Di sistemi operativi per smartphone in difficoltà e promesse mancate

Chiunque legga quotidianamente SaggiaMente da tanto tempo avrà notato che nei confronti di Microsoft proviamo quelli che potremmo definire sentimenti misti. Da un lato abbiamo grande interesse per le novità provenienti da Redmond e ne apprezziamo i prodotti interessanti, come il Surface Pro 4, dall’altro non possiamo fare a meno di notare le difficoltà di alcuni suoi specifici business. A fine ottobre scorso, in un’ondata di entusiasmo verso quanto stava arrivando (e contemporanea delusione per certe politiche del mondo Android), scrissi essenzialmente un editoriale d’incoraggiamento per Windows Phone e l’allora subentrante Windows 10 Mobile. A gennaio, alla luce di nuovi dati che non segnalavano grandi progressi ma, anzi, ulteriori involuzioni, toccò a Maurizio fare il punto della situazione, non senza dispiacere. Come scrisse, senza un drastico cambio di rotta i Lumia e la piattaforma Windows su smartphone erano spacciati. Quanto avvenuto alcuni giorni fa non ha certamente giovato, almeno dal punto di vista mediatico.

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Il contesto, innanzitutto: dopo diversi mesi di attesa e svariate build di anteprima tramite l’Insider Program, Microsoft ha finalmente rilasciato l’aggiornamento di Windows 10 Mobile per gli smartphone aventi ancora Windows Phone 8.1. Tutto bene, direte. Non proprio, dato che ha sì aggiornato svariati dispositivi ma tralasciandone tanti altri. Un colpo che arriva dopo reiterate promesse di update per tutti, sin dal 2014 quando ancora l’edizione Mobile non era stata svelata al pubblico; e anche quando a gennaio 2015 la presentarono ufficialmente la linea non cambiò. Durante tutta la seguente fase Insider, nulla fece presagire variazioni di rotta. Si iniziò al più a parlare di diverse “ondate” di aggiornamenti, partendo dai dispositivi più performanti per poi coinvolgere poco dopo quelli più anziani e di fascia bassa. Nulla di male, è nelle logiche di mercato dare la priorità alla parte fresca del mercato, coccolando la clientela che vi ha investito di recente; gli altri non sarebbero stati comunque lasciati a bocca asciutta per molto. In fondo, anche Apple lo fa, seppur in una forma leggermente diversa, non portando sugli iDevice più vecchi determinate funzionalità software (esempi sono i content blocker su iOS 9 negati ai dispositivi a 32-bit o la medesima limitazione per Night Shift nell’imminente 9.3). I problemi di lentezza non li considero qui di proposito in quanto purtroppo vanno tenuti in conto man mano che un prodotto invecchia e viene superato dalle nuove generazioni.

Quanto però accaduto giovedì è stato un taglio drastico, senza alcun preavviso. Dispositivi sino al giorno prima supportati improvvisamente lasciati al loro destino, con le due sole opzioni ufficiali di rimanere a Windows Phone 8.1 oppure tenere 10, se già stato installato tramite il programma Insider, ma senza ulteriori garanzie di funzionamento. Non che manchino le motivazioni più squisitamente tecniche: l’esperienza d’uso su quei dispositivi, in particolar modo quelli con soli 512 MB di RAM come il diffuso Lumia 520, non è stata ritenuta ottimale per proseguire col rilascio finale. Si tratta di un discorso comprensibile, pur avendo dei dubbi che esprimerò successivamente. Abbiamo pure una questione di età, con Microsoft che annunciò nel 2013 un supporto di 36 mesi per i dispositivi. Il termine per il 520 sarebbe arrivato ad aprile e anticipare di un mese il termine naturale del ciclo non è di per sé qualcosa di gravissimo, specialmente parlando di un terminale low-end; anche prodotti di fascia più alta come il 925 sono al limite, mentre il 920 e altri la soglia l’hanno già superata in modo abbondante.

Fin qui tutti motivi validi per l’esclusione, che tuttavia si scontrano con la realtà dei fatti: Microsoft aveva assicurato l’aggiornamento per tutti, e per quanto fosse pienamente nelle sue facoltà cambiare le circostanze non l’ha fatto sino al giorno del rilascio. Sono concorde che l’esperienza d’uso sui dispositivi di vecchia generazione non fosse proprio la migliore possibile. Non riesco però ad essere convinto del fatto che non lo sapessero già da diverso tempo: possibile che i primi test interni, tra 2014 e inizio 2015, non avessero già rivelato problemi di questo tipo? Oltre a ciò, perché decidere solo nelle ultime 12 settimane antecedenti al rilascio? Tre mesi fanno ben pochi miracoli a qualsiasi sistema operativo nella fase finale di sviluppo, dove è questione di dare solo gli ultimi ritocchi. Prendiamo il caso dei sistemi Apple: nel periodo che intercorre tra la prima anteprima alla WWDC e la versione definitiva, non si assiste a variazioni eclatanti, perlopiù a tanti bugfix. Il grosso del lavoro è stato già fatto prima della presentazione, ciò a cui assistiamo è una forma quasi compiuta del nuovo OS. Nel caso di Microsoft, invece, le prove pubbliche sono iniziate quando Windows 10 Mobile era ancora alquanto acerbo, il tempo per migliorare c’è stato tutto.

Consideriamo ora un altro fatto, più commerciale. Per tanto tempo Nokia prima e Microsoft poi hanno insistito sulla fascia bassa di mercato, con prodotti che sin dall’inizio era chiaro non sarebbero stati campioni di prestazioni ma dal buon rapporto qualità/prezzo, cosa che in vari paesi, Italia inclusa, ha ben premiato. Ciò che comporta la decisione di giovedì lo dicono le statistiche di AdDuplex, circuito pubblicitario per le app nell’ecosistema Microsoft: quasi il 50% dei dispositivi Windows Phone in circolazione risulterà non raggiungibile agli sviluppatori che intendono creare le cosiddette UWA (Universal Windows App), caldeggiate proprio con Windows 10. Con una quota globale che non accenna a diminuire, questo ulteriore taglio riduce ancor più le motivazioni per impegnarsi sulla piattaforma, almeno fin quando non vi sarà un consistente ricambio di dispositivi, scenario non proprio da breve termine.

Microsoft ha dunque rotto le promesse, come hanno fatto notare Brad Sams e altri nell’editoria più vicina all’azienda guidata da Satya Nadella. L’ha fatto all’ultimo momento, in malo modo, facendo sentire chi ha partecipato al programma Insider coi dispositivi scartati non molto meglio di cavie da laboratorio, lasciate al loro destino una volta esauriti gli scopi. Avrebbero potuto evitare del tutto di includerli nei test? Certo, ma non è quello il punto: le prove ci stanno e decidere di non procedere dopo i riscontri negativi pure. È il non aver avuto un minimo di anticipo a far infuriare molti utenti. Se a novembre 2015, quando ormai la fase principale di sviluppo era stata completata, avessero annunciato le esclusioni motivandole nel dettaglio, la si sarebbe presa con maggiore serenità (non sarebbero mancate lamentele, ovviamente, ma avrebbero costituito una ristretta minoranza) e probabilmente avrebbe pure spinto le vendite di dispositivi come il 550 o il 640, favorendo il ricambio generazionale. Nel 2012, quando ci fu l’altro controverso abbandono dei dispositivi Windows Phone 7 nella transizione alla versione 8, venne reso chiaro mesi prima e soprattutto non vi erano state promesse specifiche di upgrade.

Un peccato che sia andata così, all’interno di un rollout che per il resto ha ricevuto complimenti anche dal mondo Android. In altre occasioni, peraltro, Microsoft ha dimostrato di saper mantenere la parola data. L’unica speranza è ormai per il futuro, che la prossima volta in cui dovranno scartare dei dispositivi avranno maggior cura nella comunicazione. Sempre che Windows su smartphone possa avere ancora una “prossima volta”, cosa di cui mi sento sempre meno fiducioso.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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