Intel, non ti temo: il SoC A9X dell’iPad Pro se la gioca quasi coi nuovi MacBook

Oggi è senza dubbio il giorno dell’iPad Pro, col debutto commerciale e l’arrivo delle recensioni internazionali da parte di coloro che hanno potuto testarlo in anteprima. Non ci soffermeremo più di tanto su esse, dato che non avremo troppo da attendere prima di mettere le mani sulla nostra unità (purtroppo tutt’altro che di prova, acquistata regolarmente sullo Store). L’impressione generale è comunque di un prodotto ben riuscito per potenza ed esperienza d’uso, Pencil inclusa, coi punti negativi principalmente riscontrati nel prezzo elevato e nell’ecosistema iOS che tutto sommato risulta stretto per un dispositivo del genere (occorrono app davvero considerabili di categoria pro, nonché alcune funzionalità essenziali come la multiutenza e un buon gestore file). Le potenzialità di rimpiazzo dei portatili sono dunque da considerarsi rimandate causa software. Guardando all’hardware, invece, è tutt’altra storia che approfondiremo meglio in questo articolo sulla base della recensione di Ars Technica.

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Del System-on-Chip in sé, A9X, abbiamo un quadro di base piuttosto completo, per il quale ci appoggiamo anche ad AnandTech: i fan del multicore che avevano apprezzato l’introduzione del terzo nucleo nell’iPad Air 2 lo scorso anno rimarranno delusi nel vedere che qui si è scesi di nuovo a quota due. Non è per forza un male, ciò; per aumentare le prestazioni rimane sempre disponibile la cara vecchia via della frequenza, che Apple ha prontamente sfruttato in concomitanza con altre due migliorie positive. L’iPad Pro può permettersi di raggiungere un clock massimo di 2,26 GHz, infatti, tanto grazie alla nuova architettura “Twister” (sempre basata sulle specifiche ARM) quanto al processo produttivo tra i 14 e i 16 nanometri (a seconda se il proprio modello ha un SoC fabbricato da Samsung o TSMC).

La maggiore efficienza ha permesso dunque in quel di Cupertino di potersi spingere più in là rispetto alle precedenti generazioni della serie Ax senza correre il rischio di ritrovarsi con problemi di dissipazione e/o di autonomia né avere necessità di infarcirsi di core come invece avviene in altri casi. Sul perché sia stato rimosso il terzo che già c’era, l’ipotesi è che l’A8X sia stato un modello transitorio in cui aggiungerlo era l’unica scelta non potendo scendere di processo produttivo e di conseguenza aumentare in modo sensibile le frequenze. Un altro aiuto viene infine dai 4 GB di memoria RAM, notevoli se si considera che in fondo siamo davanti a un tablet, con tecnologia LPDDR4 e un controller con velocità di trasferimento doppie rispetto al “semplice” A9 presente nell’iPhone 6s.

Come si può vedere sopra, già i benchmark sintetici come Geekbench 3 danno ragione ad Apple, con l’iPad Pro che tanto in single-core quanto in multi riesce a distanziare tutti gli altri principali iDevice. Medesimo scenario si replica considerando i test da browser come Sunspider, dove il nuovo prodotto si destreggia agevolmente. Tuttavia questi sono i risultati che ci si attendeva da esso, in fin dei conti, considerato il modo in cui l’azienda lo promuove. Le aree in cui sorprende le vedremo nella prossima immagine.

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Messo a confronto coi MacBook e col Surface Pro 4 di Microsoft, peraltro qui l’unico dotato di processore Intel della famiglia Skylake, si difende davvero molto bene. Non è nemmeno l’ultimo in classifica, peraltro, dato che si prende un discreto margine sul Core M del MacBook da 12″, con cui l’iPad Pro condivide l’assenza di ventole (e a tal proposito è stata rilevata la quasi totale assenza di variazioni per le frequenze, consentendo elaborazioni intensive anche di lunga durata senza troppi problemi). Ars Technica lo definisce alla pari di un portatile Apple del 2013 con Haswell, un ottimo risultato che conferma il progressivo avvicinamento delle soluzioni ARM anche a quelle x86 di fascia media che finora erano rimaste imbattute. Alla fine viene da chiedersi che risultati avrebbe potuto effettivamente raggiungere se avessero tenuto anche il terzo core, ma a ciò non è possibile dare una risposta certa, almeno per quest’anno.

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Lavoro soddisfacente anche per quel che concerne il comparto grafico, il cui chip è una variante della serie PowerVR 7XT di Imagination Technologies. Quest’ultima lo definiva in grado di vedersela con modelli portatili di tipo dedicato come le GeForce e probabilmente non scherzavano. Ars ha effettuato i confronti con soli dispositivi dotati di chip integrato, ma sia nelle prove di tipo offscreen (risoluzione Full HD) che in quelle onscreen (risoluzione nativa del display, in questo caso 2732×2048) l’iPad Pro se l’è cavata senza difficoltà alcuna. Al di là dei giochi, anche quelle poche ma importanti app che possono risultare davvero impegnative sulla GPU come AutoCAD sembrano cavarsela bene.

Un quadro molto positivo, che dalle prove di tipo sintetico si estende pure a quelle pratiche con situazioni più quotidiane, facendo ben sperare nell’ottica dei prossimi aggiornamenti di iOS in grado di portare ulteriori ottimizzazioni. In ogni caso, difficile che per questa prima generazione possa far del male ai portatili tradizionali, Mac inclusi; se nella prossima il connubio hardware+software sarà sufficientemente maturato, però, le prospettive potrebbero essere destinate a cambiare sul serio.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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