Qual è il vero livello di prestazioni dell’iMac 21,5″ Retina?

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In questi giorni si è parlato molto della nuova generazione di iMac Retina, specialmente ora che sono disponibili anche per il modello più piccolo da 21,5″. Proprio questi sono stati oggetto delle maggiori discussioni: valgono ciò che costano? Ci sono infatti diversi punti che sulla carta hanno lasciato l’amaro in bocca a una parte dei potenziali acquirenti. Per capire se la sensazione si trasferisce dalla teoria alla pratica ci basiamo in parte sulla buona recensione di Ars Technica, che ha ottenuto una macchina di prova prima dell’effettiva disponibilità commerciale.

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Il primo punto da affrontare è sicuramente relativo al processore. Se sulle varianti da 27″ Apple ha adottato Skylake, lo stesso non si è visto sui 21,5″, che hanno fatto un più modesto salto da Haswell a Broadwell. Il motivo è presto detto e paradossalmente non è da ricercarsi nel processore, bensì nella GPU. Nel Core i5 Broadwell da 3,1 GHz troviamo l’Iris Graphics Pro 6200, mentre in quello Skylake da 3,2 GHz è presente l’HD Graphics 530.

Già i nomi di per sé aiutano a chiarire: Intel identifica le sue configurazioni grafiche più spinte col brand Iris, lasciando nel resto dei casi la gamma HD Graphics. Le due unità poste a confronto rendono la Pro 6200 molto più idonea all’iMac 4K, disponendo essa di 48 unità di esecuzione (contro le 24 della 530) e soprattutto di una memoria eDRAM propria da 128 MB che permette di ridurre al minimo l’uso della RAM di sistema nel quotidiano (cosa che invece la 530 deve sempre fare). In aiuto vengono pure i benchmark di Tom’s Hardware USA, che le ha comparate nei giochi dimostrando la consistente superiorità dell’Iris.

Avrebbero senz’altro potuto mettere un i5 di ultimissima generazione anche sul 21,5″, ma a due inevitabili condizioni. La prima sarebbe stata la necessità di ricorrere a una scheda grafica dedicata come la Radeon presente negli iMac 5K; la seconda il conseguente aumento di prezzo che avrebbe ridotto troppo la forbice di differenza tecnica/commerciale tra le due versioni. Il compromesso offerto da Broadwell rappresenta dunque la necessità fatta virtù, almeno finché da Santa Clara non sforneranno CPU Skylake dotate di Iris Pro 580 che cambierà le carte in tavola.

Il processore implementato nel 21,5″ fa comunque il suo dovere, battendo e non di poco il predecessore Haswell nelle prove sintetiche come si può vedere nel grafico sottostante. Nel complesso, questo iMac può fare bene la maggior parte delle cose, a patto di non chiedergli troppo dal punto di vista grafico. Finché si cerca del gaming casuale e/o si lavora con foto e CAD 2D non si rimarrà delusi, anche per merito del pannello P3 che presenta effettivamente una maggiore gamma dinamica rispetto alle unità Full HD; se invece si punta a elaborazioni più complesse e soprattutto in contesti multi-monitor meglio guardare al 27″ o addirittura al Mac Pro (se si escludono del tutto le alternative Windows).

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Veniamo ora all’altro pomo della discordia: l’hard disk. 1 TB, spazio di base certamente più che adeguato. Meno l’ambito delle prestazioni, considerato che l’unità installata presenta soli 5.400 rpm. Riguardo a questo punto ci sono però due scuole di pensiero, se così possiamo definirle: chi sostiene la bontà della scelta tecnica di Apple e chi invece ritiene che poteva essere fatto uno sforzo in più. Per i primi non è tanto importante la velocità di rotazione del disco meccanico, bensì la sua densità di archiviazione o areale espressa in bit al pollice quadro. Un prodotto da 7.200 rpm può dunque perdere il confronto con uno di velocità inferiore se quest’ultimo presenta una densità maggiore, perché in grado di eseguire una più alta quantità per volta di operazioni in lettura/scrittura. Ulteriori vantaggi di queste soluzioni sono i prezzi minori, la compattezza e i consumi. Coloro che invece discordano da tale opinione rimarcano che situazioni di questo genere sono in minoranza, con modelli di hard disk da 7.200 rpm molto spesso in vantaggio su quelli a rotazione più lenta anche sul fronte della densità. La differenza di spazio occupato inoltre non risulta essere così tragica, e lo stesso vale per il leggero rincaro che all’ingrosso un’azienda come Apple può permettersi di assorbire senza troppe difficoltà.

Entrambi i punti di vista si può dire che hanno valide frecce al loro arco, pertanto non è possibile stabilire un vero vincitore. Lo sbaglio nei laboratori di One Infinite Loop è semmai quello che abbiamo già rimarcato ieri: la poca considerazione del Fusion Drive. Un errore su tutti i fronti, mettendo a un pesante sovrapprezzo una soluzione ibrida meno efficiente di quella passata; 24 GB di memoria flash sono buoni solo per fare da cache temporanea. Più comprensione ci sarebbe stata se l’avessero adottata come predefinita, costituendo comunque un aiuto per quanto moderato a incrementare le prestazioni del sistema. Una negazione che condiziona un prodotto di per sé nemmeno dotato di cattiva configurazione sul fronte CPU/RAM.

È giunto il momento di rispondere alle domande iniziali. Qual è il livello di prestazioni? Rispetto ai salti passati, da Broadwell a Skylake non è una rivoluzione e non essendoci per la nuova generazione un modello di CPU equilibrato su tutti i fronti la decisione di privilegiare il comparto grafico è positiva. Come già detto poc’anzi, è l’unità disco ad aver dato le maggiori delusioni. Al di là di ciò, l’aggiornamento sarà lo stesso avvertibile nella vita di tutti i giorni. Vale ciò che costa? Direi un sì “stiracchiato”. Chi ha necessità non si pentirà di aver acquistato l’iMac 21,5″ Retina. Coloro che possono tirare avanti col computer già in loro possesso faranno invece bene a farlo, attendendo una prossima revisione tra alcuni mesi che si spera migliori su tutti i fronti e non solo su alcuni.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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