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Era gennaio del 2014 quando annunciavamo la vendita di Motorola Mobility alla cinese Lenovo. Era stata di Google per qualche anno, ma questa era interessata principalmente ai suoi brevetti e non ha mai dato seguito all’idea di una linea Nexus esclusivamente prodotta in casa. Strano, onestamente. D’accordo che non è quello il loro business, ma vista la dimensione dell’odierna Alphabet, avere delle eccellenze a portata di mano per fare tutto in casa e non dipendere da LG, Huawei o chi per loro, sembrava piuttosto sensato. E invece no, hanno ceduto tutto il pacchetto smartphone a Lenovo, che si è così creata un lasciapassare diretto per gli Stati Uniti e il vecchio continente. Motorola ha sempre mantenuto una propria identità separata, sia a livello di immagine che di contenuti e progettazione, ma questo storico marchio è arrivato al capolinea. Così come è accaduto con Nokia, di cui è rimasto solo il nome Lumia dopo alcuni passaggi di mano (parlo della divisione mobile, ovviamente), anche di Motorola (prima azienda a produrre un telefono cellulare) rimarrà solo il brand più commerciale.

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In ottica di riassetto della propria lineup, Lenovo ha infatti deciso che i suoi prossimi smartphone saranno Moto o Vibe, attualmente piuttosto distanti in termini di design e contenuti, caratteristica che verrà ovviamente mantenuta. Così come sarà mantenuta l’indipendenza di “Motorola Mobility” ed il classico logo M su ogni prodotto. In sostanza le informazioni diramate dall’azienda e riportate da CNET mirano a rassicurare il mercato e l’utenza, proponendo un passaggio trasparente ed indolore. Forse sarà davvero così, magari cambierà solo il nome sulla scatola, ma è l’ulteriore sintomo di un’epoca che siamo ormai messi alle spalle. Dopo Nokia e Motorola manca solo l’addio di BlackBerry (che è già più di là che di qua) e dei principali nomi del vecchio mondo dei cellulari rimarrà solo il ricordo.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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