USB-C vs Lightning vs MicroUSB: diversità e futuro

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Vi ricordate quando ogni produttore di cellulari aveva il suo connettore proprietario? Era una vera giungla, nonché un disagio per noi utenti. Apple ha introdotto il connettore Dock da 30 pin sull’iPod nel 2001, mantenendolo pure su smartphone e tablet fino al 2012. Ciò ha garantito un supporto costante e trasversale tanto per gli acquirenti quanto per i produttori di accessori, ma sempre di un connettore proprietario si trattava. Nel frattempo i principali attori nel settore della telefonia mobile puntavano ad uno standard unico, promosso con vigore anche dalla Commissione europea Imprese e Industria. Si è arrivati così al Micro-USB, diffusosi rapidamente su smartphone ed altri dispositivi elettronici nella sua variante B. Mentre sempre più produttori lo adottavano, Apple ha preferito continuare per la sua strada proprietaria e nel 2012 ha presentato l’iPhone 5, il primo dispositivo con connettore Lightning. Inutile dire che si è trattato di una scelta controversa, che non è piaciuta a molti utenti “storici” affezionati al Dock da 30 pin e nemmeno a chi guardava al futuro sperando nella Micro-USB.

I cavi Lightning di Apple non sono perfetti e il loro problema principale è il costo. Per fortuna oggi possiamo comprarne di ottimi, certificati MFI, a meno di 10€, spesse volte persino migliori di quelli originali. Mi riferisco per esempio a quelli in nylon, che risolvono un’altra problematica tipica dei cavi Apple, ovvero la durabilità. Questa non riguarda il connettore, perché ci si lamentava anche con il vecchio Dock 30 pin, ma la robustezza della sottile guaina di protezione, che con il tempo e l’usura si può facilmente lacerare. La porta Lightning è stata forse un azzardo in un panorama che mirava alla convergenza, ma con essa Apple ha dimostrato di essere già molto più avanti dell’intero settore. Un unico connettore, con ingresso reversibile, molto piccolo, capace di gestire sia dati che corrente in entrata e in uscita è stata una vera rivoluzione. Il Micro-USB ha sicuramente il vantaggio di essere diffusissimo, ma non è altrettanto comodo e versatile. Inoltre ogni produttore lo mette in posizione diversa negli smartphone (sopra, sotto, centrato, decentrato o di lato) ed anche quando lo troviamo nel punto “più ragionevole” (ossia in basso al centro, perfetto per un dock di supporto), capita che sia invertito (alcuni produttori usano la parte stretta rivolta verso il fronte, altri verso il retro). Per cui il cavo è unico e questo è comodo, ma siamo pur rimasti in una giungla.

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I produttori posizionano la MicroUSB in posti e versi differenti

Poi è arrivato l’USB-C: ufficializzato nel 2014, ha iniziato a prendere piede verso la fine del 2015 e si diffonderà sempre più nel 2016. Questo ha diverse caratteristiche in comune con il connettore Lightning, a conferma che Apple è stata in anticipo sui tempi ancora una volta (e sono in molti a pensare che dietro ci sia il suo zampino). Oggi l’USB-C lo troviamo in molti smartphone, tablet e computer; è peraltro l’unica porta disponibile sul MacBook Retina 12″. Quindi persino la stessa Apple non lo disdegna affatto e ne ha piena ragione, visto che ha quasi tutti i vantaggi del Lightning ma è potenzialmente in grado di gestire sia USB 3.1 che una connessione Thunderbolt e derivate (vedi DisplayPort, ad esempio). La situazione è un po’ confusa come avviene in ogni periodo di transizione, inoltre c’è un altro elemento che complica le cose, ovvero che spesso tendiamo ad accomunare il cavo o la porta con una tecnologia, mentre in realtà quest’ultima può evolversi con il tempo o diversificarsi in base al supporto hardware. Faccio un esempio banale: la USB-C dell’attuale MacBook non supporta la Thunderbolt, ma potrà farlo in un successivo modello con lo stesso connettore aggiornando l’hardware. Oppure prendete la porta Lightning, che negli iPad (e in parte negli ultimi iPhone) è in grado di supportare maggiore tensione nella ricarica. O infine anche la USB-C di OnePlus 2 che si ferma alla velocità dell’USB 2 pur essendo la porta in grado si raggiungere lo standard 3.1.

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iPad Air 2 con Lightning, MacBook con USB-C

Non ho competenze a livello elettronico tali da poter sviscerare le potenzialità delle due tecnologie, così come non posso prevedere se si convergerà su uno standard unico, ma possiamo riflettere insieme su alcune differenze e segnali potenzialmente rilevanti. Ad esempio, è utile osservare che USB-C e Lightning sono strutturalmente invertiti: nel primo i contatti sono all’interno del connettore, mentre nel secondo sono all’esterno. Se guardate i cavi, infatti, noterete che quello USB-C ha un connettore più ingombrante, ma ciò non incide sulla porta, che è pressoché identica. Quindi una prima considerazione utile è che Apple potrebbe implementare tale tecnologia sui suoi smartphone e tablet senza perdere il vantaggio di sottigliezza ottenuto con la porta Lightning (e sappiamo quanto ci tengano).

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Sopra Nexus 6P con USB-C, sotto iPhone 6s con Lightning

In termini di longevità l’USB-C potrebbe avere un vantaggio, in quanto i contatti risultano protetti e non a vista come sul connettore Lightning. Di contro quest’ultimo è potenzialmente più robusto, perché sia il maschio che la femmina sono dei blocchi unici, mentre nella porta USB-C dei dispositivi i pin sono posizionati su una piastrina centrale, che è naturalmente più delicata. Sono entrambi piuttosto giovani per poter dire chi sia il migliore alla prova del tempo, però possiamo essere piuttosto sicuri che l’esposizione dei pin nel connettore Lightning non ha mai causato problemi e lo usiamo già da quasi 4 anni. Per cui tra i due forse preferirei la maggiore semplicità strutturale della porta proposta da Apple.

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Dall’alto: Lightning, USB-C, Micro-USB

Tecnicamente, comunque, non c’è nessun limite per il quale iPhone e iPad non possano in futuro passare alla USB-C. Allo steso modo questa potrebbe presto espandersi anche sui MacBook Pro e gli altri computer Apple dopo essere apparsa sul MacBook. Un panorama del genere sarebbe utile sia perché questa connessione è compatibile con Thunderbolt, sia perché ne amplierebbe notevolmente l’adozione spingendo sulla rapidità di diffusione e supporto. Di contro, la porta Lightning è già più che sufficiente per gli smartphone attuali e inoltre bisogna considerare l’ingente investimento su questa tecnologia sopportato sia dell’azienda che dei produttori di terze parti, nonché in battuta finale da noi consumatori. È vero che con l’USB-C vediamo degli hub decisamente più versatili che non si sono mai visti con connessione Lightning, però va detto che sarebbero quasi inutili persino su un iPad Pro viste le attuali limitazioni di iOS. Potrebbe essere persino controproducente in termini di immagine avere una connessione che può fare tante più cose quando poi non si sfruttano. Per questa ragione io credo che la USB-C si diffonderà nei Mac, ma tarderà ad arrivare sulla piattaforma mobile di Apple fintanto che non vi sarà (se mai succederà) una maggiore apertura del sistema operativo verso dispositivi esterni, che siano display, sistemi di puntamento, storage, ecc.. Poi, certo, se mai dovesse arrivare un iPad Pro 2 con un iOS X in modalità tablet e OS X in quella desktop, allora la USB-C sarebbe praticamente una scelta obbligata.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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