SaggeInterviste: parliamo del futuro degli AdBlocker con gli sviluppatori di Silentium

Con l’arrivo di iOS 9 Apple ha reso possibile lo sviluppo e l’integrazione di AdBlocker all’interno del browser di sistema Safari. Nei siti di settore la notizia ha ottenuto una eco enorme e le possibili ripercussioni sono state analizzate da tutti, esperti e non. Noi abbiamo preso la notizia molto seriamente, consapevoli dell’impatto che Apple ha nel mondo tecnologico. Come ho avuto modo di sottolineare in un recente articolo, lei è la principale influencer dell’interno settore tecnologico, per cui sarebbe un grosso errore sottostimare le conseguenze che questa scelta potrebbe avere nell’advertising in campo mobile. In realtà nella puntata 37 del SaggioPodcast ho suggerito una possibile interpretazione del futuro ancora più estesa, basandomi su quanto avvenuto nel 2007 con l’esclusione del Flash Player nel primo iPhone. In quell’occasione furono pochi i sostenitori di Apple, mentre la reazione più diffusa fu di scherno. Era facile leggere affermazioni come “non possono ignorare una tecnologia così diffusa su internet, dovranno adeguarsi” oppure “solo gli utenti Apple si piegheranno a questa assurda limitazione”. Ricordo anche una simpatica vignetta che metteva in ridicolo l’iPhone in quando non supportava Flash (il supereroe, in questo caso).

iphone-vs-android-no-flash

In pochi anni, invece, il Flash Player ha perso smalto e la diffusione di HTML5 gli ha dato l’estrema unzione. Esiste ancora, ma è sempre meno diffuso e difficilmente un webdesigner vi ricorre. La stessa Adobe ha iniziato a spostare le sue attenzioni su HTML5 in breve tempo, con app come Edge Animate. Il parallelismo può essere un po’ forzato, non lo nego, ma l’advertising selvaggio è un problema effettivo per la navigazione web e non è certo Apple la prima a notarlo. La sua notorietà a tutti i livelli della comunicazione, però, unita alla progressiva crescita della navigazione da mobile, rendono l’inclusione di AdBlocker su iOS 9 un capitolo determinante per l’intero settore. Presumibilmente anche per quello desktop, dove gli AdBlocker esistono da lungo tempo. Molti di quelli che prima ne ignoravano l’esistenza, però, ne sentiranno parlare sempre più spesso e potranno verificarne l’utilità sul proprio iPhone, per cui è facile che inizieranno ad utilizzarli anche sul computer. Ma non è solo questo, perché le mosse di Apple si propagano velocemente anche per emulazione dei competitor. Stiamo probabilmente vivendo un momento importante per l’intero settore dell’informazione online ed è giusto iniziare ad interrogarsi fin da subito sul futuro, perché potrebbe arrivare prima di quanto immaginiamo. Per avere un punto di vista più competente abbiamo pensato di intervistare Francesco Zerbinati e Francesco Di Lorenzo, sviluppatori di uno degli AdBlocker migliori su iOS e che io stesso ho iniziato ad usare: Silentium.

Silentium-AdBlocker-iOS9

Vorrei iniziare con una domanda banale, ma che potrebbe essere utile per capire la velocità con cui bisogna muoversi per arrivare pronti in un’occasione del genere: quando avete iniziato a sviluppare Silentium e di chi è stata l’idea?

Quando è uscito il video della sessione sui content blocker della WWDC 2015 ho iniziato a documentarmi sull’argomento (Francesco Zerbinati ndr) in quanto per necessità personale mi mancava un AdBlocker per iOS. Successivamente, quasi per caso, ho contattato Francesco Di Lorenzo per darmi una mano ed è stato di fondamentale aiuto per sviluppare la release finale in tempo per il lancio di iOS 9: da solo, dato il carico di lavoro, non ce l’avrei fatta, anche perché entrami siamo studenti universitari e nel frattempo avevamo esami. Diciamo che comunque il tempo necessario a sviluppare un AdBlocker basilare, che non faccia niente di più che bloccare certi contenuti, è minimo, molto più complesso e laborioso è offrire funzionalità avanzate come abbiamo fatto noi. Questo giustifica anche la presenza di app gratuite che però sono molto limitate nel funzionamento ed offrono poche opzioni all’utente.

Mi è sembrato di capire che siete arrivati nell’App Store con un giorno di ritardo su iOS 9. Come mai è successo? È stato particolarmente penalizzante per le vendite?

Sì, abbiamo lanciato con un giorno di ritardo per via della (nota) lentezza del processo di revisione di Apple e perché l’invio delle app iOS 9 è stato aperto solamente 4 giorni prima dal rilascio ufficiale della nuova versione del sistema operativo, creando una coda di app da revisionare spropositata (solitamente ci vogliono 7 giorni per l’approvazione). Riteniamo sia stato penalizzante per le vendite perché i nostri principali competitor sono riusciti a lanciare in tempo e a scalare le classifiche, sfruttando il rush iniziale. La copertura mediatica che abbiamo avuto su siti come The Loop e Culf of Mac è andata sprecata perché Silentium non era ancora disponibile per il download.

Potete darci un’idea dei numeri di cui stiamo parlando? Quanti download di Silentium sono stati effettuati e in quale percentuale dall’Italia?

Purtroppo, a causa di quanto detto prima, i nostri numeri non sono mirabolanti come quelli di Peace o Crystal, app che peraltro (non per esser di parte, ma perché ci è stato confermato da diverse persone) sono inferiori alla nostra. In ogni caso, abbiamo venduto ad oggi circa 2000 unità, di cui circa un quarto in Italia. Siamo stati dunque molto penalizzati dal lancio ritardato rispetto ai concorrenti.

Nell’App Store USA gli AdBlocker sono schizzati alla vetta della classifica in poche ore. Pensate che in Italia ci sia la medesima attenzione e consapevolezza sull’argomento da parte dei navigatori?

Abbiamo notato una consistente presenza degli AdBlocker anche nelle classifiche italiane, nonostante molte testate nazionali abbiano volutamente evitato di parlarne per paura dei possibili “danni”. Non trascuriamo però il fatto che molti non siano ancora a conoscenza della possibilità di installare queste app, soprattutto nel mercato italiano dove c’è (purtroppo) molto analfabetismo digitale.

Ha fatto scalpore il caso di Marco Arment, che, dopo aver ottenuto un ottimo successo con Peace, ha deciso di ritirarla dallo store per questioni “etiche”. Qual è la vostra opinione in merito a questa vicenda e, più in generale, sull’impatto negativo che gli AdBlocker avranno sugli editori?

La mossa di Arment pensiamo sia stata uno dei colpi di scena più clamorosi di tutta la storia dell’App Store. Come han già detto in molti, essendo uno sviluppatore molto conosciuto, con grande appoggio dei media, era prevedibile che un rilascio da parte sua di un’app di questo tipo avrebbe potuto scatenare un gran polverone. Non a caso, data la sua popolarità, Peace è salita in vetta in quasi tutti gli store mondiali. Sicuramente Arment avrebbe potuto pensarci prima di rilasciarla, potendo ben immaginare le conseguenze che avrebbe avuto. A parer nostro non sono solo le questioni “etiche” ad averlo fermato ma ci sono altre motivazioni, che ha preferito non rivelare. Fortunatamente Apple ha deciso di rimborsare tutti i clienti di Arment e quindi si è risolto il tutto nella maniera migliore.

In secondo luogo, riteniamo che l’impatto degli AdBlocker sulle piattaforme mobile sarà (o è già?) decisamente maggiore rispetto a quello sul desktop. Pensiamo prima di tutto a quelle fastidiose pubblicità che ti impediscono di vedere del tutto il contenuto, oppure a quelle che recuperano il numero di cellulare e ti abbonano in automatico a servizi non graditi. Tutto l’interesse verso questa tipologia di applicazioni è dovuto al fatto che per anni gli editori e i siti web in generale si sono approfittati degli utenti: ora gli utenti hanno una possibilità per difendersi e son corsi ai ripari. Riteniamo che sia necessaria una svolta per cambiare tutto questo e gli AdBlocker son solo il campanello d’allarme. In futuro speriamo di avere un web più pulito e onesto, che rispetti l’utente e i suoi device. Le testate online devono capire che pubblicando banner intrusivi non fanno altro che allontanare gli utenti, che si rivolgono poi ad altre fonti per recuperare le stesse informazioni. Pubblicando invece contenuti interessanti, quali recensioni o approfondimenti, arricchiti con link sponsorizzati ai vari e-commerce o offrendo servizi “premium” senza nulla togliere al diritto d’informazione (come fate voi) riteniamo che si possano fidelizzare i clienti ed arrivare ad un giusto compromesso.

In Silentium esiste una White List che gli utenti possono popolare con i siti che preferiscono supportare non togliendo le pubblicità (presumibilmente quelli che ne fanno un uso più moderato). Ma una volta provata la maggiore velocità e semplicità di navigazione in un sito completamente prima di advertising, non è presumibile l’utente lo tenga sempre attivo? Magari anche per una questione di pigrizia nell’andare a modificare le impostazioni dell’app?

Vero, qui non possiamo darti che ragione. Nel nostro caso siamo stati proprio noi ad incoraggiare gli utenti ad inserire i siti “affidabili” nella white list, introducento il concetto di “ethical ad blocking”. Abbiamo spinto molto su questo, scrivendo anche un post sul nostro blog e crediamo ancor di più oggi che sia indispensabile per l’utente mettere in white list i siti che spesso visita e che forniscano contenuti e approfondimenti che vanno ben oltre il semplice articoletto scritto per far notizia. Parliamo dunque di siti che offrono recensioni, approfondimenti, alla base delle quali vi è sempre un pensiero ed uno lavoro consistente. Per questo motivo ogni utente di un AdBlocker ha sì il diritto di bloccare i contenuti invadenti dove lo reputa necessario, ma ha anche il dovere di inserire il suo gruppetto di siti preferiti nella white list, per permettere a chi ci lavora di continuare a mantenere la propria attività nelle migliori condizioni.

La butto lì, ma, non potrebbe essere più interessante un AdBlocker che mantenga le pubblicità visibili e proponga di eliminarle solo nei siti in cui si rivelano essere in numero esagerato o di tipologie invadenti (tipo video o popover)?

È di certo un’idea interessante, ma purtroppo non facilmente implementabile con la teconologia che ad oggi Apple mette a disposizione per i content blockers. Apple mette al primo posto la privacy dell’utente e le performance, per questo gli AdBlocker su iOS non possono conservare le pagine visitate o eseguire codice arbitrario ad ogni caricamento, come invece hanno la possibilità di fare gli quelli su desktop. Teoricamente sarebbe fattibile, ma probabilmente l’utente dovrebbe essere consapevole di cosa bloccare e di cosa consentire su ogni sito (a livello di singola risorsa su una pagina web), cosa impensabile per il mass market.

Pare che Crystal, un AdBlocker che sta andando molto bene, stia valutando l’ipotesi di non bloccare determinate pubblicità dietro lauto compenso degli advertiser. La cosa ha del paradossale, specie per chi installa l’app per rimuovere i banner, ma potrebbe sembrare giustificata con la volontà di non mandare completamente in tilt l’advertising tradizionale. Personalmente non condivido e, oltretutto, una cosa del genere potrebbe rischiare di far arrivare ai navigatori solo le pubblicità di chi ha le tasche più grosse. Voi cosa ne pensate?

Siamo stati contattati noi stessi da Eyeo, l’azienda che sta pagando Crystal per includere le loro funzionalità, ma abbiamo rifiutato la proposta che ci hanno fatto in quanto non condividiamo il loro modello di business e l’assenza di trasparenza nel loro programma di “acceptable ads”. Crediamo che le motivazioni di questo accordo siano puramente economiche e non c’entri il voler supportare le pubblicazioni sul web: non a caso Crystal è stata lanciata senza una funzione di white listing. Inoltre, fornire ai propri clienti un app previo pagamento e poi firmare un contratto con un’azienda per rimuovere alcuni blocchi, per i quali però i clienti hanno pagato, è totalmente irrispettoso nei confronti degli stessi e sicuramente non giova all’immagine dello sviluppatore. Concordiamo a pieno con il tuo pensiero: questo non scatenerebbe la “rivoluzione” di cui abbiamo parlato prima e non farebbe altro che ingigantire i potenti senza dare spazio ai piccoli editori ed ai piccoli circuiti di advertising, probabilmente peggiorando la situazione attuale.

Una domanda scomoda sono tenuto a farvela, anche se un po’ rude. Come vi sentite a chiedere soldi per un software che ne toglie altri ad altri?

Purtroppo un’app di questo tipo richiede tanto lavoro, più che per lo sviluppo iniziale, per il mantenimento a lungo termine. Ogni giorno riceviamo segnalazioni di problemi, consigli e mancanze sui blocchi di determinati banner. A questo punto dobbiamo rispondere agli utenti, correggere le regole che bloccano i banner sui nostri server e inviare l’aggiornamento delle stesse, in modo che tutti possano beneficiare dell’update. In Silentium 1.1 abbiamo introdotto l’aggiornamento delle regole da remoto, in modo da non dover inviare ad Apple una nuova versione ogni qualvolta ci sia da modificare/sistemare il motore dell’app. Chiaramente tutto questo lavoro richiede molto tempo, molta attenzione e anche una certa preparazione tecnica: proprio per questo motivo abbiamo deciso che la maniera migliore per proseguire a lungo termine il progetto fosse quella di richiedere un pagamento iniziale ai nostri utenti. Questo è anche quello che farà sul lungo termine la differenza tra un app gratuita ed una a pagamento: la seconda verrà costantemente aggiornata con l’evolversi del web. È un po’ come per gli antivirus che richiedono il pagamento per tenere aggiornate le definizioni delle minacce: il software in sé non è il grande sforzo, lo sforzo è mantenerlo aggiornato. Pur sentendoci obbligati a chiedere del denaro per la mole di lavoro (togliendolo ad altri), confidiamo che il mondo dell’editoria e dell’advertising online si evolverà e che il nostro campanello d’allarme sia stato abbastanza forte per mettere in guardia tutti e dare una svolta definitiva a questo problema: gli stessi sviluppatori sono degli utenti del web e si sono fatti carico di sollevare il problema a livello mondiale, dato il grande scalpore che solo delle app sulla piattaforma iOS possono scatenare. Si pensi infatti alle altre iniziative (come all’opzione “Do Not Track) che sono stata invece bellamente ignorate da tutti gli ad network: nella nostra visione, stiamo dando agli utenti un’arma per farsi sentire e questa sembrerebbe la volta buona.

Un’ultima cosa: avete in programma di portare Silentium anche su OS X? Magari con la possibilità di sincronizzare la White List dell’iPhone?

Una versione prototipale l’abbiamo già provata e funziona egregiamente. Il grosso problema è che si tratterebbe di una semplice estensione per Safari e dobbiamo ancora verificare se sia possibile accedere ai dati di iCloud tramite la stessa. In definitiva: sì, ci stiamo pensando, ma non possiamo promettere niente perché ne stiamo ancora valutando la fattibilità.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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