Quando sono usciti i primi dischi esterni autoalimentati da 2,5″ sembrava quasi un miracolo. È incredibile ripensare a come le cose siano cambiate negli ultimi decenni e continuino a farlo. Oggi non ci stupiamo nel vedere una minuscola SD con 512GB, quando il mio primo Hard Disk mi pare avesse 16MB o 32MB al più e pesava quanto un macigno. Gli SSD stanno spopolando e sono stati un salto epocale per i personal computer, ma quando si tratta di archiviazione massiccia sono preferibili i dischi meccanici, che mantengono un costo al GB decisamente più conveniente. Il problema è che i più capienti sono ancora quelli da 3,5″, per ovvie ragioni di spazio, e richiedono l’alimentazione. Una bella scocciatura, non c’è che dire, non solo per il trasformatore e il cavo in più, ma anche perché conviene tenerli sotto UPS per la massima sicurezza e le prese finiscono presto se ci mettiamo computer, schermo, router e anche i dischi. Nel 2015 abbiamo iniziato a fare amicizia con la USB-C del MacBook, ma non è stato per tutti un amore a prima vista. I vantaggi di questa nuova connessione, oltre alla dimensione e la reversibilità del cavo, sono da ricercare anche nella maggiore alimentazione supportata in entrambi i sensi. Questo vuol dire che con quell’unico cavo possiamo collegare una periferica e ricaricare il portatile, ma anche usare un disco da 3,5″ a quanto pare.
Ieri Seagate ha presentato Innov8, il primo hard disk desktop al mondo alimentato tramite la stessa connessione al computer. Si tratta della USB-C, ovviamente, che oggi troviamo in un numero molto ridotto di dispositivi ma che, senza ombra di dubbio, si estenderà ben presto. Nell’immagine superiore lo vediamo di fianco ad un MacBook, che è uno scricciolo al confronto, ma i vantaggi ci saranno anche per i desktop, se a quando gli iMac (per restare in casa Apple) avranno la USB-C. Il disco ha una capacità di 8TB e sarà disponibile da aprile con un prezzo di $349, acquistabile sia sul sito di Seagate che su Amazon.com. Si spera arrivi presto anche in Italia, seppure il costo non sarà certo economico. In tutti i casi si tratta di un primo passo importante per sfruttare al meglio le potenzialità della nuova connessione, anche se mi auguro sia presente un alimentatore di scorta per poterlo usare, in caso di necessità, anche su un computer con la “vecchia USB A 3.0”.