mm nella G7 X). Partendo dallo stesso sensore Canon ha però realizzato la G3 X, che potremmo definire come una bridge prosumer, ovvero una fotocamera con aspetto e controlli da reflex, obiettivo molto esteso ed elevata qualità d’immagine.

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Caratteristiche principali

La Powershot G3 X si inserisce in un mercato con solo due rivali dirette: la Sony RX10 II e la Panasonic FZ1000. Tutte e tre montano un sensore da 1″ da 20MP, anche se solo quelli di Canon e Sony sono retroilluminati (con migliore resa ad alti ISO). L’obiettivo più luminoso è quello della RX10 II, che rimane fisso a f/2,8 ma si ferma a 200mm; il più esteso è proprio quello G3 X, il quale raggiunge i 600mm a f/5,6 con un ingrandimento di ben 25x (che sono davvero tanti in relazione al sensore). La Canon è anche l’unica del trio a non avere un mirino, caratteristica per certi versi negativa ma che le ha consentito di essere la più compatta e leggera del gruppo. Di seguito vi propongo una tabella riepilogativa delle principali caratteristiche dei tre modelli a confronto.

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Caratteristiche Canon G3 X Sony RX10 II Panasonic FZ1000
Sensore 1″ BSI CMOS 1″ BSI CMOS 1″ CMOS
Megapixel 20 MP 20 MP 20MP
Obiettivo 24–600mm (25x) 24–200mm (8,3x) 25–400mm (16x)
Luminosità f/2,8–5,6 f/2,8 f/2,8–4
Stabilizzazione 5 assi (solo 2 ottici) ottica 2 assi ottica 5 assi
Sensibilità 125–12800 ISO 125–12800 ISO 125–12800 ISO
Filtro ND 3 stop 3 stop no
Display 3,2″ 1,62 Mpunti 3″ 1,3 Mpunti 3″ 0,92 Mpunti
Funzioni Display Inclinabile, Touch Inclinabile Completamente articolato
Mirino Opzionale Elettronico 2,35 Mpunti Elettronico 2,35 Mpunti
Flash Range 6,8m 10,20m 13,50m
Raffica 5,9fps 14fps 12fps
Scatto più veloce 1/2000 1/32000 1/16000
Scatto più lento 30″ 30″ 60″
Wi-Fi/NFC integrato integrato integrato
Video FHD 50fps UHD 25fps/FHD 50fps UHD 25fps/FHD 50fps
Autonomia 300 scatti 400 scatti 360 scatti
Dimensioni (mm) 123 x 77 x 105 129 x 88 x 102 137 x 99 x 131
Peso (grammi) 733 813 831

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Corpo ed ergonomia

Una cosa interessante della G3 X è che ha una buona tropicalizzazione, sostanzialmente equiparabile a quella della Canon 70D (recensione). Il corpo appare anche ben realizzato e robusto, ma muovendola da spenta si avverte il movimento interno dell’obiettivo dovuto alla stabilizzazione ottica e si ha la sensazione che possa essere un po’ fragile. Per fortuna non si sente quando la fotocamera è accesa, perché il motorino entra in funzione, quindi la resa durante l’utilizzo è decisamente migliore. L’impugnatura è abbastanza sporgente e ben sagomata, ma il mignolo rimane un po’ a metà perché non è molto alta. La stabilità è ottima, così come il bilanciamento, e si può anche usare comodamente con una mano in caso di necessità. Complessivamente il corpo è a cavallo tra quello di una reflex di piccolo taglio ed una mirrorless voluminosa, con un obiettivo che sporge per 7cm da spento. Non è tascabile insomma, ma, visto che raggiunge i 600mm con un sensore da 1″, la dimensione è davvero contenuta.

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Display

Sul retro abbiamo una imponente unità LCD da 3,2″ e ben 1,62 milioni di punti, che offre una visione dettagliata e confortevole sia in fase di cattura che di riproduzione. Non essendoci il mirino bisogna usare lo schermo anche quando c’è forte luce ambientale e la visibilità è chiaramente un po’ sacrificata. Non c’è un sensore che adatta automaticamente la luminosità (che si cambia dal menu Setup 2), tuttavia l’ho usata in pieno sole senza grossi problemi perché ha una resa ottima sia frontalmente che lateralmente e non soffre troppo di riflessi. Lo schermo è anche inclinabile di 45° verso il basso e completamente ribaltabile verso l’alto per l’autoinquadratura. Il touchscreen è una utile aggiunta, sia per determinare rapidamente il punto di messa a fuoco che nella gestione delle impostazioni e dei parametri di scatto, ottimamente implementati nell’interfaccia Canon. Dal menu Shoot 1 possiamo decidere quali informazioni visualizzare in fase di cattura, avendo a disposizione tre slot personalizzabili con: info scatto, istogramma, griglia, livella elettronica. Una volta impostate almeno due tipologie di visualizzazione queste vengono alternate con il pulsante DISP in basso a destra.

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Controllo, impostazioni, menu

Grazie alle due ghiere fisiche per i parametri, il controllo in manuale è molto intuitivo e diretto, similmente alle reflex Canon di fascia alta. Nei metodi a priorità la seconda ghiera può controllare la sensibilità, mentre per la compensazione di esposizione c’è una rotella fisica in alto. Si ha sempre l’impressione di avere tutto sotto controllo già con le impostazioni base, ma nel menu Shoot 2 c’è la voce “Assegnazione funzioni” che offre un buon livello di personalizzazione di ghiere e pulsanti. Personalmente ho associato il tasto [S] al filtro ND e quello di ingrandimento al bilanciamento del bianco, in quanto per il fuoco manuale (tasto MF a sinistra dell’obiettivo) preferisco aiutarmi con il focus peaking che si attiva dal menu Shoot 4.

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La ghiera posteriore fornisce anche accesso diretto a ISO (in alto), flash (destra), AF e metodo di avanzamento (in basso), modalità macro (a sinistra); mentre in alto a destra ci sono i tasti per il blocco AE/AF e per la selezione del punto di messa a fuoco. Insomma, il set di controlli è così esteso che si fa tutto direttamente, tuttavia il tasto centrale del pad direzionale attiva un comodo menu veloce con una serie di impostazioni incolonnate sui due lati ed usabili sia con le dita che con i controlli fisici.

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Il menu principale, accessibile attraverso l’apposito tasto dedicato, ha la stessa semplice divisione di quello delle altre Powershot, ma per aspetto e struttura è più simile a quello di una reflex. Abbiamo l’area con le opzioni di ripresa (Shoot) divisa in otto pagine, quella per le impostazioni (Setup) che ne conta quattro e, infine, il menu personalizzato (MyMenu). La maggior parte delle voci sono piuttosto chiare ma avrei previsto una descrizione per quelle più avanzate o non immediatamente comprensibili. Una cosa che mi è particolarmente piaciuta è la modalità silenziosa, attivabile dal menu Setup 3, che consente di utilizzare la fotocamera senza emettere alcun suono.

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AF – Messa a fuoco

Sulla carta la messa a fuoco della G3 X sembrerebbe essere la stessa di quella della G7 X, con la possibilità di selezionare 31 aree per ricerca di contrasto, ma all’atto pratico si è dimostrata più precisa. In modalità punto singolo possiamo usare il touch per determinare l’area di messa a fuoco oppure il pulsante dedicato, in alto a destra, per muoverla con il pad direzionale. C’è solo un’altra modalità, che è quella completamente automatica con rilevamento dei volti ed inseguimento dei soggetti, e va attivata dal menu Shoot 3. Cliccando in basso sulla ghiera posteriore possiamo invece scegliere l’AF One Shoot oppure quello Servo (cioè continuo). Con buona luce le prestazioni in termini di velocità sono abbastanza buone e consentono di utilizzare la fotocamera senza problemi, mentre in ambienti chiusi o di sera si fatica un po’, specie in tele dove l’apertura dell’obiettivo diminuisce. Una cosa positiva è la presenza di una luce di assistenza alla messa a fuoco, che si attiva in caso l’ambiente sia particolarmente scuro, e consente di risolvere con discreta efficacia le situazioni con illuminazione critica. Per quanto riguarda il fuoco manuale si attiva rapidamente con il tasto MF a sinistra dell’obiettivo (a meno che non sia stato assegnato ad un’altra funzione) e per focheggiare si usa l’ampia ghiera sul barilotto, aiutandosi con l’ingrandimento dell’area centrale oppure con il focus peaking. Attivando il macro (freccia a sinistra del pad) la distanza di messa a fuoco minima è di 5 cm, che si mantiene tale anche zommando un po’ (non mostra i mm, quindi non saprei dire fino a quale lunghezza focale esattamente). Complessivamente l’AF della G3 X non è veloce e completo come quello di una reflex, ma si fa usare in modo semplice e con risultati soddisfacenti.

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Flash

Il piccolo flash a popup è posto sulla sinistra, dove si trova anche un pulsante di sblocco meccanico. La potenza è nella media per una compatta ma è nettamente inferiore a quella delle due rivali dirette. Offre infatti copertura fino a 6,8m alla sensibilità base (che è di 125 ISO), mentre la RX10 II arriva a 10,20m e la FZ1000 a 13,50m. All’atto pratico si è dimostrato adatto per un po’ di luce di schiarita di giorno o per illuminare un piccolo ambiente, ma nulla più. Premendo il tasto a destra del pad direzionale si attiva un menu veloce da cui scegliere on, off o sincronizzazione lenta, mentre con la ghiera si può attivare la compensazione. Dal menu principale Shoot 5 si accede al “Controllo Flash”, da cui si può scegliere la modalità automatica o manuale, la sincronizzazione sulla prima o sulla seconda tendina e la riduzione occhi rossi. Volendo abbiamo una slitta superiore per utilizzare flash esterni con maggiore potenza e funzioni, ma manca la possibilità di controllare nativamente lampeggiatori wireless.

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Metering – Esposizione

L’esposizione si cambia rapidamente dal menu veloce ed ha le classiche posizioni: valutativa, media ponderata al centro e spot. Utilizzando la prima si riescono a catturare immagini generalmente ben esposte e solo quando nello stesso fotogramma ci sono aree molto buie ed altre fortemente illuminate si incorre nel clipping delle alte luci.

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Il sensore offre comunque una buona gamma dinamica e c’è un discreto margine di manovra in post produzione. Nell’esempio superiore vedete la stessa foto scattata con la valutazione automatica, a sinistra, e con compensazione di -1EV a destra. Come si può notare il metering ha privilegiato una buona resa complessiva, visto che il 70% del fotogramma era in ombra, ma per non perdere dettaglio nelle alte luci ho scattato una seconda immagine con compensazione negativa. Ad ogni modo sviluppando il RAW è stato possibile recuperare quello stop anche in post produzione, ottenendo un risultato molto simile.

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La fotocamera dispone anche di funzioni per il recupero in camera delle aree sovraesposte e delle ombre. Purtroppo queste sono disponibili esclusivamente scattando in JPG, mentre già attivando il RAW+JPG risultano disabilitate. Sappiamo tutti che hanno effetto solo sul JPG, ma non si capisce perché non sia possibile attivarle se si vuole anche il RAW. In sostanza chi preferisce avere anche il file grezzo non potrà usufruire di tali funzioni e dovrà ricorrere esclusivamente alla lavorazione in post-produzione. Peccato.

WB – Bilanciamento del bianco

In teoria per modificare il bilanciamento del bianco bisognerebbe accedere al quick menu, ma personalmente ho associato questa funzione al pulsante di ingrandimento posto a sinistra dell’obiettivo, perché mi piace averla sempre sotto controllo. Le impostazioni disponibili sono: automatico, luce diurna, ombra, nuvoloso, tungsteno, fluorescente, fluorescente H (di giorno), flash, più due posizioni personalizzate. In tutte le modalità abbiamo la possibilità di usare la ghiera superiore per intervenire sulla tinta e sulle due posizioni personalizzate basta premere il tasto “DISP” per catturare il bianco neutro al volo. Quest’ultima opzione è quasi scontata ormai, ma la sottolineo perché continua a mancare nelle reflex Canon, anche in quelle professionali, dove il bilanciamento personalizzato richiede diversi passaggi nei menu e non si può impostare al volo. La resa dell’automatico è molto buona all’aperto e mi ha particolarmente stupito durante la visita ad un castello, dove ha restituito immagini con tinte molto fedeli alla realtà anche se scattate al chiuso con luce mista caldo/fredda.

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Metodo drive – scatto continuo

Premendo in basso sul pad direzionale si attiva la selezione del metodo di avanzamento. Ci sono solo due modalità: scatto singolo e continuo. Per qualche strana ragione l’autoscatto è stato invece posizionato nel menu rapido, dove si può scegliere un timer di 10, 2 o un numero personalizzato di secondi e scatti. Per quanto riguarda la raffica si raggiungono i 7fps scattando in JPG, ma se si sceglie di salvare anche il file grezzo la velocità scende in picchiata. Sia con il RAW che con il RAW+JPG non si raggiungono i 2fps, ed è un vero peccato.

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Il tempo di scatto più veloce è di 1/2000, ma grazie al filtro ND integrato da 3 stop sarà come poter raggiungere 1/16000. In pratica si riesce tranquillamente a scattare con massima apertura anche di giorno, avendo la possibilità di ottenere un discreto sfocato. Il tempo più lungo selezionabile è di 30″, successivamente si passa alla posa Bulb in cui bisogna tenere premuto il pulsante di scatto per proseguire l’esposizione fino a raggiungere il tempo desiderato (cosa più comoda con il telecomando).

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Qualità d’immagine e resa ad alti ISO

Di norma Canon non ottiene punteggi elevatissimi nei test effettuati da DxOMark, mentre la G7 X si è comportata ottimamente e la G3 X ha lo stesso sensore. Riporto di seguito un confronto con la Sony RX100 Mark III, che ha uguale dimensione del sensore, e la Panasonic LX100, dove è più grande essendo Micro Quattro Terzi. Come si può vedere G7 X/G3 X hanno risultati migliori in tutti gli ambiti, come profondità colore, gamma dinamica e resa ad alti ISO. Il punteggio complessivo posiziona queste fotocamere in cima alla classifica di quelle con sensore da 1″ e a pochissimi passi dalle reflex APS-C.

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La qualità è immediatamente visibile nelle immagini, che appaiono definite e con colori vibranti. L’obiettivo offre un’escursione incredibile, con un rapporto di ingrandimento di 25x partendo dalla lunghezza focale base di 24mm equivalenti. È un vero tutto fare, che risulta utilizzabile in qualsiasi ambito e, anche se la luminosità al massimo tele scende a f/5,6, bisogna ricordare che è equivalente ad un 600mm. Abbiamo visto che le rivali hanno obiettivi apparentemente più luminosi, ma si fermano rispettivamente a 200mm f/2,8 (RX10 II) e 400mm f/4 (FZ1000).

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L’obiettivo presenta distorsioni relativamente contenute per le focali in gioco, con un leggero barilotto a 24mm ed una ridotta tendenza al flare. Complessivamente il giudizio è buono e la nitidezza è ottimale nell’area centrale ma diminuisce abbastanza rapidamente verso i bordi del fotogramma a tutta apertura, dove si presenta anche un po’ di aberrazione cromatica laterale.

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Va molto meglio chiudendo il diaframma, come si può notare nell’esempio sottostante a f/11. Tenete a mente che quelli che vi mostro sono dei crop al 100% di un’immagine da 20MP, per cui a dimensione naturale e nella stampa a 200/300dpi il risultato è molto più incisivo.

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Già ad 800 ISO c’è presenza di rumore digitale, ma in una misura molto contenuta nel JPG e facilmente ripulibile nei RAW in post-produzione. A 1600 ISO il disturbo diventa più pronunciato e l’algoritmo di riduzione del rumore entra in gioco in modo piuttosto invasivo per preservare la pulizia dell’immagine. Otteniamo dunque colori abbastanza puliti ma si perde un po’ di dettaglio.

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Salendo a 3200 ISO ovviamente il disturbo aumenta, ma il JPG continua ad essere usabile. I dettagli più fini vengono persi durante lo sviluppo on camera a causa dell’algoritmo di riduzione del rumore, ma i file risultanti sono ancora validi sia per il web che per la stampa. Come sempre per ottenere il massimo si può partire dal RAW ed applicare una riduzione del rumore più mirata, la quale generalmente consente di ottenere un maggiore equilibrio nel rapporto segnale/rumore. In sostanza spesso mantenere una grana sottile visibile solo al 100% è conveniente quando si sale con il valore di ISO, specie con risoluzioni così elevate, perché in stampa non si noterà ma l’immagine manterrà meglio le informazioni apparendo più ricca di contenuti. Di seguito vi mostro un’immagine a 6400 ISO in RAW, facendovi vedere come appare lo sviluppo standard con Canon Digital Photo Professional a confronto con quello in cui ho azzerato completamente la riduzione del rumore.

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La Canon G3 X arriva fino a 12800 ISO, ma il valore che consiglio di non superare è quello di 6400 ISO. A questa sensibilità la perdita di gamma dinamica è ancora accettabile e, anche se i dettagli più fini vengono persi durante lo sviluppo, il risultato è buono per l’uso sul web ed anche per stampe di piccolo taglio. C’è da dire che con poca luce grazie alla buona apertura dell’obiettivo in grandangolo non sarà troppo frequente la necessità di salire così tanto con gli ISO, ma se dovesse capitare consiglio come sempre l’utilizzo del RAW. Un po’ di rumore rimarrà sempre anche dopo la post-produzione, ma considerando il sensore da 1″ non abbiamo da lamentarci.

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Per il nostro tradizionale test della resa ad alti ISO, vi propongo una serie di fotografie catturate con illuminazione controllata a tutte le sensibilità. Come avete avuto modo di vedere poco fa, sia i JPG che i RAW sviluppati con le impostazioni standard sono piuttosto puliti, ma, per avere un metro di paragone costante tra i vari sensori, i crop di seguito sono ottenuti azzerando completamente sia la riduzione del rumore di luminanza che di crominanza. Come dico spesso in questi casi, i risultati di questo tipo di test non sono indicativi della qualità delle fotografie realmente ottenibili, in quanto i JPG sono già ripuliti e tutti i software di post-produzione applicano comunque un minimo di riduzione del rumore ai RAW. Nello specifico Digital Photo Professional riprende le stesse impostazioni della camera, quindi sviluppando il file grezzo otterrete già di base un risultato molto simile al JPG. In tutti i casi questo test lo ritengo molto importante in quanto ci – e vi – consente di fare un confronto con tutte le altre recensioni di fotocamere che abbiamo pubblicato nel corso degli anni (poi vi farò anche un esempio concreto).

File Sensibilità
JPG 125 200 400 800 1600 3200 6400 12800
RAW 125 200 400 800 1600 3200 6400 12800

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Al fine di confermare la buona resa di questo sensore da 1″, di seguito vi riporto i crop della Canon 750D (recensione) a 6400 ISO in RAW (sempre senza riduzione del rumore). Cliccate nella zona superiore sullo stesso file della G3 X ed osservate le differenze. Ovviamente il sensore APS-C della 750D (e 760D) è in vantaggio essendo più grande, ma la G3 X si difende bene.

750d-testiso-6400-raw

Ricordate sempre che i crop servono solo fino ad un certo punto, perché poi la resa di una fotografia non si valuta certo al 100% analizzando pixel a pixel. Per questo motivo pubblico anche una serie di fotografie di test effettuate nei pochi giorni della prova. Non valutatene tanto lo stile, ma soffermatevi sul comportamento del metering, la gamma dinamica del sensore, i colori del JPG e la resa ad alti ISO. A tal proposito vi consiglio di vederle direttamente sulla pagina dell’album, da cui potete anche leggere il valore di sensibilità (ce n’è una anche a 12800 ISO).

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Connessioni, memoria, batteria

Le connessioni della Canon G3 X sono divise in due sportellini, uno a sinistra ed uno a destra. In quello sul lato sinistro troviamo le porte audio: ingresso per microfono ed uscita per cuffie in formato standard 3,5mm. Sulla destra, invece, c’è la connessione per il telecomando con filo, l’uscita multiformato (USB/Analogica) e la porta HDMI per la connessione ad un monitor.

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In basso troviamo invece uno sportellino per memoria e batteria. La prima è in formato SD con supporto fino alle UHS-1, mentre la seconda è la Canon NB-10L da 920mAh e 6,8Wh a 7,4V. L’autonomia secondo lo standard CIPA è di 300 scatti, la quale risulta leggermente inferiore rispetto le dirette concorrenti (350/400 scatti). In tutti i casi si riesce a coprire senza problemi un’escursione di mezza giornata, anche registrando numerose clip video. Per aumentare la durata si può attivare dal menu Setup 2 la “Modalità eco”, che disattiva rapidamente lo schermo, ma personalmente lo trovo fastidioso. Se proprio avete necessità di maggiore autonomia consiglio l’acquisto di una seconda batteria compatibile a poco prezzo.

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La G3 X è anche dotata di Wi-Fi con NFC. C’è un piccolo tastino sopra il display per attivare rapidamente una rete wireless a cui connettersi con lo smartphone oppure per agganciarsi ad una rete pre-esistente. Una volta effettuata la prima configurazione, la pressione del tasto fisico attiverà immediatamente l’ultima connessione utilizzata, rendendo l’operazione molto semplice anche con l’iPhone. Se invece si dispone di uno smartphone con NFC basterà avvicinarlo al tag posto sul lato sinistro della fotocamera per abbinarle ed avviare l’app di controllo remoto Canon CameraWindow. La preview è molto rapida e con poco lag e c’è anche la possibilità di controllare lo zoom e i parametri di scatto (tempo/apertura/ISO) se stiamo lavorando in manuale. Complessivamente direi che ha superato egregiamente la prova.

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Video

Quanto ho recensito la G7 X ho notato una scarsa attenzione al settore video, mentre la G3 X è una storia a parte. Non abbiamo il 4K, che è invece disponibile sulle due dirette concorrenti, ma con il FullHD possiamo registrare fino a 50fps con un “discreto” bitrate di 35Mbps. La caratteristica più importante però è la qualità del controllo manuale, che consente di modificare tutti i parametri durante la fase di registrazione. Le due ghiere servono per tempo/apertura e, volendo, si può associare la sensibilità a quella sul barilotto. L’autofocus automatico si comporta bene nel seguire i soggetti, ma ogni tanto va inutilmente in ricerca di fuoco se muoviamo l’inquadratura (specie con poca luce). Comunque si può lavorare ottimamente anche con il fuoco manuale aiutandosi con il focus peaking. Complessivamente il comparto video è buono, ma ci sono quattro aspetti che non mi sono piaciuti: la ridotta efficacia della stabilizzazione (nelle foto si comporta meglio), una certa tendenza al moiré con dettagli fini, il rumore ad alte sensibilità, l’autofocus ballerino.

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Di seguito vi riporto un test video in cui ci sono diverse prove. Potrete verificare l’efficacia dell’AF automatico con buona luce o al buio, la resa ad alte sensibilità, la qualità della stabilizzazione al passo e cose di questo tipo.

[youtube https://youtu.be/YSjSex8fBaU]

Conclusione

Negli ultimi anni Canon non è mai stata la prima a proporre fotocamere innovative, perché il suo focus principale rimane quello delle reflex tradizionali. Tuttavia non sta mancando occasione per far pesare la propria capacità di realizzare prodotti di elevata qualità in tutti i nuovi segmenti. L’ennesima conferma della sua ecletticità è la Powershot G3 X, una bridge prosumer complessa e versatile con tante frecce al proprio arco. Abbiamo un buon sensore, l’obiettivo più esteso della categoria, un corpo ben costruito ed un livello di controllo manuale che soddisferà anche i professionisti. Mentre le compatte a largo sensore si propongono come seconde fotocamere, la G3 X può tranquillamente essere l’unica. Sicuramente è migliorabile in qualche ambito e l’assenza del mirino potrà essere un deterrene per alcuni, ma Canon è riuscita a mettere davvero tanta roba in un corpo così compatto. Per gli amanti dei super-zoom che non vogliono sacrificare la qualità è una scelta eccellente. L’arrivo sul mercato è previsto per fine luglio, ma si può già prenotare su Amazon ad un prezzo di poco inferiore ai 1000€.

PRO
+ Corpo ben costruito, tropicalizzato e compatto
+ Buona ergonomia
+ Ricca dotazione di controlli manuali
+ Possibilità di personalizzare i comandi
+ Sensore da 1” dalla ottima resa
+ Buon obiettivo dalla lunghissima estensione
+ Filtro ND (3 stop) integrato
+ Dotazione di connessioni completa
+ Ottimo bilanciamento del bianco
+ Pratica modalità silenziosa
+ Funzioni Wi-Fi efficaci (anche con controllo remoto manuale)
+ Buone funzioni per la messa a fuoco manuale
+ Risultati video abbastanza soddisfacenti
+ Il display è di ottima qualità e si ribalta per i selfie
+ Pratico touchscreen
+ Menu più ricco rispetto le tradizionali Powershot

CONTRO
- Manca il mirino
- Raffica lentissima in RAW
- Autonomia migliorabile (ma per una escursione è sufficiente)
- AF lento con poca luce e al massimo tele
- Funzioni per il recupero di luci e ombre non attive in RAW+JPG
- Da spenta si avverte il movimento interno dell’obiettivo

DA CONSIDERARE
| Rispetto le concorrenti manca il video 4K ed il mirino

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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