Apple ammette di dover fare i “compiti a casa” per Apple Music

Apple Music, il servizio di streaming musicale di Cupertino, è stato lanciato sul finire dello scorso giugno e, complici i tre mesi di prova gratuita, ha raggiunto la ragguardevole cifra di 11 milioni di utenti (di cui solo il 21% ha cessato sin da subito il rinnovo automatico). Il vero successo del servizio, ovviamente, lo si vedrà solo quando terminerà il periodo di prova gratuito e sarà lanciata anche l’app per Android, prevista per il prossimo autunno (e chissà che non faccia la sua comparsa anche al prossimo keynote): solo così i numeri non saranno viziati dalla promozione e, sopratutto, potranno essere confrontati con quelli dei servizi concorrenti che, invece, offrono anche un piano di ascolto gratuito (ma, forse, ancora per poco tempo). Come ben sappiamo Apple Music è basato su Beats Music, del quale ha mutuato tutte le funzionalità per includerle nell’app Musica di iOS e in iTunes su Mac e Pc, scelta che ha generato non poco malcontento per aver portato con sé un’interfaccia non molto lineare e poco intuitiva, tanto che in molti hanno chiesto a gran voce di rendere Apple Music un servizio separato rispetto agli altri software, immaginandone anche qualche possibile UI.

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Apple, comunque, è decisa ad investire molto sul suo servizio di streaming (tanto che, per rafforzarne il brand, ha rinominato l’iTunes Festival in Apple Music Festival), ed ha dichiarato, tramite Oliver Schusser, vice presidente di iTunes International, di essere ben conscia di dover fare “i compiti a casa” per migliorare ulteriormente l’esperienza utente. Schusser, in una lunga intervista al The Guardian, ha spiegato che la vera forza di Apple Music risiede nei vari team dislocati in tutto il mondo che lavorano a pieno regime per offrire playlist sempre pertinenti con i gusti degli utenti. Il vice presidente ha, inoltre, specificato che il focus del team di programmatori è di lavorare al prodotto e di migliorarlo in base ai feedback ricevuti dagli utenti, ma “Apple Music è stato lanciato in 110 Paesi in contemporanea, quindi ci vuole un po’ ad elaborare tutte le critiche degli abbonati”. Inoltre, Schusser ha sottolineato come l’iTunes Store sia ancora fra le priorità di Apple: basti pensare che Compton: A Soundtrack, il nuovo album di Dr. Dre, nella prima settimana di lancio è stato ascoltato 25 milioni di volte e su iTunes Store ne sono state acquistate 500 mila copie. I numeri delle vendite sono quindi ancora impressionanti, nonostante il mercato si stia rivolgendo sempre più ai servizi di streaming. Infine, il vice presidente di iTunes International ribatte anche alle critiche circa la mancanza di musica indie in Apple Music, vero punto di forza si Spotify: “Se ascoltate Beats 1, vi renderete conto come la nuova musica provenga in parti uguali tanto dalla major quanto dalle etichette indipendenti”. L’affermazione potrà essere anche veritiera, ma il resto delle sezioni del servizio sembrano puntare alle major ed, infatti, persino Connect raccomanda sempre di seguire artisti di fama internazionale piuttosto che quelli emergenti.

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Apple Music è, quindi, un servizio ancora da migliorare: personalmente, auspico o una completa rivisitazione di iTunes per renderne l’uso più immediato (oltre che ad una bella cura dimagrante) o ad un suo split in più app, proprio come in iOS, sistema sul quale, invece, spero in una ricerca unificata fra la libreria personale e quella del servizio di streaming, visto che, sopratutto in alcune situazioni, dover cercare un brano in nell’una piuttosto che nell’altra può risultare decisamente scomodo e fastidioso, oltre che confusionario.

Elio Franco

Editor - Sono un avvocato esperto in diritto delle nuove tecnologie, codice dell'amministrazione digitale, privacy e sicurezza informatica. Mi piace esplorare i nuovi rami del diritto che nascono in seguito all'evoluzione tecnologica. Patito di videogiochi, ne ho una pila ancora da finire per mancanza di tempo.

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