Recensione: Fujifilm X70, la fotografia ritorna espressione

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Dovendo scegliere una fotocamera compatta, sulla carta ci sarebbe da andare quasi sicuramente sulla Sony RX100 Mark IV: elevata risoluzione, buon sensore, mirino integrato, obiettivo luminoso e stabilizzato, funzioni video stellari e tante opzioni. Non ho potuto esimermi dall’assegnarle un volto alto nella mia recensione, perché rappresenta un piccolo miracolo tecnologico, tuttavia non è un fotocamera che riscontra il mio gusto. Ho avuto la prima RX100 alcuni anni fa, ma ho finito per venderla in quanto giaceva inutilizzata in un cassetto. Ho imparato sulla mia pelle che le specifiche tecniche sono in secondo piano quando si tratta di fotografia e che l’unica cosa importante è l’emozione.

Lo strumento deve risultare trasparente, lasciandoci guardare il mondo con meravigliosa semplicità.

Una delle poche compatte che mi ha trasmesso questa sensazione è stata la Fujifilm X10, che ho chiamato macchina dei ricordi. Non è stata l’unica con cui ho sentito un certo feeling ed è onestamente superata oggi come oggi, ma ha lasciato un segno positivo nella mia memoria. L’unica cosa che non ho tanto apprezzato è stata il mirino, sia per la posizione defilata in stile rangefinder, sia per la visualizzazione ottica con il canonico errore di parallasse. Per le stesse ragioni la scintilla scattata con la X100 si è presto affievolita, preferendole, qualche anno più tardi, la X-T1 (recensione). Quando è stata presentata la Fujifilm X70, il 15 gennaio del 2016, ne sono rimasto affascinato ed ho avuto la fortuna di ricevere in prova il primo esemplare italiano.

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Caratteristiche principali

Nell’articolo di presentazione ho concluso dicendo che speravo di poterla provare prima possibile, definendola “piccola ma con ottima costruzione, bella e con controlli manuali”. Un giudizio sommario che confermo pienamente e a cui devo aggiungere tante altre qualità. Intanto il collaudato sensore APS-C X-Trans da 16MP è una vera e propria garanzia, che ci consente di scattare tranquillamente anche a 4000/5000 ISO, senza soffrire troppo neanche a 6400. Si può andare oltre usando solo il JPG (100-51200 ISO), ma psicologicamente non riesco più a farne a meno, anche se lo sviluppo on-camera della X70 lo permetterebbe più di altre. Non c’è il mirino, e questo potrà dispiacere ad alcuni, ma è anche una delle poche ed importanti distinzioni rispetto la X100T. Non avrebbe avuto senso farne un clone, per cui approvo pienamente la scelta di Fujifilm.

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Il display, però, compensa molto bene l’assenza in quanto è ben articolato, fino al completo ribaltamento in alto, e supporta il touchscreen. Non c’è da perderci la testa in termini di funzionalità, ma anche questo è perfettamente in linea con la filosofia della casa giapponese. La Fujifilm X70 è una “macchina fotografica” e non un gingillo hi-tech che fa sfoggio di inutili funzioni ed eventualmente scatta anche foto. Un elemento polarizzante è sicuramente l’obiettivo: un 28mm f/2,8 che si ama o si odia.

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Corpo ed ergonomia

Il corpo, tutto in metallo, è costruito in modo impeccabile e con uno stile senza tempo. Bellissima da vedere e comoda da maneggiare, la X70 sta comodamente nella tasca di una giacca. Pesa 337 grammi ed è spessa solo 3cm, mentre l’obiettivo sporge di altri 1,5. Il volume complessivo è piuttosto ridotto, perché è alta 6,5cm e larga 11, ma non è stata dimenticata una impugnatura frontale. Piccola ed efficiente è sempre pronta ad essere usata, con un tempo di accensione davvero minimo.

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Display

Lo schermo da 3″ ha un milione di punti ed è caratterizzato da un pannello LCD TFT dall’ottima resa. Questo ha un braccio che ci consente di inclinarlo di 45° verso il basso oppure di ribaltarlo completamente verso l’alto. Offre un ottimo grado di flessibilità e l’ho trovato piacevolissimo per gli autoscatti con timer, grazie ai quali ho potuto ottenere diverse immagini ricordo con la famiglia e gli amici in una recente escursione in montagna. Il touchscreen è stata una gradevole sorpresa e, pur non essendo implementato a livello globale (non si può usare nei menu, ad esempio), è utilissimo per impostare al volo il punto di messa a fuoco, che è la funzione più importante che ci può offrire.

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Controllo, impostazioni, menu

Pur non avendo il mirino, l’approccio rimane quello di una rangefinder con controlli manuali. Sul barilotto dell’obiettivo troviamo il diaframma ed una piccola ghiera per la messa a fuoco manuale, mentre nella parte superiore vi sono la ghiera dei tempi e quella della compensazione di esposizione. È un approccio molto diretto in cui il parametro mancante, ovvero la sensibilità, si può associare alla freccia a destra del pad direzionale. Il bilanciamento del bianco, invece, l’ho messo al posto del cestino (che in modalità cattura non serve). Inoltre si possono pre impostare 3 modi personalizzati, definendo il tetto massimo di ISO e quello minimo sul tempo di esposizione.

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È stato anche aggiunto un piccolo selettore proprio sotto la ghiea dei tempi, che consente di passare immediatamente su una modalità completamente manuale, cosa che nelle precedenti Fuji si otteneva in modo più difficoltoso, andando a posizionare singolarmente le ghiere di apertura e tempo su A, nonché anche la sensibilità. Questo piccolo grande cambiamento può risultare molto pratico ai neofiti, che potranno comunque sfruttare tutta la qualità di questa coppia sensore-obiettivo.

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Al controllo diretto sui principali parametri si associano anche un buon numero di tasti, alcuni di questi personalizzabili. Si riesce ad avere quasi tutto il necessario sotto controllo, ma vi è anche un pratico quick menu che contiene le impostazioni aggiuntive. Purtroppo questo non si può controllare con il touchscreen, più che altro perché Fujifilm avrebbe avuto la necessità di modificare la propria storia interfaccia, cosa che potrebbe fare in un prossimo futuro e con i successivi modelli.

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Per risparmiare spazio i tasti riproduzione e cestino sono stati inseriti sopra lo schermo e si muovono con esso, risultando in posizione sempre raggiungibile anche quando questo è inclinato. Il menu principale è ben distribuito e comprensibile, inoltre sarà necessario solo nella prima configurazione, perché le altre impostazioni principali sono dirette oppure ben in vista nel quick menu. Una cosa che non mi piace è la revisione delle immagini, perché si può disattivare o impostare per un periodo fisso di tempo, ma non ci fa accedere direttamente alla modalità di riproduzione. Questo significa che rivedendo la foto appena catturata, non potremo zoommare oppure accedere alle informazioni avanzate dello scatto o passare ai precedenti.

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AF – Messa a fuoco

Ricordo ancora quando pensando a Fujifilm veniva in mente una messa a fuoco lentissima. Fortunatamente l’azienda ha lavorato duramente in tale ambito ed i miglioramenti si sono potuti apprezzare anche tramite gli aggiornamenti firmware dei vecchi corpi. La X70 risponde in modo analogo alla X100T, ovvero rapidamente e precisamente. Ci sono 77 punti di messa a fuoco, selezionabili con il dito oppure in modo totalmente automatico, con anche il riconoscimento dei volti. Quest’ultima funzione è molto utile con l’autoscatto, consentendoci di avere più facilmente i soggetti bene a fuoco.

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Volendo agire solo con i tasti, il punto di messa a fuoco di può modificare premendo sulla freccia in basso del pad direzionale, mentre la modalità AF (punti singolo, zona, tracciamento) si può scegliere con la freccia in alto. Qui troviamo tutte le nuove funzionalità che Fujifilm ha introdotto con la X-T10 ed abbiamo anche la ghiera fisica sul davanti per passare da fuoco manuale a quello automatico o continuo.

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Metering – Esposizione

L’esposimetro si è rivelato piuttosto efficiente, così come il bilanciamento del bianco. Ho scattato numerose foto al chiuso e con poca luce, ottenendo immagini calde al punto giusto e sempre molto realistiche. In condizioni di controluce le cose diventano ovviamente più difficili, ma si ottengono esposizioni piuttosto bilanciate e vi è sempre la ghiera di compensazione per correggere eventuali difetti, visibili in tempo reale grazie all’anteprima di esposizione. In questo esempio potete vedere l’immagine catturata in automatico a sinistra e quella con uno stop in meno sulla ghiera di compensazione a destra (sotto il mio sviluppo finale).

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Drive – Scatto continuo

L’otturatore meccanico raggiunge 1/4000 come velocità massima, che salgono a 1/32000 con quello elettronico (che, volendo, può essere completamente silenzioso modificando il volume dello shutter digitale). La raffica è da 8fps con fuoco ed esposizione premisurati. È una velocità di tutto rispetto per una compatta, anche se il buffer appare sottodimensionato visto che in RAW+JPG si satura dopo 1 solo secondo. Utile il tasto drive in cima alla fotocamera, mentre va segnalato che sulla ghiera dei tempi vi sono solo gli scatti interi e fino ad 1/4000, quelli intermedi ed i successivi si ottengono agendo sulla rotella posteriore, che in realtà è più un selettore visto che si può spostare di una singola posizione a sinistra o a destra (ma si può tenere premuto per andare più velocemente). Non manca la posa Bulb, così da poter immortalare delle lunghe esposizioni superiori a 30 sec, ovvero il massimo ottenibile con il metodo T.

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Flash

Il piccolo flash integrato è un’unità di supporto che non ha una grande utilità. Possiede una portata di soli 5,5m alla sensibilità base di 100 ISO, con un angolo di campo che copre a mala pena quello del 28mm equivalente di cui la fotocamera è dotata.

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Qualità d’immagine e resa ad alti ISO

Il sensore presente nella X70 è una vecchia conoscenza, ovvero l’X-Trans già visto su numerose Fujifilm. I suoi 16MP sono sufficienti a quasi tutti gli usi e la resa ad alti ISO è mediamente superiore a quella degli APS-C con pattern bayer. I JPG vengono elaborati bene in camera, mantenendo un ottimo rapporto segnale/rumore anche al di sopra dei 1600 ISO, e le simulazioni pellicola sono molto apprezzate dai fotografi. Le più importanti sono la Provia (quella standard e adatta a tutti gli scopi), la Velvia (ideale per paesaggi grazie a colori vivaci) e l’Astia (più morbida e perfetta per i ritratti). Troviamo anche la recente Classic Chrome, dal look bilanciato e d’effetto, più tutte le altre monocromatiche.

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La resa ad alti ISO l’ho trovata davvero molto convincente, così come è stato per le altre Fujifilm con medesimo sensore e processore. Per casualità ho catturato la maggior parte delle fotografie con sensibilità elevate, spesso anche a 6400 ISO. Non ho mai usato invece quelli successivi, perché da 12800 a 51200 ISO non c’è la possibilità di salvare anche il RAW e senza ho la stessa sensazione di quando un tempo avevi una bella foto stampata ma non trovavi più il negativo. Vi mostro un primo set di immagini in bianco e nero catturate in una breve passeggiata in zona storica di Catanzaro.

Per quanto riguarda l’obiettivo, la scelta di un fisso è sempre un qualcosa che divide. Io non amo molto il 28mm, preferendo la coppia 24 / 35, per cui lo trovavo spesso un po’ più lungo o più corto di quanto desiderassi. Tuttavia non l’ho vissuto come un grosso limite, sia perché spesso basta qualche passo avanti o indietro, sia perché questa focale rispecchia la sua natura urbana. Ho provato invece a fare uno shooting in studio con modella, ma ho dovuto constatare la sua inadeguatezza in questo ambito. Di contro è perfetto nella street o nella fotografia di viaggio ed offre una visuale naturale ma anche molto ampia. Continuo a preferire il 35mm per indole personale, ma ho notato che con questo si riescono facilmente a catturare anche diversi particolari e scorci interessanti. Vi mostri alcuni scatti fatti in un locale di zona, di sera e con illuminazione al minimo, tutti con sensibilità superiori a 1600 ISO e spesso anche oltre 5000.

Magari con quelle a 6400 ISO non ci farei un manifesto, ma se si usa un treppiedi è facile rimanere al di sotto di questa soglia. In tutti i casi la resa è stata molto positiva per una macchinetta che sta in tasca e che potrebbe facilmente essere scambiata per un “giocattolo”, per quanto di qualità e ben costruito. In effetti ho sentito di più il limite dell’apertura f/2,8 che quello della focale da 28mm a me non congeniale. Avrei certamente preferito un f/2 come nel 35mm equivalente della X100, ma Fujifilm ha preferito contenere gli ingombri e i costi (questi ultimi decisamente meno). Vediamo ancora qualche altra immagine casuale, questa volta con il JPG nativo della fotocamera e senza alcun intervento di post-produzione.

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Connessioni, memoria, batteria

Le connessioni sono disposte dietro un piccolo sportellino sulla destra, che include il controllo di scatto remoto, l’uscita micro HDMI e quella micro USB. Quest’ultima funziona anche per la ricarica, collegando direttamente la fotocamera alla corrente con l’alimentare in dotazione oppure con uno di terze parti. Non sono un amante di questa soluzione, continuo a preferire un caricatore dedicato e lo ripeto fin dalla prima Sony Rx100, ma va detto che risulta potenzialmente utile perché ci offre la possibilità di caricare dovunque, anche in auto. In tutti i casi l’autonomia non mi è dispiaciuta, perché sulla carta è solo di 330 scatti, ma essendo una fotocamera destinata prevalentemente alle foto e poco al video (ambito nel quale abbiamo un Full HD fino a 60fps ma di qualità mediocre), riusciamo effettivamente a sfruttarli tutti, supportandoci adeguatamente anche nelle gite fuori porta. Una seconda batteria sarà comunque utile, così come succede per la totalità delle mirrorless.

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Molto ben fatto anche il controllo Wi-Fi, semplice da configurare e con diverse opzioni. Possiede il controllo remoto con cui si può intervenire su tutti i parametri dello scatto manuale, oppure la funzionalità di geotag tramite smartphone o di inviare e ricevere foto. C’è tutto quello che serve e funziona in modo semplice e diretto.

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Conclusione

Nelle poche settimane trascorse con la Fujifilm X70 ho maturato un giudizio davvero molto buono. È una fotocamera che conquista per il suo look elegante, dimensioni compatte e costruzione eccellente, che ci offre la possibilità di catturare immagini di una qualità elevatissima. Il 28mm f/2.8 è forse l’ago della bilancia, risultando essere uno spartiacque più di quanto non lo sia l’assenza del mirino (per altro bilanciata da uno schermo molto pratico). Spendere 699€ per avere un obiettivo fisso non è da tutti e la focale diventa forse l’elemento più importante. A differenza delle mirrorless con lenti intercambiabili, dove si può scegliere il corpo e poi mettere l’obiettivo che si desidera, qui si compra un pacchetto unico ed è un passo che costringe a maggiori riflessioni. Ci sono persone che amano il 28mm e che quindi ci andranno a nozze, ma consiglio di valutarla anche agli altri. Io, ad esempio, di solito preferisco un 35mm quando devo usare una sola focale, ma ho apprezzato più di quanto immaginassi la X70. Ci sono cose per le quali non è adatta, come i ritratti ad esempio, ma per il report, la street e la fotografia di viaggio risulta particolarmente versatile. Una piccola menzione va anche alla possibilità di simulare un 35 o un 50mm con un crop, cosa che però ritengo assolutamente superflua poiché non modifica la prospettiva. A quel punto meglio un taglio in post-produzione, il quale può risultare certamente più flessibile. Va considerato che con questa spesa si può prendere anche una X-M1 e metterci sopra una lente pancake, ed è forse questa la maggiore concorrente della X70, ancora più che la X100T o le compatte di altri brand. Questo tipo di approccio diretto sui parametri, le dimensioni compattissime ed il suo stile, la posizionano in una categoria completamente diversa e che immagino possa essere molto apprezzata da tutti quei fotografi che non si lasciano condizionare dalle mille funzionalità dispersive di prodotti concorrenti. Kudos a Fujifilm, kudos alla X70. Mentre la impacchetto per restituirla, sento già scendere una lacrimuccia.

PRO
+ Costruzione eccellente e ottimo design
+ Sensore di ottima qualità e con elevata resa ad alti ISO
+ Ricca di controlli diretti e con tante personalizzazioni
+ Nuova modalità automatica impostabile con un solo gesto
+ Corpo molto compatto e tascabile
+ Display inclinabile fino al ribaltamento
+ Otturatore elettronico fino a 1/3200
+ Impostazioni semplici e pratiche (vedi auto-ISO)
+ Obiettivo di buona qualità
+ AF reattivo
+ Schermo touch per la rapida selezione del punto di messa a fuoco
+ Ottime simulazioni pellicola

CONTRO
- Troppo poco buffer per la raffica, specie in RAW+JPG
- Impossibilità di salvare il RAW oltre i 6400 ISO
- Resa video migliorabile
- Per essere un fisso, avrei gradito una maggiore luminosità (anche f/2)

DA CONSIDERARE
| L’obiettivo fisso può intimorire, il mio consiglio è di buttarsi: solo usandolo si potrà apprezzare

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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