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Il rapporto che Apple ha col mondo Open Source può a prima vista apparire più superficiale di quel che sembra, soprattutto considerata la forte vocazione commerciale dell’azienda di Cupertino, forse ancor più di quella che un tempo era considerata la nemesi del software libero, ovvero Microsoft (oggi invece sta paradossalmente diventando una delle più attive in tale ambito). Si tratta di una profonda collaborazione reciproca, anche se non sempre facile, soprattutto coi sostenitori più accaniti del movimento. Ma se non ci fosse, è possibile che l’Apple da noi conosciuta oggi non sarebbe stata tale, almeno in parte. Quotidianamente, in modo più o meno diretto, abbiamo a che fare con prodotti della Mela col codice sorgente pubblico: per stampare ci interfacciamo con lo spooler CUPS, per navigare in Internet con Safari adoperiamo il motore di rendering WebKit, per ascoltare musica acquistata su iTunes in qualità lossless sfruttiamo il formato ALAC, per utilizzare il Mac con OS X ci serviamo di componenti come il kernel XNU e molti altri. Nondimeno anche tecnologie Open altrui vengono implementate quando necessario ed utile, vedasi la piattaforma Apache Mesos per Siri.

Certo, non sempre Apple adempie alle sue promesse: qualcuno ha visto FaceTime diventare un sistema di comunicazione aperto come affermò Steve Jobs durante la presentazione alla WWDC 2010? Nessuno, appunto, e come risultato funziona solo tra prodotti Apple. Quando però le promesse le mantiene, lo fa per bene. Alla WWDC di quest’anno l’apertura fu annunciata per il linguaggio di programmazione Swift. Dopo alcuni mesi di preparativi, ecco arrivare l’ufficialità con tanto di nuovo sito dedicato.

swift

La mossa ha benefici sia per gli sviluppatori che per gli utenti. Naturalmente, i primi li riceveranno subito, avendo a disposizione tutti gli strumenti per la creazione delle app, di cui poi i secondi usufruiranno. La parte “liberata” comprende le librerie principali di programmazione, il compilatore per trasformare il codice Swift in linguaggio macchina per l’esecuzione, il debugger per facilitare l’individuazione di errori e il cosiddetto package manager che si occupa di preparare il codice alla ridistribuzione su piattaforme come GitHub. Proprio quest’ultima, insieme ad altri elementi, è anche un’anteprima del prossimo aggiornamento maggiore di Swift, la versione 3.0; durante la prossima primavera arriverà invece la 2.2 che apporterà solo piccole modifiche di ottimizzazione. I componenti disponibili sono regolati da una versione modificata della licenza Apache, ancor meno vincolante di quella standard in quanto esime lo sviluppatore dal menzionare nel prodotto finale l’uso di software basati su essa.

L’importanza di Swift open source è molteplice, con due motivi a predominare su tutti. In primis vi è l’utilizzo multipiattaforma e non solo limitato ai dispositivi Apple: Linux è ufficialmente supportato e almeno sulla carta non c’è nulla che impedisca di adoperare il linguaggio anche su Windows, se vengono portati su tale sistema tutti gli strumenti necessari. Il secondo è che, qualora il gruppo guidato da Tim Cook decidesse in futuro di cambiare ancora linguaggio, la comunità Open potrebbe lo stesso portare avanti Swift. Ovviamente i risultati delle mosse odierne non si potranno già vedere a breve termine, occorrerà tempo prima di poter fare un bilancio iniziale. La speranza, nel frattempo, è che possano esservi riscontri positivi e porti Apple a proseguire su questa strada anche per altri progetti di rilievo.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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