MacAdemia: 7 suggerimenti per una scrittura più produttiva

Scrivere è principalmente una questione di idee certo, ma gli strumenti e le tecniche hanno un impatto notevole. Molti di voi avranno riconosciuto nell’immagine di apertura Francis Underwood che usa la sua macchina da scrivere. Questa è la scena di House of Cards in cui Frank letteralmente rispolvera la sua vecchia “Underwood” per scrivere una efficace – quanto falsa – lettera al presidente Garrett Allan Walker. Francis riesce a riaccaparrarsi la fiducia con quella lettera. L’uso della macchina da scrivere ha generato un linguaggio e l’idea di un contenuto più vero, forse solenne. In questo appuntamento di MacAdemia ci occuperemo di produttività nella scrittura, provando a fornirvi alcuni utili suggerimenti. Si tratta di un approccio più teorico questa volta, ma è direttamente collegato ai software di cui parleremo in seguito.

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Scrivere un elaborato è una attività che molto spesso può sembrarci logica: inizio da un documento vuoto, ho un’idea della struttura che dovrà assumere il testo e proseguo nella stesura. Ci sono diverse relazioni tra il modo in cui pensiamo o scriviamo e gli strumenti che usiamo. Sono le strutture a determinare il nostro comportamento, il modo in cui ci relazioniamo con esse. Tali relazioni non sono immediatamente evidenti. In questi mesi di revisione del mio progetto di ricerca, nel tempo libero mi sono dedicato alla lettura di libri che raccontano le esperienze di chi oggi ha completato un PhD. Su Amazon in eBook ce ne sono centinaia. Partendo da un paio di libri ho scoperto che esiste tutta una letteratura sull’argomento oltre a decine di blog. Mi sono fermato ad un paio convinto che siano sufficienti. Ho preso nota e rielaborato quelli che secondo me sono gli insight più interessanti. Ne condivido alcuni con voi.

1. Uso di scheletri

Nell’analisi della letteratura dobbiamo riportare il pensiero, le idee, i findings di un autore e molto spesso criticarlo, citando altri autori, o concordare. Ci sono diversi modi per farlo: a tal propsito Graff and Birkenstein nel libro They say / I say: the moves that matter in persuasive writing propongono l’uso di templates quando dobbiamo inserire delle citazioni all’interno del nostro documento.

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Questi scheletri possono essere utilizzati per analizzare criticamente il pensiero altrui e per mettere a nudo quanto chiarito da altri sul punto. Questo è solo un esempio ma possono essere creati scheletri per qualunque tipo di esigenza.

2. Mappe e diagrammi

Si può scrivere riga dopo riga ma certe volte si rischia di fare “due passi indietro ed uno avanti”. Quando si è gia iniziato un lavoro si è riluttanti ad abbandonare mouse, tastiera e word processor per realizzare una mappa o un diagramma. Si pensa che siano step preliminari. Un pensiero più aperto e sintetico può essere d’aiuto nel proseguire un lavoro, che altrimenti rischia di rimanere in stallo per ore.

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Questo semplice diagramma riesce a fornire una chiara idea di quali aree di conoscenza sono collegate al tema centrale e come possono essere ulteriormente esplose ad un livello di dettaglio maggiore. In questo modo possiamo avere contezza, con un colpo d’occhio, delle areee di sovrapposizione e di contatto dei temi di cui il nostro lavoro si occuperà; non in ultimo focalizzare meglio la gerarchia dei concetti.

3. Word processor

Stabilisce le regole del gioco. Microsoft Word, Pages, Open Office o Google doc sono ottimi software senza dubbio. Essi però sono creati a partire dall’idea che all’utente servono delle pagine – una appresso all’altra – pronte per essere riempite di parole. Non sono un esperto della storia di questi programmi, ma si vede che sono stati sviluppati come sostituti della carta e della macchina da scrivere. Come se si trattasse solo di trasferire dei contenuti dall’analogico al digitale. Programmi come Scrivener (di cui ci occuperemo presto) ribaltano questa idea. La scrittura di un testo complesso è più approcciabile se prima viene delineata la struttura di massima e poi questa viene realizzata per frammenti che possono essere riorganizzati liberamente. Ciò che serve è un ambiente dove il contenuto ha prevalenza ed il layout viene dopo. Microsoft word e simili presentano una interfaccia piena di opzioni e controlli che molto spesso sono inutili o distraggono. In questa giungla le funzioni necessarie sono nascoste e anche gli alfabetizzati informatici hanno tempi di apprendimento non brevissimi.

4. Tempo da dedicare alla scrittura

Quando siamo a corto di tempo tendiamo a non alzarci dalla scrivania. È difficile da fare, ma in queste occasioni bisogna dedicare il tempo necessario alla creazione di un frammento di testo e poi un fare break. Nella giornata di una persona esistono due ore di picco di produttività. Focalizzarsi su quelle due per generare del buon testo è una strategia che funziona. Utilizzare il resto del tempo per rivedere, editing e la lettura. Per definire le sessioni c’è chi propone la tecnica del pomodoro.

5. Prima andare al sodo

All’inizio di un nuovo capitolo o argomento si presenta il problema di come introdurre il lettore. Si esita quindi sulla soglia del tema centrale per diverso tempo. Howard Becker nel libro “Writing for Social Scientists consiglia di preoccuparsi alla fine delle introduzioni agli argomenti. Scrivendo per frammenti, le introduzioni possono servirci poi per collegare i vari pezzi. Del resto, come dice Becker, “possiamo introdurre a qualcosa se non l’abbiamo ancora scritta?”.

6. Scrivi velocemente, poi rivedi

Quando il tempo è poco nelle bozze possiamo concederci sbavature, ripetizioni e parole non perfettamente a fuoco come vorremmo. Di certo non possiamo sostare nell’attesa di trovare il modo migliore di esprimere un concetto. A questo scopo dedicheremo l’editing a distanza di 15/30 minuti. Breve scrittura, stop e revisione.

7. Valuta e ri-valuta quanto hai prodotto

Allocare giornalmente del tempo alla rilettura di quanto prodotto consente di risolvere conflitti nel testo, comprendere gli errori e migliorare le capacità di scrittura esponenzialmente. Una valutazione della totalità del lavoro deve essere programmata settimanalmente. Queste revisioni sono in grado di stabilire gli achievement, hanno effetto sul morale e producono un ottimo lavoro. Gli strumenti non necessariamente devono essere software, anche se alcuni hanno un ruolo fondamentale. Molto spesso sono tecniche, routine, modalità, mindset.

Pensiamo alla scadenza di una consegna, una deadline per l’inoltro di un paper per una conferenza, la redazione della tesi di laurea o del dottorato ma anche un semplice assignment per la settimana successiva. Durante la carriera accademica fallire un obiettivo del genere può comportare che molto sacrificio finisca nel nulla. In quest’ottica avere una buona produttività è fondamentale. Riuscire ad aumentare la quantità di lavoro che un soggetto svolge per unità di tempo è principalmente una questione di strumenti e tecniche. Questo elenco è cio ho trovato interessante nelle letture di questi mesi. Personalmente con alcuni metodi mi trovo in linea, altri invece ho difficoltà a metterli in pratica. Sarei curioso di sapere se applicate già questi metodi, se li trovate utili o se seguite un approccio diverso.

Vincenzo Vignieri

Guest Editor - È PhD candidate in Public Management presso le Università di Palermo, University of Bergen (NO) e la Radboud University of Nijmegen (NL). A tempo pieno si occupa della propria ricerca con l'obiettivo di portare a termine una buona tesi. Lavora al suo progetto con la tensione di farne un impegno per la vita, convinto che non esista lavoro più bello. Curioso e interessato a molte cose, ma appassionato solo di poche. Dietrologo in pensione, si dedica alla costante ricerca del vivere sereno. Ha scelto un fiore: la Margherita. Usa prodotti apple dal 2005. Su SaggiaMente si occupa di MacAdemia.

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