Recensione: Fujifilm X-T10, il 20% in meno della X-T1 risparmiando il 40%

Analizzando la storia dei principali brand fotografici è facile notare i prodotti più importanti. Spesso sono quelli che vendono di più, ma principalmente hanno il merito di essere i più riconoscibili e popolari, elementi chiave che influenzano la futura produzione dell’azienda e di tutto il settore. Guardando agli ultimi anni di Fujifilm, una fotocamera che ha tutti questi requisiti è la X100, modello molto fortunato che ha anticipato – e successivamente consolidato – una serie di trend ancora in voga, come quello delle compatte a largo sensore, dell’attenzione per la qualità dell’obiettivo, ma anche il ritorno del design vintage e dei controlli analogici. La X100 è stata un punto di svolta per Fujifilm, che prima di allora aveva faticato a trovare un proprio spazio nella fotografia dell’era digitale. La notorietà di quel modello ed i suoi elementi distintivi sono stati messi a frutto nelle versioni successive e nella serie di mirrorless contrassegnate dalle lettera X: fotocamere ad obiettivi intercambiabili di indiscussa qualità, dal design senza tempo e con struttura da rangefinder. L’ultima che ho provato, la X-T1, ha rimescolato leggermente le carte, spostando il mirino al centro come nelle reflex (generalmente più diffuse ed apprezzate dai fotografi contemporanei) e mantenendo tutto il buono realizzato fino ad allora, la cui massima espressione era la X-Pro1. Il risultato è stato un ennesimo successo, che ha confermato il trend positivo della casa e raccolto reazioni positive dai recensori, dai fotografi professionisti e perfino dagli amatori. Ancora una volta Fujifilm ha deciso di mettere a frutto questo risultato, realizzando un modello più economico con la medesima qualità e lo stesso design.

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Caratteristiche principali

La Fujifilm X-T10 non nasconde le similitudini con la sorella maggiore, al contrario ne fa la sua forza. Queste iniziano esternamente, con un look fortemente ispirato alla X-T1, e si estendono ai controlli e le funzionalità, arrivando a condividere anche la coppia sensore-processore: un APS-C X-Trans da 16,3MP controllato dall’EXR Processor II. Per farla breve, con la X-T10 si ottiene esattamente la stessa qualità fotografica della X-T1, ma si risparmiano circa 400€ (guardando al solo corpo). Ovviamente si deve essere disposti a qualche rinuncia qua e là, ma nulla che vada a minare la qualità generale e l’esperienza d’uso. Nel corso della recensione sottolineerò le differenze tra i due modelli, tra cui la mancanza di tropicalizzazione (solitamente assente in questa fascia di prezzo). Non cambiano le ottime prestazioni con scarsa luce, i punti di messa a fuoco, lo scatto a raffica da 8fps, l’otturatore da 1/4000, la durata della batteria, il metering, il bilanciamento del bianco e tutte le altre principali caratteristiche. Per la verità ci sono anche degli aspetti migliorativi nella X-T10, come la velocità dell’autofocus (pareggiata dalla X-T1 con l’aggiornamento firmware 4.0), la presenza del flash integrato e il corpo più compatto e leggero. Per quanto riguarda le colorazioni abbiamo sempre quella tutta nera (come la X-T1 che vedete a destra), oppure la più affascinante variante con elementi argentati (che è quella ricevuta in prova).

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Corpo ed ergonomia

La Fujifilm X-T10 misura 118 x 83 x 41 mm ed è complessivamente più piccola della X-T1 di circa il 25%. Non sono poi troppo diverse, ma è indubbiamente più pratica da trasportare e pesa anche 60 grammi in meno, in tutto 380. Il controaltare è che l’impugnatura è meno alta e sporgente, così l’ergonomia ne risente un po‘. Con mani di media dimensione il mignolo rimane in sospeso ed appare un po’ sbilanciata con obiettivi pesanti come il 18-55 f/2,8-4, mentre va bene con il 16-50 f/3,5-5,6 del kit base (che è molto leggero) e con molti fissi. Il metallo è largamente utilizzato nel corpo, che appare robusto e ben assemblato come quello della X-T1, ma non è tropicalizzata come la sorella maggiore. La qualità percepita è comunque elevatissima, sia impugnandola che utilizzando le ghiere e i tasti. Questi ultimi sono anche migliori in alcuni casi, ad esempio quelli del pad direzionale si premono facilmente, mentre nella X-T1 sono piccoli, poco sporgenti e non hanno un clic preciso (questa caratteristica era infatti finita anche nelle note negative della recensione). Complessivamente il corpo della X-T10 è molto riuscito: è bello, leggero ed ha un’ottima qualità costruttiva. Ovviamente la X-T1 rimane più ergonomica e professionale.

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Display e Mirino

Lo schermo della Fujifilm X-T10 è un LCD da 3″ con 920.000 punti e matrice RGB+W che ne aumenta la luminosità. Non è touchscreen, è un po’ incline ai riflessi ed è inclinabile di 90° verso l’alto e circa 45° verso il basso. Quello della X-T1 differisce solo per una maggiore risoluzione (1 milione di punti), ma è praticamente impossibile da notare ad occhio nudo. Anche qui manca un sensore che adatti automaticamente la luminosità del display in base alle condizioni ambientali, per cui con forte luce diretta si deve agire manualmente dal Quick Menu (icona in basso a destra) oppure dal menu principale alla voce Set-Up 1 / Impostazioni Schermo. Le informazioni visibili sul display e sul mirino sono tante ma non invadenti, comprendono anche la livella, l’istogramma della luminosità e la scala delle distanze.

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Per fortuna c’è sempre l’ottimo mirino per avere perfetta visibilità in ogni circosantanza. Questo è un OLED da 2,36 milioni di punti, con una frequenza di refresh molto elevata ed un lag davvero minimo. Rispetto quello della X-T1 ha una densità maggiore, in quanto la risoluzione è la medesima ma la dimensione è inferiore: nella X-T10 l’ingrandimento è dello 0,62x mentre nella top di gamma è dello 0,77x. In sostanza la visuale è un po’ più piccola, e facendo il confronto diretto si nota, ma rimane un mirino ampio e godibile. Diciamo che è quello della X-T1 ad essere veramente “esagerato”. Anche nella X-T10 abbiamo la possibilità di avere le informazioni di scatto che ruotano insieme alla fotocamera (Set-Up 1 / Impostazioni Schermo), così possiamo leggerle comodamente quando scattiamo in verticale. Sulla sinistra del mirino troviamo la classica correzione delle diottrie, mentre sulla destra c’è il pulsante per decidere la modalità di visualizzazione: solo schermo, solo mirino, sensore occhi, tutto spento.

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Controllo, Impostazioni, Menu

La X-T10 è ricca di controlli ma è pensata anche per un pubblico amatoriale, per cui è stata aggiunta una levetta nella zona superiore, a destra della ghiera dei tempi, per attivare la modalità full auto con un semplice gesto. Non che nella X-T1 non sia possibile farlo, ma è necessario impostare su A le tre ghiere di tempi, apertura, ISO. A parte questo, l’approccio di base rimane invariato, con un stile dei controlli più da rangefinder che da reflex (che personalmente apprezzo molto).

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Nella zona superiore potrebbe sembrare identica alla X-T1, ma ci sono una buona dose di differenze. La top di gamma ha tre ghiere visibili in cima, ma altre due si trovano sotto quelle di tempi e ISO e controllano il metodo d’avanzamento ed il metering. Nella zona superiore della X-T10 ci sono solo le tre ghiere e mancano quelle per controllare la sensibilità ed il metering, che vanno gestiti diversamente. Inoltre non ci sono pulsanti di blocco/sblocco della rotazione, tuttavia i movimenti richiedono un minimo di forza e difficilmente si sposteranno da sole. In sostanza abbiamo a sinistra una ghiera per il metodo di avanzamento, a destra quella dei tempi e poi una per la compensazione di esposizione. Ci sono anche due levette, una a sinistra per aprire il flash (non presente nella X-T1) ed una a destra per la modalità auto di cui parlavo precedentemente. Più avanti troviamo il pulsante di scatto, circondato da un selettore per accendere la fotocamera, e il piccolo pulsante rosso per la registrazione video.

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La parte alta della zona posteriore è identica a quella della X-T1, con cestino e play a sinistra del mirino e blocco AE e AF a destra, separati da una rotella. Quest’ultima serve per modificare l’apertura quando si utilizzano degli obiettivi che non hanno la relativa ghiera sul barilotto, proprio come il 16-50 del kit base. Frontalmente, poi, c’è una seconda rotella, che serve per controllare il tempo di scatto. In realtà c’è una ghiera in cima dedicata a questo, ma volendo possiamo impostarla su T per modificare liberamente il tempo di esposizione con la sola rotella, in modo del tutto simile ad una reflex.

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In situazioni in cui serve velocità di adattamento questa opzione può risultare comoda, perché si può intervenire più comodamente sulla rotella frontale con l’indice mentre si guarda nel mirino, mentre per la ghiera superiore servono due dita e conviene guardare. Inoltre su quest’ultima abbiamo scatti interi, per cui si passa da 1/30 a 1/60 a 1/125, ma se scegliamo 1/60 la rotella frontale ci dà la possibilità di selezionare anche i valori intermedi, da 1/40 ad 1/100. Non è tutto intuitivo, specie per un neofita, ma dopo averci preso la mano si apprezzeranno le diverse possibilità di controllo. Rispetto la X-T1 manca il tasto personalizzabile sul davanti, ma personalmente l’ho disabilitato perché cade perfettamente in posizione dell’indice ed è troppo facile premerlo accidentalmente. Non è comunque una vera mancanza, in quanto nella X-T10 le due rotelle si possono anche premere, scegliendo dalle impostazioni quale funzione associare (Set-Up 2 / Pulsante – Imposta Ghiera / Imp. Funz. Fn).

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Grazie a questo espediente si risolve anche l’unica (apparente) mancanza sul retro, dove non c’è il pulsante Focus Assist presente invece sulla X-T1. Infatti possiamo tranquillamente associare tale funzionalità alla pressione della ghiera posteriore. L’ultima differenza rispetto la X-T1 è che il pulsante Fn, di base associato all’attivazione del Wi-Fi, non si trova nella zona superiore ma sul retro, a destra del tasto Back. Per quanto riguarda il controllo delle impostazioni avanzate, come profilo colore, metering, ISO, ecc.. possiamo usare il menu veloce, accessibile con il pulsante Q, oppure sfruttare il menu di personalizzazione visto qui sopra per associarle ai quattro tasti freccia del pad direzionale, alla pressione delle rotelle o al pulsante Fn. Insomma, magari ci si perderà un po’ di tempo, ma tutti dovrebbero trovare il tipo di controllo che preferiscono nella X-T10.

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Per quanto riguarda il menu principale, è praticamente sovrapponibile a quello della X-T1, rispetto al quale mancano solo alcune funzionalità più avanzate. Onestamente lo trovo migliorabile, in quanto le voci sono poco organizzate (ci sono solo due sezioni: menu di scatto e setup) e molte di quelle importanti sono nascoste in sotto menu di difficile localizzazione e memorizzazione. Anche ad un fotografo molto esperto capiterà di perdersi qui dentro, mentre al neofita consiglio vivamente di leggere il manuale prima di addentrarsi oltre la semplice personalizzazione dei tasti (che invece conviene fare subito per avere consapevolezza delle varie funzionalità “nascoste”).

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AF – Messa a fuoco

La X-T10 è l’ultima fotocamera prodotta da Fujifilm ed è quella su cui sono state presentate per la prima volta una serie di innovazioni relative alla messa a fuoco. Tuttavia è importante ribadire che l’aggiornamento firmware 4.0 della X-T1 l’ha rimessa al pari, andando ad ottenere anche sulla top di gamma una maggiore velocità e precisione, le nuove opzioni Zone AF e Wide/Tracking e la sensibilità fino a 0,5EV. Questo significa che tutte le novità sono software, mentre le specifiche tecniche sono praticamente identiche: 15 punti a rilevamento di fase nella zona centrale e 77 aree per ricerca di contrasto su tutto il frame.

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Frontalmente abbiamo sempre il selettore fisico che consente di passare rapidamente dalla messa a fuoco singola (S) a continua (C) o manuale (M). In modalità AF-S e con il punto centrale impostato, le prestazioni sono effettivamente migliori rispetto quelle offerte dalle precedenti fotocamere Fujifilm, con una buona velocità (si è passati da 0,08 a 0,065 sec, anche nella X-T1) ed una elevata percentuale di successi con buona luce. Rimangono ancora un po’ di problemi con scarsa luminosità, dove la messa a fuoco viene archiviata ma richiede più tempo (anche con la luce ausiliaria accesa), e con i soggetti con poco contrasto, dove saltuariamente non si riesce proprio a mettere a fuoco. Per selezionare il punto di messa a fuoco si può usare la freccia in basso del pad direzionale oppure personalizzare il tasto che si preferisce. In questa modalità si riesce ad ottenere una buona esperienza di scatto, magari non proprio ai livelli delle concorrenti, ma comunque efficiente e abbastanza veloce.

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Dal Quick Menu possiamo impostare una delle nuove modalità invece del punto singolo, tra cui Area AF. Questa ci consente di far scegliere alla fotocamera il punto di messa a fuoco all’interno di un’area da noi preimpostata, che può essere di 5×3 (che, al centro, interessa solo i punti per rilevamento di fase, identificati da un rettangolo più grande), 5×5 (mostrata in figura) o 3×3.

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Attivando il riconoscimento dei volti e quello degli occhi (potendo anche scegliere a quale dare priorità), si ottengono buoni risultati con soggetti statici, ma difficilmente si riesce a fotografare qualcuno in movimento, come ad esempio un bambino. Purtroppo non è possibile selezionare il volto principale quando ce n’è più di uno (ci voleva il touchscreen) e questa modalità ignora tutte le altre impostazioni. Se, ad esempio, avete scelto un’Area AF, questa non fungerà da limite per il riconoscimento dei volti, che verranno localizzati anche al di fuori dello spazio prescelto. In sostanza, consiglio di disattivare questa funzione perché poco controllabile e troppo invasiva. Infine la nuova modalità Wide/Tracking è certamente una gradita aggiunta – anche nella X-T1 – ma è ancora troppo immatura per essere veramente utile. L’affidabilità nel tracking con fuoco continuo è sempre piuttosto bassa e migliora solo in situazioni specifiche, con uno sfondo statico ed un soggetto centrale che si muove verso o lontano da noi. In tutte le altre circostanze ho ottenuto dal 60 all’80% di foto fuori fuoco, anche in combinazione con il rilevamento dei volti (a meno di non scattare a diaframma molto chiuso per aumentare la PdC). C’è sicuramente un lodevole passo avanti per Fujifilm in quest’area, tuttavia prima di raggiungere le prestazioni AF delle reflex o delle ultime mirrorless di Sony, Panasonic ed Olympus, bisognerà fare ancora un po’ di strada.

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Nella modalità di fuoco manuale, selezionabile sempre dalla levetta frontale, manca purtroppo la comoda visualizzazione Split Image della X-T1, che mostra un ingrandimento dell’area centrale a fianco all’immagine completa. Abbiamo comunque diversi metodi di assistenza: dal Menu di Scatto 3 / Assist MF possiamo scegliere la modalità standard (ingrandimento area centrale), immagine digitale divisa (che simula il funzionamento dello stigmometro, come nell’immagine superiore) e il Focus Peaking (che illumina i contorni delle aree messe a fuoco del colore che si preferisce). A me piace molto l’immagine digitale divisa, ideale per i fotografi più navigati, ma in tutti i casi si può sempre premere il tasto AF-L per ottenere una singola messa a fuoco automatica. Ricordate che per ingrandire l’area selezionata si può associare la funzione Focus Assist alla pressione della rotella posteriore.

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Metering – Esposizione

La principale differenza nel metering rispetto la X-T1 è che nella X-T10 non c’è una ghiera fisica per selezionare le diverse modalità. Per farlo si deve accedere al menu principale, voce Fotometria, oppure asociare questa funzione ad un tasto del pad direzionale, di default quello a sinistra. Possiamo scegliere le classiche multi, spot e media, ma la prima è generalmente sufficiente visto che possiamo facilmente compensare con la ghiera in cima. Il comportamento del multi è abbastanza buono e prevedibile, per cui quando ci si presenta una scena con poca disparità di luce l’esposimetro è sempre a suo agio, mentre con i contrasti tende a far “vincere” l’area più importante. Se, ad esempio, l’80% del fotogramma è in ombra e il 20% ha forte luce, è probabile che la fotocamera brucerà quella parte se non è nella zona di messa a fuoco. Nell’esempio seguente l’immagine è stata scatta con priorità di apertura, mettendo a fuoco sulla bicicletta e, ovviamente, il cielo e parte della barca illuminata sono risultati sovraesposti. Una compensazione di 2 stop in meno avrebbe consentito di ottenere un’immagine forse “più corretta” (ma dipende dai gusti), potendo sempre aprire leggermente le ombre in post produzione.

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Comunque l’anteprima costante dell’esposizione ci aiuta a ridurre al minimo questo genere di errori, specie avendo l’istogramma della luminosità visibile sullo schermo. Quando proprio la gamma dinamica non è sufficiente, in quanto stiamo inquadrando aree molto illuminate ed altre particolarmente buie, consiglio di distribuire l’eccedenza prevalentemente sulle aree chiare, così da poter ottenere i migliori risultati in post-produzione. Infatti aprendo le ombre si incorre sempre in un po’ di disturbo, ma se esponiamo per queste ultime rischiamo di bruciare troppo le luci e di non poterle più recuperare in fase di sviluppo. A meno che non si tratti di una specifica scelta del fotografo, di solito è sempre meglio bruciare un po’ i neri che perdere informazioni nei bianchi.

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WB – Bilanciamento del bianco

Il bilanciamento del bianco si modifica dal Quick Menu oppure si può associare ad un tasto personalizzato, ad esempio quello a destra che di base controlla il flash (sempre se lo usate meno spesso). Possiamo scegliere auto, personalizzato (da cui scattare direttamente una foto per il grigio neutro), gradi Kelvin (con settaggi da 2500 a 10000K a passi preimpostati), sereno, ombra, fluorescente 1, fluorescente 2, fluorescente 3, incandescenza, subacqueo. Su tutti questi è anche possibile impostare uno spostamento della tinta con diverse intensità di rosso e blu.

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Durante tutto il periodo di prova ho utilizzato esclusivamente il bilanciamento automatico, così da verificarne il comportamento in tutte le situazioni. Di giorno, con pieno sole, le foto hanno una temperatura perfetta, mentre di sera, con luci ad incandescenza, vengono mantenuti un po’ i toni caldi del momento (cosa che personalmente preferisco). Con situazioni miste, ad esempio interno/esterno oppure al crepuscolo, la fotocamere propone senza dubbio il bilanciamento migliore. Insomma, dal mio punto di vista, la risposta è ottimale.

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Metodo Drive – Scatto continuo

In cima, nella zona sinistra, si trova la ghiera dedicata alla selezione del metodo di avanzamento. Abbiamo il panorama guidato (da 120* o 180° con direzione a scelta), la doppia esposizione, due “Advanced” (con tanti effetti disponibili), scatto singolo, scatto continuo lento, scatto continuo veloce e due diversi “Bracketing”. Dal Menu di Scatto 5 / Impostazioni BKT/Adv possiamo selezionare gli effetti da associare alle due Adv e le diverse modalità di Bracking per i due BKT, che comprendono quelle su esposizione, sensibilità, simulazione pellicola, recupero di gamma dinamica (sul JPG) e bilanciamento del bianco.

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Essenzialmente ci sono due cose che non mi piacciono: la prima è che le impostazioni di questi metodi si trovano dentro il menu principale (quindi non si possono modificare rapidamente), la seconda è che gli effetti (tra cui toy camera, miniatura, colore pop, high key, low key, toni dinamici, soft focus, ecc..) richiedono esclusivamente lo scatto in JPG. È chiaro che non potrebbero essere applicati al RAW, ma proprio per questo sarebbe stato infinitamente più utile che fosse memorizzato insieme al JPG con l’effetto, così si potrebbe “sperimentare” senza il rischio di perdersi il file originale “pulito” e manipolabile in post-produzione. Alla fine ho preferito evitare di usare gli effetti per questo motivo, ma sono apparentemente molto gradevoli.

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Lo scatto più veloce ottenibile con la X-T10 è di 1/4000, ma in realtà può andare anche oltre selezionando dal Menu di Scatto 5 / Tipo di Otturatore la modalità ES, ovvero “Electronic Shutter”. Grazie a questo possiamo raggiungere 1/32000 ed abbiamo il vantaggio di uno scatto completamente silenzioso, ma ci sono anche aspetti negativi. Come per tutti gli otturatori elettronici con lettura progressiva del sensore, si possono infatti presentare difetti come un elevato Rolling Shutter o il Flickering. Il primo si verifica – in misura minore anche con otturatore meccanico – quando un soggetto o la fotocamera si muovono orizzontalmente, e comporta una deformazione verticale per cui gli elementi appaiono distorti ed inclinati. Il secondo si presenta con le sorgenti di luce artificiale, perché la loro frequenza di refresh può essere disallineata al tempo di scatto e causare il banding, ovvero strisce orizzontali con differente illuminazione. Con otturatore elettronico il tempo di scatto più lento è di 1“, mentre con quello meccanico si sale a 30” (selezionabile con la modalità T sulla ghiera dei tempi). C’è però anche la posa bulb (B), con la quale decidere liberamente il tempo di esposizione tenendo premuto il pulsante di scatto (più comodo con il telecomando remoto).

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Nel menu che ho indicato poco fa c’è anche un’opzione MS+ES, con cui la fotocamera decide autonomamente se usare l’otturatore elettronico o quello meccanico. In teoria è una cosa interessante, tuttavia nel manuale non c’è alcuna indicazione in merito la logica con cui viene prescelto l’uno o l’altro metodo, per cui ho evitato di utilizzarlo. Ritengo sia più logico limitare l’uso dell’otturatore elettronico alle sole circostanze in cui sia davvero necessario un tempo superiore ad 1/4000 (e non si abbiano filtri) o quando la silenziosità sia imperativa (ad esempio a teatro).

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Con il modo di avanzamento CH otteniamo la raffica più veloce disponibile sulla X-T10, dichiarata di 8 fotogrammi al secondo. Io ho eseguito delle prove utilizzando una SDXC SanDisk Extreme Pro da 64GB e posso effettivamente confermare questo buon risultato. Per quanto riguarda il buffer, invece, siamo al di sotto della sorella maggiore X-T1, in quanto in JPG la velocità scende a 4fps dopo 1,5“ e in RAW o RAW+JPG non si fanno neanche 8 scatti prima di una breve pausa, dopo la quale non si sale sopra 1,5/2fps. Nell’uso che ne ho fatto il buffer non è stato mai un grosso limite, ma ovviamente se si vuole seguire un’azione che dura più di 1” non è possibile farlo a meno di non salvare solo il JPG. Giusto per fare un confronto, la raffica della X-T1 è la stessa in termini di velocità, ma il buffer è 3 volte più capiente.

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Flash

Uno degli elementi di novità della X-T10 è la presenza di un flash integrato nella classica posizione centrale. Si attiva meccanicamente tramite il comando alla base della ghiera dei modi di scatto e si solleva di circa 3cm sopra la fotocamera. Ha una potenza abbastanza ridotta, con una portata di soli 5 m, ma può comunque risultare utile per un po’ di schiarita o per illuminare ambienti ristretti. Dal Quick Menu abbiamo un’icona che ci consente di selezionare le modalità operative: disattivato, forzato, seconda tendina e commander. Le stesse opzioni sono disponibili nel Menu di Scatto 4 / Flash Set-Up, dove si trova anche la compensazione Flash e la rimozione occhi rossi. La modalità Commander per pilotare lampeggiatori esterni funziona bene (in modalità ottica, non radio), ma non ha nessuna opzione relativa a canali e gruppi (o almeno io non sono riuscito a trovarla).

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Qualità d’immagine e resa ad alti ISO

Dove non ci sono sorprese è per la qualità d’immagine, avendo lo stesso sensore e processore dell’apprezzatissima Fujifilm X-T1. I JPG sono davvero ottimi e possiedono tantissime opzioni di sviluppo. Si parte delle note simulazioni pellicola di Fujifilm, un vero e proprio cavallo di battaglia, ma si possono controllare singolarmente colore, tono luci e ombre, nitidezza e riduzione del disturbo. Quest’ultima è una funzione da non sottovalutare, perché spesso le fotocamere tirano fuori dei JPG troppo piatti ad alte sensibilità per privilegiare la totale pulizia, mentre può essere più pratico mantenere un minimo di grana per preservare meglio i dettagli. Inoltre è presente la classica opzione per aumentare la gamma dinamica recuperando luci e ombre in fase di sviluppo (un po’ come un HDR ma con un solo scatto) con le posizioni: auto, 100, 200 e 400%.

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Per quanto riguarda i RAW, l’utilizzo del software in bundle (MyFinePix Studio) consente di mantenere le belle simulazioni pellicola ed avere un ottimo livello di dettaglio dal sensore X-Trans, ma come gestione del catalogo e interfaccia è molto carente, come d’altronde tutti i software delle case produttrici. Per fortuna le ultime versioni di Lightroom hanno leggermente migliorato il supporto ai sensori X-Trans, così possiamo sfruttare senza eccessivi rimpianti un’app sicuramente più completa, rapida e produttiva. Una cosa che non mi ha entusiasmato alla luce degli ultimi sensori di Sony è la capacità di recupero delle aree sovra esposte, che rimane più che accettabile ma inferiore a quella riscontrata ad esempio nella Nikon D7200 (recensione).

Per il resto valgono tutte le considerazioni già fatte per la X-T1 (recensione), tra cui l’ottima resa ad alti ISO di questo sensore che primeggia nel campo APS-C. Secondo la casa madre si avvicina “quasi” ai risultati di una full-frame, ma direi che dai 1600 ISO in poi la differenza è ancora evidente. Però bisogna ammettere che l’unione della tecnologia X-Trans con la risoluzione contenuta di 16MP ha portato effettivamente ad ottimi risultati.

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Guardando ai soli JPG, che fanno ottenere anche le posizioni di ISO estese 100, 12800, 25600 e 51200, i risultati sono davvero eccellenti. A 1600 ISO le immagini sono ancora abbastanza pulite ed anche i 3200 ISO risultano usabili, cosa difficile su una APS-C. A 6400 ISO si nota il deterioramento dell’immagine, con aree di contorno spesso imprecise, ma per la stampa la qualità è ancora accettabile, a patto di non fare ingrandimenti.

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I 12800 ISO in JPG sono ancora insolitamente buoni e, se usati sul web, hanno dell’incredibile. A 25600 ISO abbiamo fotografie abbastanza deteriorate, sia sui colori uniformi che sui contorni, ma potenzialmente si possono ancora vedere a piccola dimensione. I 51200 sono da evitare anche per il web… certo sono probabilmente meglio degli 800 ISO di uno smartphone, ma sempre meglio evitare.

Vediamo ora una serie di crop dal nostro classico test con luce controllata, con i RAW sviluppati su Lightroom CC 2015 riducendo a zero la riduzione del rumore, sia sulla luminosità che sul colore. Come ripeto sempre, questo ci serve per fare confronti diretti più precisi con i crop delle altre fotocamere, ma ci porta inevitabilmente ad un risultato apparentemente scadente, perché tutti i software in realtà applicano già di base un minimo di riduzione in fase di sviluppo, in particolare proprio quella cromatica che è più evidente e distruttiva. È sempre bene ribadirlo perché le immagini ad alti ISO che vi troverete ad elaborare saranno in realtà molto più pulite di quelle che vedrete nei crop dei RAW qui di seguito e più simili ai JPG.

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File Sensibilità
JPG 200 400 800 1600 3200 6400 12800 25600 51200
RAW 200 400 800 1600 3200 6400

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Dando un’occhiata ai crop, vediamo che a 400 ISO non si nota ancora il disturbo, che inizia ad essere presente ad 800 ISO con una grana ancora molto sottile e dal sapore analogico. A 1600 ISO diventa più presente e la post-produzione si rivela necessaria per ripulire i RAW (mentre i JPG vanno ancora bene). A 3200 ISO si perdono i dettagli più fini e il recupero con Lightroom non sempre rende bene come quello di default con l’app in bundle. Salendo con la sensibilità ci troviamo i 6400 ISO che richiedono sicuramente un importante intervento di riduzione del rumore in post-produzione, ma sono ancora stampabili e con un livello di disturbo cromatico estremamente ridotto rispetto i tradizionali sensori Bayer. Da qui in avanti valgono le considerazioni già espresse per i JPG, visto che i RAW non vengono memorizzati. Di seguito vi propongo una galleria con qualche foto che ho realizzato con la Fujifilm X-T10 nel periodo di prova. Vi consiglio di cliccare sull’icona di Flickr per leggere le informazioni di scatto e sopratutto per vederle più grandi e valutare anche la resa ad alti ISO.

[TEST] Fujifilm X-T10

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Connessioni, memoria, batteria

Sul lato sinistro della fotocamera c’è un piccolo sportellino che nasconde le tre connessioni. Queste sono identiche a quelle della sorella maggiore e comprendono, partendo dall’alto: l’ingresso per il microfono, l’uscita HDMI e quella USB per la connessione con il computer.

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In basso troviamo il vano batteria, dove è ospitata anche la scheda di memoria. La X-T1, invece, ha uno sportello dedicato alla SD sul lato destro, che è più pratico quando lavoriamo con un treppiedi. Inoltre la X-T10 non supporta le UHS-II come la sorella maggiore, ma anche in questo caso è lei ad essere stata “troppo avanti”. La batteria è la stessa NP-W126 delle sorelle e, con i suoi 1200mAh e 6,7Wh a 7,2V, fornisce autonomia per circa 350 scatti. Siamo nel regno delle mirrorless, dove questo numero è ampiamente nella media, ma potrebbe essere necessaria una seconda batteria per una giornata intensa di foto e video. Per fortuna si trovano valide compatibili a pochissimo prezzo. Da notare che a differenza della X-T1 non ha i contatti in basso per un battery grip opzionale con batteria aggiuntiva.

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Nella X-T10 non manca il modulo Wi-Fi, che è implementato esattamente come nella X-T1. Le precedenti Fujifilm si limitavano a ricevere le immagini sullo smartphone e geotaggarle, mentre le ultime consentono anche di controllare la fotocamera con il telecomando remoto. La visualizzazione avviene quasi in tempo reale, con un minimo lag che consente di inquadrare con massima precisione e le impostazioni possono essere configurate in manuale con un tap sullo schermo. Il bug delle prime versioni dell’app, che non consentiva di ridurre il tempo di esposizione, è stato corretto ed ora il controllo è completo e molto efficace. Per la connessione si deve prima attivare il Wi-Fi con il pulsante dedicato, poi agganciarsi alla rete wireless creata dalla fotocamera e successivamente lanciare l’app Fujifilm Camera Remote per connettersi. L’NFC avrebbe semplificato notevolmente la procedura, a patto di possedere uno smartphone che ne sia dotato (non l’iPhone, quindi, dove è limitato ad Apple Pay).

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Video

Inutile girarci intorno, Fujifilm non sembra ancora molto interessata al reparto video. Hanno introdotto da qualche tempo il FullHD a 60/50fps con un discreto bitrate (ho calcolato circa 40Mb/s), ma alcuni limiti sono davvero fastidiosi. Ad esempio, possiamo controllare tempo ed apertura durante la registrazione, ma l’ISO è modificabile solo dal Menu di Scatto 4 / Imp. Filmato. Oppure: possiamo usare il fuoco manuale (anche perché quello continuo lo sconsiglio per la resa), ma non funzionano nessuna delle modalità di assistenza che abbiamo visto nel reparto fotografico (schermo diviso, zoom, focus peaking). Inoltre il tasto di registrazione è piccolissimo e spesso non risponde appena premuto. Insomma, non sceglietela per fare video. Da questo punto di vista è dietro tutti i principali competitor, compresa Olympus, che negli ultimi modelli ha dimostrato di voler colmare parte del gap rispetto i leader: Panasonic e Sony.

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Conclusione

Durante il periodo di prova ho avuto modo di portare con me la Fujifilm X-T10 ad un matrimonio. Non ho potuto affidarle il compito di prima macchina essendo più che altro un esperimento, ma si è comportata in modo molto dignitoso. Abbinata ad un fisso luminoso, come il 35 f/1,4 che vedete nell’immagine superiore, ha catturato ottime immagini, anche la sera durate i balli salendo a 6400 ISO senza flash. Ovviamente con quest’ultimo si sarebbero potuti ottenere risultati migliori contenendo la sensibilità, ma come prova è stata sicuramente superata. La leggerezza e la praticità dei controlli sono sicuramente da premiare, anche se può richiede un minimo di apprendistato se si conoscono solo le reflex. I suoi principali limiti in ambito professionale sono due, più uno. Il primo è l’AF, che si comporta abbastanza bene con punto singolo, ma non ancora tanto da garantire sempre una corretta e veloce messa a fuoco nel report, tant’è che può convenire lavorare in manuale quando la luce è molto carente. Il secondo è che in alcuni ambiti non è velocissima: ad esempio dopo l’accensione passano un paio di secondi prima di potere interagire con i menu e se la impostate per mostrare l’immagine dopo la cattura, impiega alcuni istanti per ritornare operativa. Nulla di trascendentale, sia chiaro, alla fine è usabilissima, ma è giusto precisare questi aspetti. Così come la mancanza di tropicalizzazione, che non è una nota negativa considerata la fascia di prezzo, ma può essere un elemento determinante per alcuni fotografi. Per quanto riguarda l’obiettivo del kit, il 16-50 f/3,5-5,6 consente di tenere bassi i costi e la qualità c’è tutta, però la differenza costruttiva rispetto il 18-55 f/2,8-4 in bundle con la X-T1 è evidente, sia nei materiali che nel peso e nella fluidità delle ghiere. Insomma, potendo spendere di più la sorella maggiore ha i suoi pregi, non ultimo la migliore ergonomia, ma la piccola di casa regala un’esperienza d’uso altrettanto appagante e fotografie di pari livello. Per questo motivo ritengo che Fujifilm abbia realizzato un prodotto molto intelligente, che offre l’80% della X-T1 ad un prezzo decisamente inferiore. Infatti se il solo corpo ci fa risparmiare circa 400€, la differenza diventa più evidente con l’obiettivo del kit, perché il 16-50 f/3,5-5,6 incide molto poco e porta il prezzo complessivo a 835€ su Amazon, mentre per la X-T1 in kit con il 18-55 f/2,8-4 si spendono ancora oggi 1430€, per cui il risparmio complessivo è di ben 600€. In definitiva la X-T10 è bella, piccola e ben costruita, pratica da usare, con un’ottima qualità d’immagine e tanti obiettivi eccellenti disponibili a corredo. Il tutto ad un prezzo assolutamente non proibitivo. Inizialmente pensavo ad un voto leggermente inferiore a quello della X-T1, ma in relazione al prezzo anche lei merita 4,5 stelle – con una nota specifica: non è indicata per chi è particolarmente interessato al video.

PRO
+ Buona qualità d’immagine sia in JPG che in RAW
+ Resa ad alti ISO di riferimento per il mondo APS-C
+ Ottimi profili di simulazioni pellicola
+ Bella, robusta e costruita molto bene
+ Mirino elettronico ricco di info, veloce, risoluto e della giusta dimensione
+ Metering abbastanza prevedibile ed efficace
+ Raffica veloce da 8fps (vedi contro)
+ Assistenza alla MAF manuale completa (focus peaking, zoom, sdoppiamento)
+ Nuove modalità Area AF e Wide/Tracking
+ Controlli manuali completi con pratiche ghiere analogiche
+ Buon livello di personalizzazione (ma i menu non sono proprio intuitivi)
+ I pulsanti del pad si premono bene (non come nella X-T1)
+ Flash integrato con comando remoto
+ Wi-Fi integrato con ottimo telecomando remoto da smartphone
+ Ricca dotazione di obiettivi di elevata qualità
+ Prezzo adeguato
+ Funzioni creative come effetti, bracketing, panorama, doppia esposizione

CONTRO
- Reparto video deludente
- RAW non disponibile negli ISO estesi
- Il buffer in RAW si satura rapidamente
- AF ancora migliorabile
- Un po’ lenta in alcuni passaggi

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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